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Autore: emmelestrange    22/07/2018    2 recensioni
« Il Ninjustu dev'essere insegnato ad altre persone » concluse il maestro.
«Beh, carina l’idea di voler aprire una scuola di Ninja » commentò Mikey « certo, un po’ incoerente con il dogma dell’invisibilità, però potrebbe essere car… Ahia! Ma che c’è? »
« Scusa, la forza dell’abitudine » rispose Raffaello che aveva colpito nuovamente il fratello minore sulla testa.
«Michelangelo, fammi finire. Sono settimane che ci penso. Ho deciso che voi quattro insegnerete il Ninjutsu a quattro adolescenti ».
I fratelli si guardarono e scoppiarono a ridere.
« Con tutto il rispetto Sensei » disse Donatello « forse hai dimenticato la nostra piccola peculiarità…»
« E cioè? » chiese un disattento Mikey, facendo esasperare Raph.
« Siamo mutanti, Mikey! » sbottò il rosso.
«Ah, già... »
***
Dopo otto anni dalla morte di Shredder, il Clan del Piede è tornato a New York.
E se Shredder non fosse morto?
E se ci fosse qualcun altro a guidare il Clan dopo così tanto tempo in silenzio?
Splinter ha fatto la sua scelta: insegnare a quattro giovani ragazzi il segreto del ninjutsu.
E se i quattro adolescenti fossero da sempre legati alle sorti delle Tartarughe? Se la scelta del Sensei non fosse casuale?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VII



07:00.
Seth, probabilmente per la prima volta nella sua vita, spalancò gli occhi al sentire il suono della sveglia. Accompagnato da un’insolita velocità, scese dal letto per dirigersi in cucina. La stanza era fin troppo luminosa per gli occhi ancora pieni di sonno del giovane Turner.
« Buongiorno, tesoro » lo accolse una voce calda femminile, proveniente dalla sua destra: Sarah, la mamma, era intenta a preparare i pancakes. Donna alta e magra, portava i capelli ricci corvini  legati in uno chignon che facevano contrasto con la pelle bianca, quasi di porcellana.
« ‘Giorno » mugugnò il figlio mentre si accingeva al tavolo pronto per la colazione. Nel notare questo particolare, il moro abbozzò un sorriso: la madre, soprattutto dopo la “separazione” si era presa cura dei figli in maniera impeccabile.
« Seth, prima di sederti, andresti a svegliare tuo fratello? »
« Agli ordini » rispose il ragazzo facendo dietrofront.
La camera di Freddie, il fratello minore, era speculare a quella di Seth; quest’ultimo, senza nemmeno bussare,  entrò diretto al letto.
« Nano! » squillò il maggiore « alzati! »
Freddie sobbalzò dallo spavento suscitando le risate di Seth.
« Dai muoviti, se no non ti lascio nemmeno un pancake! » disse il primogenito tornando verso la cucina.
« Mi sembri di ottimo umore » constatò la madre appena Seth occupò il suo campo visivo.
« Sì, ho deciso di lasciare quel lavoro di merda ».
« Seth! » lo sgridò la madre, notando che anche Freddie stava entrando in cucina.
Il minore non era altro che la versione in miniatura di Seth.
« Scusa, ma’ » borbottò il maggiore prendendo posto al tavolo.
« Sono contenta che tu lo faccia » disse lei bonaria, sedendosi di fronte a lui.
« Anche io. Però darò una mano a un’amica in un negozio di antiquariato dopo la scuola ».
« Mi sembra un’ottima scelta, almeno non farai sempre così tardi e potrai concentrarti di più sullo studio ».
Il ragazzo mentre spostava il piatto per servirsi i pancakes, notò come un foglio fosse piegato con cura al di sotto della stoviglia. Strano,  pensò il ragazzo, non c’era prima. Lo prese e lo aprì, notando una scrittura elegante in blu.
« Cos’è? » chiese Freddie che sedeva accanto a lui.
« Ehm niente…è  uno dei bigliettini che ho scritto con i verbi in tedesco. Mi serve per memorizzarli meglio » improvvisò il maggiore.
« E lo lasci sotto il piatto? » indagò l’altro.
Fortunatamente Sarah rise, così da distogliere l’attenzione di Freddie dal “caso del biglietto”.
« Inizio a prepararmi, se no faccio tardi! » esclamò Seth alzandosi da tavola.
« Ma adesso ripassi pure in bagno? » chiese stupito il minore.
« Quando andrai al liceo, imparerai che ogni minuto è importante per lo studio » fece Seth allontanandosi.
Arrivato in bagno, chiuse la porta a chiave e aprì il biglietto.


Caro Seth,
sono davvero dispiaciuto per come ti ho trattato allo scorso allenamento. Raffaello mi ha parlato della tua situazione e mi dispiace di non aver “capito”. Ti prego di accettare le mie scuse, sperando di rivederti all’allenamento di oggi pomeriggio alle tre, al rifugio.
Ancora rammaricato,
L.



Questi ninja mi manderanno al manicomio  pensò Seth col cuore colmo di gioia.


 ***

Appena finita la lezione di francese, Key si precipitò fuori dall’aula. Le prime due ore del lunedì mattina erano di lingua straniera: lui studiava francese, Rea spagnolo,  Seth tedesco, mentre Nefti seguiva le lezioni di italiano.
Il capitano della squadra di football camminava a passo svelto nei corridoi, con gli occhi di tutte puntate su di lui.
Ma quella volta non ci fece caso, doveva incontrare Seth immediatamente.
Erano passati due giorni pieni, ossia quelli del fine settimana, da quando Seth se n’era andato dal rifugio. Aveva necessità di parlargli, doveva fargli capire quanto la sua presenza nel gruppo fosse importante.
Nonostante la corsa, al suo arrivo, la lezione di tedesco era già terminata.
Non ebbe nemmeno tempo di entrare nell'aula per controllare se ci fosse ancora qualcuno che il suo telefono vibrò.
Key con riluttanza prese il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni.
“Capo, ti aspetto in caffetteria” lesse mentalmente. Il messaggio era di Rea.
Kronos non sapeva se andare a cercare Seth oppure raggiungere l’amica: scelse la seconda opzione, considerando che Turner spesso saltava la scuola.
Arrivato in caffetteria notò come l’amica, seduta a un tavolo vicino la vetrata della sala, stesse parlando vivacemente con Nefti. Quando notò quest’ultima, Key prese istintivamente il telefono per specchiarsi.
Mio dio, pensò il ragazzo arrossendo, ma che razza di coglione sei diventato, Cooper?
Nonostante la distanza, Rea lo notò e scoppiò in una fragorosa risata, catturando l’attenzione di Nefti che si girò per salutarlo. Fortunatamente la Evans non aveva notato il teatrino ridicolo di Key.
« Buongiorno » disse lui, prendendo posto accanto a loro « avete visto Seth? »
« Io non l’ho visto » rispose educatamente Nefti.
« Che hai in mente? » chiese la mora chinando il capo.
« Voglio parlargli. Devo fargli capire che la sua presenza è importante. È vero, non abbiamo iniziato col piede giusto, ma abbiamo bisogno di conoscerci meglio. Deve tornare assolutamente!  Non siamo una vera squadra senza di lui… io… »
« Ma quanto sei dolce, Cooper » lo schernì Seth alle sue spalle, interrompendo il monologo « davvero,  se me lo chiedi con tutto questo pathos torno immediatamente ».
Alle risate di Rea si unirono quelle di Nefti, mentre il povero Key diventava bordeaux.
« Posso sedermi? » fece il moro.
« Certo » disse Nefti sorridendo.
« Ragazzi, voglio chiedervi scusa per come mi sono comportato sin dall’inizio: non ho intenzione di allontanarvi è solo che…»
« … Hai un po’ un carattere di merda » concluse Rea di fronte alle occhiatacce degli altri.
« Sei pessima » fece Key alzando verso il cielo i suoi grossi occhi azzurri.
« È vero » rise Seth. Dopo un lungo sospiro, decise di concretizzare il consiglio di Raph, ossia quello di aprirsi con gli altri.
 « Ha ragione Rea » continuò  «  lavoravo come cameriere per dare una mano a mia madre, però mi vergognavo. Non volevo dirlo a nessuno. Ieri Raffaello mi ha seguito e ne abbiamo parlato. Mi ha consigliato di dare una mano ad April al negozio, almeno avrò più flessibilità con gli allenamenti ».
« Quindi » fece Rea, guardandolo con i suoi occhi ambrati « ritorni? »
Seth annuì.
« Ma è una notizia bellissima! » esclamò Nefti.
« Quale notizia? » chiese una quinta voce.
La proprietaria non era altro che Jenna Harrison, il capo delle cheerleader, la quale era apparsa al lato del tavolo.
Per chi non lo sapesse, Jenna rispecchiava lo stereotipo per eccellenza della cheerleader stronza e cattiva, attratta esclusivamente dalla popolarità e quindi, dal nostro Kronos Cooper.
Alta, con un fisico statuario, i capelli biondi (tinti) erano legati in una treccia che le cadeva dietro le spalle, mentre gli occhi verdi erano piccoli e pieni di malizia.
« Jenna » la salutò con voce spenta Key.
Alle spalle di Jenna apparvero Sophie Williams e Daria Lewis, in un certo senso le scagnozze della Harrison: entrambe alte, la prima era di carnagione scura, con occhi più neri della pece, mentre la seconda era castana chiara, con i capelli lunghi lisci fino alla schiena.
« Di cosa state parlando? » insistette Jenna.
« Non sono affari tuoi » tagliò Nefti ricevendo uno sguardo di ringraziamento da Seth.
« Nessuno ti ha interpellato, Evans, sto parlando con Key! Perché non sei seduto con i tuoi compagni di squadra? »
« Sto con i miei amici, Jenna » chiarì Kronos fulminandola con lo sguardo.
« Sai, ultimamente girano delle strane voci sul tuo conto. Tipo quella di stamattina. Ragazze, cos’è che diceva? » chiese con tono rammaricato la bionda, girandosi verso le sue amiche.
« Che vuoi lasciare il tuo posto a James Mason… » rispose Sophie.
« … Perché ultimamente stai saltando troppo gli allenamenti in vista del campionato invernale » concluse Daria.
Il silenzio piombò prepotentemente.
« Non ho nessuna intenzione di lasciare il mio posto a Mason » chiarì Key « inoltre, se salto gli allenamenti non è affare vostro. Ora scusate, ma abbiamo lezione ».
Detto questo Cooper si alzò, seguito a ruota dagli altri. Mentre si accingevano verso l’uscio, Jenna si piazzo davanti a Nefti.
« Inutile che gli giri troppo intorno » le disse aspramente la Harrison « non guarderà mai una sfigata come te ».
Il cuore di Nefti si bloccò per un attimo, immobilizzata dalla frase e non sapendo come rispondere.
« Grazie Jenna per il tuo consiglio » tagliò sarcastica Rea, prendendo sotto braccio Nefti mentre si incamminava verso l'uscita « inutile e indesiderato proprio come te ».
Nefti, tornata alla realtà, si accigliò della frase di Rea: non pensava minimamente che la mora possedesse questo tipo di caratterino. Certo, lei aveva sempre la battuta pronta, ma non credeva che potesse essere così "tagliente".
« Non darci peso » continuò Rea « è solo una stronza. Sono quattro anni che sbava dietro a Key e lui non se l’è mai filata. Sei mille volte meglio tu ».
Nefti di fronte a quell’affermazione sorrise. Era davvero bello avere degli amici.



 
   
 
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