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Autore: Virgiz01    27/07/2018    0 recensioni
[Cinema]
[Cinema][Cinema][Cinema]Dane e Daniel si conoscono sul set del nuovo film 'Young Rebels', girato tra i corridoi della Columbia University, a New York. Un film come tanti altri, nulla di cui preoccuparsi. O forse sì?
Daniel conduce una vita semplice, solitaria, incerta. Ancora priva di una definizione. L'attore, la cui fama lo precede sempre, tenta in tutti i modi di allontanarsi dal personaggio con cui tutti ormai lo etichettano. Nel frattempo è alla ricerca di se stesso.
Il matrimonio tra Dane e Anne è alle porte e i due futuri sposi non potrebbero esserne più felici.
Tuttavia l'incontro tra i due attori, l'uno l'opposto dell'altro, sconvolgerà le loro vite. Come aspettarsi il contrario? Come poter negare che le persone non sono che tante fragili lastre di ghiaccio che si muovono su un oceano labile come l'amore, senza alcuna sosta e senza capire il perché delle loro azioni?
Questa storia parla di due ragazzi difficili, con un modo tutto loro di rapportarsi col mondo, che segue alla lettera la regola del non mostrare nulla finchè nulla ti viene mostrato.
Perché, dopotutto, cosa significa essere due attori se non far parte di un Gioco di Maschere?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Tutto iniziò quando, una delle ultime settimane di dicembre, i rispettivi agenti di Dane e Daniel vennero contattati dal regista del nuovo film Young Rebels, la cui descrizione soddisfaceva la richiesta da parte di Daniel di un altro film fuori dal comune con cui allontanarsi dal personaggio della celebre saga fantasy che aveva interpretato da ragazzo, con cui ormai tutti lo etichettavano, e quella di Dane di un film tratto da una storia vera con cui confrontarsi e che accendesse l’attesa scintilla per il suo lancio nel mondo del cinema.

Daniel e Dane vennero chiamati quello stesso giorno dai loro agenti. I due attori accettarono la proposta di provare a ottenere la parte in Young Rebels e qualche settimana dopo affrontarono i loro provini, Daniel di fronte al regista, mentre Dane a 3000 miglia di distanza, con un provino registrato. Entrambi stupirono il regista per come, in 30 secondi di recitazione, diedero ai loro personaggi, Allen e Lucien, l’uno naturalezza e freschezza e l’altro carisma e tormento interiore.

In verità, l’alchimia tra i due nacque settimane prima dell’inizio delle riprese, quando ancora i due attori non si conoscevano, in un modo strano, diversamente da come iniziano la maggior parte delle relazioni. La loro storia d’amore nacque da una storia d’amore già sbocciata e consolidata da tempo.

Era uno dei primi giorni di dicembre e nell’aria di New York, città dove si sarebbero svolte le riprese, si poteva già sentire la vibrante attesa del Natale, ma anche il desiderio di uscire dall’inverno per affacciarsi finalmente sulla fragile primavera di marzo. La temperatura non sarebbe cambiata di molto, ma già solo la parola primavera faceva scattare nella mente delle persone una flebile felicità, un sentore del lontano arrivo dell'estate.

Durante una di queste fredde giornate, Daniel si trovava nella metropoli e come tutte le volte che tornava a far visita alla Grande Mela, non era riuscito a fare a meno di recarsi a Central Park. C’era già stato, quando per un periodo aveva vissuto a Manhattan e quel luogo lo aveva stregato. 
Per lui era come una bellissima perla argentea all’interno di una conchiglia ruvida e sporca. La tranquillità dentro il caos. Il colore verde nel colore grigio. Un polmone vivente in un polmone raggrinzito.

Era seduto su una panchina di uno dei tanti piccoli parchi di Central Park South, di fronte a uno stagno attraversato da un ponte di pietra, dove presto, quando in primavera sul laghetto si sarebbe sciolto il ghiaccio, sarebbe tornato a nuotare un gruppetto di anatre. 
Indossava una camicia di un azzurro chiaro con sopra un maglione spesso che ne lasciava intravedere solo il colletto ed era stretto in un pesante cappotto. Sedeva con una gamba accavallata sull’altra, come era prassi fare durante le interviste. Stava scrivendo.

Gli piaceva scrivere poesie, di tanto in tanto. Molti anni prima ne aveva pubblicate alcune, sotto pseudonimo. Dopo tutto quel tempo, rileggerle lo faceva ridere. Non sono mica poesie queste, diceva tra sé e sé. 
Ora continuava a scriverne, anche se non aveva più tempo per tornare sui libri a studiare i canoni che regolavano la poesia, i suoi ritmi, toni e metrica. Perciò scriveva solo quello che gli passava per la testa, senza porsi regole o, più che altro, senza porsi preoccupazioni.

In quel momento, a Central Park South, stava scrivendo che si sentiva come una foglia caduta. Prima era al sicuro, attaccato al ramo, protetto dall’ombra del ragazzo prodigio che aveva rappresentato nei film che lo avevano reso famoso. Poi aveva voluto staccarsi dal ramo, rischiando con altri film, in modo da scrollarsi di dosso il personaggio che ora iniziava a tormentarlo. 
All’inizio, mentre come una foglia si librava in aria e volava verso il basso, era inebriato. Sentiva il vento addosso, la luminosa possibilità di ricominciare da zero, strappare la pagina e cominciare a vivere in un altro racconto. Poi era atterrato su un letto di foglie marce che, come lui, si erano staccate dall’albero e aveva capito che a quel punto sarebbe stato tutto più difficile. Adesso, sulla soglia dell'inizio della sua nuova vita, si sentiva solo, nostalgico, vulnerabile, con soltanto una misera citazione di Jack Kerouac a dargli coraggio: Meglio dormire libero in un letto scomodo che dormire prigioniero in un letto comodo.

Il parco nel quale si era appartato era piccolo e nascosto. Tutti puntavano al grande lago nel mezzo di Central Park, mentre pochi venivano attirati da quello stagno dall’aria triste che, per questo, non era frequentato quasi da nessuno. In fondo, era la ragione per la quale a lui piaceva.  
Fu per questo che Daniel si stupì, nel sentire delle voci nelle vicinanze.

Alzò lo sguardo e vide poco lontano una coppia che avanzava per un camminamento. Da quella distanza, Daniel riconobbe una ragazza e un ragazzo. Quando si avvicinarono, poté osservare che lei era abbastanza alta, molto magra e poco formosa. I suoi capelli erano lunghi e bruni e sembravano molto curati. Le sue labbra erano dipinte di un rosso acceso e indossava un vestito abbastanza attillato, una blusa scura in tela leggera e scarpe coi tacchi alti. Insomma, non proprio l'abbigliamento adatto per una passeggiata nella natura o alla temperatura di quella giornata, constatò Daniel tra sè e sè.

La ragazza stringeva il braccio del suo accompagnatore come avesse paura di perderlo da un momento all’altro, mentre parlava ininterrottamente di ricevimenti, torte e bouquet. 
Il ragazzo che era con lei nel frattempo si guardava attorno. Era snello e un po’ più alto di lei. I vestiti che indossava erano molto più casual: Jeans, t-shirt e un maglioncino fin troppo sottile per quel giorno freddo. Sembrava che senza la sua giacca, che aveva posato sulle spalle della ragazza, stesse patendo molto la bassa temperatura. I suoi capelli erano di un color biondo scuro, tendenti al marrone. Erano arruffati, al contrario di quelli ordinati di lei e Daniel azzardò definendoli secchi. Sembrava che fossero stati trattati molte volte. Pensò che il ragazzo in questione forse lavorava nel mondo dello spettacolo, nel quale l’aspetto conta molto e per cui il colore e le altre caratteristiche dei capelli, a volte, devono cambiare costantemente.
Forse era un cantante o un presentatore televisivo, oppure un attore. Da quanto Daniel poteva scorgere da quella distanza, il ragazzo alto non sembrava avere un brutto aspetto. Era dotato di una bellezza particolare, magnetica e forse un po’ fanciullesca, ma comunque raffinata.

Improvvisamente il telefono nella borsa della ragazza cominciò a squillare. Lei lasciò subito la presa stretta che aveva sul ragazzo per cercare frettolosamente il suo cellulare. Quando lo trovò, fece scorrere velocemente il dito sullo schermo e attivò la chiamata. Guardò il suo accompagnatore e le sue labbra pronunciarono un rapido Scusa, poi si voltò e si allontanò, gesticolando e parlando con voce acuta.

Il ragazzo annuì alle sue scuse. Il suo sguardo iniziò a scorrere sugli alberi spogli, sui loro rami, sulle foglie marce per terra, sullo stagno ghiacciato, per poi fermarsi sul ragazzo seduto sulla panchina. I loro sguardi si incontrarono e Daniel sentì una forte fitta al petto.

Il ragazzo lo guardava con occhi freddi e inespressivi, ma tutt’altro che distratti. Non erano indifferenti o leggeri, ma neppure eccessivamente insistenti. Daniel non avrebbe saputo scegliere se lo stava guardando perché era l'unico nelle vicinanze o se lo stava fissando perché trovavano strano il suo aspetto. Probabilmente avrebbe negato entrambe le opzioni. Infatti il ragazzo sembrava oscillare proprio nel mezzo, con l'eleganza di un funambolo esperto che cammina su una corda sottile sospesa sul baratro.

Passò un tempo che sembrò infinito, prima che una voce acuta spezzasse l’indescrivibile atmosfera in cui i due ragazzi erano immersi e che aveva impedito ad entrambi di distogliere lo sguardo l'uno dall'altro. 
«Tesoro, eccomi! Ha appena chiamato Christina. Voleva vederci prima possibile per decidere il colore dei vestiti delle damigelle e per definire altri dettagli». Daniel guardò la ragazza e poi di nuovo il suo accompagnatore, il cui sguardo rimase immutato. «Vieni, dobbiamo andare» lo richiamò nuovamente lei, con voce insistente, ma non troppo. Il ragazzo batté le palpebre, come per tornare alla realtà e poi si voltò lentamente, tornando a camminare a fianco della ragazza, aggrappata di nuovo al suo braccio.

Daniel era confuso, ma continuò a guardarli mentre si allontanavano.  Un momento prima che i due svoltassero dietro una muretta, colse il secondo sguardo che gli scoccò quel ragazzo. Uno sguardo che sapeva avrebbe faticato a dimenticare.
 

   
 
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