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Autore: nini superga    22/07/2018    1 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.VII.

 

 
         La notte porta ancora segno degli strascichi dell’inverno, me ne accorgo mentre attraversiamo le strade di Minas Tirith alla volta della Cittadella: il fiato si condensa in nuvolette biancastre, le mani sono fredde e continuo a rabbrividire come se avessi la febbre. Ma forse il freddo che percepisco è solo interiore, forse il terrore vissuto solo qualche ora prima non è del tutto passato.
Il bastone si incastra in una fessura del selciato, incespico malamente e sarei col naso per terra, se non fosse per Boromir che prontamente mi agguanta per un braccio.
<< Tutto bene? >> chiede, reggendomi anche se non corro più il rischio di cadere.
Annuisco appena, svincolandomi dalla sua presa e ricominciando a camminare senza intercettare il suo sguardo.
No, non va tutto bene, vorrei dirgli, ma tanto questo lo sai anche tu.
Che senso ha rimarcare un fatto tanto evidente?
Nella notte, i nostri passi e il ticchettare del bastone sono i soli rumori che si sentono.
 
         Il palazzo è presidiato da ronde di guardie armate che salutano Boromir battendo i tacchi e mettendosi sull’attenti, figure di ombra nella notte. Anche la Sala è presidiata da guardie, sull’attenti nelle campate in ombra, mentre Denethor siede sul suo trono, dritto come una spada sguainata.
Davanti a lui, qualcuno è rattrappito su una sedia.
Un tuffo al cuore mi fa accelerare il passo, distanziando Boromir. Senza prestare attenzione a Denethor, mi inginocchio davanti alla guardia che ha assistito a tutto: fissa il vuoto e ondeggia leggermente, il viso con evidenti tracce di lacrime, gli occhi sbarrati.
Una vampata di rabbia mi investe il viso, facendomi arrossire di sdegno.
<<  Cosa ci fa lui qui? >> 
Denethor mi guarda con aria indecifrabile, la bocca ridotta a una linea dura.
<< Quest’uomo è sconvolto, cosa pretendete che riesca a raccontarvi di stasera? >> sbotto, la voce alterata, per poi aggiungere un << Mio signore >> senza troppa convinzione.
<< Padre, questa guardia non ha visto niente. Ha solo sentito i suoi compagni chiedere aiuto. Noi piuttosto … >> Boromir avanza di un passo e inizia a raccontare.
 
    Mentre Boromir racconta, mi sembra che la temperatura della sala stia scendendo in picchiata.
Fa così freddo che non riesco più a trattenere i brividi.
La guardia è ancora con noi e ascolta il resoconto del suo Capitano, lanciando ogni tanto qualche gemito di terrore.
Le ultime parole di Boromir aleggiano nel silenzio più totale.
Denethor ha ascoltato suo figlio a capo chino, la mano ad ombreggiare la fronte. Quando lo rialza, vedo che la sua espressione si è fatta ancora più dura e acuta.
<< La lama di Sauron si è insinuata nel cuore di Gondor >> mormora, a mezza voce, per poi alzare gli occhi su di me.
<< Mia signora, sai dirmi altro riguardo questa magia? >>
Mi stringo nelle spalle.
<< No, tranne che non è mai stata descritta in nessuno degli annali da me studiati o custoditi ad Isengard. >>
<< Ma credete che possa ripetersi un simile episodio? >>
Un brivido mi squassa le ossa, chiudendomi la bocca dello stomaco.
<< Io credo di si. >>
La guardia geme forte, tappandosi le orecchie e rattrappendosi ancora di più su se stessa.
Gli lancio uno sguardo, preoccupata: vorrei solo che si ritirasse.
<< Da cosa lo deduci? >> Il Sovrintendente è lapidario.
<< Dal fatto che può colpirci quando vuole, per esempio, e che l’effetto di un attacco simile può essere catastrofico. >> Faccio un passo avanti, cercando di non farmi sentire dalla guardia alle mie spalle. << Questa maledizione si può trasferire da una persona all’altra con un morso. Non ho visto bene, non ho analizzato, ma credo che funzioni così. >> Mi faccio ancora più vicina, la voce ridotta a un sussurro. << Stavolta eravamo lì, casualmente il corpo era sotto sorveglianza, ma pensate bene: se questo evento dovesse ripetersi in una qualsiasi casa di Minas Tirith? O in uno dei villaggi qui attorno? Quanto tempo ci impiegherebbe questa piaga a dilagare? >>
Boromir annuisce, la bocca piegata in una smorfia amara.
Denethor rimane a lungo silenzioso, fissando il marmo del pavimento con insistenza.
Alla fine, fa un profondo respiro e si alza, avvicinandosi alla guardia.
Gli mette una mano sul capo, accarezzandogli la testa con dolcezza.
<< Va, figlio di Gondor. Hai adempiuto ai tuoi doveri. Parlerò ai tuoi superiori affinché ti vengano concessi giorni di riposo, perché sei logorato dalla paura e dalla fatica. >> A un cenno del Sovrintendente, due guardie escono dalla penombra e sostengono il giovanotto, tremante come una fiamma nel vento, mentre se ne va.
Denethor aspetta che sia uscito, prima di trarre un profondo respiro.
<< Quanti sanno cosa è accaduto alle Case di Guarigione, Boromir? >>
<< I guaritori, padre, forse qualche guardia. >>
<< Deve essere mantenuto il riserbo su questa faccenda >> ordina il Sovrintendente, sedendosi nuovamente, << Perché nessuno deve sapere delle congetture fatte qui, stasera, in merito agli eventi della giornata. >>
<< Congetture? >> chiedo, perplessa. << Questi sono fatti, mio signore, e i vostri cittadini vanno informati, per il loro bene! >>
<< Informarli scatenerebbe solo il panico >> mi liquida Denethor, con un cenno distratto della mano.
<< Affatto, potrebbe salvargli la vita! >> Insisto, aggrappandomi al bastone. << Se essi non sanno delle conseguenze di un attacco, come potranno prendere le dovute contromisure per difendersi? >>
Denethor mi osserva con attenzione, gli occhi penetranti come spilli che sondano l’anima. << Mi suggerite dunque di rendere pubblico il fatto che un uomo morto in circostanze misteriose sia tornato in vita nell’arco di qualche ora, abbia trasmesso una non so ben definita maledizione a due guardie, per poi attentare alla vita di mio figlio e della mia consigliera? Ma lo sentite questo discorso? Suona assurdo e strambo già in partenza. >>
<< Strambo o meno, padre, è la realtà >> ribadisce Boromir, << E vi assicuro che non avevano niente di strambo quegli esseri che hanno cercato di ucciderci. >>
Denethor annuisce, giungendo poi le mani. << Voglio sapere di più su questa maledizione. Chiederò consiglio anche a Morwiniel. Per ora, non voglio che la notizia venga resa nota. >>
Boromir trae un profondo respiro, come per calmarsi.
<< Padre, io non sono d’accordo. >>
<< Non importa che tu lo sia, Boromir. Quello che conta è che tu obbedisca ai miei ordini. >>
Padre e figlio si fissano per un lungo, interminabile momento, finché Boromir abbassa lo sguardo.
Imbarazzata, mi schiarisco la gola.
<< Farò del mio meglio per scoprire di più su questa maledizione. >>
Denethor annuisce, per poi congedarci.
Mi sto già voltando, quando Boromir fa una domanda all’apparenza indifferente.
<< Dov’è Morwiniel, padre? >>
Denethor stavolta si alza in piedi e fronteggia il figlio maggiore, che lo supera di circa una spanna. << Ha degli obblighi presso la sua gente, ed è dovuta tornare all’accampamento di Osgiliath per risolvere delle controversie. Improvvisamente, ti importa di lei? >>
<< Semplicemente, oggi la sua figura non ha ancora allietato la mia vista >> sibila il principe, ironico.
Denethor si fa ancora più sotto a Boromir, quasi sfiorandolo << So cosa stai insinuando e bada bene a cosa ti dico ora: non azzardarti a fare congetture simili sulla mia futura sposa. >> Facendo un passo di lato, Denethor si volta e se ne va nell’ombra, comunicandoci così che l’udienza è finita.
 
     E’ notte fonda quando, dopo ore passate a rigirarmi nel letto, mi decido ad uscire dalla mia camera.
Lo faccio silenziosamente, evitando di svegliare Odil che dorme come un sasso ai piedi del letto. La ragazza è stata tutto il pomeriggio e la sera in mia attesa, aspettandomi premurosamente nella mia camera. Peccato che, con il buio e i fatti della giornata, proprio non me la sia sentita di mandarla a casa da sola. E così, ora, questa fanciulla giace qui, russando leggermente. Il rumore del suo respiro dovrebbe calmarmi, invece non fa altro che tenermi sveglia- o è la folla di pensieri nella mia testa che fa troppo chiasso?
Un refolo d’aria attraversa il corridoio silenzioso, facendomi rabbrividire.
Senza sapere bene dove andare, dirigo i piedi nudi alla biblioteca e vi entro con un cigolio della porta che non riesco ad evitare. Nell’ambiente freddo e asciutto, faccio un cenno al camino e la fiamma divampa, allegra e bianca. Il calore mi scioglie in un attimo, e protendo le mani ad esso con un sospiro di sollievo. Un altro cenno e una delle sedie più vicine si fa avanti, silenziosa, lasciando che mi sieda e poggi le braccia sui braccioli scoloriti dal tempo. Un ultimo cenno, e compare tra le mie mani una tazza di the nero fumante. Lo sorseggio piano, per poi schioccare la lingua: adesso si, che posso iniziare a ragionare sui fatti della giornata.
Punto primo, elenco mentalmente:oggi ho visto per la prima volta un uomo morto. Punto secondo: oggi ho visto per la prima volta un uomo resuscitare...
Scuoto la testa, contrariata dal mio cuore che ha già accelerato i battiti: non posso ragionare così. Non posso perché la mia parte emotiva prende troppo il sopravvento, terrorizzandomi.
         Ripenso all’espressione di Boromir, pallida e sconvolta, e alla puzza di bruciato nella stanza. Ricordo quando hanno portato via i cadaveri, a come un cranio si è staccato dal corpo, cadendo a terra con un rumore legnoso… getto la tazza nel fuoco, provocando una fiammata più alta delle altre: maledizione a me!
Un verso soffocato mi fa girare di scatto, mentre la luce della fiamma si intensifica maggiormente: Boromir di Gondor ha una mano davanti agli occhi a proteggersi dalla luce improvvisa, proprio davanti a me.
<< Sono solo io! >> esclama, abbassando la mano ma tenendo comunque gli occhi socchiusi.
La fiamma si abbassa da sola, seguendo l’onda della mia sorpresa. << Voi… cosa ci fate qui? >>
<< Le mie stanze sono poco lontane. Ho sentito un cigolio e allora mi sono alzato. >>
<< Dormite sempre armato? >> chiedo, accennando alla spada che pende al suo fianco.
Lui mette una mano sull’elsa, sorridendo di sghembo. << Non sono nemmeno entrato nel letto, in verità. >>
Io annuisco, accennando ad un'altra sedia di avvicinarsi al fuoco. << Sedete con me, allora, e parliamo un po’. >>
Boromir si fa avanti, osservando la sedia come se la vedesse per la prima volta, per poi sedersi con la spada poggiata sulle ginocchia. La luce bianca toglie ogni ombra dal suo viso, levigandolo e facendolo apparire senza età.
<< Siete stata voi ad accendere il camino? >> mi chiede, facendomi distogliere lo sguardo dal suo viso.
<< Avevo freddo. >>
Lui annuisce, accarezzandosi la barba con aria pensierosa. << Io… >> inizia, senza ben sapere cosa dire, << Io vorrei ringraziarvi per oggi. >>
Faccio un cenno con la mano. << Dovere, mio signore. >>
<< Ma come avete fatto? >>
Mi stringo nelle spalle e sospiro. << Veramente … non lo so. >> Mi guardo le mani, pensierosa. << La magia scorre nelle mie vene, esattamente come il mio sangue. In questi anni, l’ho esercitata e addomesticata, ma vedo che nel panico mi è servita a poco. >>
<< Servita a poco? >> Boromir è stupefatto. << Se per voi è poco avermi salvato la vita dando fuoco a tre avversari, non vi rendete conto del dono straordinario che avete. >>
Annuisco in silenzio. << Forse è così. Forse devo solo fare più esperienza, per rendermi conto di quanto sono fortunata ad avere quello che ho. >>
<< L’esperienza si fa sul campo, mia signora >> commenta Boromir, << E, se può consolarvi, anche per me oggi è stata una nuova esperienza. >>
<< Vedere un morto risuscitare? >>
<< Farmi salvare da una donna. >>
Sorrido alla sua battuta, mentre Boromir ride di gusto.
<< Perché, di solito cosa fanno le vostre donne di Gondor? >>
Lui sospira, accarezzandosi il mento. << Cosa volete che facciano, mia signora? Resistono, come tutti noi, ma in maniera diversa: ci danno da mangiare, ci fanno trovare un focolare caldo e un letto pulito alla fine della giornata; fasciano le nostre ferite alle case di guarigione e ci spronano quando siamo afflitti. >>
<< Allora vi salvano molto spesso, direi, senza che voi ve ne accorgiate. >>
Boromir si trova ad annuire. << Si, direi di si. >>
Restiamo per un po’ in silenzio, fissando le fiamme, ma il silenzio non pesa, anzi: mi aiuta a pensare con lucidità.
<< Cosa ne pensate della decisione di vostro padre? >>
Boromir sbuffa, cambiando posizione sulla sedia. << Da una parte, a mente fredda, sono d’accordo con lui: dire a dei comuni cittadini che qualsiasi morto può tornare alla vita e trasmettere una maledizione con un morso può effettivamente scatenare il panico, ma dall’altra parte temo che il nostro silenzio possa aumentare l’aura di terrore attorno a questa storia. >>
<< Io credo che i cittadini andrebbero informati se non di tutto, quasi di tutto. Mi spiego meglio: ogni volta che accade qualche morte strana o impossibile, dovrebbero avvisare i soldati e portare il corpo alle case di guarigione, per tenerlo d’occhio. Ovviamente, non dovrebbero sapere nulla della maledizione… >> Mi guardo alle spalle, accennando alle scaffalature . << Spero vivamente di trovare qualcosa qui dentro, perché sennò dovrò fare ricorso ai miei superiori. >>
<< Superiori? >>
<< Olorin e Saruman, intendo >> spiego, << Hanno molti anni più di me e sicuramente maggiore esperienza in campo. Spero solo di essere all’altezza delle aspettative. >>
Boromir cerca di confortarmi con un sorriso. << Se può esservi di aiuto, dopo stasera,  io credo in voi e in tutto quello che fate o farete. >>
Gli faccio un cenno di ringraziamento, sorprendendomi del calore che mi dilaga nel petto al suo sguardo. << Grazie. Parole simili me le ha dette anche vostro fratello stamattina. >>
Boromir si dimostra sorpreso. << Avete parlato con Faramir? >>
<< Ci siamo incrociati qui, in biblioteca, prima che accadesse l’incidente. Sembra così lontana, stamattina… >> Sospiro, giocando con una ciocca di capelli. << Vostro fratello mi ha chiesto di aiutarvi. >>
<< In merito a cosa? >>
<< A Morwiniel. >>
Boromir si alza in piedi, insofferente, portandosi la spada dietro la testa con entrambe le mani. << Quella puttana sta avvelenando la mente di mio padre. >>
<< Da come vostro padre ha reagito prima, si direbbe che voi crediate che l’incidente di oggi sia colpa sua. >>
<< Faramir e io abbiamo diverse teorie sull’avvento di questi Kurai nelle nostre terre, e non una è positiva >> ammette il principe, dando le spalle al fuoco, << Inoltre, questa donna che si è insinuata nelle pieghe della nostra famiglia ha qualcosa di sospettoso che non convince nessuno, tranne nostro padre. Lui…ne sembra soggiogato. >>
<< E’ proprio questo che Faramir mi ha detto stamattina. Mi ha chiesto, nei limiti delle mie possibilità, di indagare e soprattutto di aiutare voi. >>
Boromir annuisce, poggiando la punta della spada a terra e reggendosi come se fosse un bastone. << Sapere di avere una strega al mio fianco è decisamente confortante. Sono contento che abbiate deciso di fermarvi. >>
<< Sono un’apprendista strega >> puntualizzo, << Non so quanto riuscirò ad esservi utile. >>
Mi avvicino al camino, lasciando che uno scialle di lana compaia sulle mie spalle.
<< In ogni caso, cercherò di fare del mio meglio per non deludervi. >>
Siamo molto vicini, ora.
Se fino a ieri eravamo dei perfetti sconosciuti, se per lui ero solo una ragazza che sapeva leggere e scrivere, ora sento che la situazione è cambiata.
<< Mi sembra di conoscervi da sempre >> mormora Boromir, fissandosi le mani.
Io fisso le fiamme, ascoltando il cuore accelerare i battiti. Spero che dica ancora qualcosa, dato che io non so proprio cosa rispondere.
<< Eppure, non ho mai conosciuto una donna come voi. >>
<< Perché non sono una donna come tutte le altre. >>
<< No, non lo siete. E mi dispiace di averlo anche solo pensato. >>
Faccio un sorriso timido. << Non fa niente… >> Mi schernisco.
All’improvviso, lui mi prende la mano e la stringe. << Fa qualcosa a me, invece. >>
I nostri occhi si incontrano e si incatenano, restando lunghi attimi fissi.
Poi, all’improvviso come è accaduto, Boromir mi lascia la mano e parla come se niente fosse.
<< Quindi, mia signora, cosa proponete di fare con la strega dei Kurai? >>
Mi schiarisco la gola, imbarazzata. << Tenerla d’occhio, osservare le sue mosse >> mormoro, << E vedere cosa accade nel suo campo base. >>
<< Nel suo campo? >>
<< Si. Vostro padre prima parlava di problemi che lei doveva risolvere: cerchiamo di capire di cosa si tratta. >>
Boromir annuisce. << E riguardo l’omicidio di oggi? >>
<< Teniamo la guardia alta. Se dovesse accadere qualcosa, propongo coprifuoco e la libera informazione ai cittadini di Minas Tirith. >>
Il principe annuisce ancora, fissando il fuoco in silenzio per lunghi attimi.
<< E sia. >>
Si rimette la spada al fianco e si stiracchia.
<< Ora che ho parlato con voi, mi sento decisamente meglio. E stanco. >>
Sorrido, sentendo a mia volta la tensione attenuarsi. L’odore di fumo del camino mi arriva alle narici, provocandomi ancora una smorfia di disgusto al ricordo della carne carbonizzata.
Boromir se ne accorge. << E’ stato il vostro primo morto oggi, vero? >>
Annuisco senza proferir parola.
<< Io ormai mi sono abituato all’odore della carne bruciata >> commenta, << perché bruciamo sempre i cadaveri dei nostri soldati dopo una battaglia. >>
Annuisco ancora, appoggiandomi alla mensola del caminetto.
<< Non avevo mai visto un cadavere e nemmeno assistito ad una cremazione >> ammetto, << Perché ad Isengard non è mai morto nessuno. >>
<< Aimè, mi signora, temo che questo sarà il primo di una lunga serie di sangue e morti. >>
<< Lo credo anch’io. >>
 
 
         Albeggia, finalmente.
Il fuoco nel camino biancheggia ancora, mentre io sono in piedi, rivolta agli scaffali.
<< A noi due, allora >> mormoro, facendo scendere dall’alto dei rotoli di pergamena.
Boromir è rientrato nelle sue stanze dopo aver a lungo condiviso con me il silenzio della biblioteca. Un calore strano mi si insinua nel petto quando penso alle parole di fiducia nei miei confronti.
Con un sorriso, mi siedo ad un tavolo e appoggio in ordine tutti i rotoli davanti a me.
Faccio per prenderne uno, quando qualcosa attira la mia attenzione.
C’è un incisione nel legno, che risalta chiara: è un piccolo Occhio, spalancato nel vuoto, che mi osserva. Ci passo sopra un dito, vedendo comparirmi nella mente la stessa visione della mattina, anche se stavolta c’è una nota nuova, un avvertimento: studiamo i tuoi movimenti, sembra dire, e ti teniamo d’occhio.
<< Basta >> ordino, troncando di netto la visione.
Ho ancora paura, sono ancora scossa, ma stavolta un sentimento nuovo mi trabocca dal cuore: la rabbia.
Con un leggero odore di fumo, passo il palmo della mano sul tavolo ed elimino fino all’ultimo segno di quell’avvertimento.
<< Stai attento tu, piuttosto >> mormoro in direzione del vuoto.
<< Stai attento tu. >>
 
 
Dulcis in Fundo
Squilli di trombe, rullo di tamburi!
Olè! Eccomi tornata ragazzi!
Manco da un po’ ma, credetemi, questo periodo è stato davvero molto molto mooooolto pieno e denso. Confido in una presa d’aria con l’arrivo delle ferie.
Il capitolo era pronto da mò, ma dovevo concluderlo meglio e l’ho tirata un po’ per le lunghe…spero ne sia valsa la pena (anche se questo dovreste dirmelo voi!)
Spero di scrivere ancora in tempi brevi!
Grazie a chiunque vorrà lasciare un segno!
Nini.

 

  
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