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Autore: dreamlikeview    21/07/2018    5 recensioni
Castiel vive nel suo mondo fatto di libri e romanzi, nel southside di Chicago, nella libreria di famiglia, insieme a suo fratello Gabriel, quando Dean Winchester, attore di fama internazionale entra per caso nella libreria e gli sconvolge la vita, tuttavia anche Dean ha i suoi piccoli problemi, e in qualche modo, l'incontro con Castiel, lo aiuterà a risolverli.
[Destiel, accenni Sabriel, AU, actor!Dean, bookseller!Cas, mini-long]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono (se mi appartenessero, Dean e Castiel sarebbero insieme già da anni luce) e non intendo offendere nessuno con questo scritto e da questo non guadagno assolutamente nulla! (ci perdo la faccia).

Avviso: Ho scritto una one shot! Che poi è diventata come al solito troppo lunga. Shame. Dean è un po' stronzo, ma solo all'inizio, in realtà è un bigné alla crema. Cas è un soffice muffin con cuore caldo al cioccolato. Enjoy!
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La Paradise Books sorgeva nel south-side di Chicago, nell'Illinois. Era gestita da due fratelli, Gabriel e Castiel Novak, ed era una delle librerie più frequentate della città. Lì si poteva trovare qualunque tipologia di libro, dalle fiabe per bambini ai libri di viaggio, dai romanzi epici a quelli romantici. Qualunque appassionato di lettura lì poteva trovare tutto ciò che desiderava. E se qualche libro mancava, per qualsiasi motivo, Castiel e Gabriel si impegnavano per procurarlo in tempi brevi. I fratelli Novak erano molto amati nel loro quartiere, perché erano sempre disponibili per aiutare chiunque ne avesse bisogno. Quella libreria era storica, tutti la conoscevano e ne conoscevano la storia, il nonno di Castiel, Chuck Novak, l’aveva acquistata alla fine della seconda guerra mondiale, quando era ancora un locale di pochi metri quadri e l’aveva resa un luogo in cui chiunque potesse sentirsi un po’ in pace, in un clima catastrofico come quello in cui vivevano. Alla sua morte, quando ormai era anziano, l’aveva lasciata in eredità a suo figlio, James Novak, il quale l’aveva ingrandita e l’aveva fatta diventare un luogo di culto per la lettura. Si erano creati club di lettura di giovani studenti del college, che prediligevano libri di fantascienza o thriller, c’erano studentesse che ogni giorno entravano e uscivano leggendo nuovi romanzi d’amore, le persone più anziane adoravano perdersi nella lettura dei vecchi classici e i bambini si divertivano con i libri interattivi; a loro era dedicata un’intera area della libreria. E dopo di lui, i suoi figli l’avevano presa in gestione, e con loro la tradizione di famiglia era continuata. C’erano ancora i giovani studenti che leggevano i libri di fantasia o di fantascienza, c’erano i bambini che amavano i libri interattivi e gli anziani che si deliziavano con i classici, fino a che, quella piccola libreria, non era diventata una sorta di biblioteca. Castiel e Gabriel, ventitré e ventisei anni, avevano preso in gestione la libreria da tre anni, da quando loro padre era rimasto paralizzato sulla sedia a rotelle, in seguito ad un incidente stradale che gli aveva portato via la moglie, ed aveva preferito lasciare tutto ai suoi figli e farsi ricoverare in una casa di cura per anziani, per non gravare troppo sulle spalle dei ragazzi, che dovevano portare avanti gli affari di famiglia. I due ragazzi avevano preso molto sul serio l’attività di famiglia, e si erano gettati a capofitto nel lavoro. Ed era da tre anni che portavano avanti la libreria da soli, senza l’aiuto di nessuno; erano bravi nel loro lavoro, del resto erano cresciuti in quel posto, e non c’era altro luogo che potessero chiamare casa, se non quella libreria e il piccolo appartamento accanto a quella, che ormai era di loro proprietà.
«Hai sentito le voci?» domandò Gabriel al fratello, mentre sistemava uno scaffare con i nuovi arrivi.
«Quali voci?»
«Sam e Dean Winchester sono a Chicago per le riprese del nuovo film di cui sono protagonisti» disse il giovane, guardando l’altro «Davvero non hai sentito nulla?»
«Non so nemmeno chi siano, a dire il vero».
«Come no? Andiamo! Sono solo i due fratelli più sexy del mondo, sai, quelli che fanno film horror?»
Castiel sbuffò, scuotendo la testa: «Gabe, lo sai che non seguo il gossip. Preferisco i libri ai film e non conosco questi due attori» spiegò con calma. Gabriel scosse la testa, suo fratello era senza speranza «Gli unici attori che conosco sono coloro che hanno fatto Star Wars e Star Trek».
«Se Dean Winchester entrasse qui alla ricerca di un libro, che faresti?»
«Se è famoso come dici, dubito che venga nel south-side a prendere dei libri» rispose impassibile «E anche se accadesse, lo tratterei come uno dei tanti clienti. Non so nemmeno che faccia abbia».
«Cassie, sei un caso disperato» sbuffò Gabriel, scendendo dalla scala e dando una pacca sulla spalla al minore «Vado a prendere il pranzo. Cosa ti va?» chiese.
«Un’insalata di pollo e acqua naturale».
«Un muffin ti va?» chiese «O una fetta di torta! Sei mio fratello, non un coniglio, Cassie!»
«D’accordo, prendi un dolce a tua scelta» tagliò la discussione, raggiungendo di nuovo il bancone. Non potevano essere più diversi, pur essendo fratelli, Gabriel era uno spirito libero, amante dei dolci, del cibo spazzatura, mentre Castiel era più salutista, e prediligeva una dieta sana priva di schifezze. Castiel inoltre era un ragazzo serio, di bell’aspetto, alto, tratti marcati, capelli neri come la pece, sguardo magnetico e occhi di un blu che avrebbe fatto invidia all’oceano; il fratello invece era un ragazzo allegro, che sprizzava gioia da ogni poro, per qualsiasi cosa, anche lui di bell’aspetto, più basso del minore, capelli castani e occhi color miele. Non avrebbero potuto essere più diversi, ma il loro rapporto era indissolubile, Gabriel avrebbe fatto di tutto per il minore, e Castiel avrebbe fatto di tutto per il maggiore.
«Mi piace quando cedi, fratellino! Torno tra poco!» esclamò pimpante, uscendo dalla libreria per dirigersi alla tavola calda a pochi isolati da lì. Castiel restò da solo nell’immensa libreria, e dato che non c’erano clienti, si sedette sul suo sgabello e prese il libro che aveva iniziato a leggere da poco tempo. Amava leggere, amava perdersi nella lettura, ed immaginare scenari che solo con la sua fantasia potevano prendere forma.
Mentre era immerso nella lettura, sentì il campanello trillare, e alzò lo sguardo sulla porta, mise da parte il libro e riconobbe Charlie, una ragazza che frequentava spesso la libreria e faceva parte del club degli studenti del college che leggevano fantascienza e fantasy. Era una ragazza adorabile, gioiosa, appassionata di Star Wars – viste le magliette che indossava – e di informatica (più di una volta aveva aiutato lui e Gabe con dei problemi del PC).
«Ciao Castiel!» lo salutò cordialmente.
«Ciao Charlie. Non dirmi che hai già finito l’ultimo libro che hai comprato».
Lei assunse un’espressione colpevole «Beh, a mia discolpa, posso dire che era molto avvincente!» esclamò «Ma non sono qui per questo, devo chiederti un favore».
«Dimmi tutto».
«C’è un libro per un esame, che non riesco a trovare da nessuna parte. Ed è tipo super importante» sbuffò scuotendo la testa «Puoi fare qualcosa?»
«Ma certo, lasciami il titolo, l’autore e la casa editrice e te lo faccio avere in un paio di giorni» rispose con gentilezza il libraio, sorridendo. Lei tirò un sospiro di sollievo, e gli consegnò un post-it verde con su scritte tutte le informazioni.
«Sei il migliore! Mi salvi la vita!» esclamò, gettandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio sulla guancia, cogliendolo di sorpresa, non era molto abituato a quel genere di dimostrazioni d’affetto «Vado a vedere se c’è qualche libro nuovo, o al massimo rileggo qualcosa, posso?»
«Fa’ come se fossi a casa tua» rispose lui, iniziando a smanettare sul PC, alla ricerca del libro introvabile. Salutò Kevin, il ragazzo appassionato di mitologia, che passava lì ogni giorno per cercare qualcosa che non ancora conoscesse e mentre il server lavorava alla ricerca del libro di Charlie, tornò alla lettura del suo libro di Stephen King, il suo scrittore preferito. Rivolse uno sguardo alla porta, per essere sicuro che non ci fossero altri clienti e si rimmerse nella lettura, per buoni dieci minuti, poi il trillo del campanello attirò la sua attenzione nuovamente. Sperò fosse Gabriel con il pranzo, perché aveva un certo appetito, ma no, era un cliente, uno nuovo, non lo aveva mai visto aggirarsi da quelle parti. Indossava un cappotto lungo e nero – strano, non faceva poi tanto freddo – un capello da cowboy e degli occhiali da sole. Bizzarro, pensò il libraio vedendolo entrare. Lo sconosciuto si schiarì la voce, raggiungendo il bancone, guardandosi intorno in modo circospetto.
«Cerco un libro» disse velocemente, senza degnare Castiel di uno sguardo.
«Buongiorno anche a lei» disse il ragazzo, riponendo con cura il suo libro sotto al bancone «Come posso aiutarla?»
«Mi serve un libro» disse di nuovo lo sconosciuto.
«Sì, vede… mi deve dire almeno il titolo, o il genere. Qui ci sono molti libri» gli fece notare, con tutta la calma di cui disponeva. Non sopportava molto la gente ignorante, come poteva una persona andare in una libreria e chiedere un libro, così in modo generico, senza nemmeno dargli le informazioni di cui necessitava per trovarglielo?
«Un libro» disse ancora «Che ne so» sbuffò, scuotendo la testa «Tu cosa mi suggerisci? È per mio fratello, a lui piacciono quelle cose con la magia e i tipi bassi e strani».
«Gli piacciono i fantasy?» chiese con calma.
«Sì, sì, quella roba là» disse ancora guardandosi intorno come se volesse scappare da lì «Puoi fare presto? Non ho molto tempo».
«Mi dia almeno il tempo di cercarle qualcosa che soddisfi i suoi gusti» disse, girando attorno al bancone e raggiungendo lo sconosciuto «Mi segua, andiamo nella sezione libri fantasy». Lo sconosciuto borbottò qualcosa, ma Castiel non vi fece caso e si fece seguire da lui nella sezione stabilita. Gli mostrò ogni libro, sia quelli più nuovi che quelli più vecchi.
Il giovane sconosciuto ne prese uno tra le mani e lo rigirò, come se volesse studiarlo.
«Che ne pensi di questo?» chiese, mostrandogli la copia che aveva preso.
«Mmh» Castiel vide il libro e «Beh se suo fratello ha dodici anni penso possa andare bene» disse, trattenendo una risata «Senta, ho capito che vuole far presto» disse con tono accomodante «Le posso suggerire un libro davvero bello e avvincente con una trama molto intricata? Penso che a suo fratello possa piacere» disse, con il sorriso sulle labbra.
«E perché non lo hai detto prima?» domandò innervosito «Va bene qualsiasi cosa, basta che faccia presto» disse frettolosamente. Castiel respirò profondamente per mantenere la calma, annuì e prese una copia del libro che anche lui stava leggendo, 22.11.63 di Stephen King e condusse lo sconosciuto di nuovo al bancone.
«Le faccio la confezione regalo?» domandò, togliendo il prezzo. L’altro annuì rapidamente e Castiel impacchettò il libro e lo porse allo sconosciuto «Sono cinque dollari». Quello strabuzzò gli occhi, e Castiel subito si sentì in dovere di fargli uno sconto, cosa abituale in quella libreria, dove andavano anche persone che non potevano permettersi di acquistarli. Ecco, perché lui e Gabe avevano allestito anche dei divanetti, dove le persone potevano tranquillamente fermarsi per leggere, senza dover pagare nulla, e cercavano di tenere i prezzi dei libri abbastanza bassi.
«Cosa?»
«Se è troppo posso farle uno sconto» si affrettò a dire.
«Mi prendi in giro? Cinque dollari?» domandò «Cosa fate qui, la carità?» chiese con tono sprezzante.
«Lei è un maleducato, sa?» chiese retoricamente scuotendo la testa «Siamo per la politica che tutti debbano avere la possibilità di leggere, quindi teniamo i nostri prezzi bassi» spiegò inacidito «Ecco il suo libro» disse porgendoglielo. Quello per tutta risposta mise sul bacone una banconota da cinquanta e: «Tieni pure il resto, occhi blu» disse, prima di andarsene. Che razza di maleducato era quello? Come si permetteva di entrare nella sua libreria e parlargli in quel modo? Castiel scosse la testa, irritato, e gettò quella banconota nella cassa stizzito. Chi credeva di essere quel tizio?
Il libraio era arrabbiato, uno sconosciuto entrava nella sua libreria, chiedeva un libro in generale, e dopo che lui lo aveva aiutato, e cercato di accontentare, gli parlava in quel modo? Al diavolo, imprecò mentalmente e riprese il suo libro tra le mani, sperando di non rivedere mai più quello sconosciuto.
«Castiel, tutto bene?» domandò Charlie, che aveva assistito a tutta la scena.
«Sì, i clienti come quello sono i peggiori» sbuffò, rimettendo in ordine il bancone, aveva persino incartato il libro di quel tizio ignorante «Ma chi si crede di essere?»
«Dean Winchester» rispose Kevin, con l’espressione di chi aveva visto un’apparizione miracolosa «Castiel, hai appena dato del maleducato a Dean Winchester!»
«Non so nemmeno chi sia» sbuffò «E non mi importa. È un maleducato».
«Come lo hai riconosciuto imbacuccato in quel modo?» chiese curiosa Charlie, guardando l’altro ragazzo.
«La sua voce. È inconfondibile» spiegò il ragazzo «Ha quel modo di parlare così… sexy!» fu in quel momento, che la porta della libreria si aprì di nuovo, e Castiel sbuffò, alzando gli occhi al cielo, credendo fosse di nuovo quel tizio.
«Che mi sono perso?» domandò Gabriel, entrando in quel preciso istante «Chi è sexy? Lo sapevo, mi perdo sempre le cose belle quando vado a prendere il pranzo» si lamentò, raggiungendo il bancone.
«Castiel ha dato del maleducato a Dean Winchester» risposero in coro Kevin e Charlie.
«Cassie!» esclamò scioccato, appoggiando gli acquisti per il pranzo sul bancone.
«Gabe, è un maleducato, e gliel’ho fato notare, tutto qui» sbuffò, scuotendo la testa «E comunque dubito che tornerà qui» concluse, prendendo la busta su cui era scritto il suo nome, e afferrando la sua insalata.
Chi diavolo era, poi, questo Dean Winchester?
 
La notizia che Castiel avesse dato del maleducato all’attore Dean Winchester fece il giro del quartiere, e adesso molti andavano alla libreria per capire i motivi che avevano spinto Castiel a comportarsi in quel modo con una celebrità. Ma al libraio poco importava, per lui era stato un semplice cliente, che era entrato nella sua libreria e aveva quasi insultato il suo modo di gestirla. Poteva essere anche il Presidente, per lui era comunque un maleducato che non aveva rispetto del lavoro altrui. Gabriel non faceva che ripetere che da quel momento in poi i ruoli sarebbero stati invertiti, e il minore sarebbe andato a prendere il pranzo e lui avrebbe accolto i clienti, perché lui sapeva come trattare i famosi, aveva detto a Castiel, che aveva alzato gli occhi al cielo, come ogni volta che glielo diceva. Il fatto era successo più di una settimana prima, ma Gabriel continuava a sottolineare quanto lui fosse stato stupido nel trattare in quel modo Dean Winchester: Se avevamo speranza che venisse qui con il fratello, tu l’hai mandata in fumo! – diceva sempre, ma a lui non importava, non importava nulla né di Dean Winchester né di suo fratello, lui voleva solo continuare a mantenere la libreria della sua famiglia, con lo stesso spirito che aveva guidato suo nonno e suo padre prima di lui; un attore da strapazzo non poteva arrivare e usare quel tono con lui, come se lui fosse migliore in qualche modo.
Era domenica pomeriggio, Gabriel era nel magazzino a sistemare degli scatoloni con gli ultimi arrivi che il giorno dopo avrebbero dovuto sistemare e Castiel era al bancone. C’era poca gente, come ogni domenica, i soliti clienti e altri che cercavano una buona lettura, altri ancora che uscivano da lì con un bel sorriso stampato sul volto, dopo aver trovato il libro che desideravano. Era questo che a Castiel piaceva, ciò che lo rendeva felice, vedere le persone sorridere, ed essere felici di aver trovato ciò che desideravano. Come quando aveva trovato il libro universitario per Charlie, che per due giorni gli aveva portato il caffè in libreria solo per ringraziarlo, anche se lui continuava a ripeterle che non ci fosse bisogno, perché, in fondo, era il suo lavoro.
Aveva appena imbustato un libro di favole per bambini ad una donna anziana che lo aveva acquistato per i suoi nipotini, quando la porta si aprì e un uomo alto, davvero molto alto, con un sorriso gentile sul volto, entrò. Era molto giovane, ben vestito ed elegante nel portamento.
«Buona sera» disse avvicinandosi al libraio «Sto cercando il responsabile della libreria» disse gentilmente sorridendo.
«Può parlare anche con me, io e mio fratello gestiamo la libreria» spiegò il moro, sorridendogli in modo gentile «Posso aiutarla in qualche modo?» chiese.
«Sì, una settimana fa, mio fratello mi ha regalato questo libro» disse, prendendo un libro dalla sacca che aveva con sé. Castiel sbiancò quando vide che il libro era quello che lui aveva venduto all’attore da strapazzo maleducato; allora quello era il fratello? Quello acculturato tra i due? «L’ho divorato. Davvero, non l’ho ancora finito, ma manca poco» spiegò sorridendo «Volevo sapere se chi ha venduto questo a mio fratello, poteva suggerirmi altri libri, ha talento nel capire i gusti della gente». Castiel arrossì leggermente, quel ragazzo aveva una voce davvero dolce, e il suo modo di parlare era pacato e tranquillo.
«Ehm, credo di essere stato io» disse Castiel, sorridendo «Lei è un appassionato di lettura a differenza di suo fratello» continuò «Non credo di aver fatto una buona impressione su di lui».
«Beh, io non sono Dean, possiamo darci del tu? Ho solo ventidue anni, sono giovane» disse il ragazzo «Sono Sam» si presentò porgendogli la mano.
«Sono Castiel, felice di conoscerti, Sam» si presentò a sua volta «Sì, certo possiamo darci del tu, nemmeno io sono poi così vecchio» spiegò trattenendo una risata.
«Cassie! Vieni a darmi una mano, uno scatolone è troppo in alto, non ci arrivo!» lo chiamò Gabriel dal magazzino, Castiel sbuffò scuotendo la testa, suo fratello era sempre il solito.
«Scusami un attimo, Sam, torno subito» disse «Accomodati pure, scegli un libro e leggi qualcosa, qui sei il benvenuto».
«Ti ringrazio, Castiel» disse Sam, guardandolo accigliato, come se non avesse capito qualcosa nel comportamento quel libraio, ma il moro non vi badò, corse in soccorso del fratello maggiore e lo aiutò con i vari scatoloni troppo alti, mentre Sam iniziò ad aggirarsi tra gli scaffali della libreria sorridendo, come un bambino in un luna park. Fu in quel momento che Gabriel uscì dal magazzino, e lo vide. Tornò indietro e afferrò il minore per le spalle.
«Cassie! C’è Sam Winchester nella nostra libreria!» esclamò.
«Lo so, Gabe, ci ho parlato poco fa, è davvero educato e gentile, al contrario di quello zoticone del fratello» rispose con tranquillità il minore, sistemando le ultime cose. Il giorno dopo avrebbero dovuto allestire una zona per i libri appena arrivati, le varie novità che erano arrivate e che aspettavano solamente di essere vendute.
«Lui è qui e tu non mi hai detto niente?» domandò accigliato «Cassie!»
«Gabe, non capisco come mai tutto questo entusiasmo, è solo un ragazzo in cerca di un libro».
«Castiel, è uno degli attori più famosi di Hollywood quello che sta girando nella nostra libreria» sottolineò il maggiore, scioccato dal menefreghismo del minore «Dovresti davvero farti una cultura cinematografica».
Castiel alzò gli occhi al cielo, e trascinò suo fratello fuori dal magazzino, Sam era seduto su uno dei divanetti e stava sfogliando un libro d’arte. Il libraio sorrise spontaneamente, era solo un ragazzo, in fondo, che amava l’arte e la letteratura, il fatto che fosse un attore, era solo il suo lavoro. Lo raggiunse sorridendo, perché come gli aveva promesso, l’avrebbe aiutato a decidere un nuovo libro da leggere.
«Hai trovato qualcosa di tuo interesse, Sam?» chiese Castiel.
«Sei tu l’esperto, dammi un consiglio» rispose, guardandolo. Il libraio rispose con un sorriso e lo condusse tra i vari scaffali, ispezionando attentamente ogni libro, cercando quello adatto a Sam. Gli piaceva pensare di avere una sorta di potere, con il quale aiutava le persone a scegliere il libro giusto per loro. Sam sembrava un tipo a cui potevano piacere i libri di Stephen King, come lui. Così optò per Joyland, a lui era piaciuto molto, quando l’aveva letto.
«Questo mi sembra adatto a te» disse seriamente, guardandolo.
Sam lo prese tra le mani e lo rigirò più volte, lesse la trama e poi rivolse un sorriso spontaneo a Castiel: «Mi piace. Hai davvero un dono particolare» disse il ragazzo ridacchiando, e Castiel sentì di essere arrossito di nuovo. Scosse la testa, e condusse il giovane alla cassa, dove c’era Gabriel che stava imbustando l’acquisto di un altro cliente.
«Sam, ti presento mio fratello, Gabriel» disse, indicando il maggiore, il quale non appena vide Sam, divenne di tutti i colori, e sorrise in un modo in cui Castiel non l’aveva mai visto.
«Ehilà, piacere di conoscerti» si presentò porgendogli la mano. Sam sorrise a sua volta, e strinse la mano di Gabe.
«Piacere mio! Sono davvero contento di aver trovato questa libreria» disse entusiasta, appoggiando il libro che Castiel gli aveva suggerito sul bancone «Io e mio fratello resteremo qua per qualche settimana. Non so, potremmo vederci e discutere del libro? Che ne pensi, Castiel?» domandò, mentre Gabriel imbustava anche il suo.
«Mi sembra un’ottima idea» si intromise, senza permettere a Castiel di rispondere, consegnando il libro a Sam «Offre la casa» disse poi ammiccando.
«Non mi sembra corretto» ribatté.
«Insisto» disse il maggiore, porgendogli la busta con il libro «Consideralo un regalo di benvenuto» aggiunse, poi prese della carta e scribacchiò il suo numero, consegnandolo a Sam «Fatti sentire, bellezza».
«Grazie» lo ringraziò Sam con un sorriso enorme sulle labbra «Ci vediamo presto, grazie mille!» esclamò infine uscendo dalla libreria, felice e soddisfatto, con il suo nuovo libro sotto il braccio. Mentre i due fratelli librai, restavano nel loro negozio e lo osservavano uscire. Gabriel sperava di aver fatto colpo, mentre Castiel era solo felice di aver aiutato un lettore a trovare il libro giusto.
«Non c’è che dire» disse il maggiore sorridendo soddisfatto «Questa libreria attrae giovani ragazzi attraenti, e anche famosi».
«Gabe, era solo un ragazzo che cercava un libro, su. Non mi sembra il caso di farne un caso eclatante» disse annoiato, davvero non capiva l’ossessione di suo fratello per gli attori. Erano solo persone comuni che come tutti avevano degli interessi, a volte non capiva davvero suo fratello.
«Cassie, dovresti davvero guardare uno dei loro film, capiresti tante cose» disse il maggiore. Il minore non lo ascoltò, annuì distrattamente e tornò al suo lavoro. Dopo un paio d’ore, e altri tre clienti soddisfatti, i Novak decisero di chiudere la libreria e di andare a riposare. Dopotutto, era stata una giornata abbastanza sfiancante, anche se aveva avuto un piacevole epilogo. Gabriel per il resto della giornata lavorativa non aveva fatto altro che parlare di quei due, Sam e Dean Winchester e ad insistere che lui dovesse guardare almeno un loro film, per capire cosa si stesse perdendo. Castiel non aveva affatto voglia, a lui non piacevano i film, soprattutto quelli tratti dai libri, trovava che in quel modo venissero snaturati, e non era giusto per i lettori un tale scempio. Ma Gabe aveva insistito così tanto – ma così tanto – che Castiel si era ritrovato ad accettare, solo per farlo tacere. Così, dopo aver chiuso la libreria, si erano diretti alla pizzeria d’asporto non molto lontana, avevano preso una pizza a testa – una vegetariana per Castiel, una super farcita per Gabriel – ed erano tornati a casa, si erano cambiati e poi sistemati nel salone della casa, Gabe aveva acceso la Smart tv e aveva cercato su Netflix il film che moriva dalla voglia di far vedere al fratello minore, Supernatural, i cui protagonisti erano interpretati da Dean e Sam Winchester, i quali interpretavano due personaggi che cacciavano mostri.
«Un horror, Gabe? Sei serio?» aveva chiesto.
«Mi ringrazierai quando apprezzerai il sex appeal dei due protagonisti».
«Sei un idiota, non li trovo per niente attraenti» si lamentò, prendendo una fetta della sua pizza e rivolgendo l’attenzione allo schermo. Sperava che almeno non fosse un film noioso, come quando Gabe lo aveva convinto a guardare un terribile film su una probabile apocalisse, Stonehenge Apocalypse, sostenendo che l’attore protagonista gli somigliasse in modo spaventoso. E adesso gli stava propinando questo terribile film sul paranormale con due cacciatori di mostri, che avevano il compito di fermare l’Apocalisse a cui loro stessi avevano dato inizio. Solo che, senza volerlo ammettere con il fratello, Castiel aveva iniziato ad apprezzare quel film, i colpi di scena, e il bel rapporto che avevano i due protagonisti e il film non era poi tanto male, e forse solo un po’ non erano malvagi nemmeno loro nella recitazione.
Terminò di mangiare la sua pizza, mentre suo fratello al suo fianco finiva di trangugiare la terza fetta di torta.
«Allora Cassie, era tanto male questo film?» domandò, quando iniziarono i titoli di coda, guardando il fratello con lo sguardo interrogativo, in attesa di una sua risposta.
«Uhm, non era male» commentò l’altro, bevendo un bicchiere d’acqua «C’è di peggio».
«Dai, Cassie!» esclamò «Scommetto che se ti faccio guardare un altro film, impazzirai per Dean».
«Perché proprio per lui? A me Sam sembra più carino».
«Perché Dean è esattamente il tipo che piace a te» rispose il maggiore, ignorando la risposta del fratello «Occhi verdi, sguardo da bello e dannato, un’anima da salvare…»
«Sarà anche bello, ma resta un maleducato. Non si entra in una libreria e si critica il modo di gestirla dei proprietari» obiettò, scuotendo la testa «Oltre ad essere ignorante come una capra».
«Cassie, sei troppo critico» commentò il ragazzo «Dai, goditi un altro film» disse, avviando un altro film con protagonisti i due fratelli attori. Castiel sbuffò, e annuì guardando la tv insieme al maggiore. Non voleva ammetterlo, ma in fondo suo fratello non aveva torto, e forse quei due fratelli avevano uno charme non indifferente. Solo che aveva avuto impressioni diverse di entrambi, Dean era stato un odioso maleducato, mentre Sam si era dimostrato molto gentile e affabile. In fondo, anche lui e Gabe erano totalmente opposti.
 
Castiel aveva chiuso presto la libreria, Gabe aveva un appuntamento improrogabile con un suo amico e i clienti, quel giorno, non erano stati molti, così ne aveva approfittato per chiudere un po’ prima e andare in giro a fare delle commissioni che non aveva mai il tempo di fare: fare la spesa, pagare le bollette, e forse verso sera sarebbe andato a far visita a suo padre alla casa di riposo. Non lo vedeva da un po’, e ne sentiva un po’ la mancanza, soprattutto dei suoi saggi consigli su come gestire la libreria. Lui e Gabe erano cresciuti lì dentro, tra gli scaffali pieni di libri, divorandone uno dopo l’altro, a volte fingendo di essere loro i protagonisti dei libri che leggevano, e avevano sempre osservato loro padre farsi in quattro in quel posto, anche quando era stanchissimo, aveva sempre un sorriso per chiunque e aveva sempre insegnato a lui e Gabriel come comportarsi in tutte le situazioni, aveva quattordici anni quando aveva aiutato per la prima volta un ragazzo a trovare il libro perfetto per lui, ricordava bene quel giorno, suo padre era impegnato in cassa, c’era molta folla e c’era questo ragazzo, poteva avere sì e no la sua età, gli stava chiedendo in continuazione aiuto per un libro, e ad un certo punto aveva detto al figlio: occupati tu di lui, aiutalo a trovare il libro che gli occorre, e lui lo aveva fatto, aveva guardato il ragazzo, e lo aveva condotto tra gli scaffali della libreria, mentre lui gli spiegava che cercava un libro leggero, da poter leggere la sera prima di andare a letto. Castiel aveva sorriso e aveva preso un romanzo di narrativa leggera, e lo aveva proposto al ragazzo, il quale dopo aver osservato per bene il libro, aveva esclamato: è proprio quello che cercavo! Grazie mille! – sorrise ripensando a quel giorno, dopo il quale aveva iniziato ad aiutare attivamente suo padre, occupandosi a volte dei consigli alla clientela, altre del bancone, fino a che, quando suo padre si era ritirato, aveva ereditato quella libreria insieme a suo fratello. Un fresco venticello lo investì e rabbrividì leggermente, così alzò il colletto del trench, e continuò a camminare lungo le strade affollante di quel quartiere di Chicago, in cui aveva sempre vissuto. Ogni volta, si stupiva del luogo in cui si trovava, c’era sempre qualcosa di nuovo ad accoglierlo, e a lui, che era un curiosone fin dalla nascita, piaceva scrutare ogni cosa, ogni persona immaginandone la storia, ogni più piccolo dettaglio serviva alla sua fervida immaginazione. Era assorto nei suoi pensieri, mentre si dirigeva al supermercato, e non si accorse di un’auto che guidava esattamente nella sua direzione; stava attraversando sulle strisce pedonali, quando l’auto lo raggiunse, l’autista cercò di rallentare, ma l’impatto sebbene lieve fu inevitabile, e Castiel, senza sapere come, si ritrovò spiaccicato per terra.
«Ehi, stai bene, amico?» domandò una voce maschile precipitandosi fuori dall’auto «Maledizione, non ti avevo proprio visto!» esclamò porgendogli la mano «Niente di rotto?»
Castiel era dolorante, si lamentò leggermente mentre accettava l’aiuto dello sconosciuto, alzò lo sguardo verso di lui, e lo riconobbe, era il maleducato della libreria. Oltre che maleducato, anche pirata della strada? Fantastico.
«Sto bene, grazie per avermi investito» si lamentò, alzandosi. Non aveva nulla di rotto, ma il piede gli faceva male, forse nella caduta si era slogato una caviglia o qualcosa del genere, non lo sapeva, forse doveva andare in ospedale a farsi controllare.
«Ehi, mi dispiace» disse l’altro «Ti sei fatto male? Ti accompagno in ospedale?» domandò.
«Non ce ne è bisogno, mi farò accompagnare da mio fratello» disse «Devo solo chiamarlo, ecco» disse, rimettendosi in piedi, ma non appena appoggiò il piede destro per terra, una scarica di dolore arrivò al suo cervello e quasi cadde di nuovo per terra, se non fosse stato per la prontezza di riflessi dell’autista che l’aveva investito, sarebbe caduto di nuovo, invece si ritrovò tra le sue braccia, in una stretta sicura.
«Penso che ti farò salire nella mia auto, e ti accompagnerò all’ospedale».
«Non salgo in auto con gli sconosciuti» obiettò, alzando lo sguardo verso quello dell’altro ragazzo.
«Dean Winchester, al tuo servizio» si presentò «Adesso tocca a te».
Castiel alzò gli occhi al cielo, e sbuffò «Castiel Novak» si presentò a sua volta, era scortese non farlo, soprattutto perché lo stava sorreggendo quando non sarebbe riuscito a stare da solo sulle sue gambe nemmeno volendolo.
«Bene, ora non siamo più sconosciuti» affermò Dean, poi lo condusse verso la auto e lo fece entrare, era una Chevrolet Impala del ’67, tenuta benissimo. Non se ne intendeva di auto, ma aveva visto qualcosa in un libro di auto d’epoca, una volta. Dean lo aiutò a sedersi sui sedili anteriori e poi entrò al lato del guidatore, sorridendogli.
«Complimenti per l’auto» disse Castiel, quando l’altro mise in moto, per spezzare il silenzio. Lui non sopportava silenzi troppo prolungati o imbarazzanti. Quello aveva la sfortuna di avere entrambe le caratteristiche.
«Grazie, ci tengo molto. Era di mio padre, e l’ha regalata a me quando ho avuto l’età per guidare».
«Wow» mormorò Castiel stupefatto, il piede gli faceva davvero male, e lui non sopportava sentirsi vulnerabile, soprattutto in compagnia di un semi sconosciuto che l’aveva investito; tra di loro scese un imbarazzante silenzio, che fu spezzato solo quando arrivarono nel parcheggio del pronto soccorso e Dean aiutò Castiel a scendere dall’auto, per guidarlo verso l’ingresso. Quando arrivarono nella sala d’attesa, il moro guardò colui che lo aveva investito e poi soccorso e: «Puoi andare, da qui chiamerò mio fratello e mi verrà a prendere» gli disse.
«Non se ne parla. Io da qui non mi muovo» disse serio «Aspetto con te e poi ti accompagno a casa».
«Ti ripeto che non ce ne è bisogno» ribadì Castiel sospirando.
«Sai che casino se i media scoprono che ho investito uno e non ho nemmeno aspettato la risposta della radiografia?» domandò scuotendo la testa «Nah, io resto. Poi ti porto a casa e…» quella risposta irritò Castiel, non lo stava facendo perché era preoccupato di aver investito un tizio, a cui poteva andare pure peggio, no, a lui importava che i media sapessero che non era un bastardo maleducato. Dannazione, quel tipo era davvero insopportabile.
«E ti pulisci la coscienza» concluse per lui acidamente Castiel «Vai via, per favore. Non c’è bisogno che tu resti qui. Nessuno se ne è accorto, e se me lo chiederanno dirò che sono stato investito da un pirata della strada ubriaco o fatto o tutt’e due. Sono del south-side, mi crederanno».
«Io resto» disse, invece, sedendosi, irritando ancor di più Castiel. Okay, aveva capito il soggetto, era un tipo che doveva per forza fare la parte dell’eroe, a tutti i costi «Potremmo anche dire che sei stato investito e io ti ho soccorso eroicamente» suggerì. Castiel alzò gli occhi al cielo, sperando che lo chiamassero presto per la radiografia, così avrebbe chiamato Gabe e sarebbe tornato a casa subito.
«Davvero non mi hai riconosciuto?» domandò poi il biondo.
«Certo» rispose seriamente il moro «Sei il tizio maleducato che è venuto nella mia libreria a cercare un libro» aggiunse con tono monocorde «Il regalo per tuo fratello, ricordi?»
«Sei tu!» esclamò «Ecco perché avevi una faccia familiare! Sei occhi blu! Mio fratello non fa che parlare della tua libreria, dice che tu hai talento per capire i gusti della gente in fatto di libri».
«Già, lo dice sempre anche mio padre» disse con un sospiro «Comunque, se ti interessa, non mi pento di averti dato del maleducato, anche se ho scoperto che sei famoso e tutto» disse Castiel, con tono freddo «Non permetto a nessuno di criticare il lavoro di mio nonno e di mio padre».
«Non sapevi chi fossi?» domandò Dean, spalancando gli occhi, ignorando l’ultima affermazione del moro «Cazzo, ma dove vivi, amico?» chiese scioccato.
«Ti stai comportando di nuovo da stronzo maleducato» lo informò Castiel sbuffando, santo cielo, quanto sarebbe durata ancora quella tortura? Voleva solo tornare a casa, gettarsi nel suo letto e prendere un antidolorifico per la gamba, e possibilmente liberarsi di Dean Winchester, era davvero insopportabile.
«A casa mia, nel mio appartamento vicino alla mia libreria» rispose atono l’altro «Non seguo gossip, la tv non mi piace granché e preferisco un buon libro a uno stupido film» spiegò velocemente «Tuo fratello è molto più educato di te».
«Beh, che ci vuoi fare? Io sono il fratello stronzo, menefreghista e puttaniere, e lui è il fratello perfetto, dolce e gentile» spiegò, stringendosi nelle spalle «Sono personaggi pubblici, quelli che recitiamo, niente di più, niente di meno» disse con un sorriso triste «Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti, scriveva Shakespeare, no?»
«Tu hai letto Shakespeare?» domandò accigliato.
«Ho studiato, genio» disse il ragazzo «Non sono diventato attore solo perché sono bello. Certo, quello ha aiutato, ma ho studiato teatro fin dai miei dieci anni» spiegò «E sì, all’inizio interpretavo anche l’albero, se serviva».
«Oh» fu l’unica esclamazione che uscì dalla bocca del moro in quel momento «Io…» era mortificato, lo aveva giudicato senza nemmeno conoscerlo, e aveva appena fatto la più grande figuraccia della sua vita.
«Novak?» lo chiamò l’infermiere «Venga, tocca a lei». Il ragazzo, sorretto da Dean, lo raggiunse, e lo fecero accomodare su una sedia a rotelle, spingendolo verso uno dei box liberi e gli dissero di aspettare lì, in pochi minuti lo avrebbero portato in radiologia, anche se l’infermiere, dopo una rapida occhiata, gli disse di non preoccuparsi che non era nulla di grave.
«Vado a prendere un caffè» disse Dean, improvvisamente «Vuoi qualcosa?»
«Uhm, sì, magari una bibita fresca». Il biondo annuì ed uscì dal box, lasciandolo momentaneamente solo, e fu in quel preciso momento che Castiel iniziò a sentirsi un po’ a disagio e spaventato, leggermente in ansia. A lui non piacevano molto gli ospedali, ma fino a quel momento, con Dean accanto, e il loro punzecchiarsi continuo, non aveva fatto caso al luogo dov’era, mentre adesso che l'altro era uscito, aveva iniziato a sentire l’oppressione di quel luogo. Sarebbe uscito presto da lì, era solo una slogatura dopotutto, avrebbero potuto anche dargli direttamente dei farmaci e una fasciatura, e lasciarlo andare senza dover aspettare la radiografia. Si costrinse a stendersi solo perché altrimenti avrebbe sentito dolore alla caviglia, ma si sentiva davvero agitato, e voleva solamente uscire da lì.
I minuti che passarono dall’uscita dell’attore, al suo ritorno nel piccolo box sembrarono infiniti, poi lo vide porgergli uno scatolino con del succo di frutta: «Non sapevo quale bibita ti piacesse, ma credo che il succo sia l’ideale» disse sorridendogli «Tutto okay?» domandò notando il suo sguardo un po’ perso «Ti vedo un po’ pallido, stai bene?»
«Solo… uhm, non mi piacciono gli ospedali» disse velocemente «E… quando mi sono reso conto di dove fossi, sono andato nel panico. Di solito c’è Gabe con me» continuò velocemente, doveva calmarsi, forse bere qualcosa di fresco lo avrebbe aiutato. Dean annuì e si sedette sulla seggiola accanto al lettino e bevve il suo caffè, guardandolo di tanto in tanto. Castiel cercò di bere il succo di frutta, ma tremava in modo eloquente.
«Castiel?» lo chiamò preoccupato.
«Non è niente» disse, la sua voce tremava «Io, io scusa, sono patetico».
«No, è normale. Io ho paura di volare, devo canticchiare canzoni dei Metallica per calmarmi» disse, sedendosi accanto a lui «La tua canzone preferita?» chiese, il tono leggermente più dolce.
«Iris, Goo Goo Dolls»
«Forte, carina» annuì Dean «La cantiamo insieme, ti va?»
Castiel annuì, e cercò di riportare alla mente le parole della canzone, con scarsi risultati, così riprodusse solamente il motivetto della canzone, canticchiandolo sottovoce, mentre Dean cantava a bassa voce le parole, aveva una voce davvero molto bella, cantava in modo fantastico, e forse non era male come voleva dimostrare a tutti. Dopo pochi minuti, sentì l’ansia abbandonare il suo corpo e si rilassò, mentre Dean continuava a cantare la sua canzone preferita. Santo cielo che figuraccia aveva appena fatto, si era fatto vedere da un perfetto estraneo in piena crisi di panico, e si era fatto addirittura aiutare; e non solo. Aveva apprezzato il suo modo di cantare la sua canzone preferita, e no. Era assolutamente impossibile che sentisse il suo cuore battere all’impazzata. No.
«Va meglio?» domandò Dean, sorridendo.
«Sì, grazie, Dean» lo ringraziò con il sorriso sulle labbra «Sei stato fantastico».
«Fantastico è il mio secondo nome» scherzò ammiccando, e Castiel arrossì leggermente, ma fortunatamente il suo imbarazzo fu bloccato dall’ortopedico che entrò per portarlo nella sala radiografie. Tutto durò pochi minuti, ma furono abbastanza per far andare quasi di nuovo in panico Castiel. Odiava gli ospedali e non ne faceva un segreto con nessuno, forse avrebbe dovuto evitare di andare in panico davanti a uno sconosciuto, ma ormai il danno era fatto, no?
L’ortopedico gli disse che fortunatamente non aveva nessuna frattura, solo una leggera distorsione. Gli fasciò il piede, e gli prescrisse degli antidolorifici e una pomata da applicare sulla caviglia per alleviare il dolore, e gli suggerì di stare a riposo almeno per qualche giorno, per favorire la guarigione. Annuì alle raccomandazioni del medico e lo riaccompagnarono nel suo box, dove c’era Dean che non era andato via. Era rimasto lì ad aspettarlo, con un tenero sorriso sul volto, e l’espressione più gentile di quella precedente.
«Allora, come stai?» domandò.
«Devo stare a riposo un paio di giorni» spiegò «Ho una fasciatura al piede e dovrò chiamare mio fratello per farmi venire a prendere» disse irritato «Grazie per il supporto».
«Ti accompagno io, forza» si propose Dean, alzandosi e passandogli un braccio attorno ai fianchi «Non far preoccupare tuo fratello, chiamalo da casa e raccontagli come sono andate le cose».
«Lo fai ancora per i giornali?» domandò.
«Nah, lo faccio perché mi sei simpatico» disse sorridendo «E poi è colpa mia se sei in questa situazione, è compito mio aiutarti. Fama o non fama, sono una persona civile».
Il moro si lasciò andare in un sorriso e lasciò che Dean lo aiutasse a raccogliere le sue cose, e ad arrivare illeso alla sua auto nel parcheggio. Scrisse un rapido messaggio a Gabriel, per avvisarlo dell’accaduto, dicendogli di non preoccuparsi che lui stava bene e stava tornando a casa. Dean, sotto le sue indicazioni, lo portò a casa sua e lo scortò fino al suo letto, assicurandosi che stesse bene.
«Sei sano e salvo a casa» esclamò sorridendo «Visto? Sono un uomo di parola, io».
«Ti ringrazio, Dean» disse Castiel sorridendo a sua volta «Ti offrirei un tea, ma…» si indicò il piede fasciato «Sarà per un’altra volta» concluse.
«Questo è un invito?» chiese.
«Beh, forse».
«Sei l’unico che non cade ai miei piedi come una pera cotta, Castiel Novak, mi piaci» disse serio, guardandolo «Ti lascio il mio numero, quando ti senti meglio, chiamami» affermò ammiccando, e sorridendo. Scarabocchiò su un post-it giallo il suo numero e lo attaccò alla lampada del comodino del libraio. Stava per andare via, Castiel lo sapeva, ma voleva restare con lui altri cinque minuti, almeno fino a che non sarebbe stato certo che Gabe stesse per tornare a casa.
«So che sembrerà… strano» disse, guardandolo e arrossendo all’inverosimile, colorando di un rosso intenso le gote, conscio di non aver mai chiesto nulla del genere a qualcuno «Avrei tanto bisogno di un abbraccio, ora».
Dean sorrise, il suo sorriso era talmente bello da illuminare una stanza semibuia come quella in cui erano, ed annuì, muovendo lentamente il capo, allungando le braccia verso Castiel, e avvicinandolo al proprio petto. Castiel si sentì incredibilmente bene, e per diversi minuti, credette di essere finito in un altro mondo, estraniato da quello in cui era, perso nel calore delle braccia sicure di Dean. santo cielo, che mi sta succedendo? «Grazie» soffiò a bassa voce, quando l’altro si separò da lui.
«Sempre a disposizione per te» disse ammiccando «Adesso devo andare altrimenti mio fratello mi dà per disperso. A presto, occhi blu» lo salutò l’attore, sparendo dietro la porta. Solo quando sentì la porta del suo appartamento chiudersi, Castiel tirò un sospiro profondo. Cosa era successo esattamente quel pomeriggio? Era stato investito accidentalmente, era finito in ospedale con una caviglia slogata, aveva atteso ore che gli facessero una radiografia insieme a Dean Winchester, che non solo era colui che lo aveva investito, era anche colui che lo aveva soccorso e accompagnato all’ospedale e a casa, e inoltre era colui che lo aveva calmato mentre era in preda al panico in un ospedale. Chi era realmente Dean Winchester? Il ragazzo dolce in ospedale, o quello stronzo e maleducato che aveva conosciuto in libreria? Perché si sentiva confuso? Forse erano gli antidolorifici che gli avevano somministrato, o forse era confusione dovuta alle emozioni contrastanti che aveva provato? Ma poi perché gli aveva chiesto un abbraccio? Era stato davvero così sciocco da farlo? Si diede dell’idiota da solo, ma poteva sempre incolpare gli antidolorifici di quell’atteggiamento un po’ bisognoso. Sì, era ciò che avrebbe fatto, avrebbe dato tutta la colpa agli antidolorifici.
Poco dopo, la porta di casa si aprì con forza e: «Castiel James Novak!» tuonò Gabriel entrando «Che cazzo è successo? Perché non mi hai chiamato?» domandò raggiungendolo nella sua stanza «Ti sembra normale mandarmi un messaggio dicendomi, ehi Gabe, sono stato investito, ma tranquillo, tutto okay, sto bene e sto tornando a casa, con una fottuta faccina che sorride?» chiese tutto insieme, guardando male il fratello.
«Calmati, Gabe» cercò di farlo ragionare il minore «Sto bene, davvero, mi sono solo slogato la caviglia. Mi hanno fatto una radiografia, e non ho niente. Devo solo stare qualche giorno a riposo e tornerò come nuovo».
Gabriel sembrò tornare in sé «Spero che il figlio di puttana che ti ha investito, abbia avuto la decenza di chiamare l’ambulanza».
«In realtà, mi ha portato lui in ospedale, è rimasto con me fino a che non mi hanno dimesso e mi ha riaccompagnato a casa» spiegò Castiel «Il figlio di puttana, è Dean Winchester».
«Chi se ne fotte! Ha investito mio fratello!» esclamò, Castiel sorrise intenerito, suo fratello era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti, e lo stava dimostrando un’altra volta in quel momento. Così Castiel prese tempo per raccontare al fratello tutte le cose assurde che gli erano successe quel pomeriggio, da quando era stato investito e soccorso da Dean Winchester. Il maggiore ascoltò tutto il racconto assorto, senza farsi sfuggire nemmeno una virgola.
Alla fine, finalmente calmatosi, disse solamente: «Beh fratellino, sembra che tu abbia fatto colpo!» Castiel sbuffò, alzando lo sguardo al cielo, certo, fatto colpo, lui su qualcuno. Pft, Gabe guardi troppi film.

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Hola people!
I'm back again! Non è passato nemmeno un mese da quando ho finito di scrivere la scorsa mini long, ed eccomi qui con un'altra. Niente l'idea mi è nata guardando Notting Hill con mia mamma per la, uhm, millesima volta, credo? E' il nostro film preferito e lo riguardiamo spesso, anyway, è solo ispirata al film, non ne segue l'andamento, per niente. L'unica cosa è la dinamica libraio/attore, nient'altro. Volevo scrivere una One Shot e credevo di averlo fatto, perché ci ho messo tipo due settimana e scriverla. Di solito ci metto molto di più, e niente. Invece è venuta di 30.000 parole e 30 pagine. Sarà di 3/4 capitoli, non di più, but I'm here again per la vostra gioia. I capitoli non sono veri e propri capitoli, perché io avevo scritto tutto insieme, credendo fosse una OS, quindi ho cercato di dividerla in modo abbastanza sensato. Ci ho aggiunto un po' di Sabriel, perchè anche Sam merita il suo angelo. Quindi niente, vi farò compagnia per le prossime quattro settimane! Spero di ritrovare chi mi ha seguito fino ad ora, e che qualcuno si unisca in questa piccola barchetta. 
Ci si becca settimana prossima con un nuovo capitolo! Quanto mi mancava dirlo!
Stay tuned!

P.s Ovviamente il film Supernatural  è la trama della quinta stagione, e Stonehenge Apocalypse è realmente un film in cui c'è Misha Collins come protagonista, se qualcuno di voi non l'ha visto è piacevole se vi piacciono i film catastrofici LOL.
   
 
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