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Autore: bik90    24/07/2018    3 recensioni
-Le migliori amiche non fanno sesso!-
Clarke si passò una mano tra i capelli abbassando lo sguardo.
-E' complicato- rispose semplicemente.
-Complicato?- ripeté Sofia.
L'altra non rispose e la ragazza sbuffò allontanandosi da lei. Clarke, allora, le afferrò il braccio per fermarla.
-A te cosa importa di quello che faccio con Diana?- le soffiò a pochi centimetri dalle labbra.
Sofia deglutì a vuoto prima di trovare la forza di divincolarsi dalla sua presa.
-Perché mi piaci, idiota!-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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La mattinata al canile era stata sfibrante ed erano stati tutti così indaffarati in vista della raccolta fondi da avere pochissimo tempo per parlarsi. Giulia era di malumore e sicuramente riguardava Rodolfo. La sera prima, infatti, era riuscita a strappare all’uomo un appuntamento, ma dalla faccia che aveva non doveva essere andato benissimo. Nemmeno Clarke era allegra come al solito e Diana, sempre molto attenta all’amica, poteva dare la colpa solo a Sofia. L’unico che fischiettava mentre cercava di sistemare il banchetto delle offerte insieme ad Alessio, era Marco. Gabriella era sconfortata più che mai; due famiglie avevano rinunciato all’adozione di due cuccioli perché i bambini si erano innamorati di altri cani e per giunta un terzo stava per entrare in canile poiché la signora era rimasta incinta. Clarke aveva ascoltato lo sfogo diretto a Maura, un’altra volontaria, mentre passava davanti alla segreteria alla ricerca del disinfettante. Pippo, uno dei tanti ospiti, nella foga della sua uscita settimanale, l’aveva graffiata sul braccio riuscendo a strapparle il maglione che indossava e arrivare alla pelle.
<< Cerchiamo di non scoraggiarci >> disse appoggiandosi allo stipite della porta << A me fanno pena questa famiglie. Cosa insegneranno ai loro figli? Noi possiamo trovare di meglio per i nostri cuccioli >>.
<< Troppo superficiali e inadatti a crescere un cane >> enfatizzò Maura cercando di essere positiva.
Gabriella versò una generosa dose di disinfettante sull’ovatta e con forza la premette sulla ferita della ragazza che sobbalzò.
<< Così impari >> disse << Quante volte vi ho detto di venire vestiti pesanti? Almeno avresti protetto il braccio >>.
<< Ma è lana! >> si difese Clarke.
<< Lana consunta e vecchia, troppo leggera per venire al canile! >> la rimproverò la donna che subito dopo però le sorrise << Vorrei che fossero tutti fortunati come Luthor >> aggiunse.
Clarke contraccambiò il gesto e annuì con energia sperando di trasmetterle positività.
<< Ce la faremo >> rispose gettando l’ovatta nel cestino << Ora credo che andrò a fare un giro da Nero e Aron! >>.
Gabriella e Maura provarono a dire qualcosa per dissuaderla visto che i cani nominati erano due taglie grandi e anche molto euforici, ma Clarke ascoltò appena i loro consigli. Anche se il braccio le faceva un po’ male, i cani avevano bisogno di uscire altrimenti rischiavano di impazzire all’interno del box. Passò accanto a Marco e Diana, entrambi impegnati a tenere fermo il tavolo mentre cercavano di capire perché non si reggesse in piedi, e cercò con gli occhi Giulia. La trovò intenta a far uscire tre cani di piccola taglia contemporaneamente e preferì non distrarla. Il suo viso era rabbuiato ed era chiaro che fosse successo qualcosa con il professore di fisica. Si chiese se anche dal suo volto fosse così palese che era successo qualcosa con Sofia. Scosse il capo cercando di non pensarci. Non aveva ancora voglia di parlarne ed era contenta della moltitudine di cose da fare così da non avere troppo tempo per discorrere. Era sicura, però, che non avrebbe potuto tirare ancora per molto. Marco e Diana stavano fremendo per sapere qualcosa, lo vedeva degli sguardi che le lanciavano e che si lanciavano tra loro. Sparì dalla loro visuale mentre sentiva Gabriella e Maura urlare di avere bisogno d’aiuto con dei pacchi di mattonelle nuove.
 
Dopo il consueto pranzo domenicale, Sofia si gettò sul divano senza entusiasmo. I suoi genitori erano usciti con una scusa banale, sia lei che suo fratello avevano compreso che stavano iniziando ad andare per negozi col chiaro intento di avere buone idee per i regali di Natale. Sospirò mentre accendeva la televisione. Edoardo le passò davanti con una busta enorme di patatine in mano e l’unico suonò che per un po’ si udì fu il suo sgranocchiare.
<< Hai una faccia >> disse improvvisamente il fratello mettendosi tra lei e lo schermo piatto.
<< Non sarà mai brutta quanto la tua >> rispose Sofia provando a evitare il suo sguardo.
Bastava Elena a volerla prendere a schiaffi per quello che aveva fatto la sera precedente con Clarke. La situazione poi non era migliorata per niente se si considerava che l’altra non aveva quasi risposto ai suoi messaggi. Che fosse troppo impegnata con Diana? Era certa che le avesse già raccontato tutto e, conoscendo un minimo l’amica, non avrebbe perso tempo a sminuirla ai suoi occhi. Con un moto di stizza gettò lontano da sé il telecomando che sparì tra i cuscini.
<< Dubito che il telecomando ti abbia fatto qualcosa! >>.
<< Oh, Edo! Sta zitto! >>.
Bastò quella frase a far, invece, sedere suo fratello sul divano e a mollare momentaneamente le patatine sul basso tavolino. Si passò le mani sul vecchio pantalone della tuta che indossava e guardò la sorella dritta negli occhi.
<< Che hai combinato? >> le chiese.
Sofia si passò una mano tra i capelli.
<< Non sono affari tuoi >>.
<< Hai la faccia di chi ne ha fatta una enorme >>.
<< Ed è così, ma non so come rimediare! >> sbottò la ragazza scattando in piedi.
Ci fu un lungo minuto di profondo silenzio tra i due fratelli prima che Sofia si decidesse a tornare seduta. Edo la fissò prima di scoppiare in una sonora risata che gli fece beccare uno schiaffo sulla gamba da parte dell’altra.
<< Hai già fatto arrabbiare la tua fidanzata? >>.
<< Clarke non è la mia ragazza! >> esclamò Sofia come era solita fare << Noi siamo solo… >>.
<< …uscite insieme ieri sera? >> concluse per lei Edoardo.
L’espressione stupita che assunse la sorella lo fece scoppiare di nuovo a ridere.
<< Quindi è andata male? >>.
<< No! >> rispose Sofia << E’ solo colpa mia. Sono un’idiota in queste cose, ma ho avuto paura che… >> si fermò e fece un respiro profondo << Lei non è come me. E’ spigliata, grintosa, anche un po’ esuberante e soprattutto non… non ha paura del giudizio degli altri >>.
Edoardo le si avvicinò mettendole una mano sulla spalla.
<< E tu invece? Hai paura di quello che dirà la gente? >>.
L’altra si morse il labbro inferiore.
<< E’ così stupido per te? >>.
Il fratello si affrettò a scuotere il capo e a mettere le mani davanti il viso.
<< No, So! Non lo è >> disse con un leggero sorriso. Si alzò in piedi mettendosi di fronte alla sorella e le poggiò entrambe le mani sulle spalle << Non è stupido. Ma è più importante quello che vuoi tu, non credi? O quello che provi quando sei con Clarke. Sei stata bene? >>.
Sofia annuì e sentì il fratello allentare la presa.
<< Allora dovrebbe importarti solo di questo e fanculo la gente! >>.
Edoardo rise subito dopo e non riuscì a non trascinarsi dietro la sorella che scuoteva il capo.
<< Lei non… >>.
Le parole della ragazza vennero interrotte dallo squillo del citofono. Per qualche istante Sofia ed Edoardo si guardarono in silenzio; poi il più grande si strinse nelle spalle.
<< Aspetti qualcuno? >>.
<< Veramente no… >> mormorò la sorella.
Un secondo squillo fece comprendere a entrambi che chiunque fosse era abbastanza impaziente. Edoardo andò a rispondere e non fece in tempo a dire alla sorella chi fosse, che Elena si catapultò nel salone della famiglia Cavalieri.
<< Tu ora mi ascolti molto attentamente! >> urlò puntando il dito contro l’amica senza nemmeno salutarla.
Sofia sgranò gli occhi nel vederla.
<< Ma che cosa stai… >>.
<< Devi chiedere assolutamente scusa a Clarke per come ti sei comportata ieri sera quindi adesso ti vesti e… >> solo in quel momento Elena parve notare Edoardo << Oh, ciao Edo! Come va? Non ti avevo proprio visto! >> si portò una mano sulla testa ed emise una leggera risata.
<< Direi molto meglio ora che anche tu stai cazziando mia sorella >> rispose il ragazzo strizzandole l’occhio << Così io posso andare in camera mia a studiare >>.
<< Cos… anche… >> mormorò l’altra sorpresa. Indicò l’amica mentre Edoardo annuiva << …a lei? >> sorrise mentre tornava a concentrarsi su Sofia che aveva seguito tutta la scena senza sapere come interrompere quei due << Bene! Allora adesso ci penso io! >>.
Sofia roteò gli occhi e il fratello salutò entrambe prima di chiudersi nella sua stanza.
<< Ciao anche a te, Ele >> disse la ragazza non appena furono sole << E prima che tu me lo chieda. Sì, Edo sa tutto e… beh… >> arrossì mentre parlava << …gli… sì, gli sta bene! >> sbottò infine.
<< Allora sei doppiamente un’idiota! >> esclamò Elena portandosi una mano sul viso << Forza, dobbiamo andare da Clarke e farle presente quanto tu sia stupida! Non manderai tutto all’aria per una cazzata del genere! >>.
<< Io non… >>.
Lo sguardo che le lanciò l’amica fece comprendere a Sofia di non avere diritto di replica.
<< Non hai diritto di parola su questo argomento >> sentenziò Elena spingendola verso la sua camera affinché si cambiasse.
<< Per favore non farle mettere la camicia! >> urlò Edoardo dalla sua stanza.
<< Sto odiando tutti, sappilo >> mormorò Sofia prima di aprire l’armadio.
 
Clarke aveva partecipato attivamente alla conversazione su WhatsApp con gli amici finché la batteria del suo cellulare non era morta facendolo spegnere. Rifiutandosi categoricamente di scendere dal divano e di uscire da sotto il plaid, aveva preferito lasciarlo in quello stato piuttosto che andare incontro alle fredde mattonelle del salone. Luthor si era accoccolato come meglio poteva al suo fianco e dormiva profondamente.
<< Ti ricordo sempre che non sei un Pincher, Luthor >> mormorò la ragazza cercando il telecomando.
Aveva sentito suo padre verso ora di pranzo e ormai mancava veramente poco prima di rivedersi. Philip le aveva assicurato che non sarebbe mai mancato per Natale e Clarke sapeva quanto quella festività fosse importante per lui. Prima di stringere solidamente amicizia con Diana, erano soliti trascorrere tutte le festività solo loro tre; poi i genitori dell’amica avevano iniziato a invitarli creando quella che era diventata una nuova tradizione. Anche quell’anno non sarebbe cambiato. Capì che c’era qualcosa nell’aria da come Luthor aprì gli occhi e drizzò le orecchie. Infatti, pochi secondi dopo qualcuno citofonò. Sbuffando sonoramente scivolò via da sotto il plaid mentre il boxer correva verso il giardino. Clarke sorrise appena nel vederlo sgambettare fuori con quel mozzicone di coda che frustava l’aria e sgranò gli occhi quando l’immagine dello schermo del citofonò inquadrò il viso di Sofia. Alle sue spalle, Elena salutava certa che le stesse vedendo. Si ritrovò a ingoiare un groppo di saliva mentre sganciava il cancello. In quel momento Elena ripartì col suo motorino e l’altra s’incamminò nel viale. Clarke si guardò allo specchio che era nell’ingresso e cercò di sistemarsi alla meglio la felpa vecchia che aveva indossato e il pantalone con uno strappo abbastanza evidente sul fianco sinistro. Sospirò e aprì la porta di casa appoggiandosi allo stipite per aspettare Sofia. La vide avanzare lentamente e titubante e questo, nonostante la situazione, la fece sorridere.
<< Ciao >> la salutò quando fu abbastanza vicina da poterla sentire.
<< Ciao, mica… mica ti disturbo? >>.
Clarke scosse il capo e si fece da parte per farla entrare e chiuse la porta alle sue spalle. Sofia attraversò il corridoio guardandosi indietro con la coda dell’occhio e sobbalzò nel sentire abbaiare. Dall’ampia vetrata lasciata aperta sul giardino, Luthor si stava dirigendo verso di lei. Si bloccò all’istante.
<< Guarda che non ti fa niente >> disse Clarke superandola << Come al solito >>.
<< Il tuo mangiauomini mi mette l’ansia >>.
L’altra non rispose gettandosi sul divano dove era sdraiata fino a poco fa. Luthor la seguì saltandole addosso e guardando Sofia. Abbaiò una sola volta come se volesse enfatizzare qualcosa prima di lasciarsi accarezzare dalla ragazza. Sofia prese posto di fronte a lei e si schiarì la voce. Per la prima volta da quando la conosceva, si sentiva a disagio. Gli occhi di Clarke erano scuri, velati e stanchi.
<< Sei qui per… >> mormorò Clarke prendendo un cuscino e portandoselo davanti dopo che il suo cane si era sistemato anche lui sul divano.
<< Io… io credo che dovremmo parlare >>.
L’altra ragazza si portò una mano tra i capelli e annuì.
<< Dimmi >>.
<< Credi che debba parlare solo io? >> domandò Sofia irritata dal suo comportamento.
Clarke roteò gli occhi come se la cosa fosse scontata e si strinse nelle spalle.
<< Sei seria, Kent? >>.
Le due si guardarono negli occhi quasi dovessero fronteggiarsi.
<< Sei tu quella che è venuta da me per parlare! >>.
<< Quindi se non mi fossi presentata, per te andava tutto bene? >>.
Clarke si prese una manciata di secondi per riflettere. Non voleva intraprendere quella conversazione, ma con Sofia pareva impossibile evitare qualcosa. Sospirò appena prima di incrociare le braccia sul petto.
<< No >> sibilò infine.
Sofia esibì per qualche istante un’aria trionfante prima di tornare alla loro discussione.
<< Mi dispiace per ieri sera >> disse abbassando gli occhi.
<< Per cosa nello specifico? >>.
<< Lo sai perfettamente >> rispose secca l’altra. Era parecchio a disagio e questo la portava anche a essere sgarbata. S’impose di restare calma << Non hai tre anni >>.
Clarke inarcò il sopracciglio senza dire niente e Sofia sbuffò sonoramente. Si passò una mano tra i capelli come se quel gesto potesse calmarla.
<< Okay, ho rovinato tutto. Vuoi sentirti dire questo? >> sbottò << Sei più felice così? >>.
Clarke scosse il capo, per nulla indispettita dal tono della più piccola.
<< Tu hai avuto paura >> rispose l’altra con calma.
Quella frase ebbe l’effetto di una doccia gelata su Sofia. Rimase spiazzata dalla facilità con la quale Clarke la capiva e affermava certe cose. Cose che lei ancora non aveva il coraggio di ammettere a se stessa.
<< Che c’è, ti ho spiazzata? >> continuò Clarke. L’aveva lasciata parlare e ora era il suo turno << Per caso non lo avevi capito? Io sono una ragazza e lo sei anche tu. Però io mi comporto normalmente perché so quello che voglio e non ho paura di ammetterlo! >>.
Aveva alzato leggermente la voce senza rendersene conto e questo fece tremare Sofia i cui occhi si stavano riempiendo di lacrime. Clarke aveva il potere, nel dire la verità, di farla sentire una cacchetta.
<< Beh, sai una cosa? >> esclamò decidendo di abbandonare tutta la sua compostezza << Potrà sembrare strano alle tue orecchie, ma ci sono persone diverse da te, che non hanno tutta la tua sfacciataggine o la tua strafottenza. Persone che hanno paura perché tutto quello che stanno vivendo è nuovo e non sanno come muoversi! >> fece un respiro durante il quale l’altra provo a interromperla senza, però, successo << E sì, io sono una di quelle persone! Perché tutte queste cose non le ho mai provate per nessuno ed è tutto nuovo! Ed è bellissimo, davvero, perché tu mi piaci e anche tanto, ma ho una fottuta paura! Paura di sbagliare, di essere giudicata, di essere additata! Perché non so come muovermi e vorrei solo che tu mi aiutassi >>.
Si guardarono negli occhi mentre Sofia lottava per cacciare indietro le lacrime senza il risultato sperato. Voleva apparire forte, ma la verità era che aveva paura che Clarke le voltasse le spalle invitandola ad andarsene. La vide fare un respiro profondo e abbassare lo sguardo verso la punta delle scarpe.
<< Io… io ci sono già passata >> iniziò incerta. Parlare di Luna non era per niente facile per lei << Anche nella mia precedente storia la paura ha avuto un peso enorme ed è finita per… questo >> cercò di non andare troppo in profondità << E non voglio… ripetere l’esperienza. La paura fa perdere le occasioni migliori e io non voglio che accada di nuovo. Non voglio nascondermi, mi piacciono da sempre le ragazze e non ho mai mentito ai miei genitori o ai miei amici >>.
Involontariamente Sofia pensò che Clarke doveva essere stata una persona fortunata se non aveva mai avuto tentennamenti sul suo orientamento sessuale o sul raccontare la verità ai suoi. L’avevano accettata in tutta la sua interezza. Si domandò se anche Viola e Armando avrebbero reagito così bene, su suo fratello non nutriva nessun dubbio. Si passò la lingua sulle labbra sapendo quanto fosse ancora incerta la sua voce. Il dettaglio non poco importante della sua precedente storia venne registrato in ritardo dal suo cervello, troppo preso ad elaborare qualcosa di sensato da dire. Fece un passo avanti sperando che Clarke non si allontanasse. Quando vide che l’altra fece lo stesso, incontrandosi a metà strada, le venne da sorridere nonostante la situazione.
<< Insegnami a non avere paura >> le sussurrò a poco centimetri dalle sue labbra.
Clarke avvertì il fiato caldo di Sofia sulla sua bocca e tutto il resto fu come se si eclissasse. Nulla era più importante che sfiorare le labbra dell’altra, ora così vicine come non lo erano mai state. Involontariamente le portò una mano sul mento, prendendolo tra l’indice e il pollice. Sentì Sofia rabbrividire a quel contatto e il suo cuore ebbe un tuffo. Era possibile provare tutte quelle sensazioni per un semplice contatto? Clarke si chinò leggermente e socchiuse gli occhi. Stava per baciarla quando il campanello suonò. La più piccola sobbalzò arrossendo mentre la mano dell’altra scivolava verso il basso. Clarke assunse un’aria interrogativa mentre si mordeva il labbro inferiore, valutando se valesse o meno la pena rispondere. Un secondo squillo la fece decidere.
<< Chi cazzo… >> mormorò mentre si voltava verso il corridoio. Tornò a guardarla << Aspettami qui >> aggiunse.
Sofia si limitò ad annuire senza sapere cosa dire mentre la sua mente, senza volerlo, faceva pensieri poco casti su cosa sarebbe potuto accadere se non fossero state interrotte. Arrossì ancora di più.
<< Ah >> disse Clarke poggiando una mano sullo stipite della porta e girandosi appena verso di lei << Verginella, quindi? >>.
Le strizzò l’occhio con un sorriso prima di correre al citofono.
<< Kent, sei un’idiota! >> urlò Sofia paonazza.
 
Ho bisogno di parlarvi, altrimenti esplodo!
Diana lesse il messaggio di Giulia inviato sul gruppo di WhatsApp e un lieve sorriso smorzò il broncio che aveva da quella mattina in canile. L’unica cosa che la consolava era l’aver visto Clarke rabbuiata e quindi aveva ipotizzato che il suo appuntamento non fosse andato splendidamente. Aveva finto di essere felice per lei quando l’altra, via Skype, le aveva mostrato cosa avrebbe indossato per uscire ed era ribollita di rabbia al pensiero che quella nana quattrocchi le avesse stretto la vita mentre erano in moto.
Continuò a leggere i messaggi che si scambiavano Marco e Giulia notando come Clarke avesse smesso di partecipare. I due amici volevano fare aperitivo da qualche parte e stavano aspettando il parere delle due ragazze per organizzarsi ben sapendo quale fosse il locale preferito da Clarke. Diana si morse il labbro prima di gettare la pietra. Contattò privatamente Giulia facendole notare come l’amica si fosse improvvisamente isolata e a cosa fosse dovuto il suo malumore. Non ci volle molto a convincerla. Dovette impegnarsi di più, invece, con Marco. Quasi lo odiò per la cautela che voleva usare con l’altra.
E se fosse in compagnia di Sofia?, le scrisse dopo aver letto cosa avevano in mente lei e Giulia.
Involontariamente Diana serrò la mascella e dovette fare un respiro profondo per evitare di rispondergli male.
Ma figurati. Hai visto anche tu la faccia che aveva oggi al canile. Sarà sicuramente da sola, sprofondata sul divano, con Luthor addosso.
La risposta di Marco fu ancora una volta accorta.
Non lo so, D. E se interrompessimo qualcosa?
Ma cosa diavolo vuoi interrompere, Marco? Siamo suoi amici. Ti vengo a prendere tra mezz’ora, fatti trovare pronto.
 
Clarke non poteva credere ai suoi occhi. Diana stava parcheggiando la macchina di sua madre e, ancor prima che fosse ferma, Giulia le venne incontro correndo.
<< Che ci fate qui? >> domandò vedendo Marco e Diana scendere dall’auto.
Giulia le sventolò davanti agli occhi un sacchetto di carta.
<< Abbiamo portato i cornetti! >> esclamò.
Clarke continuò a guardarli con aria interrogativa mentre teneva sollevato il sopracciglio destro.
<< Avanti >> la salutò Diana abbracciandola << Non fare quella faccia. Abbiamo pensato che avessi bisogno di compagnia >>.
<< Hanno fatto tutto loro >> disse Marco alzando le mani in segno di resa << Io non avuto facoltà di scelta >>.
Nonostante la situazione, Clarke sorrise dando a ognuno un bacio sulla guancia.
<< Stamattina avevi una faccia >> mormorò Giulia chiudendo la porta di casa.
<< Senti chi parla! >> esclamò l’altra.
L’amica arrossì a quella frecciatina e abbassò lo sguardo.
<< Io ho i miei buoni motivi! >> rispose << Adesso vi racconto tutto! >>.
Si voltò per entrare in salone e andò a sbattere contro Diana, immobile davanti a lei.
<< Ma che cazzo D! >> esclamò guardando oltre la sua spalla. Sorrise nel vedere Sofia al centro del salone con le mani nelle tasche del jeans << Ehi, ciao So! >> esclamò << Aspetta un attimo, da quanto sei qui? >>.
<< Da prima di voi, capoccioni >> rispose Clarke.
<< Ah >> fece semplicemente l’amica << Beh, potevi anche dircelo! >>.
<< Io l’avevo detto che dovevamo farci i cazzi nostri! >> disse Marco.
<< Ciao ragazzi >> salutò Sofia imbarazzata.
L’unica che rimase in silenzio fu Diana, scioccata nel vedere l’altra a casa di Clarke. Non era possibile che avessero già fatto pace!
Clarke sollevò il sopracciglio guardando Giulia.
<< Siete perdonati solo perché avete portato i cornetti >> affermò << Ci avete interrotte >>.
<< Oooooh! >> esclamò l’amica saltandole addosso << E cosa avremmo interrotto? >>.
Sofia era paonazza per ciò che l’altra aveva detto. Il suo senso del pudore faceva letteralmente schifo.
<< Vado a prendere le birre >> fece Clarke evitando di rispondere.
Giulia, però, non si diede per vinta e afferrò quasi al volo Sofia che aveva provato a sgusciare via.
<< Dicevamo >> mormorò assottigliando gli occhi << Cos’è che abbiamo interrotto? >>.
La più piccola si guardò intorno alla ricerca d’aiuto, imbarazzata da quella domanda e dalla piega che stava prendendo la situazione.
Che cazzo di tempismo!, continuava a pensare la sua mente.
Diana approfittò della disattenzione dei presenti per recarsi in cucina col chiaro obiettivo di parlare con Clarke.
<< Ehi >> le disse mentre l’amica cercava l’apribottiglie << Non hai più risposto sul gruppo. Ci siamo preoccupati >>.
<< Non è la prima volta che smetto di rispondere! >> esclamò Clarke ridendo passandole una bottiglia aperta.
<< Avevi una faccia stamattina >> affermò piatta Diana << Pensavo fosse successo qualcosa >>.
Clarke abbassò per un attimo lo sguardo.
<< Beh, sì >> rispose. Non avrebbe mai potuto mentire a Diana << Abbiamo avuto uno screzio, ma stavamo chiarendo >> aggiunse << Se non ci aveste interrotte >>.
<< Oh >> fece asciutta l’altra << Che è successo? >>.
Clarke scrollò le spalle gettando i tappi nella spazzatura. Fece un sorso dalla sua birra.
<< La paura >> si limitò a dire.
Sapeva che Diana avrebbe compreso all’istante. E, infatti, fu così. L’amica si sporse per abbracciarla facendole quasi perdere l’equilibrio.
<< Sei sicura che ne valga la pena? >> le sussurrò a un orecchio.
Clarke si allontanò leggermente per guardarla negli occhi e subito dopo sollevò lo sguardo oltre la sua spalla, in direzione della porta e delle voci del salone.
Stava per rispondere, ma l’arrivo di Marco le interruppe. Il ragazzo afferrò una birra, strizzò l’occhio alle ragazze e si voltò per tornare da Giulia e Sofia.
<< Sbrigatevi, altrimenti Giulia non vi lascia nemmeno un cornetto! >> urlò poco dopo facendo scoppiare a ridere Diana che si mosse verso la porta.
<< Ehi, D >> la richiamò Clarke << Lo faccio per entrambe >>.
Diana si limitò a sorriderle prima di raggiungere gli altri e questo diede all’altra il tempo di fare un respiro profondo. A parte l’amica, aveva baciato solo Luna e il pensiero che ci fosse Sofia, così diversa da entrambe, la fece arrossire imbarazzata come se avesse sedici anni. Perché desiderava davvero lasciarsi tutto alle spalle e provare a ricominciare con lei, poteva sul serio valerne la pena. Poteva essere quella giusta.
Rientrò in salone trovando gli amici seduti intorno al tavolo intenti a chiacchierare. Colse immediatamente il tono frustrato di Giulia e, dopo essersi seduta vicino a Sofia, ne chiese il motivo.
<< Rodolfo! >> esclamò l’amica << Mi ha portata in un paesino sperduto nella provincia di Caserta solo per mangiare una pizza! >>.
Clarke sollevò il sopracciglio sorpresa mentre Marco si portò le mani dietro la nuca oscillando leggermente con la sedia.
<< Marco >> fece Diana << Se cadi e ti fai male ti do anche il resto >>.
<< Scusa, mamma >> rispose il ragazzo smettendo immediatamente e facendo ridere gli altri amici così da allentare per un po’ il discorso di Giulia.
<< Non potete capire, è stato terribile >>.
<< Che ti aspettavi da uno che ha il doppio dei tuoi anni? >> affermò Marco << E’ già vecchio dentro >>.
Sofia per poco non si strozzò con un sorso di birra della bottiglia di Clarke nel sentire quella frase.
<< Il doppio? >> ripeté rivolta a Clarke che annuì come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< E voi invece? >> chiese Giulia << Ditemi qualcosa di bello per tirarmi su il morale. Ieri Rodolfo era tutto un “qui non possiamo andare, questo non lo possiamo fare” >>.
<< Dove l’hai portata? >> domandò Diana.
<< Starita! >> esclamò Clarke sorridendo << La pizza migliore del mondo >>.
<< Quella è Sorbillo >> precisò nuovamente Sofia guadagnandosi una spallata da parte della più grande.
<< Dai, ma è come se giocassi in casa! >> esclamò Marco scoppiando a ridere << E’ amico di tuo padre! >>.
<< Sì, infatti! >> lo aiutò Giulia << Ti piace vincere facile? >> aggiunse mimando la musica della pubblicità che partiva subito dopo quella frase.
Clarke rise.
<< Siete voi che non capite niente di appuntamenti! >>.
<< Non farmi ripensare a ieri sera per favore! >>.
<< Ma se sei stata tu a chiedermelo! >>.
<< Per sentirmi raccontare qualcosa di bello, non che sei andata dall’amico di Philip! >>.
<< Smettetela, dovreste stare dalla mia parte! A Sofia è piaciuto, vero? >>.
<< Può mai dirti di no? >> fece Marco prima che l’altra potesse rispondere << Sei una vera idiota Melbourne >>.
L’unica che non aveva parlato era Diana. Marco si sporse per rubarle la birra e gliela finì in un sorso costringendola ad alzarsi per prenderne una nuova. Nel farlo, passò accanto a Clarke e le sfiorò il viso con le dita mentre le sistemava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Da quanto tempo non ci andiamo tu e io? >> le domandò come se intorno a loro tutti fossero invisibili.
<< Mancavamo da un po’ >> rispose la ragazza abituata a quei gesti da parte dell’amica << Infatti ti saluta Gennaro >> disse riferendosi a uno dei tanti camerieri della pizzeria.
<< Che carino >> affermò Diana rivolgendo uno sguardo compiaciuto a Sofia prima di sparire in cucina.
Alla più piccola fumavano le orecchie per quello che aveva appena visto. Diana stava cercando di provocarla in tutti i modi affinché sembrasse scontata e poco importante, sminuendo la loro uscita. Clarke, però, pareva non essersi accorta di niente troppo serena e tranquilla per come si stava mettendo la serata. L’arrivo dei suoi amici era stato inatteso, ma sempre ben gradito. Inoltre era avvezza alle attenzioni di Diana nei suoi confronti e non aveva minimamente intuito il doppio fine dell’amica. Così decise di fare qualcosa per farle comprendere che non intendeva lasciarle spazio. Quello era il suo rapporto con Clarke e lei non poteva farci niente. Fece leggermente indietro la sedia quel tanto che bastava per toccare quella dell’altra e, mentre la ragazza era intenta ad ascoltare le lamentele di Giulia su quanto fosse stata catastrofica la sua uscita con quel Rodolfo, allungò la mano per stringere la sua. Clarke la guardò sorpresa da quel gesto, ma le sorrise di fronte al rossore che stava invadendo le sue gote e iniziò ad accarezzarle il dorso col pollice. Sofia si rilassò immediatamente appoggiandosi allo schienale mentre nella sua testa tutto perdeva d’importanza. Lo stomaco era in subbuglio e ogni volta che la ragazza la sfiorava sentiva i brividi attraversarle la schiena. Marco lanciò un’occhiata veloce a entrambe sorridendo appena mentre rispondeva all’amica.
<< Giu, non lamentarti. Sapevi a cosa andavi incontro >>.
<< Ma cosa c’entra, Marco? >> disse Diana tornando con un paio di birre << Solo perché non può farsi vedere in posti troppo affollati da studenti non vuol dire che debba comportarsi così >> la sua attenzione fu colpita dalle mani di Sofia e Clarke strette. Assottigliò leggermente gli occhi e fece schioccare la lingua << Avrebbe potuto portarla in una caverna e sarebbero stati bene lo stesso. Il punto è che non avrà fatto altro che ricordarle che non potevano farsi vedere insieme >>.
Giulia asserì mentre si lasciava cadere sul divano. Si passò una mano tra i corti capelli e sbuffò. Diana aveva c’entrato perfettamente il punto. Sarebbe stata una serata bellissima, forse un po’ troppo tranquilla ma comunque bellissima se lui non le avesse costantemente ricordato cosa non potessero fare insieme. Guardò Marco e Clarke che erano rimasti in silenzio e il suo cuore si sciolse nel vedere le dita delle due ragazze intrecciate. Almeno per una di loro le cose stavano filando nel verso giusto.
<< Dovresti dirglielo >> mormorò infine Clarke alzando gli occhi sul soffitto << Dovresti dirgli quello che pensi della serata >>.
Giulia roteò gli occhi.
<< Giu, sul serio >> continuò l’altra << Altrimenti continuerà a credere di fare bene >>.
<< E invece, manco per il cazzo >> continuò Marco con delicatezza.
I suoi amici la conoscevano bene, Giulia sotto quella corazza di umorismo e sorrisi, celava quello che pensava davvero finché non scoppiava. E quando accadeva, voleva dire che ormai era finita. Perché era molto raro che la ragazza si arrabbiasse, ma quando lo faceva, non si tornava indietro. Giulia sputava tutto quello che si era tenuta dentro senza un minimo di delicatezza, senza permettere all’altro di replicare o provare a controbattere.
<< Se inizio a dirgli adesso quello che non ho trovato giusto per me >> rispose finalmente << Sembrerò ai suoi occhi semplicemente una ragazzina viziata e forse anche spocchiosa >>.
Clarke sorrise a quelle parole. Si sciolse dalla presa di Sofia, che continuava a domandarsi chi mai fosse quel Rodolfo per non farsi vedere in giro da nessuno, e si avvicinò all’amica. Si sedette dietro di lei abbracciandola e dandole un bacio sulla tempia.
<< Che scema che sei >> le disse con un sorriso mentre non smetteva di coccolarla.
Un sorriso si increspò sulle labbra della più piccola. Quando era con i suoi amici, Clarke sembrava quasi vulnerabile. E forse era proprio questo ciò che la rendeva così speciale. Mostrava la vera se stessa solo a pochi intimi. Si guardarono prima che Clarke le strizzasse l’occhio in segno di intesa. A quel gesto, Diana non riuscì a trattenersi e saltò addosso a entrambe.
<< Hai la stessa delicatezza di Luthor >> mormorò la padrona di casa facendole posto.
Diana e Giulia risero mentre Marco si alzava in piedi. Controllò il suo orologio e si stiracchiò.
<< Ragazzuole, vogliamo andare? >> domandò subito dopo << Mi sembra che Clarke stia benissimo. E poi dopo cena mi vedo con Nadia >>.
Giulia si toccò le punte delle dita per formare un cuore che fece scoppiare a ridere le due amiche. Clarke provò ad alzarsi, ma Diana la tirò per un braccio facendola cadere nuovamente sul divano. Risero entrambe prima che Marco issasse prima Diana e poi Giulia.
<< Ti serve un passaggio, Sofia? >> aggiunse poi il ragazzo guardandola.
<< No, a lei ci penso io >> rispose prontamente Clarke prendendola per una mano.
<< Ooooh >> esclamò Giulia << Un cuore anche per voi >> aggiunse congiungendo le mani.
Diana la spintonò senza farle male cercando di non far vedere quanto le dessero fastidio quei gesti e quelle attenzioni. Quasi avrebbe preferito accompagnarla a casa, almeno avrebbe avuto la certezza che sarebbero state divise.
<< Adesso sparite >> affermò Clarke con voce fintamente minacciosa << Mandatemi un messaggio quando siete a casa >>.
<< Sì, mamma >> risposero in coro Marco e Giulia salutandola.
Diana tergiversò per poter rimanere qualche attimo in più con lei, del tutto incurante della presenza di Sofia alle sue spalle. Le accarezzò una guancia con un leggero sorriso dipinto sul viso e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Qualcosa che la più piccola non riuscì a udire. Clarke scoppiò a ridere e l’abbracciò prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Fu solo quando Sofia sentì il rumore del motore dell’auto che si allontanava che si decise a chiedere spiegazioni all’altra. Clarke, intanto, stava raccogliendo le bottiglie vuote per gettarle nella spazzatura.
<< Cosa ti ha detto Diana all’orecchio? >>.
La ragazza si strinse nelle spalle con un mezzo sorriso.
<< Niente di che >> rispose << Mi ha solo ricordato della cena di domani a casa sua. Sua madre ha già stilato il menù >>.
<< Ah >> fece l’altra << E’ una ricorrenza particolare? >>.
Clarke si appoggiò alla parete riflettendo. Si stava forse dimenticando qualcosa?
<< No >> rispose infine << E’ semplicemente una cena. Sto praticamente sempre a casa loro. Antonella, scherzando, dice che sono la loro quarta figlia! >>.
Che cosa graziosa, avrebbe voluto dirle Sofia ma si trattenne mordendosi la lingua.
Al di là di come si comportasse con lei, Diana doveva essere davvero un’amica fantastica per Clarke altrimenti la ragazza non avrebbe avuto motivo di volerle così bene.
<< Ti aiuto? >> le chiese cambiando argomento.
Clarke scosse il capo.
<< Puoi sederti sul divano se ti va >> le disse << Io tra poco arrivo. Abbiamo Netflix, magari c’è qualcosa che ti interessa >>.
Sofia ubbidì accendendo il televisore mentre Clarke si spostò in cucina.
<< Sai, So >> iniziò svuotando la lavastoviglie << Mi piace il rapporto che stai creando con i miei amici. Loro sono… >> si bloccò notando che l’altra ragazza non dava segni di vita.
La televisione era a un volume molto basso quindi era impossibile che non la sentisse.
<< So? >> continuò affacciandosi dalla cucina con una tazza in mano che stava asciugando << Tutto bene? >> aggiunse avvicinandosi ulteriormente alla porta del salone.
E quello che vide la fece scoppiare a ridere. Luthor era seduto sul tappeto di fronte a Sofia e la guardava attentamente scodinzolando. Lei, invece, era immobile con gli occhi sbarrati. Forse credeva che, se avesse respirato molto lentamente, il suo boxer se ne sarebbe andato.
<< Kent… >> mormorò appena Sofia voltando impercettibilmente il capo << …Kent… il tuo mangiauomini è… troppo… >>.
<< Luthor non è un mangiauomini, è solo il mio cane >> precisò per l’ennesima volta Clarke muovendo pochi passi << Vuole solo essere accarezzato >>.
<< Potresti… potresti venire a tenerlo fermo? Non ha nemmeno il guinzaglio! >>.
<< Hai una fobia davvero stupida, Luthor è buonissimo >>.
<< Per questo la sua razza è catalogata tra quelle pericolose e usate nei combattimenti! >>.
Clarke incrociò le braccia a quelle parole.
<< Accarezzalo >> le disse semplicemente << Altrimenti non se ne andrà mai >>.
Sofia allungò la mano titubante e gliela poggiò sulla testa. Anche se lo aveva già accarezzato al bar, l’ansia e la paura che le metteva quel tipo di razza e la sua stazza non erano svanite. Ingoiò un groppo di saliva mentre eseguiva il gesto e Luthor socchiuse gli occhi in segno di apprezzamento.
Clarke osservò la scena sorridendo e inclinò il capo. Il suo boxer non si era mai comportato così con qualcuno che conosceva appena. Da Luna, per esempio, non si era mai fatto accarezzare arrivando a ringhiarle se l’altra provava a insistere. Anche con lei non era stato sempre mansueto, soprattutto quando lo aveva visto la prima volta chiuso nel box del canile.
<< Visto? >> affermò compiaciuta << Non era così difficile, non trovi? >>.
Aveva appena finito di parlare, che Luthor saltò sul divano accanto a Sofia facendola spaventare. La ragazza emise un gridolino impaurita mentre Clarke scoppiò a ridere.
<< Luthor vieni qui adesso >> gli ordinò chinandosi << Facciamo un passo alla volta con lei, che ne pensi? >>.
Il cane ubbidì avvicinandosi e lasciando che la sua padrona gli grattasse dietro le orecchie e con la coda dell’occhio Clarke vide l’altra lasciarsi andare a un sospiro. Si rialzò con l’intento di tornare in cucina.
<< Ma la tazza che hai in mano… >> chiese titubante Sofia osservando ciò che la ragazza aveva in mano e che stava sistemando prima di accorrere in salone.
Clarke esibì un sorriso orgoglioso.
<< Ti piace? >>.
Sofia roteò gli occhi.
<< Sul serio, Kent? >> chiese << Anche la tazza con la S di Superman? >>.
<< Ne ho anche una che fa diventare la S fosforescente quando ci versi qualcosa di caldo dentro >> precisò Clarke << Questa è la classica. E poi >> aggiunse << Non hai visto la mia camera… >>.
<< Perché, cosa avrebbe di particolare la tua cam… >>.
Non riuscì a terminare la frase perché Clarke la afferrò per un braccio tirandola verso le scale. Aprì la porta della sua stanza permettendole di entrare e Sofia per un attimo pensò di non essere più a casa Melbourne ma in una fumetteria. C’erano fumetti ovunque, sulle mensole, sparsi sulla scrivania, perfino sul comodino. Avanzò titubante mentre i suoi occhi registravano ogni particolare di quella stanza. Il cuore prese a batterle forte nel petto mentre realizzava che quella era la camera di Clarke, quella in cui dormiva e si svegliava, in cui entrava nuda dopo aver fatto la doccia per vestirsi e in cui si spogliava per…. Dovette fermarsi sentendo le guance prenderle fuoco. Ingoiò a vuoto e si guardò attorno. Clarke non era solo un’appassionata di fumetti, era la più grande nerd che lei conoscesse. La parete dove era appoggiata la testata del letto era blu e vi era attaccato un poster che rappresentava il logo del suo supereroe preferito. Accanto, a fare letteralmente a cazzotti, era appeso una rappresentazione dello scudo di Capitan America.
<< Sei… assurda… >> mormorò.
Le lenzuola e la trapunta del letto della ragazza erano identiche e riproducevano entrambe la S di Superman su uno sfondo blu scuro.
<< Queste lenzuola me le ha regalate mio padre >> spiegò Clarke << Le vecchie erano troppo consunte e rovinate per poterle continuare a usare >>.
Sofia si ritrovò a scuotere il capo sorridendo.
<< Ma quanti fumetti leggi? >> le chiese scorrendo col dito i vari titoli che si susseguivano.
<< Quasi tutto >> rispose lei << Attenta quando li prendi, io sono maniacale >>.
<< Non lo avrei mai detto >> scherzò Sofia notando che ogni manga era imbustato e sigillato per preservarlo dagli agenti atmosferici.
Sulle mensole davanti ai manga e ai fumetti, c’erano anche diversi Pop. Rise nell’osservare gli Avengers, Wolverine, Bellatrix e Daenerys Targarien a cavallo di Drogon. Poi qualcos’altro colpì la sua attenzione. Era sulla scrivania, una statua enorme che rappresentava il Superman del film L’uomo d’Acciaio mentre si stava preparando a spiccare il volo. La mano era chiusa a pugno verso l’alto, lo sguardo era serio e quasi tormentato, il mantello pareva oscillare davvero sotto un vento impalpabile. Non poteva quantificarne il prezzo, ma, visto com’erano rifiniti i dettagli, doveva essere una cifra piuttosto alta.
<< E’ il pezzo forte della mia collezione >> disse << Un regalo dei miei. Quando l’ho scartato, ho pianto per tutto il giorno >>.
<< Sei una che si emoziona con poco >> affermò la ragazza << E poi dici che non devo chiamarti Kent! >> aggiunse << Oh, dai! Queste le avrei sempre volute anch’io! >> esclamò correndo verso un angolo del muro << Tutte le bacchette di Harry Potter! >>.
Clarke scoppiò a ridere e le si avvicinò prendendola per mano. Le bacchette della famosa saga erano poggiate su dei ganci all’interno di una teca di vetro e ognuna aveva la targhetta col nome del proprietario. Lasciò che Sofia la aprisse per poterle guardare meglio.
<< Mia madre non ha mai voluto che le comprassimo! >> continuò << Diceva che è una cosa inutile >>.
L’altra sbatté le palpebre per qualche istante.
<< Tua madre e io non andremo mai d’accordo >> sentenziò infine appoggiandosi alla scrivania.
<< E questo cos’è, l’anello del potere? >> chiese Sofia notando una collana attaccata alla bacchetta di Silente << Hai anche la Stella del Vespro? >> continuò notando uno degli altri simboli de Il Signore degli Anelli, questa volta agganciato alla bacchetta di Sirius Black.
<< Sì, ma non toccarli >> fece Clarke scattando verso di lei come una molla. Si era completamente dimenticata che fossero lì << Non sono niente di importante >> aggiunse richiudendo la teca.
Sofia comprese immediatamente che quella era una bugia, ma preferì non insistere. Si voltò verso di lei trovandola a pochi centimetri dal suo viso. Si guardarono negli occhi in silenzio esattamente come prima che venissero interrotte dai suoi amici. Ma questa volta non le avrebbe interrotte nessuno. Clarke le mise una mano dietro la schiena spingendola verso il suo corpo. Quando si scontrarono, Sofia gemette per il calore che si sprigionò nel basso ventre e arrossì distogliendo lo sguardo. La mano e il braccio dell’altra erano fermi dietro di lei, poteva sentire distintamente ogni dita accarezzarle la schiena da sopra il maglione. Un brivido più forte degli altri la scosse.
<< Clarke… >> mormorò titubante.
Per lei quella situazione era nuova, non voleva sbagliare niente. Vide la ragazza chinarsi su di lei senza smettere di tenerla e chiuse gli occhi. Alle narici le arrivò l’odore della sua pelle. Schiuse le labbra pronta a ricevere il bacio che fino a poche ore prima le era stato negato, ma improvvisamente il suo cellulare iniziò a suonare e a vibrare nella tasca dei jeans. Clarke si fermò, mollando la presa e per poco Sofia non cadde per terra.
<< Pronto? >> chiese attivando la conversazione senza nemmeno guardare chi fosse.
Sentiva di avere le gote arrossate e il fiato corto. Guardò Clarke che sorrideva con aria sorniona e si domandò se fosse così evidente il subbuglio che stava provando in quel momento.
<< Sofia, tesoro, dove sei? >> domandò sua madre.
<< Mamma! >> esclamò la ragazza guardandosi intorno come se non sapesse più dove si trovasse << Sono… sono… >>.
Merda, proprio adesso dovevi chiamarmi?, pensò.
Clarke le si avvicinò da dietro sfiorandole col naso una ciocca di capelli. Sofia tremò di nuovo sotto il suo tocco.
<< Al bar con Elena >> le sussurrò per aiutarla.
<< Al bar con Elena >> ripeté meccanicamente la più piccola.
<< Oh, bene. Serve che ti veniamo a prendere? Io e papà stiamo tornando a casa in questo momento >>.
<< Cos…no! >> fece con troppa enfasi Sofia << Mi accompagna lei >>.
<< Va bene >> rispose Viola << Mi raccomando ceniamo puntuali, lo sai >>.
<< Sì, arrivo mamma >>.
Sofia chiuse la conversazione e in quel momento Clarke si allontanò da lei con un sorriso compiaciuto.
<< Ti sei divertita, Kent? >>.
La più grande si strinse nelle spalle senza perdere quel sorrisetto soddisfatto che aveva. Allungò una mano verso di lei.
<< Andiamo, ti accompagno >> le disse << Non vorremmo mica rischiare di far tardi? >>.
Sofia avvampò pensando a ciò che aveva interrotto quella telefonata. Seguì Clarke al piano inferiore senza smettere di tenere le loro dita intrecciate. Afferrò al volo il casco che l’altra le lanciò e trattenne il respiro quando la vide avvicinarsi e fissarla con quegli occhi azzurri che avrebbero fatto girare la testa a chiunque.
<< Le occasioni per farti imbarazzare non mancheranno, lo sai? >>.
 
 
 
L’angolo di Bik
Eccoci al 16esimo capitolo. Questa volta sono stata quasi puntuale! Mi rammarico non esserlo sempre, davvero, ma sto ancora cercando di gestire tutta la mole di lavoro della mia vita. Certe volte vorrei essere uno dei miei gatti che dorme 17 ore tra divano e letto. E sono seria.
Parlando del capitolo, lo so, manca di nuovo Piccola Clarke. Posso dirvi con sicurezza, però, che nel prossimo capitolo sarà super presente! In questo mi piacerebbe che entriate per bene anche nella testa di Sofia e le ho fatto fare diversi, dal mio punto di vista, passi avanti. Il tutto senza perdere di vista il suo personaggio.
Spero che vi piaccia.
Buona lettura e alla prossima,
F.
  
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