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Autore: moonsvn    26/07/2018    1 recensioni
«Bianco o nero?»
«Mh?»
«Sei il bianco o sei il nero?»
«Sono entrambi. Prima di te ero solo nero, adesso che ci sei tu sono anche bianco.»
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Iridio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Parli troppo
                //tra bianco e nero
 

«Non otterrai niente dandogli pokegiolli e bacche. Vuoi che un pokemon sia forte? Allenalo per farlo essere forte!»
La voce tuonò forte e sicura che, se non fosse per la rabbia che le bolliva dentro, quella moretta avrebbe indietreggiato senza ombra di dubbio.
«Non parlare come se fossero pedine a battaglia navale. Hanno dei sentimenti, vanno curati e amati. Se non c’è un legame solido, come vuoi vincere?» ribatté, sguardo fiero e tenace, proprio come quello della madre, quella stessa madre che le aveva passato la passione e l’amore verso quelle piccole creature vivaci.
«Dove vai?» urlò, quando rivolgendogli un sorriso derisorio, Iridio si voltò e si incamminò, dandogli le spalle.
«Pensala come vuoi. Fatti la tua esperienza, piccola allenatrice. Ma parli troppo, fattelo dire.»
 
***
 
«Ti vuole bene, ma non è allenato. L’amicizia tra allenatore e pokémon non ti aiuta a vincere le lotte.»
«Stai zitto, Iridio.»
Era spuntato da dietro la grande quercia, che lei nemmeno l’aveva visto. Probabilmente aveva assistito alla lotta e alla sua sconfitta e forse si sarebbe anche dovuta vergognare di aver perso di fronte a lui, ma tutto ciò che le importava era curare le ferite del suo Litten. Ignorò gli occhi verdi che la scrutavano attentamente e accarezzò il dorso del suo compagno, rassicurandolo con uno sguardo.
«Che stai facendo?» chiese quando si accorse del ragazzo biondo che si chinava su di loro, porgendo al ferito una bacca.
«Lo aiuterà un po’, almeno fino al prossimo centro Pokémon» spiegò, per poi rialzarsi ed allontanarsi.
«Non dovevi. Sei stato gentile» lo ringraziò.
«Parli troppo, allenatrice.»
 
***
 
«Quindi fai parte del Team Skull, eh?»
«Così pare.»
«Perché?»
Iridio scrollò le spalle e la ragazza capì che non avrebbe avuto risposta. Si limitò a guardarlo sbucciare una mela, soppesando le parole da dirgli in quel pranzo in cui si era autoinvitata.
«Non dovresti. Tu non sei come loro. Rubare pokémon… è ingiusto e meschino. E tu sei uno stronzo, ma non meschino.»
«Smettila. Parli-»
«Troppo. Sì, me l’hai già detto.»
Poté giurare di aver visto le labbra del biondo arcuarsi in un sorriso, ma durò così poco che le sembrò come quando si vede, per brevi attimi, passare una stella cadente.
 
***
 
Guardò il Rattata nemico essere richiamato nella sfera e non riuscì a trattenere un sorriso di soddisfazione alla sua ennesima vittoria. Il suo Torracat stava crescendo e diventava giorno per giorno, lotta per lotta più forte. Ed adorava tutti i suoi pokémon, ma lui era ovviamente il suo preferito. Si lanciarono un’occhiata d’intesa e poi anche lei richiamò il suo pokémon.
«Sei migliorata.»
La voce gli sopraggiunse da dietro ma lei continuò a sistemare il suo zainetto. Poi si legò i capelli in una coda alta e finalmente prestò la sua attenzione al biondo che l’aveva affiancata.
«Già. Volevo darti uno schiaffo morale.»
«Oh, ma non funziona così. Vuoi darmi uno schiaffo morale? Accetta la mia sfida, allenatrice.»
«Stai scherzando? Mi sembrava che fossi troppo debole, secondo te.»
«Parli troppo. Combattiamo ora. Ci stai?»
 
***
 
Aria. Aveva bisogno di aria.
Indietreggiò, quanto poté, trovando subito dietro il tronco di un albero. Sentì la pelle sfregare e mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre Iridio le arcinava i fianchi con le mani e prendeva violentemente possesso delle sue labbra.
«Iridio… Morirò per mancanza di ossigeno se non mi fai respirare!»
«Parli seriamente troppo.»
O forse no. Forse le sarebbe potuto bastare quel poco ossigeno che nei brevi secondi di libertà immagazzinava. Non aveva nessuna, nessunissima intenzione di smettere ciò che stavano facendo e separarsi da quelle labbra peccaminose.
 
***
 
I suoi piedi correvano sulle tegole di legno. Non ci era voluto molto che la proprietaria rivelasse la stanza in cui lui si trovava, pettegola come era. Spalancò la porticina con vigore, trovando ad accoglierla due grandi occhi verdi. Balenò in essi lo stupore, all’inizio, e poi ritornarono gelidi e rancorosi.
«Sparisci» pronunciò arrabbiato.
«Non puoi arrabbiarti con me!»
«Oh, sì che posso. Vattene.»
«Non pretendere che me ne stia con le mani in mano se qualcuno ha bisogno di me.»
«Quello che io pretendo è che tu non ti intrometta negli affari del Team Skull! Sono pericolosi. Non è una stupida lotta amichevole tra allenatori» sputò rabbioso.
Come una reazione a catena, la sua rabbia scaturì la rabbia nella mora.
«Iridio, quel Pichu a malapena conosceva Azione! Io non contesto le tue scelte, per quanto non mi piacciano, tu non contestare le mie!»
«Non capisci che metti me in una situazione scomoda e te in pericolo? Guzman si fida di me. Sono il suo secondo. Se venisse a conoscenza che sono innamorato della scocciatrice che gli rovina tutti i piani-»
«Cosa?» lo interruppe lei ed in un attimo la furia di prima scomparve. Iridio si ritrovò a venerare con gli occhi quella ragazza: lo sguardo sgranato, le labbra socchiuse, i capelli scompigliati. Una visione.
Le si avvicinò sorridendo mestamente, sollevando il dorso della mano in prossimità della sua guancia.
«Non credevo bastasse così poco per farti smettere di parlare troppo.»
 
***
 
«Bianco o nero?»
«Mh?»
«Sei il bianco o sei il nero?»
«Sono entrambi. Prima di te ero solo nero, adesso che ci sei tu sono anche bianco.»
 
***
 
«Devi andartene!»
«Vieni via con me.»
«Non posso. È il mio capo. Ma tu non devi farti trovare qui.»
Un urlo straziò l’ambiente e Iridio guardò la ragazza dai lunghi capelli mori preoccupato e allarmato.
«Vattene. Ti troverò appena risolviamo questo casino.»
«Iridio...»
Uno stormo di Zubat irruppe nella caverna. Il biondo fu veloce a chiamare il suo Vikavolt in difesa. Intimò la ragazza ad andare via un’ultima volta, con uno sguardo. Lei annuì debolmente. Premette le sue labbra su quelle del ragazzo e corse via.
 
***
 
«Sta’ fermo. Fatti aiutare.»
Iridio strinse i denti al bruciore dovuto al contatto tra il batuffolo e la sua guancia.
«Ti hanno combinato per le feste...» gongolò la ragazza per sdrammatizzare la tragicità della situazione, ma il tentativo fallì. L’occhiataccia che il ragazzo le mandò bastò a farla tacere. Parlava troppo.
«Taci.»
«Non ti avevo detto che dovevi andartene?» disse poi, spezzando il silenzio che si era andato a creare.
«Sono un’ottima allenatrice e non mi è passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di lasciarti in mezzo a quel bordello.»
«Hai rischiato grosso.»
«Non meno di te. Sei il mio uomo, Iridio. Non ti lascio solo.»
 
***
 
«Che fine ha fatto la tua divisa?»
«Ho chiuso. La maggior parte di loro non sa quel che fa, restavo solo per i soldi.»
«Sei ferito.»
«La mia libertà ho dovuto… sudarla. Guzman e i suoi pokémon sono tosti» ammise Iridio, passandosi una mano tra i capelli. Si avvicinò alla ragazza al punto che lei riuscì a sfiorare il taglio sul petto. Sospirò preoccupata.
«Va disinfettato.»
«Dopo» le sussurrò per poi eliminare le distanze e gustarsi il sapore della sua libertà.
«Bianco. Mi rendi bianco» confessò tra un bacio e l’altro mentre i piedi li portavano verso il letto della camera.
«Ti amo anche da nero. Ma dovremmo sul serio curare le-»
«Parli dannatamente troppo, mia piccola allenatrice.»


moonsvn's space
Come è nata questa oneshot?
Stavo giocamente, beatamente, a Pokemon Sole e Luna. Tutto bene fin qua. Poi mi ritrovo nel punto del gioco in cui il giocatore arriva in un hotel e nella stanza c'é Iridio. Iridio, con quei capelli biondi e gli occhi verdi che beh... Mi è bastato questo per far sì che la mia mente partorisse questa idea.
Come notate, la lei in questione non ha un nome. Ho preferito così, perché il tutto è nato appunto per il videogioco, e scrivendo l'ho collocato all'interno dell'anime.
Spero vi piaccia! Un bacio

 
  
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