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Autore: pattydcm    23/07/2018    1 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Buongiorno a tutti!
Abbiamo iniziato con John, continuato con Sherlock, siamo passati a Mycroft e ora salteremo un po’ di punto di vista in punto di vista, in questa nuova parte più concitata che ci accompagnerà alla conclusione.
Ringrazio tutti voi che state seguendo questa ff e come sempre mi auguro sia di vostro gradimento.
Alla prossima
Buona lettura
Patty
 
Capitolo 16
 
Sul corridoio ormai deserto riecheggiano i passi svelti di Molly. Avrà sicuramente lo sguardo basso e la testa incassata tra le spalle nel tentativo di contenere un’esplosione. La sua voce, appena smorzata dalle pareti sottili della sala d’aspetto e dalla porta chiusa, è riecheggiata per tutto il reparto e sicuramente la receptionist di turno non mancherà di raccontare quanto accaduto.
La ragazza entra nello spogliatoio tirando su col naso, le mani a scacciare le lacrime che le rigano il viso. Abbraccia se stessa nel tentativo di porre fine al tremito che le scuote il corpo, come fosse in costume da bagno sulla neve in una giornata di freddo polare.
<< Mi dispiace >> borbotta tra i singhiozzi. << Oddio, mi dispiace davvero, Sherlock >> dice e il pianto esplode mentre le sue stesse braccia tentano di rincuorarla stringendola ancora più forte.
John non ce la fa a restare lì fermo nell’angolo più buio del camerino ad attendere che la crisi sia finita. Veloce sguscia dal suo nascondiglio e si porta alle sue spalle, una mano a coprirle la bocca, l’altra a stringere forte le sue braccia incrociate. Colta alla sprovvista Molly si divincola tentando di urlare e l’ex soldato mette ancora più forza nella sua stretta.
<< Smettila e ascoltami, Molly! >> le sussurra all’orecchio catturando la sua attenzione. << Ho bisogno del tuo aiuto. Ho bisogno che questa volta anziché aiutarlo a fingere il suo suicidio mi aiuti a salvarlo. È stato ferito in modo grave e non voglio che vada a fare compagnia a quei bastardi che gli hanno sparato e che ora si trovano nei frigoriferi nell’altra stanza >>.
La ragazza sembra aver ritrovato il controllo di se stessa. Lentamente, un dito dopo l’altro, John le libera la bocca e allenta la stretta attorno alle sue braccia. Molly si volta a guardarlo e fa un passo indietro, spaventata dal volto sconosciuto. Lo guarda, però, più attentamente e titubante avvicina una mano a toccargli il viso.
<< John… sei davvero tu? >> gli chiede incredula.
<< Sì, sono davvero io >>.
<< Ma tu… tu dovresti essere… >>.
<< Anche lui. E morirà davvero se non ci sbrighiamo >>.
<< Di cosa hai bisogno? >>.
<< Di te >> risponde e la vede impallidire. Lo stupore che le sbianca il volto però dura una frazione di secondo, lasciando il posto ad un’espressione determinata. << Gli hanno sparato al torace, la pallottola ha lacerato il diaframma e credo si sia fermata tra cuore e polmone destro, per fortuna senza intaccare né l’arteria epatica, né l’aorta toracica. Il proiettile è rimasto dentro. Va operato al più presto. Ho arrestato l’emorragia, ma ha perso molto sangue ed è privo di sensi da che lo abbiamo recuperato >>.
<< Dove si trova adesso? >>
<< Su un furgone qua fuori. C’è un'altra ragazza ferita in modo meno serio ma ugualmente importante alla gamba >>.
<< Va bene, fai portare il furgone all’ingresso delle ambulanze. Lascerò la porta socchiusa e un lettino proprio lì davanti. Portatelo alla stanza 26, è l’unica dove siano presenti attrezzature di chirurgia in vivo qui. Cercherò di renderla il più asettica possibile. Vi aspetto lì >>.
Molly esce dallo spogliatoio, si ferma davanti alla porta e poi bussa due volte, un segnale di via libera che non hanno neppure dovuto stabilire.
<< Ragazzi, avete sentito? >> chiede al gruppo attraverso l’auricolare.
“Ci stiamo già portando all’ingresso indicato” risponde Fox. Anche John raggiunge la porta e vi trova il lettino, esce con quello sulla strada e con l’aiuto di Fox e Sky vi adagia accuratamente Sherlock. Fox gli fa strada dandogli il via libera e lo aiuta a trainare il lettino, seguito da Sky che porta tra le braccia Mistica.
<< Tolgo il furgone da lì e torno dentro >> gli dice Fox lasciandolo davanti alla stanza 26. Molly apre la porta e lo aiuta a spingere dentro il lettino.
<< Voi tre mettetevi lì e non oltrepassate la linea gialla >> intima loro spingendo il letto sotto la lampada. John toglie la maglietta e le scarpe. Si porta al lavandino e lava accuratamente le mani e gli avambracci. Si asciuga con i panni sterili e indossa uno dei camici, un paio di scarpe, la cuffia e la mascherina.
<< Cosa conti di fare tu? >> domanda Molly che ha spogliato Sherlock, lo ha collegato ai macchinari e si prepara a coprirlo con i teli asettici.
<< Aiutarti. Ho operato in condizioni peggiori >>.
<< Sei troppo coinvolto >>.
<< Anche tu >> ribatte lui, deciso a non farsi allontanare. La ragazza lo guarda a lungo prima di annuire con uno sbuffo. Fox torna nella sala e si apposta alla porta tenendo d’occhio il corridoio.
 << Ha perduto parecchio sangue e non posso recuperarne in nessun modo >>.
<< Possiamo fare una trasfusione diretta, Molly >> propone John.
<< Certo, se tra voi c’è qualcuno col suo stesso gruppo sanguigno >>.
<< Io sono 0- >> risponde Fox.
<< Ottimo. Togli la maglia, lavati il più accuratamente possibile, indossa camice e tutto il resto e vieni subito qui! >>.
Il ragazzo fa segno a Sky di prendere il suo posto e questi riluttante abbandona Mistica da sola sulla sedia e gli da il cambio. Esegue quanto ordinato da Molly e li raggiunge.
<< Dai a me >> dice a John togliendogli l’ago a farfalla dalle mani in modo che possa aiutare Molly a intubare Sherlock. John lo vede legare il laccio emostatico attorno al braccio sinistro e infilare senza timore e con abilità l’ago nella vena gonfia. Pensa di aver trovato un’altra cosa che accomuna il giornalista al suo uomo, oltre gli straordinari doni di deduzione e intuito.
<< Non ho alcun tipo di sedativo qui. Auguriamoci che non si svegli durante l’intervento >> dice Molly scoccando un’occhiata preoccupata a John, che toglie il laccio emostatico dal braccio di Fox e lo lega attorno a quello di Sherlock. Le vene del suo uomo sono più difficili da trovare. Gli ci vogliono un buon numero di tentativi prima di riuscire a prenderne una. Si accerta che il sangue di Fox raggiunga correttamente Sherlock.
<< Che la fortuna sia dalla nostra parte >> dice alla ragazza passandole il bisturi. Molly lo prende e senza esitazioni incide la carne di Sherlock.
Sono minuti intensi e tesi. Molly opera accuratamente, lanciando occhiate a intervalli regolari al cardiofrequenzimetro per accertarsi che battiti e pressione reggano. John non le toglie gli occhi di dosso, passandole volta per volta gli strumenti che gli chiede e tamponando o aspirando per aiutarla nel suo lavoro. Il bozzolo, però, sembra non volerne sapere di farsi trovare e Molly si vede costretta ad applicare il divaricatore.
Sherlock si agita improvvisamente. Apre gli occhi, il suo corpo si tende e tenta di gridare rischiando di strozzarsi, dal momento che è intubato. I suoi battiti accelerano di colpo e la pressione sale.
<< Tenetelo fermo >> grida Molly. John tenta di tenerlo giù bloccandogli le spalle. Sky e Fox lo aiutano tenendogli giù gambe e braccia, ma Sherlock è animato dalla forza feroce che solo il terrore sa infondere.
<< Sherlock guardami! Guardami e ascoltami! >> gli intima John afferrandogli il viso con una mano. << Moran ti ha sparato. Hai una pezzo di piombo nel corpo e, credimi, so quanto faccia male, ci sono passato. Se continui ad agitarti, però questo si sposterà e se ti dovesse lacerare un’arteria sei spacciato, amore, hai capito? >>.
Sherlock lo guarda respirando affannato. Dai suoi occhi scendono copiose le lacrime e un lamento, un lungo e doloroso lamento gli nasce dalla gola. John si sposta alle sue spalle per permettere a Molly di lavorare al meglio. Prende la testa di Sherlock tra le mani e gli si avvicina per occupare del tutto il suo campo visivo.
<< Controlla il dolore, amore. Controllalo, so che ce la puoi fare. Sei bravo a controllare ciò che senti. Fallo per me, ok? >>.
Sherlock continua a fissarlo e a piangere e a lamentarsi, ma il suo corpo non è più scosso da spasimi violenti. John alza appena la testa a scambiare un’occhiata con Molly. Con un cenno del capo le dice di procedere e la ragazza inserisce una lunga pinzetta nella ferita aperta.
<< Resta con me. Ascolta la mia voce. Solo la mia voce e guardami. È importante che tu ora stia fermo >>.
Sherlock sembra piccolissimo in questo momento. Tira su col naso mentre tenta di respirare lentamente. John gli asciuga le lacrime e posa baci delicati sulla sua fronte madida di sudore.
<< Ci sono quasi… eccolo, l’ho preso! >> dice Molly. Il bossolo catturato dalla pinzetta cade tintinnando nella bacinella di zinco.
John lo fissa. Sporco del sangue del suo uomo. Lanciato dentro il suo corpo a trafiggerlo, ferirlo e segnare per tutta la vita i suoi tessuti con cicatrici che per sempre resteranno nella sua carne e sulla sua bella pelle bianca. Un’ondata di odio puro lo investe. Odio verso quella donna, quella falsa Mary Morstan.
<< Un uomo come te non merita di soffrire così tanto. E’ stato davvero ingiusto da parte sua farti questo >>.
Le sue parole. Una delle frasi che insieme a tante altre gli aveva scritto durante le interminabili ore trascorse a chattare. Nel momento in cui era più vulnerabile quella donna ha tentato di attaccarlo, spingendolo ad odiare l’uomo che ama. E c’era riuscita. C’è stato un momento in cui ha ritenuto veritiere le sue parole. Un momento nel quale John si è ritrovato a maledire Sherlock per essere stato così egoista.
“C’è mancato così poco. Così poco” pensa affondando le mani nei ricci di Sherlock, ingrigiti da non sa quale diavoleria usata da Mistica.
Un suono acuto giunge dal cardiofrequenzimetro. La pressione cola a picco e il cuore entra in fibrillazione.
<< No, no, no, Sherlock, non puoi farmi questo, no! >> grida John correndo al suo fianco. Inizia a fargli il massaggio cardiaco, mentre Molly corre ad attivare il defibrillatore. Dalla ferita aperta sgorga sangue vivo ad ogni compressione.
<< Resta con me, amore, non lasciarmi! >> esclama John guardando il monitor che continua a rimandare la nota acuta e monotona e a segnare quello zero che sembra farsi beffe di lui.
<< Il defibrillatore è pronto, John, spostati >>.
Molly avvicina le piastre al torace di Sherlock e tutto il suo corpo si inarca sotto la scossa violenta. L’odore acre del suo sangue bruciato invade la stanza. Quella linea piatta continua a rimandare il suono acuto e Molly alza il voltaggio e nuovamente il corpo di Sherlock si inarca. Un primo timido battito si fa strada sulla linea. Poi un altro e un altro ancora.
<< Sì, così, bravo! >> grida John portando le mani ai capelli innaturalmente lunghi. Fox gli da una pacca sulla spalla e Sky si allontana lasciando andare la tensione con un lungo sospiro. Molly posa le piastre e si affretta a suturare la ferita. John torna ad affondare le mani nei ricci umidi. Non riesce a distogliere lo sguardo dal cardiofrequenzimetro. Teme di vederlo arrestarsi nuovamente, di dovere ancora vedere il corpo di Sherlock inarcarsi preda della scossa elettrica.    
<< Dormi, amore mio. Resta lì ovunque tu sia, al sicuro. Permettici di concludere il lavoro e di salvarti la vita, poi potrai tornare. Farà male, molto male ma sarò al tuo fianco >> gli sussurra, mentre Molly sutura i vari strati di carne con fili dalle consistenze diverse ad una velocità e abilità da manuale.
<< Finito >> annuncia, tagliando il filo dell’ultima sutura, quella che diverrà una cicatrice a ricordo della sua ennesima azione sconsiderata. John lascia andare un sospiro profondo e sente le gambe cedere. Posa sulla fronte di Sherlock un lungo bacio carico di singhiozzi troppo a lungo trattenuti.
<< Maledetto idiota >> sussurra tra le lacrime continuando a posare piccoli baci sulla fronte pallida del suo uomo.
<< Vado a vedere se riesco a trovare della morfina >> sente dire a Molly. Vorrebbe alzare lo sguardo e ringraziarla per tutto ciò che sta facendo per loro, ma non riesce a staccarsi da lui, non riesce a smettere di baciarlo e di maledire il suo essere avventato.
<< E’ fuori pericolo, John >> gli dice Fox, la sua grande mano posata sulla sua spalla scossa da brividi.
<< Non possiamo ancora esserne certi >> risponde scuotendo appena il capo. << Dobbiamo vedere come reagisce questa notte e domani. Se Molly non riesce a trovare la morfina sarà tutto più difficile e potrebbe andare nuovamente in arresto cardiaco a causa del dolore. Anche Mistica ne ha bisogno >> dice volgendo appena lo sguardo alla ragazza seduta sulla sedia con le mani strette attorno alla gamba fasciata.
Molly torna dopo quella che a tutti quanti loro sembra essere un’eternità. Ha con se cinque fialette di morfina, una delle quali aggiunge alla soluzione salina che lenta cola nelle vene del consulente.
<< Passerai dei guai per questo >>.
<< Non mi importa, John. Non mi importa più di nulla >> dice la ragazza controllando i parametri vitali di Sherlock che risultano stazionari. Gli accarezza il viso con dolcezza e John scorge il grande amore che questa donna incredibilmente coraggiosa prova per il suo uomo. Non avverte alcuna gelosia per lei, però. È anzi dispiaciuto per questo sentimento non corrisposto e le augura di trovare qualcuno capace di amarla come merita e al quale donare tutto questo amore.
<< Sono felice che siate vivi. Non mi davo pace all’idea di aver contribuito alla vostra morte >> dice e nuove lacrime le rigano il viso mentre ancora accarezza la guancia pallida e scavata di Sherlock. John vorrebbe consolarla ma non trova le parole. Una parte di sé è ancora arrabbiata con lei per essersi prestata a quella messinscena. Cosa ne può, però, questa ragazza? Usata da Moriarty per ben due volte e comunque sempre pronta a salvarli senza esitazioni.
<< Grazie Molly >> le dice finalmente. La ragazza lo guarda e gli sorride con dolcezza.
<< Non avrei mai potuto competere con te, John. Con qualcun altro forse, ma non con te >> dice allontanandosi da Sherlock per andare a controllare la gamba di Mistica e darle un po’ del sollievo della morfina.
<< Non possiamo restare qui >> sussurra Fox più pallido del solito.
<< Non possiamo neppure muoverlo >> ribatte John.
<< Lo porteremo a casa mia >> dice Molly. << Lo terremo qui in osservazione per le prossime quattro ore. Il reparto è deserto a quest’ora. Poi lo caricheremo sul furgone portandoci qualche sacca di soluzione salina e antibiotico per ogni evenienza e verrete da me. Casa mia, infondo, è uno dei suoi nascondigli sparsi per Londra >>.
<< Davvero? >> chiede John stupito.
<< Sì. Occupa la camera degli ospiti e a volte anche la mia, quando ha bisogno di spazio >> ammette la ragazza sorridendo al consulente investigativo addormentato. John non riesce a credere fino a che punto Sherlock si sia approfittato dell’ascendente che ha su questa ragazza.
<< Dobbiamo essere cauti. Potresti anche tu essere pedinata >> dice Fox.
<< No, io sono inutile agli occhi di Moriarty, dal momento che non ho alcuna considerazione da parte di Sherlock. Per questo mi ha chiesto aiuto. Ehi, ma… ma tu sanguini! >>.
Fox guarda stupito Molly. Segue poi la traiettoria del suo sguardo e porta la mano destra alla spalla sinistra.
<< Oh cazzo, no! >> esclama il ragazzo.
<< Tranquillo, Fox, è solo un graffio >> dice John subito accorso a prendersi cura della ferita di striscio che gli ha lacerato la carne dando vita a una lenta emorragia minore. Lo vede lanciare un’occhiata a Mistica che prende la giacca della sua divisa tra le mani e ne controlla il punto in cui il proiettile ha lacerato la stoffa. Lo sguardo che la ragazza rimanda al collega è carico di paura.
<< Non è per il graffio! >> sbotta portando la mano all’orecchio destro. << Grey, abbiamo un problema, un problema serio, cazzo! >> dice e per la prima volta John lo vede sinceramente preoccupato.
“Che succede? Aggiornami sulla situazione”.
<< Billy è stato operato, la pallottola è stata estratta e le sue condizioni sono stazionarie. Mistica è stata curata ma non potrà camminare per un po’. Siamo sotto di due elementi, ma la cosa peggiore è che ho lasciato una traccia evidente sulla scena del crimine, molto più evidente del sangue che ci abbiamo perso >>.
“Quale traccia, cosa hai lasciato?”.
<< Uno dei colpi di rimbalzo mi ha preso di striscio alla spalla strappando il mio logo dalla giacca! >>.
<< Cazzo, siamo fritti! >> sbotta Sky portando le mani ai capelli.
“Farò subito una rapida ricerca per vedere che tipo di foto sono state fatte e se da qualche parte compare il tuo logo. Nel frattempo siate ancora più accorti di quanto lo siete stati fin’ora. E’ possibile che Napoleone ci conosca ma che non abbia idea dei nostri singoli loghi. Non sono molto conosciuti, in effetti. Sicuramente il Ricattatore sarebbe stato un problema maggiore ma lui ora non c’è più”.
<< Di tutti i posti dove potevo essere colpito… >>.
“Meglio lì che altrove! L’idea di saperti su un tavolo privo di sensi, come Billy adesso, ben poco mi piace e già devo fare i conti col fatto di sapere Mistica ferita e fuori gioco! Charlie, appena si riprende dagli uno schiaffo da parte mia e digli che quando ci rivedremo gli darò il resto!”.
<< Molto volentieri, Grey >>.
<< Ma con chi state parlando? >> li interrompe Molly che li guarda attonita sentendo di aver perso alcuni passaggi. << John, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? Perché siete qui entrambi vivi e chi sono loro? >> chiede indicando i ragazzi ammaccati e stanchi.
Il telefono squilla nella sua tasca impedendo a John di risponderle. La ragazza lo prende, osserva il nome del chiamante e morde il labbro inferiore.
<< E’ Greg >> sussurra scoccando un’occhiata a Sherlock ancora addormentato.
<< Greg Lestrade? >> le chiede John stupito. Non sapeva che i due si fossero scambiati il numero.
<< Sì… ecco, lui… noi… >> borbotta la ragazza mentre il cellulare continua a squillare.
<< Forse dovresti rispondere >> le consiglia Fox e Molly annuisce. Si sposta nella stanzetta adiacente per accettare la chiamata. È possibile vedere dal piccolo oblo posizionato sulla porta il suo viso rasserenarsi.
Il dottore distoglie lo sguardo per lasciarle la giusta privacy e si accorge di come, invece, Fox la osservi con attenzione. In questi giorni di convivenza forzata, John pensa di aver capito come funziona questo strano ragazzo. Non tiene gli occhi puntati su di lei perché mosso da curiosità. Sta  analizzando lo stato emotivo di Molly.
<< Qualcosa non va? >> gli chiede mentre ultima la medicazione della ferita.
<< Non è per nulla brava a mentire. Greg avrà sicuramente capito che c’è qualcosa che non va. Molly è decisamente sotto stress, da troppo tempo. Penso stia bevendo più del necessario, per quanto non si possa ancora parlare di alcolismo >>.
John è atterrito dalle parole di Fox. L’ultima cosa che vuole è farle del male. La telefonata si conclude velocemente e Molly ritorna da loro.
<< Mycroft Holmes è stato qui oggi >> dice Fox e la ragazza lo guarda stupita. Volge lo sguardo interrogativo a John a sua volta colpito dalla notizia. << Ti ha chiesto di vedere i corpi e tu ti sei rifiutata >>.
<< Ma tu… chi sei tu? >> gli chiede. Il suo sguardo si sposta più volte da Fox a Sherlock.
<< No, non siamo parenti. Abbiamo solo alcune caratteristiche in comune >> dice il giornalista, facendola però intimorire ancora di più. << So che può sembrarti una domanda inopportuna, ma è per me necessario portela, Molly. Lestrade è solito chiamarti a fine giornata o è un avvenimento insolito? >>.
La ragazza arrossisce vistosamente e aggrotta le sopracciglia, pronta  ribattere a tono.
<< Molly, è davvero importante. Se non lo fosse non te lo chiederebbe >>.
<< Io non so ancora chi sono loro né cosa sia successo, John >>.
<< Ti prego, rispondi alle sue domande e poi noi risponderemo alle tue >>.
La ragazza storce il naso per nulla soddisfatta dalla piega che stanno prendendo le cose.
<< Sì, siamo soliti sentirci. È normale che mi chiami a quest’ora >> dice nascondendo l’imbarazzo dietro una finta indignazione per quell’intrusione nella sua privacy. << Abbiamo iniziato a vederci per caso, subito dopo il ‘suicidio’ di Sherlock >> aggiunge poi abbassando lo sguardo. << Ci siamo incontrati al pub dove siete soliti andare e abbiamo parlato a lungo. La sera dopo è avvenuta la stessa cosa, nuovamente per caso, e abbiamo ancora parlato. Anthea mi dava il tormento ricordandomi quanto fosse importante che nessuno sapesse, per il bene tuo, di Sherlock e anche mio. Avevo, però, bisogno di parlare. Del suo ‘suicidio’. Di lui e Greg era l’unico con cui  potessi farlo. Penso che all’inizio sia stato un bisogno reciproco, il nostro. Per cercare di dare un senso a quanto era successo, credo. Poi siamo finiti con l’iniziare a vederci regolarmente anche al di fuori del pub e a sentirci quando non mi era possibile a causa del lavoro essere con lui. Tu, John, eri chiuso in casa sua e io avevo bisogno di sapere come stessi, perché mi sentivo mortalmente in colpa. Solo a compimento dell’operazione mi hanno detto di come tu non sapessi nulla del suicidio farsa e mi è sembrato così ingiusto. Più mi dicevano che era per il tuo bene più io lo trovavo ingiusto, perché non c’è alcun bene nel non sapere che chi si ama e si crede morto in realtà sia ancora in vita >>.
Sembra così piccola, stretta nelle spalle. Sprofonda nel camice bianco improvvisamente troppo grande. John vorrebbe abbracciarla, sostituendosi alle sue braccia che tiene strette al petto, alle mani aggrappate ai bicipiti magri. Rincuorarla dicendole che non ha alcun motivo di sentirsi in colpa. Che sono finiti tutti quanti dentro a un gioco pericoloso, pedine tra le mani di giocatori abili e senza pietà. E lei, quella apparentemente più fragile tra tutti, sta dimostrando di essere forte e coraggiosa.
Non riesce, però, il dottore, ad andare più in la di un sorriso e uno sguardo dolce che lei, troppo impegnata a scrutare il pavimento ai suoi piedi, neppure nota.
<< Ti è sembrato in qualche modo diverso in ciò che ti diceva? >> le chiede Fox portando avanti imperterrito la sua indagine.
<< No… gli ho raccontato del sopralluogo di Mycroft e Anthea di stasera e di come li ho mandati via. Mi ha chiesto se volevo passasse da me, ma gli ho detto di no >> arrossisce.
Fox scuote il capo lentamente e si porta un passo più vicino a lei. Molly lo guarda con sospetto, faticando a sostenere il suo sguardo. John le rivede sul volto l’espressione tipica di imbarazzo e disagio che è solita rivolgere a Sherlock.
<< C’è qualcosa, lo vedo >> le dice il giornalista con quel sorriso che apre alla fiducia. << Ti ha detto qualcosa di insolito, solo non ti rendi conto che lo sia >>. Gli occhi verdi fissi in quelli castani e il tono di voce morbido e ipnotico. Molly vacilla e John vorrebbe intervenire, ma Sky posa una mano sul suo braccio e scuote il capo consigliandogli di stare al suo posto.
<< Torna alla telefonata. Chiudi gli occhi e rivivila parola per parola, per favore >>.
Molly chiude gli occhi e si concentra. Resta in silenzio per qualche istante senza neppure respirare.
<< Sì, c’è una cosa >> dice, spalancando gli occhi stupita. << Quando gli ho detto di Mycroft e Anthea, di come siano squallidi e privi di alcuna emozione lui è rimasto in silenzio. Di solito concorda, soprattutto su Mycroft, e, anzi, non perde occasione per dargli addosso. Questa volta, invece, non ha detto nulla. Pensi sia importante? >> gli chiede e tutto l’imbarazzo e il disagio fin’ora espressi scompaiono del tutto dal suo viso, dal suo corpo, dalla sua intera persona.
<< Sì. Sei stata bravissima, ti ringrazio >> risponde Fox che mette via le sue strategie manipolatorie per mostrare una serietà imperscrutabile.
<< Puoi illuminare anche noi comuni mortali, per favore >> gli chiede John supportato dal dondolio del capo di Sky.
<< La notizia della morte del Ricattatore deve essere giunta all’istante al Governo Inglese. Così come con la stessa rapidità deve essere riuscito ad entrare in possesso delle foto della scena del crimine. Il Governo Inglese non è specializzato come Billy in investigazioni, ma è intelligente, molto più di lui, e sicuramente avrà trovato il dettaglio giusto >>.
“Il tuo logo” concorda Grey sempre presente al di là delle auricolari.
<< Sì. Io e Greg ci siamo conosciuti quando sono venuto a reclutare Billy anni fa’ e, saltuariamente, nelle sue e-mail lui mi diceva che ero rimasto particolarmente impresso nella memoria del detective >> spiega Fox e, benchè sia fuori luogo, Sky ridacchia divertito. << Il Governo Inglese non l’ho mai incontrato, ma chiunque abbia a che fare con Billy viene passato ai raggi X da lui e quindi sono più che convinto che il mio logo lo conosca e lo abbia riconosciuto. Si è poi rivolto a Lestrade perché lui e te, Molly, non siete più ritenuti interessanti dai nostri pesci grossi >>.
<< La cosa non mi dispiace per nulla >> dice risoluta la ragazza.
<< Contattiamolo, allora >>.
<< Ci stavo pensando anche io, Charlie >> annuisce Fox.
<< Siamo sotto organico e la battaglia è ancora lunga. Una mano da un detective scafato come lui può solo tornarci comodo >>.
<< Sky ha ragione. Che ne dici, Grey? >>.
“E’ maledettamente pericoloso. Il Governo non deve assolutamente saperlo e se lo ha reclutato la vedo difficile che ne resti all’oscuro. Però concordo con voi. Sapervi solo in tre non mi piace per nulla, anche perché temo che anche per Napoleone sarà possibile giungere alle stesse conclusioni e allora sì che sarete davvero in pericolo. Dite alla ragazza di richiamare Lestrade e invitarlo a casa sua. Spiegate loro tutto quanto, anche se penso lui sappia già un buon numero di cose, e non fate nulla fino a domani diciamo verso le 11”.
<< Non se ne parla neanche! Non erano questi i patti, Grey >> sbotta Fox con una ferocia tale nella voce da far trasalire Molly.
“La situazione si è decisamente complicata, Fox, e situazioni complicate richiedono soluzioni drastiche. Domani alle 11 il tecnico della caldaia verrà a controllare la situazione. Preparate una lauta mancia. Passo e chiudo”.
Finora Grey non aveva mia chiuso spontaneamente la comunicazione. John vede Fox portare una mano alla bocca e stringere l’altra forte a pugno. Non capisce il perché di quella reazione esagerata all’idea che il loro capo, il suo amico, si unisca a loro nelle indagini. Vorrebbe chiederglielo ma nuovamente la mano di Sky si posa sul suo braccio e la sua testa va lenta da destra a sinistra invitandolo al silenzio. Fox toglie l’auricolare dall’orecchio e i suoi colleghi fanno altrettanto. John li imita, liberandosi per la prima volta dopo tutti quei giorni della fastidiosa trasmittente.
<< Molly, mi vedo costretto a chiederti un favore >> dice Fox con voce stanca. << Chiama Greg e digli che hai cambiato idea e che vuoi che venga da te. Vai a casa anche tu e trattienilo senza dirgli nulla di quanto è successo qui. Noi vi raggiungeremo alle tre e vi spiegheremo chi siamo e perché siamo qui. Te la senti di farlo? >>.
Molly è stupita dal repentino cambiamento del ragazzo. Annuisce e prende il telefono. Mentre lei chiama Greg e lo invita a raggiungerlo a casa, John osserva Fox. Benchè il volto sia del tutto inespressivo, sente provenire da lui ondate di rabbia. I suoi occhi verdi sono puntati sul corpo incosciente di Sherlock. John non si sente per nulla tranquillo. Istintivamente entra in protezione del suo uomo portandosi al suo fianco. Essere nella linea di tiro dello sguardo tagliente di Fox non è per nulla piacevole. Se anche gli amici diventano ostili la situazione non può che precipitare.
Con la coda dell’occhio vede Sky appoggiato alla parete più in ombra della stanza. Le braccia incrociate al petto e lo sguardo che viaggia dal collega al consulente.
Mai come in questo momento John ha sperato nell’arrivo di Greg.
“Così non sarò il solo a proteggerti” pensa. Qualcosa si è rotto nel loro piccolo gruppo. Non sa come sia successo né perché, ma il suo istinto gli dice di non poter più contare sui ‘Los Errores’.
   
 
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