Serie TV > Supergirl
Segui la storia  |       
Autore: Najara    20/07/2018    7 recensioni
In un mondo vittoriano, in cui licantropi e umani convivono senza troppi attriti, con regole e abitudini ben consolidate, Kara risulta essere speciale. Lei, a differenza degli altri mannari, può controllare la sua natura di lupo. Una notte, però, la sua vita sicura e regolare cambia radicalmente. Mentre cerca di scoprire le sue origini e comprendere la propria natura incontra la giovane erede dei Luthor, famiglia dal passato oscuro e dal presente macchiato dal sospetto.
Un'avventura SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Posso vivere senza di te

 

Un refolo di vento entrò nella stanza e la finestra socchiusa sbatté piano contro l’intelaiatura. Kara si voltò nel letto, aprì un occhio e osservò il debole chiarore che precedeva l’alba.

“Lena…” Borbottò assonnata. “Cos’era quella storia del mattino e del sole che sorge?” Sbadigliò e si voltò cercando la donna tra le cui braccia si era addormentata.

Il letto era vuoto. Kara si sollevò sui gomiti osservando la stanza deserta. Un brivido d’inquietudine la fece alzare in piedi.

“Lena?” Chiamò, come se fosse possibile che la donna fosse lì, ma lei non la vedesse. Infilò la vestaglia e la chiuse prima di uscire dalla stanza. Con sollievo udì delle voci. Lena doveva essere scesa per qualche motivo.

Entrò nel salotto con aria assonnata.

“Perché siete sveglie?” Chiese nel vedere sua madre e Alex, poi una figura uscì dall’ombra. “Jeremiah!” Disse, sorpresa e felice. Ora che la situazione era risolta poté abbracciarlo felice.

“Kara…” La chiamò Alex e lei si separò dall’uomo, poi notò quello che la sorpresa le aveva fatto dimenticare. Lena non era neppure lì. “Dov’è Lena?” Chiese sua sorella facendo eco ai suoi pensieri.

“Pensavo che fosse scesa… era con me… siamo state assieme.” Arrossì al ricordo. Non avrebbe potuto desiderare una gioia più infinita.

“Sarà andata alla tenuta.” Disse Jeremiah lanciando un’occhiata a sua moglie.

“Perché avrebbe dovuto andare via?” Chiese Kara. Iniziava a sentire freddo e non era a causa dei piedi nudi.

“Non è più un essere umano.” Le ricordò suo padre. “Lei… deve nutrirsi affinché la sua mente rimanga viva.”

“No, non le serve, ci sono io, io posso far battere il suo cuore.” Protestò Kara. Aveva sentito il suo calore riempirla, aveva visto la sua fame svanire dai suoi occhi e questo poteva funzionare, per sempre.

“Oh tesoro…” Mormorò sua madre e lei sentì l’ansia e la paura crescere.

“Sei un El, il tuo potere è forte, puoi nutrire un vampiro, renderlo forte la notte e, persino, permettergli di camminare sotto al sole. Per questo Rhea ti voleva, per questo ha stretto, secoli or sono, un patto con gli El.”

Kara scosse la testa alle parole del padre adottivo.

“Non capisco, lei ha massacrato la mia famiglia…”

“No, non lei.” La interruppe Eliza.

“Sono stati i Luthor.” Questa volta la risposta giunse da Alex. “Sono andata alla tenuta di Lady Rhea, Lillian mi aveva preceduta, ma Maggie ha saputo darmi certi dettagli e, aggiunti alla storia che ci ha raccontato Sara e agli avvenimenti di stanotte, tutto torna.”

“Distruggere gli El avrebbe reso debole il vampiro. Alla lunga lo avrebbe esposto, perché quale essere umano non può uscire al sole?” Continuò a raccontare suo padre.

“Lena deve esserne al corrente.” Aggiunse Alex.

“No…” Scosse la testa lei. “No.” Disse poi più decisa. Lena non le aveva tenuto nascosto un simile segreto e di certo non avrebbe mai accettato di proteggere sua madre e la sua famiglia davanti ad un simile crimine.

“Lena non era neppure nata quando è successo, ma è stata addestrata dai Luthor, membri fondatori dell’Ordine. Tutti credono che siano semplici Cacciatori della Luna, ma sono molto di più. Sono estremisti che considerano malvagio tutto ciò che non è umano, licantropi, chimere, streghe e… vampiri.” Insistette Jeremiah. “Lena sa quello che un vampiro può fare, sa come deve nutrirsi, comprende che, ora, uccidere è parte della sua vita.”

“Lena non sarà mai un mostro.” Sbottò Kara, aveva passato gli ultimi mesi a scoprire chi era e quando ormai credeva di aver trovato un equilibrio, uno scopo nella vita e la felicità con Lena, tutto le veniva sottratto.

“No, immagino di no. E, se non ha mentito, sa quello che deve fare.” Alle parole di Jeremiah, Alex si fece avanti, come se volesse prenderla tra le braccia per consolarla, ma consolarla per che cosa?

Kara fece un passo indietro, allontanandosi.

“Cosa succederà al sorgere del sole?”

“Lena perderà il controllo, il suo corpo dovrà nutrirsi.”

“Io…”

“No, nessun legame, nessun potere potrà bastare. Solo il sangue.” La interruppe Jeremiah.

“Lei… lei non ucciderà nessuno.” Protestò Kara, ma nel vedere lo sguardo di sua madre e di Alex capì che non era quella la questione. “No…” Mormorò.

No, non adesso che l’aveva ritrovata!

Con un solo balzo il lupo uscì da dentro di lei e Kara si mise a correre su quattro robuste zampe.

I suoi muscoli erano tesi nello sforzo, il suo respiro divenne affannoso, il suo cuore iniziò a battere sempre più veloce, ma lei non smise di correre. Aveva capito, finalmente aveva compreso quello che Lena avrebbe fatto. Le parole della notte precedente ebbero senso e così quella profonda tristezza che aveva visto nascosta nei suoi occhi. Lena non sarebbe diventata un mostro, aveva passato la sua intera vita a battersi per non essere come sua madre, per trovare una via differente a quelle della violenza e di certo ora non avrebbe potuto cedere solo per un mero desiderio di sopravvivenza.

Kara correva, spremendo ogni goccia della forza del lupo, ma il giorno, inesorabile, iniziava a illuminare il paesaggio e presto, troppo presto, i primi raggi di sole sarebbe caduti sul mondo.

 

Lena era alla finestra della sua camera. Davanti a lei il giardino era immobile e silenzioso. Una leggera rugiada si era formata sui petali dei fiori e sugli steli d’erba. Una tazzina giaceva nel prato, quasi irreale nella sua estraneità a quel luogo, lo sguardo di Lena ne fu attratto per un lungo istante, poi andrò oltre.

Alzò le mani e le appoggiò al vetro freddo, senza percepire neppure un brivido. Lontana da Kara il suo corpo si era raffreddato e il suo cuore aveva smesso di battere, mentre la sua fame si era fatta sempre più pressante. Presto, molto presto, sarebbe diventata un animale, guidato solo dal desiderio del sangue.

Nella sua mente si riproposero immagini della sua giovinezza, quando, sciocca, aveva sfidato un divieto di sua madre ed era entrata in uno dei laboratori. Lì, nella fossa, aveva visto un essere umano… o almeno quello che ne rimaneva, un corpo contorto e famelico che si era scagliato contro le pareti, nel terribile intento di ghermirla. Sua madre l’aveva punita obbligandola a guardare mentre veniva soppresso, dopo due settimane di test. ‘Tuo padre voleva provare l’impossibile. Questa è la prova che un vampiro deve bere sangue umano, altrimenti perde la ragione’. Queste le parole di sua madre, incise nella sua mente insieme all’immagine dell’essere decapitato che veniva trascinato fuori dalla fossa in cui aveva vissuto per tutti quei giorni.

Lena strinse i pugni, la fame la lambiva, nutrirsi era una promessa di vita, una vita che poteva essere passata accanto a Kara. Scosse la testa chiudendo con più forza gli occhi.

“No!” Pronunciò. Starle accanto a quel prezzo non era accettabile, avrebbe corrotto se stessa e poi rovinato Kara.

Il suo cuore non batteva, ma questo non significava che non poteva spezzarsi. Lena si portò il pugno al petto maledicendo, ancora una volta, il giorno in cui aveva deciso di dare fiducia a Rhea.

Quando riaprì gli occhi il cielo era chiaro. Lena si strinse il mantello rosso addosso, sorridendo nel sentire il delicato profumo di Kara attorno a sé, poi non esitò più e scese nel giardino. Il suo tempo era scaduto, la sua mente iniziava a perdersi e la fame a riprendere il controllo.

Quando fu tra i fiori e le aiuole guardò con dispiacere le piccole piantine distrutte dagli eventi che lì erano accaduti. L’ordine perfetto non esisteva più, ma, si rese conto Lena, vi era comunque una certa bellezza in quel caos. Di nuovo sorrise nel pensare alla sua ordinata e vuota vita resa caotica, disordinata e piena di emozioni da Kara.

Il sorriso si ampliò al ricordo di quella notte, iniziata così male e finita tra le braccia di lei, nel suo caldo e vivo abbraccio, avvolta dal suo amore.

Il suo corpo percepì il cambiamento quando il primo raggio di sole oltrepassò l’orizzonte.

Presto sarebbe finita. Il sole, purificatore, avrebbe posto fine alla sua vita.

Lena aprì le braccia, mentre il suo corpo incominciava a bruciare, poi due braccia forti e robuste la avvolsero nascondendo il suo corpo al sole.

“No!” Protestò.

“Ho promesso di proteggerti, sempre!” Affermò Kara, ora umana, nascondendola nella sua ombra, gli occhi pieni di terrore, il respiro ansante, il cuore che batteva troppo veloce sotto le sue dita, premute contro il suo petto.

Poi, senza attendere, la baciò, lasciando che il suo respiro affannato si mescolasse a quello di lei. Il sole illuminò i biondi capelli di Kara brillando su di lei.

La fame invase la sua mente, mentre la sua mano artigliava il petto di Kara e i suoi canini crescevano bramosi di mordere e nutrirsi.

“Ho promesso.” Affermò la licantropa, poi la baciò di nuovo e la mente di Lena esplose quando sentì una goccia del sangue di Kara scivolare sulle sue labbra.

Il suo corpo si contorse, mentre i polmoni si riempivano d’aria e il cuore riprendeva a battere, il sole fu solo più una debole luce che le sfiorava il corpo e non l’astro purificatore che incombeva impietoso su di lei.

“Cosa… cos’hai fatto?” Domandò, mentre Kara la guardava sorridente.

“Darei la vita per te, davvero credi che lasciarti un po’ del mio sangue mi spaventi? Non sei un mostro, lo so che sei cresciuta credendo che tutti coloro che non sono umani sono una minaccia, ma non è così. Guarda me, dicono che potrei sovvertire l’ordine del mondo, ma io voglio solo rendere i miei fratelli liberi di vivere le Notti di Luna senza la paura di massacrare qualcuno e l’umiliazione di doversi rinchiudere come bestie.” Kara sospirò accarezzando i suoi capelli, i suoi occhi brillavano ancora per le lacrime versate e il suo corpo tremava per la corsa e le emozioni. “Ma non posso farlo senza te.”

“Kara…” Mormorò lei, incapace di accettare ciò che era.

“No, guarda nei miei occhi, vedi un mostro?” Lena scosse la testa, no, non Kara, lei era dolce e piena d’amore. “E io non lo vedo in te. Ho passato l’intera vita chiedendomi chi ero. Ora lo so e so chi voglio accanto a me. Puoi dare e fare ancora molto per questo mondo.”

“Puoi vivere senza di me, Kara, puoi essere tutto ciò che vuoi.” Mormorò piano.

“Lo so. So che posso perché l’ho provato. Ho seppellito il tuo corpo.” Ricordò, mentre un brivido la pervadeva. “Posso vivere senza di te.” Ripeté, con tono serio. “Ma non voglio.”

Kara spinse le sue labbra contro di lei, baciandola con tutto il trasporto di cui era capace. Non vi erano più ferite sulle sue labbra, ma questo non impedì al cuore di Lena di battere ancora.

Non sarebbe stato facile vivere con la consapevolezza di essere solo un corpo morto, di dipendere dal sangue di Kara. Ma, mentre le labbra della giovane la baciavano e le sue braccia la avvolgevano, Lena seppe che, forse, sua madre aveva torto, che ogni essere aveva il diritto di vivere, anche il più mostruoso e lei, avrebbe fatto di tutto per rimanere sempre dalla parte del giusto.

Ora il sole illuminava anche il suo volto e Lena sentendone il calore, malgrado gli occhi chiusi, promise ad esso e a se stessa, che, se mai avesse infranto la promessa, da esso sarebbe tornata senza che nessuno, neppure Kara, potesse fermarla.

 

Lillian ripose il cannocchiale e risalì a cavallo.

“La lasciamo andare?” Domandò Corben, il suo fedele braccio destro, gli occhi che brillavano, verdi.

“Cosa vedi nel suo futuro?” Domandò allora lei, secca, e l’uomo non disse nulla. Era un potente sensitivo, ma non poteva vedere perché tutto ciò che circondava l’El era sempre stato un mistero per lui.

“Il nostro compito è uccidere ogni vampiro esistente.” Le ricordò e Lillian lo fissò con occhi di ghiaccio.

“Tu, dici a me, qual è il mio compito, la mia missione? Io che ho perso mio marito, mio figlio e ora mia figlia in questa causa?” Corben, che molti chiamavano Metallo, piegò il capo in segno di scusa.

“Perdonami, Maestro.” Disse e Lillian annuì secca.

Cavalcarono per alcuni istanti poi la donna parlò ancora.

Jeremiah la terrà d’occhio, ha fatto un buon lavoro infiltrandosi tra i servitori del vampiro, ma non credo che dovremmo preoccuparci di lei. È sempre stata forte, molto forte.” Sulle sue labbra si fece largo un piccolo sorriso fiero. “Tanto forte da tenere testa persino a me. Di certo, se c’è qualcuno che, come sosteneva suo padre, può dominare una simile aberrazione quella è lei.”

Jeremiah non sarà influenzato dal suo legame con il licantropo El?”

“Sicuramente, ma sa cosa succederebbe alle sue due figlie se disobbedisse all’Ordine.”

“E l’El?” Domandò ancora Metallo.

“Kara Danvers…” Mormorò lei. “Le cose potrebbero cambiare nei prossimi anni… staremo a vedere e, se le cose non andassero nel modo migliore per gli esseri umani, l’Ordine saprà intervenire.”

Metallo piegò il capo annuendo e Lillian sorrise. Frugare tra le cose di Lady Rhea aveva dato i suoi frutti, secondo i documenti della donna una congrega di streghe stava cercando di evocare il demone Reign.

Altre cacce l’attendevano, per ora avrebbe lasciato National City al suo destino.

 

Sara si risvegliò e si stiracchiò felice. Un corpo caldo era aggrappato al suo. Sorrise divertita e si alzò sui gomiti. La radura era piena di corpi addormentati, accoccolati uno sull’altro. Era come osservare una cucciolata di gatti o cani, solo che qua si trattava di essere umani… adulti.

Con un ghigno divertito Sara si preparò a vedere la faccia dei licantropi che si svegliavano rendendosi conto di non avere con sé nulla con cui coprirsi.

Forse non erano tra sconosciuti, non più dopo una notte di comunione, giochi, corse e cacce nella foresta, ma di certo avrebbe visto molto visi rossi.

Sara intrecciò le mani dietro alla testa, sistemandosi meglio contro il tronco di un albero. Per la prossima volta avrebbe dovuto pensare ad una soluzione, ma ora, poteva solo godersi lo spettacolo.

 

 

 

Note: La nostra storia è arrivata alla fine? In realtà no, vi ho preparato un piccolo epilogo, spero che vi faccia piacere.

Intanto… cosa ne pensate? Credevate davvero che Kara non riuscisse a salvare Lena? O, piuttosto, credevate davvero che le avrebbe permesso di vedersi come un mostro? Perché nella percezione di sé stava l’errore. Lena non è un mostro se non si permette di esserlo. Questo il punto attorno a cui ruota tutta la faccenda “Luthor buono”, “Luthor cattivo”. Non siamo definiti da un cognome, ma siamo definiti dal modo in cui decidiamo di vivere. Certo, in questo caso è un tantino più complicato, la sua nuova natura di vampiro deve essere nutrita, ma si da il caso che qualcuno conosca un certo El disposto a dare ben più che un poco di se stessa a Lena.

A voi la parola, questo finale, perché l’epilogo è solo una piccola aggiunta, vi è piaciuto? Lillian? Sara? I Danvers?

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: Najara