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Autore: _MartyK_    22/07/2018    2 recensioni
Jisoo è una fan accanita dei BTS fin dal loro debutto: la sua vita è interamente incentrata sugli Idol, in particolare su Jeon Jungkook. Li segue ovunque, si sorbisce lunghe file per i fansign, urla ai concerti e viaggia oltre i confini coreani pur di stare sempre a contatto con loro.
Il suo scopo? Farsi notare dal suo beniamino e rubargli il cuore.
Jungkook è oppresso dalla sua vita frenetica e stressante. Cinico, apatico e con buone dosi di egocentrismo e sarcasmo, riesce comunque ad apparire perfetto sotto i riflettori e a nascondere il suo vero carattere. Non sa, però, che la sua sasaeng preferita è disposta a tutto pur di scoprire ogni lato della sua personalità, persino... intrufolarsi nella sua stanza del dormitorio.
Dal capitolo 1:
[...]
Il misterioso ragazzo voltò il capo in direzione del rumore e si coprì subito portandosi la maglietta verso il petto, manco fosse una donna nuda colta in flagrante. Sussultò con un salto all'indietro.
- E tu chi sei?!- urlò assatanato. Dalla voce acuta e leggermente graffiata, Jisoo capì di aver fatto centro. Era la stanza del tenero Kookie.
- Per ora il mio nome non è importante, ti basta sapere che sono la tua futura jagiya-
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cupido era una forza della natura quando si coalizzava con Jungkook.
Certo, bastava solo beccare il giusto allineamento di pianeti stramboidi che permettesse l'avvento di un buon karma.
Ecco, l'allineamento non c'era mai stato.

Il povero signorino Jeon era un ragazzo davvero troppo impegnato per pensare a godersi la propria giovinezza, figuriamoci poi se si ha Bang Si Hyuk come capo supremo e protettore dell'incolumità per non dire verginità targata Bangtan!
Quel demone dalla pancia lardosa amava mettergli i bastoni tra le ruote praticamente per qualsiasi cosa si azzardasse a fare - era arrivato addirittura ad obbligarlo a fare un elenco di tutte le faccende da svolgere durante le giornate. E con tutte intendiamo proprio tutte.
Così si venne finalmente a sapere della sua pseudo-relazione con Jisoo, inutile precisare che eomma Jin si fece scappare dettagli che avrebbero dovuto sostare solo nella sua mente bacata e perversa - come la storia della serata in discoteca o gli insospettabili rumori provenienti dallo sgabuzzino delle scope in camerino.

Bang rimase comunque impassibile di fronte a certi discorsi e anzi, calcò la mano sul fatto che fosse un assiduo sostenitore della cosiddetta KookieSoo.
Diciamo che trovava tenero come un maknae tanto timido e sprizza-coccole quale era Jungkook avesse avuto il coraggio di dar spazio al suo cuore, almeno per una volta. Sì insomma, sommando gli anni di fama a quelli di training si poteva dire che lo conosceva come se fosse suo figlio ed era inevitabile provare affetto nei suoi confronti.
Unica raccomandazione: occhi vigili e orecchie bene aperte, i paparazzi mangiatori di anime VIP erano sempre in agguato.

Raccomandazione che, tra l'altro, il caro PD-nim gli ripeteva a manetta dalla mattina alla sera e ogniqualvolta li vedeva circolare insieme in giro per l'agenzia.

- Jeon, ricordati ciò che ti ho detto- proferiva con tono vagamente minaccioso lui, al telefono. E Jungkook roteava gli occhi al cielo con fare teatrale e annuiva affranto.

- Lo so, lo so. Devo fare attenzione o la mia reputazione andrà a puttane-

A quel punto interveniva Jin con le sue generose manate alla nuca, accompagnate dai calci in culo di papà Namjoon. Beh, erano pur sempre i suoi genitori di riserva.

- Modera il linguaggio, ragazzino!- lo sgridava tutto autoritario il più grande.

- Scusa papino... volevo dire, egregia vossignoria Hitman Bang, che la mia reputazione potrebbe essere privata della sua immacolata bellezza qualora non ascoltassi i vostri umili consigli- Jeon parlò in modalità Jane Austen per volere divino, tanto da entusiasmare e al contempo stupire mammina Jin, il quale (o la quale?) rimediò al violento attacco precedente con una carezza ai capelli.

Seguirono bacini volanti e saluti stomachevoli, poi per il resto i ragazzi ricominciarono con la sessione quotidiana di ballo e sudore: chi si passava l'asciugamano addosso in modo stanco, chi sospirava pesantemente, chi implorava Dio, il Buddha e tutte le divinità pagane affinchè la tortura finisse al più presto.
Il maknae si offrì di far partire la musica dal computer, nel mentre Jimin era impegnato ad armeggiare con i fili da collegare alle casse e Taehyung si preoccupava che il volume non fosse alto abbastanza da sentire le canzoni rimbombare sulle pareti della sala.

Non ebbe nemmeno il tempo di accendere il PC che una strana schermata coprì lo sfondo del desktop.
Una richiesta dalla videochat di Skype.

Scrollò le spalle e cliccò per accettare. Immediatamente si ritrovò a due centimetri dalla faccia obesa del produttore.
Lo stesso che gli aveva rotto le scatole fino a qualche minuto prima, già.

- PD-nim! Che-che cosa vi serve?- balbettò le prime parole che il suo telencefalo riuscì a formulare.
Il suddetto criceto umano se la rise sornione e si allontanò dall'obiettivo della webcam, volteggiando felice sulla poltrona girevole.

- Pay attention Jungkook-ah, pay attention- gli ricordò l'ennesima volta, e lo disse in inglese giusto per esibire la sua pronuncia orrendamente scorretta e coreanizzata.

Il giovane tirò un sorriso forzato e alzò la mano in segno di saluto, per poi chiudere di scatto il computer.
Il conseguente rumore attirò il gruppetto scalmanato di cui faceva parte.

- Che succede col computer?- Jimin e la sua incontenibile curiosità fecero capolino nelle sue orecchie.

- Perchè l'hai chiuso?- a seguire Yoongi e la sua apparente disinvoltura.

- E' rotto?- Hoseok e le tragiche supposizioni.

- Namjoon, lo vedi che è colpa tua?! Io te lo dicevo che non avresti dovuto scaricare 50 Shades e porno vari- e poi c'era Taehyung che si lasciava scappare tutto con la sua innocenza da creaturina di cinque anni rinchiusa nel corpo di un gagliardo ventunenne.
Gli occhi si incollarono sul piccolo alieno, che arrossì e ridacchiò imbarazzato.

Leader Namjoon, che non era il carnefice per la prima volta in vita sua, dovette sorbirsi le occhiate assassine di Jin.

- Io e te dobbiamo parlare- quella frase, si disse, non prometteva nulla di buono.

La scenetta melodrammatica venne sapientemente gettata in discarica da Hoseok, che cambiò subito argomento con un colpo di tosse e si rivolse a Jungkook - nel frattempo terrorizzato da cotanta schiettezza.

- Quindi chi era al computer?-

- Sempre scassaballe Bang-

Un inaspettato Min Yoongi riportò la quiete fra le sette meraviglie del mondo e ribadì di riprendere a ballare sul serio, senza inutili interruzioni.
Namjoon affiancò Jungkook e gironzolò nella loro playlist, indeciso su quale coreografia eseguire tra quelle proposte.

Si riaprì la medesima schermata Skype e i due furono costretti ad ammirare nuovamente la faccia da uovo del loro creatore ammucchia soldi.

- Hai davvero scaricato dei porno?- chiese esterrefatto, Jeon si tappò le orecchie per evitare di sentire certi termini.

- Ma io...- Namjoon provò invano a giustificarsi, l'immagine idiota del desktop tornò a palesarsi davanti ai suoi occhi.
Si voltò verso il più piccolo e sfoggiò una delle sue inespressive pokerface.

- Come ha fatto a sentire tutto il bordello?-

- Forse ho dimenticato di spegnere la webcam- il castano si grattò la nuca, imbarazzato.

- Mianhae hyung!- aggiunse triste.

- Tranquillo-

Il musone funebre di Jin faceva intendere di tutto fuorchè di stare tranquilli.
Era sempre colpa di Kim Namjoon, dopotutto.
































* * *





































Nonostante le continue rotture di scatole da parte dei manager, di Bang e dei membri dello staff, le raccomandazioni entrarono in un orecchio di Jeon e uscirono dall'altro con totale nonchalance. Evidentemente c'era un motivo per cui tutti lo assillavano fino allo sfinimento.





Ebbene, durante una favolosa serata da trascorrere blindati ad una festa organizzata da Hyuna, i Big Bang ed altri artisti sotto i piedi della YG Entertainment, Jeon Jungkook decise di mettere in atto la bravata del secolo: evacuare dal furgone assieme alla sua dolce metà.
Difatti, una volta giunti a destinazione, Jisoo non riuscì manco a vantarsi di aver poggiato i tacchi sul red carpet che il paladino delle stronzate del suo ragazzo la strattonò tenendo ben salda la presa sul suo polso e fuggì via dal covo di ritrovo di ricchi sfondati ad una velocità tale che il piccoletto Flash de Gli Incredibili poteva solo guardare e venerare.

- Jungkook i fotografi!- esclamò impaurita Jisoo, lanciando un'occhiata terrorizzata alle schiere di sette sataniche appostate proprio ai lati del tappeto.

Il castano non se ne curò, si limitò a tenere la testa bassa e a correre come un forsennato per le strade del ricco quartiere di Gangnam in cui era capitato.
Jisoo provò a divincolarsi in qualsiasi modo possibile e immaginabile, tentò persino di mordergli la mano ma niente. E menomale che poi era lei la spericolata!

- Oddio ci hanno visti! Avranno scattato un'infinità di foto!- si lamentò sull'orlo di una crisi di pianto nervoso.

- Non ci hanno visti, fidati. Li conosco- biascicò il compagno tra un sospiro affannato e l'altro.

Corsero a perdifiato sotto un cielo coreano stellato, lo sfondo pieno zeppo di grattacieli rendeva l'atmosfera quasi futuristica mentre le mani intrecciate dei due giovani le dava il giusto tocco romantico.
Fortuna che si erano allontanati abbastanza da non avere auto alle calcagna.

Si fermarono in un vicolo, dietro un market aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Il ventordicesimo di tutto il tragitto.
Jisoo si portò una mano al petto, non si meravigliò del suo cuore galoppante. Poi puntò lo sguardo sui piedi e storse il naso nel notare di avere i tacchi consumati.
Merito delle innumerevoli occasioni in cui avrebbe potuto inciampare nelle buche stradali o sugli stessi gradini dei marciapiedi.
Qualcuno da lassù le aveva salvaguardato le caviglie.

- Perchè l'hai fatto?-

Domanda retorica, Jeon se l'aspettava eccome.
Sfornò un sorriso di sbieco e si preoccupò di riporle alcune ciocche ribelli dietro l'orecchio. Osservò il suo viso perplesso per qualche secondo e poi le accarezzò una guancia, mantenendo l'espressione da ebete che si ritrovava in faccia.

- Non abbiamo mai tempo per noi e allora ho pensato di svignarcela- ammise.

- Ma era una festa importante! Dev'essere un onore per te stare insieme a Psy, Taeyang e compagnia bella- protestò lei, non capendo cosa prendesse tutt'a un tratto al castano.
Egli dal suo canto ridacchiò, forse con ironia.

- Sai che me ne faccio dell'onore di gente come loro... è sempre la solita storia. Voglio un po' di normalità e poi lo sai che odio le feste-

- Finchè sei un Idol non l'avrai mai-

- Sì che ce l'ho- affermò sicuro lui. Jisoo sbattè le palpebre un paio di volte.

- Prego?-

- Ho te. Io ce l'ho la normalità, voglio soltanto viverla-

Eh? Che aveva detto esattamente? Ah, Jeon che cerca di attaccare bottone senza battute squallide.
Forse stava crescendo, non era più l'infante quindicenne che dava retta a Namjoon e ad Hoseok.

Peccato per Jisoo però, perchè era quasi in procinto di replicare con una delle sue frecciatine sarcastiche.
Jungkook, stai bene o devo chiamare il pronto soccorso? e Bel romanticismo del cavolo! Non vuoi andare ad una festa e mi porti in giro alle undici di sera si contendevano il podio nella lista.

Ovviamente non disse nulla del genere, serrò le labbra sperando di reprimere un sorriso vittorioso e successivamente lasciò che il compagno vi si avventasse come un micio che fa le fusa al padrone. E Jeon era parecchio bisognoso di coccole.

Riuscirono a riprendere le distanze tra un bacio e l'altro e proseguirono nella passeggiata errante, alla ricerca di un cinema decente. L'obbiettivo venne raggiunto grazie all'aiuto del GPS, che li condusse in sala a vedere Emma Watson alle prese con La bella e la bestia.
Si infilarono fra le sedie della galleria con non poca difficoltà, dato che la visuale era striminzita a causa della luce fioca e di tutte le porcherie spacciate per cibo del bar del secondo piano. Tra 'permesso', 'scusate' e 'non l'ho fatto apposta', Jisoo riuscì a cavarsela prendendo posto verso l'estremità, Jungkook intanto si era munito di mascherina mangia-faccia (a proposito di prudenza).

La crescente gelosia di Jisoo nei confronti della protagonista del film - era pur sempre l'attrice occidentale preferita di Jeon - venne sedata sul nascere dallo stesso pestifero maknae, il quale se ne fregò altamente del film e decise di trascorrere due ore con il viso attaccato a quello della compagna.
Ecco spiegato il motivo della scelta degli ultimi posti.

I baci ricchi di desiderio latente, le apprensioni scaturite dalla reciproca passione assopita e i sospiri strozzati dalla vergogna vennero interrotti dalla fine della prima parte del film: le luci del soffitto si riaccesero e il mega schermo si spense. La ragazza, stordita per le troppe emozioni, si alzò di scatto dalla poltroncina e si sistemò meglio il cappotto rosso, schiarendosi la voce.

- Vado un attimo in bagno- annunciò vaga. Jeon le lanciò un'occhiata fugace e annuì, la castana sgattaiolò via da lì e si fiondò in fretta e furia verso i lavandini.
Aveva un disperato bisogno di sciacquarsi la faccia o l'avrebbe volentieri stuprato di fronte a tutti.

Ad aumentare l'ansia s'intromise il cellulare, quel they call me baepsae improvviso le fece perdere ulteriori battiti. Rispose incurante di chi fosse il rompiscatole.

- Pronto?-

- Jisoo-yah! Come sta andando la festa?- urlicchiò una Sharon eccitatissima.

- Portaci l'autografo di T.O.P!- aggiunse Rosalinda. Jisoo sorrise e scosse la testa.

- Non sono alla festa-

- Come no? E allora i sette angioletti?-

La ragazza si morse il labbro inferiore, indecisa se confidare una cosa così intima o meno.

- Io e Jungkook non siamo lì-

Un boato malizioso si elevò in un batter d'occhio, Jisoo sospirò per quanto pervertite fossero le sue due compagne di sventure.

- Uuh siete a fare picci pucci eh!- ridacchiò sguaiatamente Sharon.

- Che cosa?!-

- Sì dai insomma, abbiamo telefonato al momento sbagliato vero?-

- In realtà siamo al cinema-

Jisoo fece per dire altro ma venne bloccata.

- E scommetto che non state guardando il film- Rosalinda ricominciò a ridere come se ne sapesse una più del diavolo, Sharon al seguito.

- Jisoo-yah, se è fuggito da una festa e ti porta al cinema significa solo una cosa- disse quest'ultima.

- Vuole stare da solo con te!- parlò l'altra. La castana rimase impalata al suo posto col cellulare a mezz'aria.

- Come se non l'avessi capito- borbottò.
Non apprezzava affatto quando cominciavano a trattarla da poppante solo perchè non aveva mai avuto un fidanzato.

- Jisoo, vuole stare in intimità con te- fece Rosalinda.

- Okay, mi pare normale- Jisoo non riusciva a cogliere il duplice senso di quelle frasi buttate a caso.

- Oh insomma, possibile che non ci arrivi? Vuole farlo con te!- mai Park Jisoo potè immaginare che a pronunciare una simile frase schietta e dolorosamente sincera fosse Sharon.

- M-ma che dici!- balbettò e si portò automaticamente le mani alle guance: erano andate a fuoco.

- Tranquilla tesoro, per fortuna hai delle amiche preparate anche a questo-

- Ricorda, quando tornate a casa corri in bagno e cambia biancheria- suggerì Rosalinda.

- Indossa il pizzo nero, quello sexy intendo- s'intromise Sharon.

- Ho capito- sospirò Jisoo.

- Lo stesso della sbornia della discoteca-

- Ho detto che ho capito!- sbottò indignata l'altra. Le due ridacchiarono malefiche.

- Scusaci è che quella serata è indimenticabile, dovranno inserirla nei libri di storia- commentò Sharon.

- E poi lava i denti e improfumati!-

- Esatto, il profumo è molto importante. Come quando gli animali cercano di accoppiarsi annusandosi l'un l'altro-

Jisoo fece una smorfia contrariata, da quale dubbiosa parte del corpo di Rosalinda uscivano quelle frasi sconnesse?

- Lasciala perdere, ha guardato per troppo tempo Discovery channel-

- Va bene ragazze, ho capito sul serio. L'intimo, i denti e il profumo, è tutto okay non preoccupatevi- la giovane cercò di chiudere la chiamata.

- Sii sensuale e sicura di te-

- Fallo impazzire!-

- Torturalo e basta-

- Fatti desiderare-

- Addio pazzoidi!- trascinò l'indice sulla cornetta rossa e spense il cellulare, tirando un sospiro di sollievo e facendosi un discorso mentale sull'autocontrollo e sulla normalità dei fatti.

Stavano insieme da quasi due mesi, è normale che prima o poi un ragazzo abbia delle precise esigenze.
Uscì dal bagno non proprio convinta del sermone interiore che la sua mente aveva deciso di preparare e si sedette accanto a Jungkook filando dritta alla sua postazione. Guardarlo in faccia così da contemplare il suo eterno sorriso da bamboccio? Neanche per idea.

- Stai bene? Sembri sconvolta- il castano posò con spontaneità una mano sulla sua e l'accarezzò com'era solito fare, Jisoo la ritirò all'istante.

- Benissimo. Non sono sconvolta nè preoccupata- rispose in stile robotico.

Jeon continuò ad osservarla con gli occhi assottigliati, poi si rilassò sullo schienale e prestò attenzione al film.
Di tanto in tanto la guardava di sottecchi e no, Jisoo non stava affatto bene.
C'era qualcosa che non andava e bramava di sapere cosa.




















































* * *









































































Per tutto il tragitto cinema-casa BigHit Park Jisoo non osò proferire parola, Jungkook arrivò a chiedersi se almeno respirasse.
Si avviarono verso l'uscita della sala mano nella mano e, forse, non era nemmeno corretto dire ciò, dal momento che appena l'Idol si azzardò ad intrecciare le loro dita quella ritirò bruscamente la sua mano.
In compenso si guadagnò un'occhiata interrogativa, poi per rimediare accettò il timido contatto e stette a testa bassa fin quando non giunsero alla fermata dei taxi.

Ne presero parecchi, Gangnam era un quartiere a nord di Seoul, il centro città distava parecchio. Se poi si vuole considerare la fila infinita e labirintica di auto così lente che sembravano fosse incollate sul suolo stradale con l'attack e il fatto che fossero l'una e mezza di notte - e di solito nella capitale fare ritorno a quell'ora significa essere sfigati. Andiamo, il sabato sera è sacro! Chiunque se ne stava rinchiuso nei locali a ballare, a ridere, a piangere (anche contemporaneamente) e a bere fino a giacere inerme sul bancone dei drink - beh, possiamo dire che la trasferta durò pure troppo.

L'ignaro Jeon provò a tirar fuori argomenti di ogni genere pur di sollevare il morale di Jisoo, cercò persino di starle lontano, magari era nel suo periodo.
La compagna d'altro canto non collaborava, quindi decise di mettersi l'anima in pace e abbandonare la lacunosa conversazione con un sospiro e lo sguardo puntato sul paesaggio anonimo e a tratti malinconico di una Seoul che cambiava di anno in anno.








La situazione degenerò non appena si fiondarono nell'ascensore dell'agenzia. Jisoo si rannicchiò in un angolino come al suo solito e sul viso di Jeon comparve un sorrisetto diagonale nell'esatto istante in cui si serrarono le porte automatiche.
Non riuscirono nemmeno a salire di un piano, il giovane pigiò il pulsante di stop e bloccò l'ascensore a metà strada fra il piano terra e quello superiore.

Si avvicinò con sospetto a Jisoo e mandò a far benedire ogni impossibile via d'uscita con due braccia ben piantate ai lati della sua testolina bacata.

- Vuoi dirmi che hai? E' da tutta la serata che fai la strana- mormorò inclinando il capo e avvicinandosi alle sue labbra.

Jisoo sgranò gli occhi e deglutì, la gola divenne secca senza che se ne accorgesse.
Avrebbe voluto punzecchiarlo con una delle sue battute affatto divertenti, Jeon la precedette leggendole il pensiero.

- Oddio, so che sei strana di tuo- ridacchiò, nel farlo abbassò di poco la testa e la frangetta sfiorò la fronte della ragazza.

- Ma questa sera lo sei ancora di più. Il silenzio non mi convince, ti prego parlamene- aggrottò le sopracciglia e le inviò uno sguardo così adorabile e carico di potenziale aegyo che per Jisoo fu quasi inconcepibile resistergli.

- Parlarti di cosa?- miracolosamente riuscì ad emettere dei suoni attraverso le corde vocali.

- Di te, di quello che provi. Se ho sbagliato, se non ti sta bene la nostra vita, se vuoi mollarmi- la castana fece per interromperlo ma Jeon poggiò l'indice sulle sue labbra, poi continuò.

- So che non è tutto rose e fiori e mai lo sarà dato che non ho vita privata, certe cose le immagino anch'io. Non hai idea di quanti progetti ho in mente per il mio futuro, il nostro futuro, ma è così lontano dalla realtà che davvero non capisco quand'è che potrò realizzarlo. Se non vuoi andare avanti sei libera di farlo e sappi che hai la mia comprensio...- il monologo filosofico che manco William Shakespeare venne cestinato da Jisoo, la quale gli prese il volto e lo baciò con tutto l'amore che nutriva per lui.

Fu uno scontro di labbra non molto passionale, più che altro agognato e conciliatore.
Era incredibile come un misero cercarsi, stringersi e accarezzarsi potesse sigillare tutto ciò che non riuscivano a dirsi a parole; risanare tutto ciò che di incompleto e doloroso vi era nel loro rapporto.

Ora Jisoo ne era davvero convinta, al diavolo le preoccupazioni, era sempre il suo Kookie.
Voleva viverlo. Viverlo fino a che Dio o chi per Lui le avesse permesso di farlo.
E poi glielo aveva detto lui stesso, no? Illudersi di conoscere a fondo la normalità anche se in realtà se ne ha solo un piccolo assaggio una volta ogni mille anni.





L'ascensore ripartì e li condusse fino al quarto piano, il ragazzo sgattaiolò via dalla cabina minuscola con appresso la compagna e insieme si chiusero a chiave nella loro camera.
Jeon le strinse i fianchi e fece maggiore pressione sulle sue labbra, segno che era impaziente di rendere l'atmosfera più focosa.
Jisoo lo accontentò e dischiuse le labbra, le loro lingue si unirono in una danza impacciata, a dimostrazione della loro inesperienza in campo amoroso.

Il giovane levò il cappotto dalle spalle dell'amante e lo gettò a terra, nel mentre l'altra era impegnata a fare lo stesso con la giacca del castano.

Si trascinarono fino ai piedi del materasso senza mai prendere le distanze, anzi, semmai le diminuirono. Jungkook si sedette e accolse in braccio Jisoo, per poi regalarle una scia di umidi baci dall'orecchio fino alla base del collo, vicino alla clavicola.
Passò e ripassò le labbra e i denti su un lembo di pelle preciso con l'intento di marchiarlo con dolcezza, senza foga.
Avevano ancora tutta la notte per ferirsi e professarsi un amore dal sapore incerto, indistinguibile.

Jisoo invertì le posizioni e permise all'altro di sovrastarla, dopotutto adorava ammirare dall'alto il suo incontrastato essere divino.

Si sdraiarono fino ad occupare completamente il letto, intanto il pavimento si stava trasformando lentamente in un parquet fatto di vestiti mischiati dal caso.
Il castano perseguì la sua strada baciandola poco più in basso del petto, gli venne da ridere quando si accorse di avere la cravatta disfatta e la camicia semisbottonata. Anche lui cercò di ricambiare il favore tirando giù la zip del vestito di Jisoo, ma fu proprio la ragazza a fermarlo, essendosi ricordata delle parole delle sue amiche.

- Aspetta! Devo... fare una cosa. In bagno- farfugliò con voce rotta dalle emozioni. Jungkook le rispose, seppur col fiatone.

- Non voglio più aspettare- scosse la testa e riprese a far scivolare la cerniera del vestito lungo la spina dorsale di lei, per poi liberarla da quell'indumento ingombrante.

Sorrise sincero quando la vide distesa vicino a lui, con l'intimo a dir poco infantile, la leggera pancetta e le cosce generose.
Non potè fare a meno di pensare che, diamine, era la donna perfetta per lui, la sua donna.

- Ti imbarazzavi per questo?- sussurrò al suo orecchio, lasciandovi un morso al lobo. Jisoo socchiuse gli occhi e annuì.

- Non è il massimo presentarsi con il reggiseno a pois-

- Allora non è nemmeno il massimo presentarsi con i boxer della Calvin Klein quando sappiamo entrambi che ho una pila di mutande coi teschi-

Jungkook affondò una mano nei suoi capelli, lisciandoli e districandoli ciocca a ciocca.
Si guardarono intensamente negli occhi, il moro deglutì più volte, come a chiederle implicitamente se fosse giusto ciò che stava combinando o se stava mandando tutto a rotoli. Ma era un tacito accordo, Jisoo si sporse in avanti e gli baciò il naso, a seguire anche la bocca.

- Voglio fare l'amore con te- confessò e in quell'esatto istante un deja vù colpì in pieno la sua mente, rimandandola proprio al giorno della sua prima sbornia.

Le immagini in disordine e quasi prive di senso attraversarono i suoi occhi come fossero flash fotografici: la luce debole dell'abatjour, l'intimo in pizzo, lo sguardo esterrefatto del suo amante - lo stesso che in quel momento sembrava così carico di desiderio e passione.
Si morse a sangue il labbro inferiore e rivolse un'occhiata di intesa al compagno, il quale capì che quella frase le aveva scaturito qualcosa.

Non le raccontò mai quell'aneddoto, un po' per imbarazzo, un po' perchè non sapeva come l'avrebbe presa. Era sicuro che prima o poi l'avrebbe scoperto da sola, e così fu.

Fecero l'amore, sì, rimasero vigili soltanto nella loro furia amorosa; si baciarono, si toccarono, si strinsero e conficcarono le unghie l'uno nella carne dell'altro fino a lasciare segni indelebili sulla pelle, cicatrici da non dimenticare ma - al contrario - da ricordare con allegria e con un pizzico di malizia.
Fecero l'amore fino a ridursi in stracci intrisi di sudore, bagnati fradici dalla testa ai piedi; fecero l'amore fino ad avere i muscoli indolenziti che per Jungkook le sessioni giornaliere in sala da ballo potevano solo essere accantonate; fecero l'amore fino ad avere le labbra consumate dal desiderio insaziabile, screpolate e tagliuzzate dai morsi che si regalavano di tanto in tanto; fecero l'amore fino a ritrovarsi distesi inermi con i cuori che battevano veloci ma in sincronia e con qualche livido di troppo.

Fecero l'amore senza dormire o sognare, aspettando l'alba di un giorno nuovo.





























































* * *















































































Come previsto, i due amanti trascorsero la più bella delle loro notti insonni. Serrarono le palpebre solo verso le prime ore del mattino, quando il sole stava quasi per sorgere.
Jisoo si abbandonò fra le braccia di Jungkook e sospirò serena con la testa poggiata sul suo petto, egli passò una mano sulla sua tempia e l'accarezzò con calma.
Poi le carezze si fecero sempre più rare, fino a scomparire.
Si era addormentato.

Tuttavia il sonno non durò molto, i raggi penetravano le persiane anche se queste erano tirate giù e la luce del giorno si rifletteva sul viso stanco di Jisoo, la quale fu costretta ad aprire prima un occhio e poi l'altro.

Si strofinò il naso e fece una smorfia, per poi svegliarsi definitivamente. Era impossibile dormire quando Marzo sprizzava primavera da tutti i pori.
Abbandonò lentamente la posizione comoda in cui si trovava e si tirò su coi gomiti, nel tentativo di osservare il suo ma anche no uomo senza disturbarlo.

Gli occhi sostarono sulla sua fronte scoperta dalla frangia crespa e scombinata, poi scivolarono sul setto nasale tremendamente perfetto - nonostante lui si lamentasse del fatto che avesse il naso grande - e si soffermarono ancora una volta sulle morbide labbra che aveva avuto il piacere di mordere e divorare fino a farle sue.
Solo e soltanto sue.

Jungkook al naturale aveva un bellissimo incarnato, nè troppo scuro e nemmeno pallido come i vampiri. Forse era solo un po' giallino, ma a lei andava bene così. Restava perfetto nelle sue apparenti imperfezioni, con ancora qualche brufolo adolescenziale sparso sulle guance e le sopracciglia spesse e poco infoltite.
Non scherzava quando diceva che avrebbe potuto contemplarlo per sempre.

Fece per accarezzargli il viso con due dita, ma le sue intenzioni vennero interrotte dai movimenti veloci delle palpebre di Jeon, che corrucciò le sopracciglia e sospirò.

- Smettila di guardarmi- borbottò con voce rauca, seducente. Jisoo arrossì.

- Che-che ne sai tu? Non ti sto guardando- mentì imbronciata.

- Invece sì, i tuoi fottuti capelli mi solleticano il naso- disse e sfoggiò un mini sorriso.
Jisoo fece per ribattere, ma il ragazzo poggiò la mano sulla sua nuca e con poca grazia fece pressione fino a farle sbattere la fronte contro il suo petto.

- Ahia che fai?- rise lei.

- Zitta, ho sonno- scherzò lui, fece nuovamente pressione sulla nuca e la fronte sbattè ancora una volta contro il suo petto.
Jisoo non poteva dimenarsi.

- Yah, zitta a chi?- alzò di poco il viso e lui ne approfittò per rubarle un bacio a fior di labbra, molto più casto di quelli che si erano dati poche ore prima.
La castana si ribellò allontanandolo di poco.

- Non baciarmi, non ho lavato i denti- si giustificò. Jeon scrollò le spalle.

- E allora? Anch'io ho l'alito che sa di topo morto, non pensare- sorrise e le rubò un altro bacio.

- Yah, prima laviamoci i denti- suggerì lei.

- Dopo. Adesso devo punirti per avermi svegliato senza permesso- disse e con una rapida mossa cambiò le posizioni e si sistemò su di lei, i bicipiti in bella mostra che sorreggevano il peso corporeo - non voleva mica schiacciarla.

Le donò una serie di bacini a tradimento sparsi su tutta la faccia, nel mentre Jisoo protestava ridendo e accarezzandogli i capelli.

- Dai Jungkookie oppa, ti prego!- ridacchiò, Jeon si bloccò non appena udì il tanto odiato e temuto nomignolo.

- Cosa..?-

- Ho detto oppa, scusami-

Il castano scosse la testa.

- Dillo di nuovo-

- Oppa- mormorò incerta Jisoo.
Jungkook parve riflettere un attimo, poi abbozzò un sorriso.

- Detto da te mi piace. Solo da te però- avvisò lui. Jisoo sgranò gli occhi, che per l'emozione divennero lucidi.

Lei, Park Jisoo, l'unica che aveva il privilegio di poter definire 'oppa' Jeon Jungkook, che odiava quell'onorifico più di ogni altra cosa o persona al mondo.
Lanciò dei gridolini eccitati e gli allacciò le braccia al collo.

- Ti amo oppa!- si lasciò sfuggire.
Per Jeon fu il secondo colpo al cuore della giornata.

La guardò confuso, anche un po' spaventato, Jisoo invece era felice come una pasqua.

- Ti amo- ripetè, stavolta con tono serio.
Gli inviò un'occhiata come ad incitarlo a dire lo stesso nei suoi confronti, Jeon sembrava indeciso.

A smorzare la tensione ci pensarono i Bangtan accalcati dietro la porta della stanza, che bussavano senza pietà. Jisoo attendeva comunque una risposta.

- Jungkook-ah, siamo noi apri!- urlarono in coro i sei scapestrati.

- Arrivo!- rispose il diretto interessato, che baciò velocemente la guancia della compagna e si scostò da lei per vestirsi alla meno peggio.

Jisoo tornò nuovamente a nutrire insicurezze verso Jeon: non era lui ad aver detto di voler vivere quel poco di normalità che gli era stata concessa?
Non era lui ad averle detto di aver faticato tanto per conquistarla? Perchè non riusciva a dirle un semplice 'ti amo', era così difficile?
E pensare che a lei era pure sfuggito.

Magari si erano lasciati andare, magari avevano raggiunto un punto di non ritorno.

La verità era che Jungkook si trovava ad un bivio decisivo: vita da star o vita privata?
Fino ad allora aveva cercato di farle coincidere, solo in quel momento capì che non era possibile.

Doveva prendere una decisione e alla svelta. Per il bene di tutti.
Per il bene di Jisoo
.


***
Annyeong popolo!! Come promesso, ci ritroviamo col ventesimo capitolo di questo pazzo sclero, partorito dalla mia mente malata - beh, di sano non ha nulla... fidatevi lol.
oh ehm... sì. ecco. L'HANNO FATTO. HANNO SCOPAT----- fatto l'ammoreh. Perchè si vogliono tanto bene, e quando due persone si vogliono tanto bene arrivano anche a fare queste cosine qui *parla con fare bambinesco*. Non ho scritto molti dettagli - sebbene l'intenzione iniziale era quella di scrivere una fanfic a rating rosso e di scervellarmi in porcate assurde LOL. non sto scherzando, all'inizio la storia doveva prendere una piega del tutto diversa, Jisoo doveva essere una pervertita incallita e invece... niè, è solo una piccola, pucciosa, ingenua bambina di diciannove anni. Yep. - cuz ho messo il rating arancione, spero quindi di aver reso 'poetico' (?) il momentino tra i due.
Ci tengo tantissimo, è diventata una delle fanfic a cui mi sono affezionata di più e spero stiate apprezzando il lavoro :')
Kook: tu ti affezioni sempre alle tue storie .-.
me: sì, ma quelle più recenti stanno venendo meglio e ci tengo di più lalalaaaa .-.

Oooookay, un applauso per Bang che sostiene la coppia ahah eeee yes, avete notato il piccolo accenno alla Namjin, vero? VEEERO? Perchè è impossibile non shippare quei due, aiut TT che tenerelli *la smette*

beeeeene, che altro dire? Passo ai consueti ringraziamenti - che, ripeto, non basteranno mai, manco se li ammucchio come palline di carta stagnola in uno scatolone (che paragone è? L'avevo letto sul libro di scienze a proposito di non ricordo cosa, LOL. sono un genio, ma veramente oh! .-.) -: la cara unnie mioneperdraco e i suoi lunghissimi scleri, i lettori silenziosi che ogni volta spendono un po' del loro tempo per seguire gli aggiornamenti (spero non vi stiate annoiando. so che è un po' lunga, but non era in programma giuro. mianhaeee TT), le dolcissime people che inseriscono il suddetto sclero psicopatico nelle varie categorie disponibili nel sito ^^

direi che se non posso aggiornare in questi giorni, allora yes, questo è l'ultimo prima del gran finale di agosto - MWAHAHAHAHAH. Prestate attenzione all'ultima parte, ripeto, NON E' TUTTO ROSE E FIORI, CREDETEMI.  *vi sto preparando all'angst, poi mi ringrazierete LOL*
Evaporo, bacioniiiiii   _MartyK_ <3
   
 
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