A mali estremi,
estremi rimedi
“Un
Solstizio bellissimo, Sigyn cara, bravissima: invitare Thor
è stata un’idea
davvero graziosa.”
Sedute
nell’ampio soggiorno del palazzo del dio degli inganni, Freya
e la nipote ricamavano
una serie di copertine, lenzuolini e ammennicoli vari da distribuire
alle
classi meno abbienti di Vanheim. Si trattava di una di quelle opere pie
che
facevano parte dei doveri di ogni principessa che si rispetti e che la
moglie
di Loki detestava con tutte le sue forze. In mezz’ora scarsa
di cucito, era
riuscita a pungersi circa quindici volte e ora aveva almeno otto
polpastrelli
fasciati. Il dio dell’inganno non aveva saputo trovare una
spiegazione
all’incapacità manifesta della moglie, anzi. Si
era domandato come potesse
Sigyn ricucire meglio le persone che un bottone. Di fronte agli scempi
che creava,
all’inizio aveva cercato di mentire dicendole che i suoi
ricami in fondo –
davvero molto in fondo – erano graziosi, ma lei a un certo
punto lo aveva
gelato.
“Li
trovi
orrendi. Chiunque abbia gli occhi giungerebbe a questa
conclusione.” L’Ase si
era stretto nelle spalle e aveva annuito.
Ma torniamo
a noi: dunque, Sigyn detestava ricamare e Freya ciarlava circa la
necessità di
invitare più spesso il prestante dio del tuono a Vanheim.
“Ma dov’è, a
proposito? Non sarà ritornato ad Asgard?”
domandò con finta ingenuità.
La
giovane donna si punse per l’ennesima volta.
“È a fare l’idiota con il
fratello. Presi da soli sono gestibili, ma insieme diventano due
deficienti.
Conoscendoli, torneranno direttamente domani con qualche storia
assurda.” E
ammaccati e feriti e con gli strascichi delle loro disavventure dietro,
rifletté con una certa qual nota di amarezza pensando alle
ultime amene imprese,
ma questo preferì non dirlo ad alta voce.
“Oh,
suvvia Sigyn, che ti prende? Sono aitanti, giovani, belli, prestanti.
Lascia
che si divertano.”
“Prestanti,
già: e tu lo sai bene.” Sigyn aggrottò
la fronte e guardò Freya con severità.
“Zia,
Thor è il fratello di mio marito.”
“Adottivo,”
puntualizzò quella. (1)
“Sono
cresciuti insieme, hanno combattuto e giocato insieme e tu hai passato
la notte
con lui! È imbarazzante! Mia zia con mio cognato?”
(2)
“Non
mi
lascio mai sfuggire un Ase quando me lo trovo di fronte, bambina:
sarebbe uno
spreco.” La simpatica massima venne declamata ad alta voce,
sorseggiando una
tazza di tè. “Quelli sanno fare bene solo due
cose, combattere e…”
Sigyn
mollò finalmente l’orrido ricamo e quasi
saltò sulla sedia. “Eh? Che stai
dicendo? Quali altri Asi hai
frequentato?” C’era un dubbio che le ronzava in
testa da quando aveva più o
meno smesso di indossare i vestiti da bambina e che non aveva mai
trovato una precisa
conferma. Gli interessati glissavano e cambiavano in fretta argomento o
la
fissavano come se avesse detto chissà che orrida bestemmia,
ma quel giorno
Sigyn era certa che avrebbe scoperto la verità. Dopo una
notte in compagnia del
tonante, Freya era troppo in vena di chiacchiere e confidenze per
trattenersi
come sempre faceva. La giovane principessa mise le mani sui fianchi e
le si
avvicinò. L’altra fu colta da un lieve imbarazzo.
Prese a tormentare uno dei
ricci biondi che era sfuggito all’austera acconciatura.
“Definisci frequentato,”
sorrise. (3)
“Zia
Freya! Hai parlato come se li collezionassi.”
“Che
non
sarebbe una cattiva idea,” constatò la donna
ripensando alle acrobazie della
notte precedente. “Beh, oltre Thor ho avuto qualcun altro, lo
confesso.”
Sigyn
sgranò gli occhi grigi. “Zia,” disse
pronunciando ogni parola con estrema
lentezza, “non mi stai mica dicendo che tu e Loki
avete…”
“Odino,”
si affrettò a spiegare l’altra gesticolando con le
sue belle mani inanellate. “Odino
aveva il suo perché, quand’era un po’
più giovane.”
La
rettifica di Freya non ottenne l’effetto sperato. La nipote
scosse la testa
sconvolta. “Odino?! Il padre di mio marito, mio suocero? Sei
andata a letto con
mio suocero e mio cognato?”
Detta
così, in effetti, la cosa pareva abbastana inquietante, ma
la figlia di Njord
non si scompose affatto.
“Adottivo
pure questo, tesoro,” minimizzò. “E
comunque la passione per gli Asi è qualcosa
che, mi pare, hai ereditato tu da
me.
O no?”
L’inguardabile
ricamo della principessa finì per terra. “Io non
ho la passione per gli Asi, io
ne ho sposato uno e basta.”
“Un
bel
colpo, te l’ho sempre detto. Rimanere incinta di Sonje
è stata la cosa migliore
che ti sia capitata, altrimenti non saresti riuscita a farti sposare
mai,” fu
l’orgogliosa risposta.
“Grazie
per la fiducia.” Sigyn non era affatto sollevata, anzi. La
fissava critica, con
un sopracciglio sdegnosamente inarcato e un pizzico di stizza per nulla
velata.
“Io sono felice con Loki, ma perché devi metterla
su questo piano? Non sono una
derelitta che non poteva trovare di meglio e deve baciare il pavimento
dove
passa Lingua d’Argento. Se io ho fatto centro sposando lui,
Loki ha fatto
centro sposando me, te l’assicuro.”
“Oh,
tesoro!” Freya l’abbracciò stretta
ricorrendo a una delle tecniche che metteva
sempre in atto con l’adorata nipote. “Ma certo che
non poteva trovare una
moglie migliore, ma il dio degli inganni ha delle qualità
che si trovano raramente. Ricordatelo sempre. Fattelo dire
da una che ne sa.” (4)
Sigyn si
divincolò dalla presa della parente alzandosi di scatto e
puntandole il dito
fasciato contro. Aveva capito. “Ci sei stata a letto. Oh, per
le Norne, quanto
è durata?” esplose. Non aveva più dubbi
e, in verità, aveva sempre trovato
piuttosto inverosimile che sua zia
si
fosse lasciata scappare il dio dell’inganno, ma le erano
sempre mancate le
prove di quel tradimento retroattivo, ma non per questo meno schifoso.
Freya non
mollò. Rimase impassibile di fronte alla furia della nipote,
arrivando anzi a
fronteggiarla con il suo solito piglio elegante e da gran dama.
“Oh, piccina,
pulcina mia adorata quanto sei gelosa! Ma via, cosa vai a pensare! Io e
Loki
insieme!”
“Sai
zia,
è strano,” ribatté Sigyn furente.
“Avrai visto Odino quante volte, in vita tua?
Dieci? Eppure, nonostante il poco tempo a disposizione, hai ammesso di
esserci
andata letto. Thor si sarà fermato a dormire qui a Vanheim
non più di un paio
di notti, ma nemmeno lui ti è sfuggito. Loki vive qui da
anni,” sillabò con
estrema lentezza, “e mi vuoi far credere che non sia mai successo niente? Credi sia
cretina?”
“Appena
arrivato qui era così sconvolto e arrabbiato!”
“Era
furioso e meditava vendetta. Zia, ti odio!”
Una
piccolissima e insignificante parte di Freya si sentì in
colpa per essersi
fatta trascinare dalla passione con il dio degli inganni, ma poi il
ricordo
della strigliata che gli aveva dato a suo tempo e della simpatica
ginnastica
che per un periodo troppo breve avevano consumato assieme
oscurò tutto il
resto.
“Sigyn,
è
successo quando eri bambina, per qualche mese! Si è stancato
quasi subito, ama
le novità. Tu avevi dodici, forse tredici anni! Neanche
sapeva della tua
esistenza, a momenti! Quando è iniziata tra voi, non ci
frequentavamo più da un
pezzo, te lo giuro! A proposito, ma quando è iniziata, tra
voi?”
“Mio
suocero, mio cognato e mio marito! Freya! E stavate buttando me, nel
Tempio, me! Per aver avuto un solo,
unico uomo!”
Sigyn era
esasperata. C’era ancora qualche deficiente, a Vanheim, che
la guardava
dall’alto in basso perché lei si era concessa al
dio dell’inganno prima che
fosse pronunciato tra di loro vincolo nuziale. Alcune sue amiche
d’infanzia, in
totale buona fede, le avevano chiesto se non fosse stato più
conveniente, per
lei e la sua reputazione, inventare la storia che Loki
l’avesse totalmente
sedotta con qualche incanto malefico, anziché sbandierare ai
quattro venti di
essersene innamorata. Persino lui, il cretino, si era rivelato
d’accordo con la
becera opzione, ricordandole saccente quanto si fosse speso per
addossarsi
tutta la colpa della loro relazione. (5)
“Beh,
ma
io mi sono adoperata affinché quel disgraziato si prendesse
le sue
responsabilità. Che ci vuoi fare, cucciola? È
questione di immagine, pubblicità
e furbizia.”
Sigyn si
muoveva avanti e indietro per la stanza, furente. Freya e Loki insieme.
Respirando lentamente, si ripeté che non era una
novità e che già lo sapeva. Non
bastò a calmarla. “Immagine, pubblicità
e furbizia,” ripeté nervosa.
****
Non
servì
Heimdall, per ritrovare la Laxdaela. Bastò un povero
pescatore che scese al fiordo,
vide la barca e pensò fosse caduta dal cielo. Il bellissimo
drakkar non era in
acqua e non era nemmeno sulla rena. Si trovava sul prato poco distante.
Quando
i due fratelli Odinson raggiunsero il luogo del misfatto, rimasero per
una
manciata di minuti a fissare le onde che si infrangevano pigramente
sulla
spiaggia e il suo albero spezzato che penzolava mesto, la polena
visibilmente
scheggiata.
Una
guardia che era a distanza di sicurezza, riconoscendo la figura altera
del dio
degli inganni immobile nei pressi della nave, gli corse incautamente
incontro. “Altezza!
C’è un uomo nudo nel drakkar! Forse è
morto!”
Loki si
voltò con esasperante lentezza. Era a braccia conserte e il
suo viso non
lasciava trapelare nulla. Nemmeno il suo fascinosissimo sorriso
laterale gli
increspava le labbra, stavolta.
“Non
è
morto,” spiegò con un soffio. “Se fosse
morto, le Norne benigne avrebbero
liberato i Nove Regni da una piaga come non s’è
n’è mai vista una. È vivo. È
ancora vivo per tormentarci.”
“Ora
capisco perché nostro padre ti scambiava sempre per lui. Vi
accomuna la vostra,
come dire? Capacità distruttiva,
ecco.” Thor era al suo fianco e fissava l’assurdo
scempio della nave incagliata
nel prato senza muoversi. Infine, sospirò.
“Dobbiamo andare. È nostro dovere.”
(6)
Avanzarono
in silenzio, lentamente: quando giunsero in prossimità della
Laxdaela, Loki
sfiorò con dolore gli intarsi scheggiati, le minuscole righe
che a detta di
Sigyn c’erano sempre state, l’indistinguibile bozzo
che aveva causato Thor
quando, una volta, aveva attraccato il drakkar al molo con troppa foga.
Il tonante
salì per primo. “Oh per le Norne, che schifo!
Prestami il mantello!”
“Sei
pazzo?”
Il dio
degli inganni rabbrividì al solo pensiero che un suo
indumento potesse toccare
i gioielli di famiglia del fastidioso parente, ma nondimeno
montò agilmente sul
drakkar per vedere il disgustoso spettacolo di Vili ubriaco e nudo.
Aveva
organizzato un festino, il maledetto. Due botti di idromele erano state
versate
sul pregiatissimo legno del ponte, un velo femmineo giaceva
accartocciato poco
distante. L’Ase lo prese con la punta del pugnale e lo
gettò per coprire
strategicamente il parente. Poi, siccome era una persona dotata di un
tatto
estremo, lo svegliò con una pedata sul fianco.
“Maledetto
ubriacone, cos’hai fatto?” ruggì.
Vili
Borson si riscosse leggermente, asciugandosi la saliva che gli colava
impietosamente dal labbro. Si sfregò gli occhi e si
ritrovò davanti le facce
livide e severe dei suoi due nipotini.
“Un
giro,” spiegò grattandosi amenamente.
“State diventando noiosi, voi due. Avete
questo drakkar e che ci fate? Le gitarelle sul fiordo? La fai guidare a
tua
figlia?”
“Io ho
un
drakkar, Thor non ha niente,” sibilò Loki
serafico. Sorrideva, ma non c’era
gioia in lui. Il suo era, piuttosto, il ghigno amaro di chi sta per
crollare.
La bellissima nave degli Asi costruita con un solo, immenso tronco
quasi
millenario, orgoglio della flotta di Asgard, dono meritatissimo di quel
caprone
di suo fratello, era stata spiaggiata e violata da quel maledetto
ubriacone che
si stava ancora sfregando i gioielli di famiglia e puzzava come un
secchio
della spazzatura. Su quel drakkar, Sigyn si era dovuta togliere le
scarpe per
non rovinare il legno e così aveva dovuto fare Sonje.
L’Ase si occupava
personalmente di lavare e spolverare la polena decorata con un drago,
lustrare
le belle assi, controllare e pulire la chiglia. Una volta sua moglie
aveva
inavvertitamente fatto cadere un corno di idromele sul legno. Non si
erano
parlati per tre giorni.
La
mattina del quarto, Sigyn era entrata nello studio dove lui si era
sdegnosamente ritirato a dormire e gli aveva detto che il suo
risentimento era
irritante e fuori luogo e non ne poteva più di quella
stupida barca. Loki,
impassibile, si era messo a spiegarle con voce incolore tutti i
passaggi
necessari per creare un drakkar così bello. Esasperata dalla
tiritera del
marito e con una bambina di un paio d’anni che le frignava
addosso, gli aveva
detto una frase lapidaria. “Perché non ci metti
una branda e non ci dormi
pure?”
Il dio
dell’inganno l’aveva trovata un’idea
davvero meravigliosa, e per questo l’aveva
perdonata e si era fatto perdonare invitandola nell’alcova
messa a punto per
l’occasione.
Ora,
finché Vili era dentro la Laxdaela, Loki non poteva fare
assolutamente
nient’altro che sfoggiare un sorriso simile a un ringhio e
sforzarsi di non
impugnare i suoi leggendari coltelli perché il sangue del
parente avrebbe
macchiato per sempre il legno del drakkar. Bloccato
dall’amara consapevolezza,
l’ingannatore guardava e pensava a inenarrabili vendette
trasversali e non che
prevedevano il saccheggio, l’omicidio, la gogna sulla
pubblica piazza e tutta
un’altra serie di belle cosette.
“Beh,”
disse il simpatico zio legandosi il foulard femmineo come fosse un
pareo
midgardiano, “il sole è già alto e io
avrei un appuntamento. È stato un vero
piacere, ragazzi.”
****
Era davvero
una brutta giornata quella, decise Sigyn. Sonje era impazzita dietro al
suo
adorabile e dolcissimo ponicorno dai grandi occhioni pucciosi,
che era stato ribattezzato Friffri,
un nome quasi impronunciabile che era un chiaro indice
delle ascendenze Vanir della piccola; il maledetto pugnale
d’osso che quel
maniaco di Vili aveva regalato alla bambina era pressoché
introvabile e Loki,
ovviamente, era disperso con suo fratello e non c’era mai
quando serviva. O meglio,
quasi mai. La porta
d’ingresso si
aprì con un tonfo e il passo nervoso e marziale
dell’ingannatore risuonò tetro
sulle assi di legno.
“Sigyn,
Vili ha rubato la Laxdaela, l’ha schiantata in una pineta, ha
rotto l’albero e
l’ha violata,” fu il suo tetro annuncio detto a
denti stretti.
“In
che
senso l’ha violata?”
“L’ha
usata per sbattersi qualche compiacente donnaccia,”
spiegò tra i denti. Meditava
vendetta, era palese, e sul bel viso affilato spiccava un simpatico
occhio
nero, regalo di Vili. Se non fosse stato per Thor, che lo aveva
bloccato per
evitare di perdere in maniera tragica l’ennesimo parente, il
dio dell’inganno
avrebbe fatto pagare al figlio di Bor il suo affronto con il sangue,
riesumando
per l’occasione qualche antica e bella punizione scaldica. Si
era dovuto
accontentare di gridare maledizioni orrende mentre il fratello lo
teneva fermo,
invece, con suo sommo dispetto.
Ora, in
un’altra
occasione, o meglio se Sigyn non avesse scoperto che quel disgraziato
del
marito e sua zia avevano avuto una relazione, Loki sarebbe stato curato
amorevolmente dalla sua bionda e seducente mogliettina, ma
così non stava
avvenendo. L’Ase intuì che qualcosa di nefasto era
accaduto in sua assenza, era
troppo intelligente per non accorgersene, ma finse di ignorare quella
vocina
martellante che gli suggeriva come fosse decisamente in pericolo.
Sigyn
inarcò un sopracciglio. “Sulla nostra
branda?”
“Sulla
nostra branda.”
“Brucia
tutto, per carità,” sibilò la donna con
un gesto rapido della mano.
“L’ho
già fatto.”
“Io ho
un
problema più serio della Laxdaela. Mia nonna è
sparita,” annunciò Sigyn. Era
sempre molto paziente, tollerante e carina con suo marito, questo era
vero, ma
c’erano delle occasioni in cui aveva bisogno che lui la
ascoltasse, la seguisse
nei suoi ragionamenti e, soprattutto, facesse ciò che lei gli
diceva. Per le cose
importanti Loki doveva esserci, anche su questo si reggeva il precario
equilibrio del loro matrimonio.
“Sarà
a
cercare radici e intrugli nel bosco,” minimizzò
l’Ase. Andare a caccia di Ullfriaehdkkeh
era la cosa che desiderava fare meno di tutte in assoluto, seconda solo
a fare
le spugnature a quel maledetto ubriacone sfascia drakkar di Vili che,
per
inciso, doveva morire nel più lento e tremendo dei modi.
“Trovala
Loki.
Vai da Heimdall e fatti dire dov’è.” Il
tono di Sigyn era spaventosamente
incolore.
“Da
Heimdall…
non ce n’è bisogno, credo.”
“…Cos’hai
fatto, Loki?”
“Cosa
dovrei aver fatto?” L’attacco è la
miglior difesa, ricordò il dio degli
inganni. “Senti Sigyn, non ho davvero tempo di cercare quella
vecchia pazza scriteriata
di tua nonna e seguirla nelle sue esplorazioni bucoliche. Il drakkar
è da
riparare, da rimettere in acqua e…”
“Loki
Laufeyson, sei andato a letto con mia zia.”
Continua…
L’angolo
di
Shilyss
Caro
Lettore,
Vuoi
più Shilyss
nella tua vita?
Ogni
settimana ti
domandi quale storia aggiornerò interrogando i tarocchi, i
fondi del caffè o le
Rune? Vorresti sapere con precisione il momento in cui posto?
Ti
piacerebbe
conoscere anteprime e curiosità, sapere quali altre trame
sto elaborando e come
immagino il mio mondo con foto eccetera, ma non vuoi interagire su
questa
piattaforma?
Ebbene,
forse ho
un presente per te. Shilyss approda sui social. Vinci la timidezza e
seguimi in
questo magico mondo delirante ricco di avventure! Potrai
avere accesso a contenuti inediti e speciali ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/
Nel
frattempo, voglio ringraziare di CUORE quanti seguono,
ricordano e preferiscono questa storiellina senza pretese. Grazie, lo
faccio
per voi. Se vorrete continuare a nutrire la dolce Fatina io ve ne
sarò grata
perché una storia recensita è una storia felice. Friffri è il nome del mio
adorato cavallo a dondolo che,
ovviamente, non posseggo più. La
Laxadaela è una mia invenzione. Il nome è rubato
da una saga islandese edita da
Iperborea che ha il medesimo nome, ma tutta la storia che ci gira
intorno è
invenzione mia, così come i Vanir intesi in questa maniera.
1
La battuta che specifica il fratello adottivo è mutuata da
The Avengers e Thor: Ragnarok, ovviamente.
2
La battuta di Sigyn è un omaggio di quella che Thor
rivolge a Loki in The Avengers.
3
La battuta di Freya è un omaggio di quella che Loki
rivolge a Frigga in Dark World.
4
Il genere comico mi consente di calcare su determinati
aspetti, nevvero, ma Freya nella Lokasenna (il testo scaldico con
protagonista
Loki, tradotto come Gli insulti di Loki,
attribuisce a svela comportamenti piuttosto liberali (e libertini): Il
dio dell’inganno
sostiene infatti che “non c’è uomo, elfo
o dio con cui tu non sia stata,” attribuendosi,
di fatto, l’ennesima liaison.
5
Questa storia è raccontata nella mia prima fic, Tutte
le tue bugie.
6
Come si evince sia nel capitolo 1 di Oltre l’inganno sia
in Tutte
le tue bugie.
Per
i prossimi aggiornamenti, visitate la pagina fb…
Shilyss