Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Ricorda la storia  |      
Autore: ATHANOR91    25/07/2018    0 recensioni
Quale novella di lui non fu bugiarda,
che sempre desiderio ha di tornare in patria e pur sempre tarda.
Sofocle, Elettra
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jotaro Kujo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’Amore ai tempi di JoJo 
                   
Storgé: Il complesso di Elettra
 
Quale novella di lui non fu bugiarda,
che sempre desiderio ha di tornare in patria e pur sempre tarda.
Sofocle, Elettra
 
- Dannazione... di feccia schifosa ne ho incontrata, e tanta pure. Ma tu, tu... vederti mi disgusta più di ogni cosa, padre degenere e squilibrato... -
Lui, Jotaro Kujo in risposta ad un tale effluvio, si limitò ad accendere una sigaretta, curandosi con il palmo della mano che il vento irrequieto non ne estinguesse la timida scintilla e, dopo essersela portata alle labbra, inspirò profondamente per poi emettere un’esplosione di fumo che si dissolse, quella sì, ben presto nell’aria umida nutrita dalle onde del mare. Afferrò il bavero della lunga giacca scura e lo scosse un poco portandolo in posizione verticale per ripararsi il collo dall’aria gelida che gli pizzicava la pelle.
Lei, Jolyne Kujo, non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare quanto le iridi colore oceano di entrambi, così maledettamente identiche, avrebbero potuto confessarsi a vicenda se avessero avuto il coraggio e l'umiltà di incontrarsi anche solo a metà strada. Continuò a fissare le spalle dell’uomo così ampie e salde contro le raffiche, come uno scoglio sempre battuto ma mai spezzato dai flutti. Era sua la colpa di tutto, delle ribellioni adolescenziali, delle cattive compagnie, della disperata ricerca del pericolo, del dolore che si infliggeva per potersi sentire viva anche solo un giorno di più.
Sebbene non serbasse memoria alcuna del momento in cui il disprezzo aveva posto così profonde radici in lei per quel genitore, evanide come ombra, esso era comunque cresciuto prepotente e totalizzante in lei. Ed il pensiero di quell’uomo, del quale aveva sentito narrare leggende mirabolanti fin da bambina, storie a cui avrebbe desiderato non credere tanto le sembravano spropositate, ma alle quali si trovava inesorabilmente ad appigliarsi nei momenti di solitudine e sconfitta, della sua presenza  assente, l’aveva spesso condotta nel luogo segreto della sua mente in cui se ne era costruita una copia migliore, un tragico puzzle male ricomposto, così differente dall’irresponsabile originale che senza alcun motivo l’aveva lasciata andare alla deriva, abbandonata a se stessa.
Eppure, senza apparenti valide ragioni ne desiderava la totalità, l’esclusività, il possesso. Le scorreva il pensiero di lui, di quell'uomo, sotto la pelle, fremente e vivo più che mai, di quello spirito tanto forte da avere sconfitto persino un dio.
- Maledizione, difenditi, dì qualcosa! Infuriati, urla, picchiami. Fai qualcosa. Qualunque cosa... non ignorarmi, non ora... non più... ti prego.
Lo disse in un crescendo ansimante di voce e rabbia, e di sconforto e lacrime a stento trattenute, quel monologo. E poi furono solo parole esangui ed esanimi soffocate nei singhiozzi.
Era stanca di quella tensione irrisolta ed irrisolvibile se non in una risposta, in un gesto del suo interlocutore. Era sempre più stanca dello scorrere dei minuti che sembravano non scorrere affatto. Era corrosa dallo sforzo. Sarebbe crollata da un momento all’altro, lo sapeva. Lo sentiva nelle ossa e nei muscoli che non sarebbe riuscita ad avvicinarsi a lui, ad abbatterne l’impalpabile barriera.
Poi accadde. Si voltò nella sua direzione. La giacca scura ondeggiò ritmica al vento ed il fumo della sigaretta lo seguì sorniona ma obbediente. Lo sguardo obliterato dall’ombra della visiera del cappello. Allungò le dita verso di lei fino ad intrecciargliele tra i capelli sciolti e scorse la mano fino alla fine della nuca e sganciandole non appena superata la sua figura. Proseguì oltre senza fermarsi, senza voltarsi.
Jolyne attese che le ciocche le si adagiassero nuovamente sulla fronte e rimase immobile, con gli occhi sbarrati ed ormai inariditi. Dove lui l’aveva toccata, crudele, lì la pelle selvaggia bruciava ancora, scarnificata, squarciata. E consapevole. Il suo amore, il suo desiderio, la sua anima. Non le appartenevano. Non erano suoi. Non lo sarebbero mai stati.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: ATHANOR91