Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: threeisaperfectnumber    22/07/2018    1 recensioni
La prima volta che Taehyung vede Jeongguk, questo è seduto sullo sgabello del bancone di un bar di centro città.
Rimane folgorato dalla sua bellezza.
Due cose, però, lo colpiscono più di altre: la lacrima scura tatuata in alto del suo zigomo destro ed il suo sorriso dentale, spuntato dal nulla.
È il loro modo di cozzare insieme che lo affascina, facendoli apparire perfetti così mescolati. A mostrare l'impeto ribelle del ragazzo, ricoperto da un sottile velo di fragilità.
Taekook
Freelance photographer!Tae
Mysterious boy!JK
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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;D I S C L A I M E R;
La foto che lascio alla fine del capitolo (che è anche l'ispirazione principale di questa mezza OS di settecento ottanta parole e passa) non l'ho creata io, difatti non mi appartiene in nessun modo.
Quando l'ho trovata non vi era nessun credito di riconoscimento, dunque non saprei a chi indirizzare i meriti.
In ogni caso, tutti i diritti di quell'edit meravigliosa sono da riservare alla creatrice, chiunque essa sia.
Detto questo, spero vi piaccia questo mezzo aborto partorito alle tre e trenta di notte.
Buona lettura!

 

**





 

The secret behind his eyes
 

La prima volta che lo vidi fu in un bar del centro città. Mi trovavo lì di passaggio, dopo l'ennesimo scadente servizio fotografico richiestomi dalla solita vanitosa ragazzina di città.
Lui era lì da solo, come me del resto, e se ne stava seduto sull'ultimo sgabello alto del bancone, quello quasi vicino le casse. Davanti ai suoi occhi giaceva una birra scura e questa, effettivamente, sembrava essere l'unica cosa degna del suo sguardo. I suoi occhi, infatti, guizzavano dal calice ricolmo di liquido scuro fino al retro bancone, in continuazione. 
In ogni caso, il giovane era perso nel vuoto, come preso da qualcosa e, ciò che mi sorprese maggiormente, fu che mi accorsi di esserne talmente rapito da risultarmi quasi difficile distoglierne lo sguardo. 
Avrei potuto descriverlo, in verità non avrebbe equiparato la sua bellezza reale: i capelli color ossidiana, gli occhi scuri, piercing disseminati qua e là, pieno di tatuaggi astratti.
Tuttavia, due cose mi colpirono più di altre: la lacrima scura tatuata in alto del suo zigomo destro ed un sorriso mozzafiato, nato dal nulla, mentre ancora si ostinava a far scorrere i suoi occhi tra la superficie muffa del retro bancone ed il calice di vetro che aveva visto giorni migliori. Quello che mi affascinò di più, in realtà, fu il loro modo di cozzare insieme; eppure apparivano perfetti così mescolati, quasi a voler dimostrare quanto l'impeto ribelle di quel ragazzo fosse la sua seconda pelle e, dunque, bruciasse in lui. Ciò nonostante non senza pacatezza ed un velo sottile di fragilità.
Decisi, in quel momento forse, che dovevo averlo mio almeno per una notte.
Lo corteggiai per poco, davanti ai suoi eterni pozzi scuri, maliziosi e vispi, non potei fare altro che sentirmi nudo. Parlammo poco e niente, a stento farfugliammo i nostri nomi. Con voce angelica mi disse di chiamarsi Jeongguk, non accennò ad una professione, né ad un titolo di studi. Jeongguk, ventiquattro anni. Tutto quello che ottenni. In cambio gli risposi di chiamarmi Taehyung e che di anni ne avevo ventisei. A quel punto sbuffò un sorriso divertito, quasi derisorio "allora mi sa proprio che dovrò chiamarti hyung".
Fu facile riuscire nel mio intento e, mentre mi spingevo furiosamente in lui, mi sembrò per un attimo di essere riuscito a domare il leone più feroce della savana. 
A quei tempi lavoravo ancora come fotografo freelance ed ero in costante ricerca di ispirazione. 
Mi ricordo che, dopo aver fatto sesso ripetutamente e per ore, si alzò improvvisamente, leggiadro come una farfalla, si chinò sul pavimento, afferrò la mia maglia bianca e la indossò, con tanta naturalezza e nonchalance. E non indossò nient'altro. Nudo dalla vita in giù. Una visione.
Mi chiesi quali fossero le sue intenzioni, a quel punto, fino a che non si stese sul pavimento stesso, fissando i suoi occhi nei miei, facendomi intendere qualcosa. Sembrava in attesa di alcunché. 
Arrossì di colpo, quello sguardo mi penetrava dall'interno, mi faceva sentire vuoto, meschino; ed allo stesso tempo vivo e libero, più che mai.
Realizzai solo dopo pochi istanti quali fossero le sue reali intenzioni e, ancora rapito, afferrai la mia inseparabile macchina fotografica.
Catturai questo, dunque: un diavolo travestito da angelo, un anima nera vestita di bianco. E allora realizzai: come il suo sorriso dentale cozzava con la lacrima nera dipinta sul suo zigomo, la sua personalità cozzava con se stesso. In eterna lotta.
Avevo, difatti, di fronte a me l'enigma più straordinario che mi fosse mai capitato davanti occhi. E, in quegli interminabili secondi, stava espressamente chiedendo a me di scegliere se provare a risolvere l'arcana equazione del suo essere, o meno. Per un breve tempo mi sentì quasi elettrizzato da questa prospettiva. 
Ma, come sempre, gli enigmi non erano mai stati il mio forte. Né l'impavidità.
Difatti, scattata quella foto che giurai mi sarei tenuto per sempre, raccattai i miei pochi vestiti sparsi qua e là e li indossai, lasciandogli, però, tenere la mia maglietta; del resto non aveva accennato a ridarmela. 
Lui giaceva ancora per terra, in quei pozzi oscuri lo stesso scintillio di un angelo caduto. 
Mi scrutò al lungo e, forse non ci crederete, ma io i suoi occhi li sentì penetrarmi la schiena anche quando mi richiusi la porta alle spalle, senza salutare. Senza se e senza ma. Nessuna promessa e nessuna proposta. Nessun numero di telefono. 
Solo ad oggi mi rendo conto di essere stato uno stolto. Lo cerco, lo sto cercando da mesi ormai. Ma di lui non c'è traccia. Sembra spartito nel nulla. 
Mi rimane solo quella foto, che, diventata ormai un'ossessione, è stampata su tutte le pareti di casa mia.
E, forse mi prenderete per pazzo ma io, i suoi occhi, me li sento ancora addosso, la notte, nell'afa estiva del mese di agosto.

      

  
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