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Autore: jhun    27/07/2018    0 recensioni
Yoongi- un normale diciassettenne inconsciamente gay stufo ormai della vita- viene trascinato a Busan dai suoi genitori per far visita ai parenti.
Poi incontra Jimin e tutto il suo mondo trova un fottuto senso.
27/07/18
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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01-la solitudine non ha problemi.
 
You know, I know
너는 나는 . 


Bene, estate taggata 2018- o semplicemente estate di merda. Anche oggi solito giorno- mi alzo, mi vesto, porto giù il cane per poi rimanere tutto il giorno chiuso dentro la mia fottuta stanza a fare, indovinate cosa? Un cazzo.
E questa mia quotidianità mi è andata bene fino alla fine di questa seconda giornata del mese di luglio- già, ricordate che nei libri, nelle fanfiction e nei film ci dev’essere sempre quell’imprevisto  che stravolge la vita del protagonista- ebbene, io Min Yoongi sono il protagonista di questa inutile e superflua nonché scritta in modo sgrammaticato, storia.
E mi sarebbe andato bene tutto, tranne che Busan. Qui a Daegu sto una meraviglia- ringrazio ancora una volta mio padre per la grande genialata della visita dei parenti- ripeto, ancora complimenti, applaudite anche voi che state leggendo.
Mi ritrovo a scendere dall’auto sbattendo- con tutto l’odio che ho in corpo nei suoi riguardi- la portiera come se meriti di essere sfracellata. Entro dentro quella stupida casa e iniziano le domande e le solite frasi stancanti da parte dei parenti: “come ti sei fatto grande”, “quanti anni hai ora? Diciassette?”, “suoni ancora il piano?”- e poi la domanda più odiosa fra tutte: “e la fidanzatina?”.
 
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BASTA, ME LO CHIEDETE OGNI ANNO, NON CE L’HO LA RAGAZZA, NON MI PIACCIONO NEMMENO LE RAGAZZE.
FATEVI UN QUARTO DI FORCHETTATE DI MINCHIA DI CAZZI VOSTRI.
Facendo finta di rispondere mi dirigo nella mia stanza- da ora fino alla fine della mia permanenza qui con mine  e trappole sparse avanti la porta. Se già la mia vita fa schifo a Daegu figuriamoci qui a Busan- che stress essere minorenni. Credono di potermi comandare- non hanno capito ancora un cazzo.
Per fortuna questa stanza è dotata di un condizionatore- non morirò come un animale e potrò dare il via al mio letargo. La mia vita oscilla tra le ore fredde della notte e le prime ore fresche della mattina- dormo il giorno per evitare il contatto con le persone, io odio le persone. Credo di essere affetto da una specie di misantropia- non si era capito vero? Per chi non sapesse cos’è, beh, posso solamente riassumerlo in un semplice e potente, fine, elegante ed essenziale sentimento di avversione nei riguardi del mondo o comunque nei riguardi delle persone che mi stanno intorno. Se non sono stato abbastanza chiaro proverò a spiegarloutilizzando parole più semplici e dirette: vi odio tutti, dal primo all’ultimo.
E che tua sia maschio o femmina sappi che non faccio differenze- e sì, sono apatico e mi va più che bene così.
 
Nei meandri della mia memoria ho ancora impressa la scena di quando mi hanno rovesciato un secchio di  acqua in testa avanti all’intera classe. Oppure quando per dispetto scrissero- i miei bulli di scuola- il mio nome al festival del canto- io non so cantare e ne diedi dimostrazione quando mi ritrovai sul palco costretto dalla mia professoressa ad esercitare l’arte della mia voce.
Senza parlare di quella volta che mi ero un amico- con il quale andavo stranamente d’accordo- a cui confidai di essere gay e dopo il primo battibecco avuti tutti ne erano magicamente e meravigliosamente venuti a conoscenza.
 
Se sono apatico è colpa vostra, siete tutti uguali ma con caratteri diversi. Tutti uguali ma con un colore diverso. Tutti uguali ma con una faccia diversa. Insomma, in parole povere siete tutti i inutili.
E se io- rifiuto della società-  mi permetto di chiedervi di prenderne atto, beh, non pensate sia un po’ grave?
 
Mi getto sul letto e inizio a fissare il soffitto- chissà quando sarei potuto tornare a casa mia, nel mio letto, tra le coperte e i film su Netflix. Soffro la solitudine? No, affatto. Anzi, ho solo capito che è la cosa migliore. Non posso stare male… se non c’è nessuno, no? Sì, va bene, soffro la solitudine.
 
Ma non è importante, io voglio che le persone mi stiano lontane- mi hanno ferito tutti incessantemente e quando ho provato a giustificare le loro azioni ne sono state compiute altre che mi hanno fatto ricredere seduta stante.
 
Prendo il mio zaino tirando fuori il mio portatile- non c’è campo, né internet. Stupendo, il mio unico sfogo finisce anche questo luglio nella valigia. Ora posso fare appello solo a Dio affinché io possa tornare a casa il prima possibile.
 
Poi chiudo gli occhi e lentamente mi addormento ancora vestito.

   
 
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