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Autore: Elgul1    30/07/2018    1 recensioni
Questa storia è un What if di cosa sarebbe potuto accadere, secondo me, se invece di Shouyou, Gintoki avesse avuto come maestro Utsuro diventando il più temibile assassino a disposizione dei Naraku.
Gintoki ha sempre vissuto per servire e aiutare il suo maestro Utsuro che lo ha cresciuto come un figlio. Da anni commette crimini di ogni genere uccide coloro che infangano il buon nome dei Narakue chi rappresenta una minaccia per l'ordine imposto. La sua strada però, durante la sua missione più pericolosa, sarà costellata di numerosi incontri che riusciranno a portarlo verso la dritta via che sembra irragiungibile?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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" Mi spieghi cosa diamine ci facciamo qui?" Chiese per la decima volta Shinpachi mentre Okita continuava a ignorarlo e a mettere cassette di sorveglianza nel videoregistratore.
" Per la decima volta, stiamo vedendo cosa ci dicono le registrazioni video. Per nostra fortuna Edo è una città all'avanguardia..." Replicò l altro rimanendo calmo e senza togliere gli occhi dalle registrazioni da cui si vedevano scene di fuga e distruzione.
" Ok... E come mai questo energumeno è qua con noi?!?" Esclamò riferito a Kondo che, dietro di lui, osservava attento ogni loro mossa.
" Io sono il capo della Shinsengumi, è mio dovere stare qua a controllare cosa fa un civile e un membro semi instabile della mia squadra." Spiegò quello serio.
Shinpachi sospirò: ma in che razza di mani era finito? - Rimpiango quasi le critiche di Katsura- Pensò fra se e se.

" Ho trovato qualcosa!" Annuncio Okita facendo cenno a Shinpachi e a Kondo, che mise la sua testa sopra quella del ragazzo.

Il video mostrava Otae che, presa dal panico, correva per i vicoli della città e incappava negli uomini vestiti in nero. Un tremendo presentimento colpì in pieno Shinpachi: il mondo stava per crollargli addosso e iniziò a pregare. A un certo punto uno strano figuro uscì dall'ombra e, con una forza impressionante, sconfiggeva ognuno degli aggressori. Shinpachi tirò un sospiro di sollievo ma si rabbuiò perché lo sconosciuto l'aveva presa in braccio ed era scomparso nella notte. Okita fermò il video che inquadrava lo sconosciuto.

" Ok, da come possiamo vedere tua sorella è stata salvata da questo tizio. Per adesso possiamo essere certi che sia ancora viva, magari anche in mani sicure..." Dedusse lui. 
" In mani sicure? Cosa ne sai? Magari l'ha rapita per chissà quale motivo oscuro!" Esclamò in ansia sempre più crescente Shinpachi. 
" Se fosse questo il caso, conta pure su di me per pestarlo ben bene! Una tale bellezza non sarà presa da un tizio del genere." Mormorò Kondo convinto, rimasto incantato dalla sorella del giovane. Ignorandolo bellamente mentre continuava con le sue dichiarazioni i due rividero il video un paio di volte.
" Cerca di calmarti, Shinpachi... Se avesse voluto abusare di lei non l'avrebbe di certo portata via così, anzi..." Mosse il mouse avvicinandosi allo sconosciuto chino sul corpo della ragazza. " Sembrava quasi che la conoscesse da come appare qua nell'immagine. " Concluse. 
" Puoi zoomare sul viso?" Chiese Shinpachi incuriosito dalla capigliatura dello sconosciuto. Okita annuì e, sempre col mouse, si avvicino al giovane ragazzo.
" Ruota la telecamera sul viso per favore..." Bisbigliò allarmato Shinpachi i cui sospetti si stavano acuendo. " Okita ruotò la telecamera e a Shinpachi si gelò il sangue. 
" Lo conosci?" Domandò Kondo tornato serio e maledicendo l'aspetto affascinante del tipo.
" Come potrei non riconoscere quel viso e quei dannati capelli..." Ringhiò Shinpachi stringendo i denti e concluse: "Quella è Kyubei, una stramaledettisima stronza!" Ruggì ancora alzandosi di scatto diretto verso la porta. " Aspetta un attimo!" Dissero all'unisono i due agenti prendendolo per le spalle. " Cosa c'è?!?" Sbottò lui innervosito all'inverosimile. 
" Non puoi piombare li da solo in questo stato..." Spiegò Kondo preoccupato di quello che il giovane avrebbe potuto fare colmo di rabbia. 
" Esatto! Verremo noi con te e ci assicureremo che le cose vadano per il verso giusto." Aggiunse Okita togliendo la mano dalla sua spalla destra e mettendo la spada nel fodero.
" Perché mai dovreste venire con me? Nemmeno ci conosciamo..." Replicò lui confuso.
" Anche se non ci conosciamo noi siamo la Shinsengumi e, quando una persona ha bisogno di noi, non importa chi sia, noi la aiuteremo costi quel che costi." Disse con un sorriso Kondo aprendo la porta. Shinpachi sbuffò mentalmente. Ringraziava quei due uomini che, nonostante tutto, volevano aiutarlo ma, dall'altro lato, si sentì in colpa per l'oscura verità che loro non conoscevano. " D'accordo... Ma andiamo, non c'è tempo da perdere." Mormorò avviandosi a passo spedito. " Ah, e mentre andiamo, potresti dirmi se tua sorella è occupata? Sembra una ragazza dolce come il miele!" Esclamò Kondo suscitando un sospiro rassegnato nel giovane.


-


Otae aprì gli occhi trovandosi davanti un alto soffitto formato da lunghe travi di legno. Si mise a sedere osservando l'ambiente circostante. L'intera stanza da letto era corredata da molti mobili all'apparenza antichi. Alle pareti, volti austeri e cupi la osservavano attenti senza toglierle gli occhi di dosso. Cercò di ricordare cosa fosse successo ma la memoria non aiutava; l'unica cosa che però la colpì fu il ricordo di quei due tizi in nero che l'assalivano e da lì tutto diventava buio. La porta scorrevole si aprì facendo sussultare la ragazza.            " Ehi, tranquilla, sono io Otae." Mormorò dolcemente Kyubei con tra le mani un vassoio con una tazza di tè e alcuni biscotti. 
" Kyubei? Ma dove mi trovo?" Chiese la ragazza ancora confusa e rasserenandosi. 
" Sei a casa mia. Sei stata attaccata mentre eri fuori casa, io passavo da quelle parti e ti ho soccorso. Hai dormito per quasi Hai dormito per quasi due giorni." Spiegò brevemente lei sedendosi accanto all'amica. " Grazie di avermi soccorso... allora avrei affrontato io quei tizi ma ero piuttosto sconvolta in quel momento." Rispose Otae avvicinando la tazza alla bocca.
" Che ci facevi fuori casa? E soprattutto per cosa eri sconvolta?" Chiese preoccupata l'altra prendendola per il braccio destro. Otae rimase in silenzio a pensare. Non poteva dire a Kyubeei la verita su suo fratello, non poteva dirglielo...
" Diciamo che ho avuto un diverbio molto grande con Shinpachi e sono uscita." Disse lei facendo la vaga con un sorriso. 
" Quell'idiota..." Ringhio l'altra iniziando a stringere la presa sul suo braccio. " Non fa che farti arrabbiare o soffrire, è una vera spina nel fianco..." Continuo con una voce dura e fredda come il marmo. 
" Ma vedrai che adesso tutto si sistemerà, non ti devi preoccupare per me." Mormorò Otae trattenendo dal gemere dal dolore a causa della stretta dell'amica. " Invece sì che mi preoccupo!" Esclamò seria la ragazza avvicinando il suo viso a quello dell'amica. " Hai rischiato di morire! Se non ci fossi stata io in quel momento saresti morta di sicuro." Continuò con una vena di voce preoccupata. " Ma adesso sono al sicuro Kyubei, puoi stare tranquilla..." Mormorò la ragazza con un sorriso cercando di placarla: non se la ricordava così, almeno da piccola era sempre stata pronta a difenderla, ma quel suo atteggiamento la spaventava: che diamine le era successo in tutti quegli anni separate? " Sì, adesso che sei qua sei al sicuro..." Bisbigliò sottovoce la giovane convinta e, alzandosi in piedi, annunciò:" Vado a dare disposizioni per la cena, ci vediamo più tardi, Otae. Per ora è il caso che resti qua, non si sa mai."
 " Ma io vorrei..." 
" No!" Fu perentoria la mora avvicinandosi pericolosamente al viso dell'altra ragazza e avvampando. " Ti prego, sei ancora stanca resta qui. Domani ti farò fare un giro per la tenuta ma per oggi, resta qua. Ti prego." Disse ancora l'amica staccandosi subito di getto per l'imbarazzo. Otae guardò stranita il comportamento di Kyubbei mai l'aveva vista eseguire simili comportamenti. - Sarà il caso che per ora accosenta.- Pensò fra sè e sè. " D'accordo come vuoi tu." Disse sorridendo Otae. Il cuore della mora sembrò calmarsi e rassenarsi poi, sorridendo, la saluto con un cenno della mano e richiuse la porta di getto.


-


Gintoki eseguì rapidamente il kata, visualizzò il suo avversario, scartò a destra e lo colpì dritto al petto. Quello scomparve nel nulla; un altro si palesò alla sua sinistra, fece una piroetta evitando l'affondo e prendendo in pieno la testa dell'avversario che sparì in una nuvola di fumo. Un terzo avversario si mostro a lui ma, prima che potesse scansarlo, una fitta lancinante proveniente dallo sterno lo bloccò facendolo finire in ginocchio. " Merda..." Borbottò colpendo il pavimento della sua stanza. " Tutto bene?" Chiese Sakamoto entrando con un sorriso stampato in faccia.
" Sì, sto benissimo, grazie..." Rispose con l'affanno Gintoki seccato dalla presenza dell'occhialuto nella sua stanza. 
" Bhe, non si direbbe visto il tuo stato." Rispose quello schietto e iniziando a ridere.
" Ma tu non dovresti stare in sala comandi?" Chiese Gintoki rassegnatosi dalla presenza di quello strano tizio e mettendosi a sedere a terra.
" Nhaaa se la cavano benissimo senza di me, anzi la mia vice capitana è ancora più tranquilla quando sono al di là della sala comandi, dice che ogni tanto sono un po' fuori controllo." Spiegò quello in breve mettendosi anche lui a terra. 
" Chissà come mai... la cosa non mi stupisce." Rispose ironico Gintoki avendo notato come quel tipo fosse il più squinternato che avesse mai conosciuto.
" Prima cosa stavi facendo di preciso?" Domandò curioso Sakamoto.
" E' una tecnica che mi hanno insegnato nei Naraku: l'uso della meditazione per affrontare avversari. Serve sia per migliorare le proprie capacita sia per tenersi in esercizio." Disse in breve lui. 
Sakamoto lo fissò piuttosto stupito e mormorò:" Perché fare una cosa del genere? Non è meglio allenarsi coi propri amici o compagni?" Gintoki trattenne una risata: sul serio quel tipo strambo si riteneva suo amico? Sul serio credeva che, su quella nave, ci fosse qualcuno in grado di tenergli testa? " Io non ho bisogno di alcun avversario reale, tutti coloro che voglio affrontare..." Indicò la sua testa con la mano sinistra." Sono qua dentro." L'occhialuto lo osservò per qualche istante, poi si mise a ridere divertito scuotendo la testa. " Che hai adesso da ridere così tanto?!" Disse il bianco visibilmente seccato. " Niente, niente tranquillo, è solo che... Lo ritengo un metodo sbagliato tutto, qui." Disse semplicemente lui. " Combattere con delle ombre anzichè con persone reali non ti servirà a niente. Prima parlavi di come fosse forte Utsuro ma non credo che nella tua mente affronti lui ma anzi con persone molto più deboli come può aiutarti questo?" Chiese, ma stavolta serio. " Credi che qua qualcuno sia al suo livello? Pensi davvero che i tuoi compagni di lotta possano reggere il mio confronto oppure quello del mio maestro?" Replicò Gintoki con lo stesso tono e mantenendo la calma.          " Come pensi che siano migliorati così tanto Zura e Takasugi? Si sono allenati insieme studiandosi a vicenda, imparando l'uno dall altro. Pensi che se avessero avuto il tuo metodo sarebbero stati capaci di batterti? Non ti sei reso conto che nonostante la tua immensa forza in tutti questi sei anni di lotta non sei mai riuscito a ucciderli?" Gintoki non rispose ma stette in silenzio. " Anche un lupo ferito a volte ha bisogno dell'aiuto di un branco per farcela, non puoi fare sempre tutto da solo." Concluse Sakamoto pacato.
 " Tu parli tanto... eppure non vedo una spada al tuo fianco, non vedo alcun'arma cosa, ti da il diritto di parlarmi così?" Sibilò Gintoki duro e freddo come il marmo. Sakamoto sorrise in modo triste e iniziò a sollevare la manica del braccio destro, lasciando sbigottito Gintoki: il suo intero braccio era completamente ricoperto da ferite. " Me le sono fatte in guerra... per salvare un compagno: Gli ho fatto da scudo e ho perso la mano con cui ero solito lottare... In quei giorni mi sono sentito perso, non potevo più usare una spada, non potevo più dare un vero contributo sul campo... Volevo davvero farla finita. Furono quei due che tu consideri inetti e deboli a darmi una mano." Si alzò in piedi diretto verso la porta dandogli le spalle. " So che vorresti scusarti, lo immagino ma non importa. Ti do solo un consiglio: se vuoi vincere questa guerra, non fare tutto da solo, per adesso sei un mio compagno per questo ti voglio aiutare nonostante tu sia responsabile della morte di decine di miei compagni. Buona serata Corvo." Annunciò lasciandolo solo nel suo silenzio.


-


Sasaki si trovava nelle sue stanze. Si era separato da Hijikata da un paio d'ore dopo che il giovane aveva deciso di andare a dormire un pò a causa del viaggio. Con cura chiuse la porta a chiave: non voleva che lo disturbassero, non in quel momento così importante.

Si avvicinò al cassetto destro della sua scrivania e con calma lo aprì tirando fuori una foto. Nonostante fosse ingiallita a causa del tempo, si notava la presenza di una giovane donna dai lunghi capelli corvini e dal kimono rosso e che, tra le braccia, teneva una bambina. Sasaki sorrise triste a quella visione: ormai erano passati anni e anni da quel giorno in cui i Naraku, per la sua disobbedienza, gli avevano portato via quello che aveva di più caro.

Ripensò anche a quando aveva incontro quella spada: era solo una bambina di tredici anni e già aveva ucciso. Quel giorno avrebbe voluto porre fine alla vita di quella miserabile ma, qualcosa era scattato dentro di lui: se lei aveva avuto una tale colpa magari si sarebbe rivelata utile la sua vendetta. Ripose la foto nel cassetto e la sua mano si posò sopra la pistola che teneva nella fondina vicino al petto.
Ne estrasse il caricatore e si rigiro tra le mani il proiettile di colore verde: era costato un occhio della testa crearlo e con quello ne aveva altri quindici. - Coraggio, so che vuoi fermarli, non vedo l'ora di piantartelo in corpo.- Pensò fra se e se pronto, dopo anni, alla sua vendetta. 


-

Oboro se ne stava nella sua stanza. Una gigantesca pila di scartoffie restava sopra la sua scrivania: decine di assassini, decine di uomini da corrompere: questo era il suo lavoro. Con la caduta di Gin e il nuovo corvo che faceva quel che voleva toccava a lui tutto quel dannato lavoro.

Un bussare incessante lo interruppe dall'ennesimo rapporto e disse:" Avanti." La porta di legno di frassino cigolò spalancandosi e mostrando una maschera da arlecchino e, dietro quella figura alta che era la prima spada, si mostrò in tutta la sua imponenza Utsuro stesso.
Oboro si alzò di scatto facendo cadere la sedie e facendo tremare la tavola, calamaio e carte comprese. 

" Siedi pure Oboro, non ti preoccupare. Non importa essere così formale." Disse con un sorriso Utsuro mettendosi sulla sedia di fronte all' allievo.
" Cosa è venuto a fare qua, maestro?" Chiese lui timidamente sedendosi di nuovo.
" Bhe dato, il tuo recente fallimento... Ho deciso di prendere in mano io stesso la situazione della pergamena." Spiegò in breve. Oboro impallidì.
" Tranquillo, non intendo toglierti di mezzo, sei il membro più efficente dell'intera congrega e tutti ti rispettano e ti temono, ho bisogno di te e molto anche. Per tanto, finchè non tornerò, avrai pieni poteri." Aggiunse con un dolce sorriso tra le labbra. Oboro rimase a bocca aperta: era la prima volta che Utsuro stesso dava a qualcuno il suo seggio, la prima volta che usciva fuori dalla sua residenza.
 " Ma maestro dove intende andare?" Domandò timidamente lui.  
" Nell' unico posto dove quei disperati possono andare a reperire il materiale che gli serve. Ma tranquillo, non andrò da solo, prenderò in prestito le tue spade dalla sesta alla dodicesima più una divisione di naraku, saranno più che sufficienti." Rispose lui alzandosi in piedi mentre l uomo in maschera apriva la porta per farlo passare. " Ah, un'ultima cosa." Disse voltandosi verso il suo sostituto. " Affido alle tue cure il giovane che si è unito di recente tra le nostre file. È un po' fissato con certe pratiche perciò vedi di educarlo a modo. A presto, Oboro-san." Concluse chiudendo la porta.
Oboro si accasciò sulla sua sedia: da un lato era lieto della fiducia che gli stava dando ma, dall altro lato, si sentì all'improvviso in trappola: se avesse fallito di nuovo, che ne sarebbe stato di lui? Decise di accantonare quel pensiero in un angolino e poi un sorriso maligno si formo sul suo volto: per quei joi per lo stesso, Gin ormai, era la fine.



Angolo dell'autore: Eccomi tornato con questo nuovo capitolo :) una nuova avventura aspetta il nostro giovane in cerca di vendetta supportato stavolta dalla Shinsengumi. :D ci vediamo al prossimo capitolo ciaoo


   
 
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