Non è
possibile.
Non importa
quanto io mi sforzi, non riesco a credere che loro mi abbiano potuto
tradire
dopo tutto ciò che ho fatto, dopo aver salvato il loro culo
per ben due volte.
Il mio nome
è Percy Jackson, due volte salvatore dell’Olimpo e
degli Dei che lo abitano, e
questa è la storia di come sono stato tradito.
Finalmente
la guerra è finita, Gea è stata sconfitta grazie
agli sforzi dei sette. Dopo la
vittoria siamo andati sull’Olimpo per festeggiare e per
prendere parte alla
cerimonia di premiazione per il coraggio ed il valore dei semidei. In
particolare, siamo stati premiati noi sette della profezia, a tutti
è stata
offerta la possibilità di diventare dei minori, gli altri
hanno accettato, ma
non io ed Annabeth. Jason è diventa dio minore del fulmine e
delle correnti,
Leo dio minore del fuoco, Piper dea minore dell’amore, Hazel
dea minore delle
gemme e Frank dio minore della trasformazione. Io ho chiesto che Ade ed
Estia
ottenessero nuovamente i loro troni nell’Olimpo, mentre ad
Annabeth è stata
offerta la possibilità di studiare nella biblioteca di
Atena. In seguito, ci
siamo divisi: Leo è partito, alla ricerca
dell’isola di Calypso; Reyna, Hazel e
Frank sono tornati a Campo Giove; Nico è andato negli
Inferi, per aiutare Ade
con dei lavori, anche se ogni tanto torna al campo; Io, insieme con
Piper,
Jason ed Annabeth, siamo tornati al Campo mezzo-sangue.
Un mese dopo
la guerra sono iniziati i problemi.
Mi stavo
allenando con Nico nell’arena quando abbiamo sentito un urlo.
Siamo corsi verso
la voce ed abbiamo visto un ragazzo scappare da una coppia di segugi
infernali.
Siamo intervenuti, salvandolo da morte certa, però, mentre
gli altri stavano arrivando, lui spinse me e Nico a terra, prendendo
una delle nostre spade
sbraitando “Ero inseguito da almeno trenta mostri quando
questi due sono
arrivati, mi hanno lanciato una spada e detto di cavarmela da
solo”.
Io e Nico
eravamo stupiti “Chirone aspetta non
è…”.
“Perseus
sono
deluso dal tuo comportamento, ritieniti fortunato che lui non si
è fatto nulla”
Chirone mi mandò uno sguardo carico di rammarico e delusione
“Ora dimmi
ragazzo, come ti chiami?”.
Prima che
lui potesse rispondere sulla sua testa roteava una luce verde, la forma
era
quella di un tridente. Lui guardò prima noi e poi gli altri,
che avevano una
faccia sbigottita, quindi ghignò “Il mio nome
è Jack Roth”.
“Salutate
Jack Roth, figlio di Poseidone Dio del mare, dei terremoti e signore
dei
cavalli.” Tutti gli altri semidei si inchinarono, mentre Jack
non riusciva a
smettere di ghignare.
Dopo quel
giorno, i miei amici iniziarono tutti ad abbandonarmi: Katie mi
accusò di aver
rovinato il giardino che lei e la capanna di Demetra stavano
coltivando; Travis
e Connor mi incolparono di aver rovinato i loro scherzi; e
così via. Gli unici
che mi sono rimasti erano Talia, che però è
impegnata nel guidare le
cacciatrici di Artemis, Nico, che passa più tempo negli
Inferi che al campo, e
Annabeth, la mia sapientona, che era impegnata nello studio di alcuni
testi antichi insieme ad Atena.
Durante la
notte, ormai, faccio sempre il solito sogno: mi trovo in un luogo buio
illuminato solo dalla luce del Sole filtrata dalle nuvole ed una voce,
non una voce
alla Crono, crudele e oscura, certo, non che questa non sia
altrettanto, e forse
più, antica, ma è diversa, ripete sempre
la solita frase “Preparati Perseus,
perché presto perderai
tutto e quel giorno io sarò lì”.
Ma non ho
tempo di preoccuparmi di questo, Atena mi ha dato il permesso di
sposare
Annabeth a patto che le consegni una mela del giardino delle Esperidi.
Mi sono
quindi messo in cammino, facendo promettere ad Atena di non dire niente
ad
Annabeth, per farle una sorpresa.
Non
dirò che
sia stato un lungo viaggio il giardino, anche perché quando
hai un pegaso
veloce come Blackjack niente è troppo distante. Superare
Ladone però mi metteva
ansia, non ero sicuro di averlo ancora perdonato per ciò che
aveva fatto a Zoe.
Una volta entrato fui accolta da quattro familiari figure, le Esperidi.
“Sei
tornato
semidio” iniziò la prima.
“Sono
passati anni da quando sei entrato in questo giardino con nostra
sorella”
continuò la seconda.
“Dicci,
perché sei qui Perseus?” Un’altra
domando.
“Vuoi
forse
passare nuovamente verso monte Otri o sei forse qui per prendere una
mela?”
Chiese l’ultima.
“Sono
qui
per provare ad ottenere una delle mele” risposi. Le quattro
mi guardarono per
alcuni istanti per poi rivolgersi al drago.
“Hai sentito, Ladone?” domandò la più anziana “Un altro è venuto per tentare di superarti ed ottenere una mela”.
Il drago
aprì un occhio, mettendomi in
soggezione, era enorme, non grande quanto Gaia ma comunque grosso. Dopo
alcuni
interminabili secondi iniziò a muoversi, spostando verso di
me le sue teste
posizionandosi per combattere.
Io presi
Anaklumos, trasformando la penna in spada, e mi misi in posizione.
Ladone mi
attaccò con due delle sue teste, abbassandomi schivai la
prima e bloccai la
seconda con la spada, per poi tagliarla di netto. Il drago
sembrò per un
momento sorpreso mai poi riprese la sua carica, attaccandomi con le
altre teste.
Il combattimento stava durando da ore ed io ero messo bene, Ladone
aveva perso
gran parte delle sue teste e sembrava essersi fermato quindi mi
rilassai.
Errore.
Cogliendo
il mio momento di disattenzione lanciò le sue ultime teste
contro di me,
riuscii a schivarne due tagliandole me una terza mi morse il braccio.
Sentii il
veleno muoversi nel mio corpo ma in qualche modo rimasi in piedi, ero
troppo
vicino all’obiettivo per fallire. Mi lanciai
all’attacco e tagliando un’altra
testa, lasciandone solo una. A quel punto mi fermai, non volendo
infierire ulteriormente, Ladone aveva solo una testa, avevo vinto.
Vidi le
Esperidi avvicinarsi a me, poi chiusi gli occhi e caddi, sprofondando
nell’oscurità.