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Autore: LatersBaby_Mery    31/07/2018    8 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 72

Il giorno seguente...

POV ANASTASIA


Schizzo fuori dall’auto ancor prima che Sawyer venga ad aprirmi la portiera, e corro verso l’ingresso della GIP. Sono in super ritardo: questa mattina Christian ed io non abbiamo sentito la sveglia e se non fosse stato per i nostri figli, che come consuetudine si sono buttati sul nostro letto non appena si sono svegliati, chissà a che ora avremmo aperto gli occhi.
Ho fatto una doccia al volo per poter stare seduta cinque minuti a tavola con mio marito e i nostri bambini. Teddy e Phoebe adorano il momento della colazione e le rarissime volte in cui io o Christian la saltiamo, ci restano male, per questo preferiamo sottrarre tempo ad altre faccende ma mai alla colazione.
Non appena varco l’ingresso della GIP, noto sul bancone della reception due vassoi colmi di cornetti e brioche e la maggior parte dei dipendenti intorno ad essi.
Mi accolgono con un caloroso coro di “Buongiorno!” e mi invitano ad unirmi a loro.
“Buongiorno! Si festeggia qualcosa?”
“Sì” risponde Hannah “Oggi è il mio compleanno!”
“Oh, auguri!” la abbraccio calorosamente.
È davvero un tesoro di ragazza, sempre disponibile, gentile e solare. Una di quelle persone che sono in grado di migliorarti la giornata semplicemente con una chiacchierata.
Scelgo un cornetto al cioccolato bianco e lo mangio scambiando qualche parola con Liz e Hannah.
“Come sta Teddy??” domanda Elizabeth.
Ieri quando ho telefonato per comunicare che non sarei venuta a lavoro, le ho spiegato a grandi linee che Teddy aveva avuto un piccolo incidente e preferivo restare con lui. Ho ovviamente bypassato tutta la questione della lite tra me e Christian.
“Molto bene. Gli dà solo un po’ fastidio la medicazione, ma per il resto ha l’energia di tutte noi messe assieme..”
Hannah sta per dire qualcosa, ma ad un tratto si blocca e fissa lo sguardo oltre le mie spalle. Mi volto e vedo avvicinarsi un giovane con in braccio uno splendido fascio di rose di un color rosa pallido.
“Mrs Anastasia Grey?” domanda.
“Sono io”
“Questi sono per lei. Dove posso appoggiarli?”
“Seguimi pure”
Gli faccio strada nel mio ufficio e gli indico il tavolino basso davanti al divanetto. Dopo averlo ringraziato con una generosa mancia, lo congedo e poi ispeziono i fiori alla ricerca del bigliettino.

Semplicemente… Ti amo.
Tuo C


Le mie labbra si allargano in un grande sorriso, e il cuore comincia a battere forte, come se fossero i primi fiori, il primo biglietto. So che sembra incredibile dopo sei anni, ma ogni piccola sorpresa di mio marito mi fa sempre emozionare come fosse la prima, perché Christian ha la capacità di lasciarmi senza fiato con gesti eclatanti, e allo stesso tempo di farmi sciogliere il cuore con un mazzo di fiori e tre parole su un bigliettino.
Negli ultimi due giorni mi ha fatto stare male, non lo nego; vedere nel suo sguardo quel lampo di risentimento e delusione mi ha distrutta. Ero scissa tra il senso di colpa e la rabbia verso di lui.
Non avevo capito che, ancora una volta, il suo modo di attaccare non era altro che un meccanismo di difesa; e ancora una volta devo ringraziare infinitamente Grace che ha saputo calmarmi e farmi aprire gli occhi sul fatto che Christian probabilmente stesse peggio di me, perché non riesce ad accettare l’idea di non riuscire a proteggere sempre e comunque le persone che ama, non sopporta di vederle soffrire, fosse anche per la più piccola banalità.
E ieri sera finalmente abbiamo parlato, ci siamo guardati negli occhi, abbiamo aperto il cuore e il muro che avevamo eretto tra noi si è sgretolato in pochi attimi. Ho visto gli occhi argentei di Christian appannati dalle lacrime, e il mio cuore è imploso. Tutto in lui, dallo sguardo, alla voce, alla forza con cui le sue braccia mi stringevano, mi dicevano che era pentito, era pentito davvero per avermi fatto soffrire con delle parole che non ha mai pensato veramente.
Ci siamo stretti forte, a lungo, ed è stato bellissimo.
Ed è stato ancor più bello cenare tutti insieme, nuovamente in armonia e serenità; restare a lungo immersa in vasca tra le braccia di mio marito, con le sue mani che vagavano sulla mia pancia, per captare i calci della nostra principessa; addormentarci l’uno tra le braccia dell’altro, con le mani intrecciate e i respiri che si fondevano.
Mi perdo ancora per qualche minuto nel profumo inebriante delle rose, poi estraggo il cellulare dalla borsa e scrivo un SMS a Christian.

Non potevo ricevere un buongiorno migliore.
Ti amo da morire.
Tua A


La mattinata vola rapida e frenetica: dopo l’estate ci sono sempre molte novità in vista per l’autunno e la fine dell’anno. Anche se alcune giornate sono più stressanti di altre, torno sempre a casa con il sorriso perché amo il mio lavoro e vedere la mia casa editrice così attiva, sempre in fermento, ricca di novità, e che suscita molto entusiasmo sia nei lettori che nei dipendenti, mi rende estremamente felice.

Pranzo con un piatto di pasta al pomodoro e un’insalata direttamente in ufficio, in modo da anticiparmi il lavoro perché nel primo pomeriggio devo uscire per raggiungere Roxy e sua madre in centro.
Oggi mia cognata sceglierà, almeno spero, il suo abito da sposa, e vuole che ci sia anche io a darle il mio parere. Quando, qualche giorno fa, mi ha chiesto di accompagnarla, per poco non sono scoppiata a piangere... okei, ammetto che in questo periodo è una cosa che avviene abbastanza di frequente, però ero davvero molto emozionata, perché la scelta dell’abito da sposa è uno dei momenti in assoluto più importanti nell’organizzazione di un matrimonio, e scegli di portare con te solo le persone a cui tieni di più. Sapere di essere una di queste per Roxy mi ha davvero fatto scoppiare il cuore.
Sawyer si ferma davanti all’imponente ingresso dell’Atelier, dove mi stanno già aspettando Roxy e sua madre.
Dopo un rapido saluto varchiamo il portone di vetro e acciaio, e veniamo subito accolte da un’elegante commessa con un tailleur scuro e un tiratissimo chignon. Mi ricorda le dipendenti della GEH.
“Buon pomeriggio, sono Miss Allen” ci sorride calorosamente e ci porge la mano.
Superate le consuete presentazioni, Roxy comunica di avere un appuntamento e la ragazza ci conduce in una stanza riservata contrassegnata con il numero 8. Ci sono due divanetti di pelle e un tavolino di vetro basso in un angolo, e al centro un piedistallo davanti al quale troneggia un enorme specchio circondato da lampadine a luce fredda. Nell’angolo opposto c’è un tavolo di legno bianco su cui sono sparsi nastri vari, cuscinetti con spilli, diversi metri da sarta, alcune riviste di abiti da sposa e altri attrezzi del mestiere.
Margaret, Roxy ed io ci accomodiamo sui divanetti, mentre Miss Allen si allontana, per poi tornare poco dopo con un vassoio con quattro bicchieri, due ciotoline di frutta fresca e qualche stuzzichino, sia dolce che salato.
“Le bibite sono analcoliche?” domando.
“Sì, qui non serviamo alcolici, a meno che non siano espressamente richiesti dal cliente”
“Non c’è pericolo” risponde Roxy divertita “Sia io che mia cognata siamo in dolce attesa”
Lo sguardo della ragazza si illumina. “Oh, auguri! Alla signora lo avevo notato, a lei non si vede ancora”
“No, sono appena nel secondo mese..”
“Il matrimonio per quando è fissato?”
“14 ottobre”
“Perfetto, quindi abbiamo tempo sufficiente per effettuare eventuali modifiche e per fare diverse prove, soprattutto considerando la gravidanza e il corpo che cambia”
Questa ragazza mi è già simpatica, è molto dolce e ha una grande capacità di mettere a proprio agio le persone.
Dopo aver assaggiato il cocktail analcolico e qualche biscottino, Miss Allen chiede a Roxy qualche preferenza sul modello di abito, e mia cognata sembra abbastanza decisa sui suoi desideri.
“Beh, visto che il giorno del matrimonio avrò appena terminato il terzo mese, non credo che avrò una pancia molto evidente, quindi mi piacerebbe un vestito con un corpetto aderente, magari ricoperto di pizzo, fino alla vita e che scenda poi morbido. Non amo molto l’avorio o il bianco sporco, mi piace il bianco puro, e vorrei che avesse dei punti luce importanti..”
“È fantastico avere una futura sposa così decisa! Questo ci aiuta a lavorare meglio e ad accontentare nel migliore dei modi le nostre clienti..”
Al termine del nostro momento di chiacchiere informali, Miss Allen invita Roxy a spogliarsi, mentre lei si sposta nelle stanze adiacenti per iniziare a selezionare alcuni abiti. Mia cognata resta in reggiseno e slip, e mi sembra molto tesa.
“Ohi, calma, devi essere rilassata” provo a tranquillizzarla.
Lei mi sorride, ma le mie parole non riescono a placare il suo nervosismo. Ripenso a quando anche io sono salita per la prima volta sul piedistallo dell’Atelier per scegliere il mio abito da sposa. Ero nervosa esattamente quanto lei, ma è un tipo di nervosismo positivo, una forma di adrenalina che fa battere il cuore a mille e infonde un’energia incredibile.
Miss Allen rientra guidando uno stand su cui sono appesi cinque o sei abiti, invita Roxy a salire sul piedistallo e afferra il primo abito. Non appena lo indossa, la vedo subito più rilassata e soprattutto raggiante, oltre che bellissima.
Come prevedibile, la scelta dell’abito per il giorno più importante della propria vita non è di certo scontata, richiede tempo e dedizione. Roxy prova molti abiti, alcuni la colpiscono di più, altri di meno, ma tutti in linea di massima racchiudono le caratteristiche che lei stessa ha elencato. Miss Allen è davvero una professionista eccezionale nel suo lavoro, basta guardare il modo in cui descrive gli abiti, li fa indossare o semplicemente li sfiora, per capire quanto sia competente e soprattutto quanto sia brava nel far sentire ogni sposa unica e speciale.
Ad un tratto sono costretta ad abbandonare momentaneamente la prova per recarmi in bagno: man mano che la gravidanza va avanti, Allie cresce sempre di più e pesa sempre di più sulla mia vescica, costringendomi ad aumentare considerevolmente la frequenza delle mie pause bagno.
Dopo aver rischiato più volte di perdermi negli immensi corridoi dell’Atelier, ritrovo finalmente la stanza di prova numero 8.
“Scusate ancora l’interru...” mi blocco di colpo, mentre la porta si chiude alle mie spalle, non appena sollevo lo sguardo e lo punto su Roxy.
Mia cognata brilla di luce propria in un vestito che sembra disegnato per lei, su di lei. È bianco puro, esattamente come lei lo ha sempre immaginato, con un corpetto dallo scollo a cuore, ricoperto di pizzo chantilly in cui sono incastrati microcristalli color argento, poco più giù della linea dell’ombelico, una fascia tempestata dagli stessi microcristalli separa il corpetto dalla gonna di morbido chiffon arricchita con uno strato di tulle sotto che la rende leggermente ampia.
Tutti i vestiti che ha provato precedentemente le stavano d’incanto, ma nessuno, nessuno, è riuscito a donarle così tanta luce, grazia e bellezza.
Roxy si volta verso di me e vedo i suoi occhi pieni di lacrime.
“È lui Ana!” mormora, e quelle tre parole sono sufficienti a far commuovere anche me, oltre a Margaret che singhiozza praticamente da quando sua figlia ha indossato il primo abito.
Roxy scende dal piedistallo e cammina verso di me. “Ricordi quando mi hai detto che indossando il mio abito avrei avvertito qualcosa dentro, l’avrei sentito subito mio?”
Annuisco, incapace di aprire bocca.
“È successo. Dentro di me è scattato qualcosa che.. non so spiegare, però so che è lui! È lui l’abito con cui sposerò l’uomo che amo..” la voce le si rompe sull’ultima frase, ed io di slancio la abbraccio, per quanto la mia pancia e il suo abito mi consentano di fare.
“Sei meravigliosa” sussurro, trattenendo i singhiozzi.
Mi stacco da lei e le prendo le mani. “Thomas crollerà al suolo, vedrai..”
“Speriamo dopo e non prima di aver pronunciato il sì!” interviene Miss Allen, facendoci ridere tutte.
Mentre Roxy si riveste, Miss Allen ripone nuovamente l’abito nella sua custodia, sulla quale appunta un foglio con i dati della sposa e poi ci invita a spostarci al reparto scarpe, dove Roxy ha la possibilità di scegliere tra oltre cinquanta modelli diversi, uno più bello dell’altro.
Miss Allen, nella sua immensa professionalità e disponibilità, le mostra quali sono i modelli più adatti per il suo abito, e la scelta cade infine su un paio di semplici decolté bianchi chiusi. Il tacco dieci e il plateau sono ricoperti di minuscoli brillantini color argento.
Dopo aver firmato un paio di fogli per l’acconto e il saldo finale, e dopo aver preso un appuntamento per la prossima prova, Miss Allen ci congeda.
“Oddio non riesco ancora a crederci: ho scelto il mio vestito!!” esclama Roxy non appena siamo fuori, emozionata come una bambina “Adesso l’idea del matrimonio mi sembra più...”
“..concreta!” concludo la frase al suo posto, perché so esattamente quale sia la sensazione che si prova.
“Esatto! E non vedo l’ora che questo mese voli via”
“Anche io!” le fa eco sua madre “Sperando di arrivarci viva!”
Roxy ed io scoppiamo a ridere, ma sappiamo che Margaret scherza solo fino ad un certo punto. La mamma della sposa ha tante cose da fare, tanti dettagli a cui badare, e il rischio di esaurimento nervoso è dietro l’angolo.
“Volete un passaggio?” propongo, individuando Sawyer a pochi metri da noi.
“Grazie Ana, ma ho l’auto in un parcheggio qui vicino”
“Allora io vado”
Do due baci sulle guance a Margaret e poi a Roxy.
“Ana.. grazie!” mormora mia cognata, prendendomi le mani “Sono così felice che ci sia stata anche tu.. Sei.. quasi come una sorella per me”
Sbuffo, sbattendo velocemente le palpebre per non cominciare di nuovo a piangere “Uffa, non posso stare sempre a piangere, altrimenti mi prendete tutti in giro..”
Roxy ride e poi mi getta le braccia al collo, stringendomi forte.
“Anche tu sei come una sorella per me, ed io sono onoratissima e felicissima di esserci”
Quando rientro a casa, sono quasi le sette di sera, il cielo è di un azzurro scuro, e so che sarà così ancora per poco, perché sta arrivando l’autunno e presto le giornate si accorceranno. A dire il vero non mi dispiace affatto, in primis perché adoro l’inverno, e poi perché più si avvicinano i mesi freddi, più si avvicina la data del parto.
“Sono a casa!” urlo, non appena varco la porta d’ingresso, poso la borsa sul mobiletto dell’atrio e mi sfilo le scarpe, rivelando i miei piedi particolarmente gonfi.
“Mamma!!” la mia principessa mi corre incontro in salone, la prendo in braccio e le bacio la guancia morbida, mentre le sue piccole braccia mi circondano il collo.
“Amore mio” mormoro, affondando il naso nei suoi capelli. Poi, seppur controvoglia, la metto giù, perché adesso portare pesi sulla pancia diventa sempre più faticoso “Cosa stavi facendo di bello?”
“La pizza” risponde euforica, prendendomi per mano e guidandomi in cucina.
“Buonasera Anastasia!” mi saluta raggiante Gail, con le mani immerse nell’impasto.
“Buonasera Gail, Phoebe mi ha detto che state facendo la pizza??”
“Sì, Teddy desiderava la pizza fatta in casa, e l’ho subito accontentato! Phoebe mi sta aiutando ed è bravissima!”
Mia figlia sorride orgogliosa e torna alla sua postazione accanto a Gail, che le ha strappato un pezzetto di impasto per farla giocare.
“Christian è tornato??”
“Certo, è nel vostro ufficio con Teddy”
“Allora vado a salutare i miei uomini”
Mi sposto in corridoio e raggiungo il nostro ufficio, busso piano e poi apro di poco la porta.
“Buonasera!” esclamo, infilando la testa all’interno.
Christian è al computer a scrivere qualcosa e Teddy è seduto di fronte a lui con il suo album da disegno e i pastelli. Entrambi sollevano contemporaneamente lo sguardo e mi sorridono. Il mio cucciolo si alza dalla poltroncina e corre ad abbracciarmi, poggiandomi l’orecchio sulla pancia.
“Tesoro mio” mi chino e lo stringo forte a me, baciandogli la fronte “Come mai non sei anche tu in cucina con Gail e Phoebe? Tu adori fare la pizza”
“Sì, però poi papà restava da solo, così gli ho fatto compagnia”
Ho già detto che è il bambino più dolce del mondo?
Sollevo lo sguardo verso Christian, che mi rivolge un sorriso tenero.
“Ma quanto sei cucciolo tu?” prendo tra le mani il viso d’angelo del mio bambino e gli do un bacino sul naso.
“Adesso che ci sei tu, vado anche io a fare la pizza. Ciao!!” esclama, partendo a razzo verso la cucina.
Scuoto la testa, divertita, e poi mi avvicino a Christian.
“Buonasera” dice con un sorriso, abbandonando per un attimo lo schermo del computer e voltandosi con la poltrona girevole verso di me.
“Ciao” mi chino su di lui e lo bacio sulla labbra, appoggiandomi poi con il sedere sul bordo della scrivania.
Christian mi allarga le gambe, facendomi poggiare i piedi sui braccioli della sua sedia, e si intrufola nel mezzo, posandomi le labbra sulla pancia.
“Buonasera stellina”
Sorrido, come sempre intenerita dalla sua dolcezza, e intreccio le dita ai suoi capelli ramati. Mio marito solleva il viso e mi bacia di nuovo.
“Sei stanca?”
“Un po’, però ne è valsa la pena”
“Com’è andata la scelta dell’abito di Roxy?”
“Benissimo! Ci abbiamo impiegato un po’, com’è giusto che sia, però ha scelto un vestito davvero stupendo. Ed io mi sono emozionata come se fossi tornata a sei anni fa, quando ho scelto il mio vestito”
Christian sorride, accarezzandomi distrattamente le gambe. “Eri bellissima, da togliere il fiato” mormora, facendomi arrossire.
Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio ancora una volta; in alcuni momenti temo di essere completamente dipendente dalle labbra e dal sapore di mio marito, e lui non sembra da meno, considerando il modo in cui sta divorando la mia bocca.
Quando ci stacchiamo, appoggio la fronte sulla sua e gli stringo le mani.
“Non hai avuto altri cali di pressione come quello di ieri, vero?”
Vorrei tanto alzare gli occhi al cielo, ma so che mio marito non gradirebbe, e poi non posso negare che le sue premure sono tenere.
“No amore, te l’ho già detto nelle millemila telefonate che mi hai fatto da questa mattina” gli faccio notare, con una punta di sarcasmo.
“Scusa se mi preoccupo per te e per nostra figlia” risponde, risentito.
Ridacchio e gli circondo il collo con le braccia “Tranquillo amore, Allie ed io stiamo benissimo. Può confermartelo anche lei” gli prendo la mano e la porto sulla mia pancia “Senti..”
Christian attende qualche secondo e poi il suo sguardo si illumina, non appena avverte un calcio della nostra piccolina.
“Amore di papà” sussurra, lasciando un bacio poco più su del mio ombelico, con una dolcezza che come sempre mi fa vibrare l’anima.


Tre giorni dopo...

“Quando partiamo? Quando partiamo??” chiede Teddy in loop da quando siamo usciti di casa.
Christian alza gli occhi al cielo. “Tra poco, Teddy. Se non state buoni e fermi non possiamo allacciare le cinture e non possiamo partire..” spiega pazientemente.
Io li osservo, già comodamente seduta sulla mia poltroncina, e mi sforzo di trattenere una risata: i nostri figli sono dolci e intelligenti, ma talvolta anche un pizzico esasperanti, soprattutto Teddy. Ovunque andiamo fa sempre mille domande, è ansioso di conoscere tutto ciò che non sa, di scoprire sempre cose nuove. E a farne le spese è, nella maggior parte dei casi, suo padre.
Oggi è sabato e finalmente siamo in partenza per San Diego: siamo già stati in California, però solo a Santa Monica; poter vedere un posto a detta di tutti così bello, e ancor di più sapere che festeggeremo lì il mio compleanno, mi fa sentire euforica quasi come i miei bambini.
Accertatosi, con il personale di bordo, che i bagagli siano stati caricati e che tutti i controlli siano stati ultimati e certificati, Christian allaccia le cinture ai nostri figli, seduti uno vicino all’altro, e poi viene a sedersi accanto a me.
“Hai già allacciato la cintura??”
Annuisco, e mi sembra di veder balenare nei suoi occhi un lampo di delusione.
“Avresti voluto allacciarmela tu??”
Lui si avvicina con le labbra al mio orecchio. “Sai che adoro legarti..” sussurra, provocandomi un intenso brivido lungo la schiena.
Bevo un sorso di succo per dissimulare, anche se lo sguardo malizioso che mi rivolge mio marito mi fa intuire che non gli sia sfuggito il mio improvviso picco ormonale.
Poco dopo il comandante ci avverte che stiamo per decollare, e come sempre ho sempre una vaga sensazione d’ansia durante il decollo, anche se il jet della GEH non mi ha mai dato ragione di averne. Christian, però, mi conosce troppo bene, e senza dire nulla mi stringe la mano e mi sorride.
Non appena il co-pilota ci informa che possiamo slacciare le cinture, i bambini scalpitano per scendere dalle loro poltroncine, Christian li accontenta e loro si avvicinano ai finestrini. Sono indescrivibili le loro espressioni di stupore e meraviglia al cospetto di tutto quell’azzurro che li circonda.
“Ma adesso siamo in cielo?” domanda curiosa Phoebe.
Christian le sorride e le accarezza i capelli. “Sì cucciola”
“E possiamo anche vedere il sole??”
Scoppio a ridere, e mio marito si accoda alla mia risata. “No tesoro, il sole è molto molto più in alto di noi”
Teddy e Phoebe restano ancora diversi minuti ad ammirare il cielo e qualche nuvola, ed io ammiro loro, completamente rapita dai loro sguardi affascinati e stupiti. Non è la prima volta che viaggiano sul nostro jet privato, però più crescono e più cresce anche la loro curiosità, la loro voglia di scoprire e di conseguenza la loro meraviglia.
“Bimbi, visto che il viaggio durerà un po’, cosa volete fare?”
“Io vorrei vedere un cartone sul tablet” afferma Teddy.
“Anche tu Phoebe??”
Mia figlia annuisce e Christian li fa sedere di nuovo sulle loro poltroncine. Dopo qualche bisticcio i bambini riescono a mettersi d’accordo sul cartone da vedere e Christian lo imposta sul tablet, appoggiandolo poi sul bracciolo che divide le due poltroncine, così che entrambi riescano a vedere bene.
Io dovrei alzarmi e portarmi un po’ avanti con il lavoro in vista dei due giorni in cui mancherò dall’ufficio, ma a dirla tutta mi sento un po’ stanca e non credo di riuscire a trovare la concentrazione giusta. Mio marito, invece, è efficiente come sempre, e torna a sedersi accanto a me con la ventiquattrore tra le mani. Mentre lui esamina le varie cartelline al suo interno, io premo un pulsante che estrae il poggiapiedi della mia poltroncina e un altro che abbassa il bracciolo che la separa da quella di Christian, e mi metto comoda, appoggiandomi al braccio di mio marito.
Quasi in automatico, le sue labbra affondano tra i miei capelli.
“Piccola, sei stanca?” mormora.
“Un po’. Ieri in ufficio è stata una giornata un po’ frenetica, poi ieri sera siamo andati a dormire tardi per preparare i bagagli..”
“Hai ragione. Vuoi dormire un po’??”
Scuoto la testa. “No, posso stare così??”
“Ma certo” il suo braccio sinistro mi avvolge il busto e la mano si ferma sulla mia pancia “Tu puoi fare tutto quello che vuoi” mi bacia ripetutamente sulla guancia, facendo ridere sia me che i nostri figli, e poi apre una cartellina e inizia a leggere i vari fogli al suo interno.
Io, invece, chiudo gli occhi e mi rilasso, cullata dalle voci del cartone animato in sottofondo, dal respiro dio mio marito e dalla sua mano che vaga delicata sulla mia pancia.

Un dolce sussurro mi richiama lentamente alla realtà. Apro a fatica gli occhi e mi rendo conto di essermi addormentata. Non sono più appoggiata al braccio di Christian, ma sul letto della camera padronale del jet, immersa tra le lenzuola che profumano di talco e lavanda.
“Hei, piccola” mormora mio marito, guardandomi con dolcezza.
Mi strofino gli occhi e sbadiglio. “Ma che ora è?”
“Mezzogiorno. Tra una mezz’ora atterreremo a San Diego”
Scatto a sedere. “Oddio, ho dormito praticamente due ore??”
Christian ridacchia. “E i tuoi figli non sono stati da meno. Dormono sulle loro poltroncine reclinate, e russano anche un po’..”
Rido, scuotendo la testa, e gli poso una mano sulla guancia. “Scusa amore. In questo periodo ovunque andiamo ti ritrovi sempre da solo”
Lui volta il viso e mi bacia il palmo “Cucciola, non devi scusarti, eri stanca. E poi lo so bene che in gravidanza hai particolarmente sonno..”
Sorrido e mi allungo a baciarlo, mio marito approfondisce il bacio e per qualche minuto restiamo sul letto a coccolarci, dopodiché siamo costretti ad alzarci per svegliare i bambini e prepararci all’atterraggio.
“Adesso cosa facciamo?” domanda Teddy non appena mettiamo piede fuori all’aeroporto.
“Adesso arriva Sawyer con la macchina e andiamo in hotel” gli spiego, tenendo lui da una mano e Phoebe dall’altra, mentre Christian porta le nostre due valigie. Potrebbero sembrare troppe per soli quattro giorni, ma quando si hanno due bambini piccoli, il concetto quantitativo di stretto indispensabile si amplifica esponenzialmente.
Il nostro fidatissimo autista, che durante il viaggio in aereo è stato in cabina di pilotaggio, si ferma proprio davanti a noi, alla guida dell’auto che Christian ha noleggiato per questi giorni. Carica i nostri bagagli, mentre mio marito ed io saliamo in auto e adagiamo i bambini nei seggiolini.
Durante il tragitto resto con il naso incollato al finestrino, ad ammirare le strade e i grattacieli di questa bellissima città, intervallati da spiagge e squarci di panorama marino.
“Uau” sussurro, voltandomi poi verso Christian, che inclina il viso e mi sorride.
L’hotel Sirena bianca, dove Andrea ha prenotato la nostra suite, affaccia proprio sulla costa, e tutto l’arredamento, dall’ingresso, alla hall, alle camere, è strutturato in tema marino: i colori dominanti, nei mobili e nelle pareti, sono bianco, avorio e color sabbia, mentre i dettagli, come cuscini, tende, vasi e ornamenti vari sono incentrati sull’azzurro, blu e color acquamarina.
La nostra suite è composta da due grandi stanze comunicanti: una camera da letto principale e una cameretta con due lettini per i bambini, entrambe hanno il bagno personale, poi c’è l’ingresso e la zona soggiorno.
“È.. bellissima..” mormoro, affascinata.
“Bimbi, a voi piace la vostra stanza??” domanda Christian, affacciandosi in cameretta attraverso la porta comune scorrevole.
“Sìììì!!” esclamano Teddy e Phoebe, saltando sui letti.
Raggiungo mio marito, che mi attira a sé e mi tiene le mani sui fianchi, ridendo.
“Non avete visto ancora la cosa più bella” dice poi Christian, prendendomi per mano.
“Cosa??” chiedono i bambini in coro.
“Venite qui” porge loro la mano, invitandoli a seguirci.
Usciamo tutti insieme nel grande terrazzo, dove c’è un gazebo bianco con un tavolo di vimini e relative poltroncine, e soprattutto una piscina riservata che mi lascia di stucco, e Christian allunga il braccio davanti a sé, indicandoci lo splendido panorama davanti a noi.
Un’esplosione di azzurro, un’unione di cielo e di mare che sembrano baciarsi all’orizzonte, il sole alto nel cielo che fa brillare l’acqua. In contrasto, alla nostra destra e alla nostra sinistra si estende la costa, con i suoi edifici imponenti, i suoi sprazzi di verde e le lunghe scogliere.
“Andiamo lì?” Phoebe indica il mare.
Christian si china e la prende in braccio. “Potremmo andare oggi pomeriggio, dopo aver pranzato e aver riposato un po’ dopo il viaggio. Cosa ne dite??”
“Okei!” esclama nostra figlia, con il pollice in su, e suo fratello la imita.

E così, come promesso, nel pomeriggio ci prepariamo e andiamo tutti e quattro in spiaggia. Christian ha chiesto alla reception dell’hotel di prenotare nell’area riservata ai loro clienti un ombrellone e dei lettini quanto più vicini possibile alla riva, e il personale ci ha accontentati in pieno, assegnandoci un ombrellone in prima fila.
Ci godiamo un bellissimo bagno nelle acque cristalline dell’Oceano Pacifico, con il sole che ci accarezza generoso nonostante sia pomeriggio inoltrato. Teddy si diverte a fare tuffi sfruttando le spalle del suo papà come trampolino, mentre Phoebe, che non ha alcuna intenzione di instaurare stretti rapporti con l’acqua oltre il necessario, se ne sta accoccolata su di me. Sono felice del fatto che in acqua si è più leggeri e quindi posso tenere in braccio la mia piccolina senza problemi.
Dopo esserci asciugati, i bambini si siedono sulla sabbia per giocare, ed io mi stendo su un telo accanto a loro, per godermi gli ultimi raggi di sole prima del tramonto. Mio marito si siede accanto ai nostri figli, aiutandoli a costruire un castello di sabbia dall’equilibrio alquanto precario, ed io mi perdo a guardarli in tutta la loro meraviglia. Poso una mano sul mio ventre e avverto dei leggeri movimenti proprio sotto il mio palmo: è una sensazione fantastica.
“Mamma, quando nasce la sorellina possiamo insegnare anche a lei a fare i castelli??” chiede ad un tratto Teddy.
Sorrido e gli accarezzo i morbidi capelli ricci. “Ma certo cucciolo. Voi dovrete insegnarle tantissime cose..”
“A giocare, a camminare, a parlare” spiega Christian, e i bambini lo ascoltano attenti.
“Io le do le mie bambole” afferma fiera Phoebe.
Christian mi rivolge un sorriso dolce e poi attira nostra figlia tra le sue braccia, stringendola forte a sé.
“Quanto sei dolce piccola mia” mormora.
“Anche iooo!” esclama Teddy, aggiungendosi all’abbraccio. Per poco non fa cadere suo padre all’indietro.
Vorrei unirmi a loro, ma per una volta mi sforzo di resistere e li lascio ad un momento papà-figli, solo per loro. Li guardo e in quell’abbraccio vedo semplicemente tutta la mia vita.

“Mamma sono tanto stanco” mugugna Teddy, arpionandosi al mio fianco e sbadigliando per la quarta volta in pochi minuti.
Ridacchio. “Hai ragione, cucciolo. Adesso andiamo a nanna”
Christian, che tiene in braccio Phoebe che è quasi completamente persa nel mondo dei sogni, mi guarda divertito, mentre con un po’ di difficoltà rovisto in borsetta alla ricerca della chiave magnetica. Quando finalmente riesco ad aprire la porta, ci dirigiamo in cameretta e mettiamo a letto i bambini, dopo avergli fatto indossare i pigiami e avergli lavato alla bell’e meglio i denti.
Dopo una deliziosa cena sul mare al ristorante dell’hotel, siamo usciti a fare una passeggiata e mangiare un gelato; considerando il viaggio di questa mattina e il pomeriggio al mare, è comprensibile che fossero sfiniti.
Accendiamo il piccolo lume e lasciamo socchiusa la porta in comune tra le due stanze.
“Io ho bisogno di una doccia” asserisco, sfilandomi le scarpe e i gioielli “Vieni con me?” domando, circondando la vita di mio marito con le braccia.
Lui riflette per qualche istante. “Mmm.. no..”
Metto il broncio, non nascondendo un pizzico di delusione. “Perché?”
“Lo scoprirai tra poco” risponde, criptico.
“In che senso?”
Lui si allontana da me e afferra dalla poltrona una busta che non avevo notato. “Nel senso che lo scoprirai tra poco” ripete, poi mi porge la busta “Indossa questo” dice, lasciandomi un bacio sulla fronte e conducendomi in bagno.
Non sono un tipo molto paziente, soprattutto quando mio marito si mostra così enigmatico. Però non posso negare che amo da morire le sue sorprese, per cui entro nella cabina queen size e mi lascio coccolare dall’acqua della doccia. Quando esco, mi asciugo con calma, spalmo la crema idratante su tutto il corpo e poi apro la busta, scoprendo un delizioso costume da bagno a due pezzi, rosso con due fiocchetti neri sullo slip all’altezza dei fianchi e un altro al centro tra i due seni; insieme al costume c’è anche un copricostume di velo nero con i bordi rossi. Indosso il costume e il minuscolo abitino, e mi guardo allo specchio soddisfatta: mi calzano davvero alla perfezione.
Spazzolo i capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle, e poi mi decido ad uscire dal bagno. Sono curiosa ed impaziente di scoprire cos’abbia architettato mio marito. 
Faccio vagare lo sguardo per la camera e intravedo la porta-finestra leggermente aperta, la raggiungo ed esco in terrazza, ritrovandomi al cospetto di una vista mozzafiato. La piscina è illuminata da un set di luci interne e da quattro lanterne a bordo piscina, una per ogni angolo; il pelo dell’acqua è ricoperto di petali di rosa bianchi e rossi. Su un tavolino poco distante c’è un cestello con lo champagne, due flute e una piccola torta con due candeline sopra, un 2 e un 8. A rendere il tutto indescrivibilmente meraviglioso, c’è il mio uomo appoggiato alla ringhiera del terrazzo, con addosso solo un costume a pantaloncino nero.
Non appena scorge la mia espressione stupita, Christian sorride e viene verso di me con la torta tra le mani.
“È passata la mezzanotte” afferma “Buon compleanno amore mio” mi rivolge uno sguardo carico di amore, passione e tenerezza allo stesso tempo.
Sorrido, portandomi le mani sulla bocca per l’emozione. Non riesco a descrivere quanto sia bello tutto questo.
“Grazie” sussurro, prima di chiudere gli occhi e soffiare sulle candeline.
“Hai espresso il desiderio?”
Scuoto la testa “Non ne ho bisogno”
Christian appoggia la torta sul tavolino per potermi stringere forte a sé e affondare il naso nei miei capelli. È uno di quegli abbracci da cui non mi staccherei mai, uno di quelli che mi fanno sentire invincibile, protetta da tutto, amata in ogni singola fibra del mio corpo.
“Sei bellissima” mugugna con le labbra contro il mio collo.
Prendo il viso di mio marito tra le mani e lo bacio.
“Ti amo” sussurro.
Lui mi bacia di nuovo. “Anche io piccola” mi bacia ancora e poi mi prende per mano, conducendomi al tavolino.
Estrae la bottiglia di champagne dal cestello e me la porge. “A te l’onore”
Tolgo la carta e il rivestimento in metallo, e poi, cercando di non accecare mio marito e di non distruggere qualche vetro, stappo la bottiglia. Verso lo champagne nei due flute, uno lo porgo a Christian e l’altro lo tengo per me.
“Alla mia meravigliosa moglie, che ad ogni compleanno diventa sempre più bella e più sexy” afferma mio marito, tenendo alto il suo bicchiere.
Rido, scuotendo la testa. “Al mio splendido uomo, che sa sempre sorprendermi e rendermi felice” faccio tintinnare il bicchiere contro il suo e poi, senza distogliere gli occhi dai suoi, porto il bicchiere alle labbra e gusto il mio dito scarso di champagne.
Christian posa il bicchiere sul tavolino, e taglia due fette di torta, sistemandole in due piattini.
“Siediti lì” mi indica la piscina, ed io mi siedo sul bordo, con le gambe penzoloni in acqua. Lui si siede accanto a me e mi porge uno dei due piattini.
“Ma come hai fatto a..” allungo il braccio, indicando la piscina “..ad organizzare tutto questo??” domando, ancora incredula.
“Tu sottovaluti i miei infiniti poteri” risponde Christian, indirizzando la forchettina verso la mia bocca.
Afferro il pezzetto di torta con i denti e poi lo bacio.
Quando ormai i piattini sono vuoti, mio marito si butta in piscina e mi invita a fare altrettanto. Io scuoto la testa e rimango seduta a bordo piscina, muovendo lentamente le gambe in acqua; è una sensazione davvero rilassante. Appoggio i palmi dietro di me e sollevo lo sguardo verso il cielo, alla ricerca delle stelle.
“È bellissimo” mormoro, abbassando poi lo sguardo e incontrando gli occhi di Christian, ancora più belli con la luce delle candele che vi si riflette dentro, colmi di amore e qualcos’altro che somiglia tanto alla venerazione.
Mio marito mi allarga leggermente le gambe e si intrufola nel mezzo, solleva una mano e la appoggia sulla mia guancia, guardandomi con dolcezza. “Tu sei bellissima” dice, poi mi osserva dall’alto verso il basso “Ti sta proprio bene” afferma, riferendosi al costume.
“Mi piace tantissimo”
Lui sorride e mi posa le mani sui fianchi, chinandosi per baciare il mio ventre. “È questa la parte più bella di te”
Sorrido e gli accarezzo i capelli, mentre lui parla con la nostra principessina che inizia a scalciare più forte non appena avverte la voce del suo papà. È una di quelle emozioni a cui non mi abituo mai, nonostante sia al sesto mese della mia terza gravidanza, è un’emozione ogni giorno sempre più intensa, magica e totalizzante.
“Non è straordinario?” dico ad un tratto, interrompendo la loro magica comunicazione.
Christian solleva lo sguardo. “Cosa??”  
“Beh.. questo..” indico la mia pancia “Il miracolo di una vita che nasce da due persone, due cuori che battono in un unico corpo”
Mio marito mi sorride dolcemente e appoggia entrambe le mani sulla mia pancia, con amore e delicatezza, come se stesse sfiorando uno scrigno di cristallo.
“È quello che penso ogni volta in cui ti guardo, ogni volta in cui sfioro la tua pancia, ogni volta in cui la sento scalciare, ogni volta in cui sento il suo cuore battere..” dice, con una voce così profonda e intensa da farmi venire i brividi.
Christian ama moltissimo il periodo della gravidanza, è stato così anche per Teddy e per Phoebe; adora coccolare nostra figlia ancor prima che nasca, ed è immensamente affascinato dall’idea di una creatura che cresce dentro di me. Coccola e venera la mia pancia come se fosse un santuario, e ogni calcetto della nostra bambina rappresenta un’emozione speciale per lui.
Ed io ogni volta mi innamoro nuovamente di lui.
Mio marito appoggia l’orecchio accanto al mio ombelico ed io gli accarezzo i capelli, dopodiché gli prendo le guance tra le mani e mi chino a baciarlo; lui approfondisce il bacio, la sua lingua accarezza delicata la mia, mentre le sue mani risalgono lentamente dai fianchi verso il seno.
Il mio corpo non è affatto indifferente al suo tocco, e a Christian non sfugge la reazione dei miei capezzoli che si inturgidiscono al passaggio delle sue dita. Si lascia andare ad un gemito, ed io mi do un leggero slancio con le gambe e finisco in acqua, imprigionata tra le piastrelle della piscina e il corpo marmoreo del mio uomo. Gli circondo il collo con le braccia e la vita con le gambe, Christian mi sostiene per le cosce e si spinge contro di me; un’ondata di eccitazione mi pervade non appena avverto la sua erezione premuta contro la mia parte più sensibile e più desiderosa di lui.
“Ti voglio” mormoro.
Christian sorride contro le mie labbra, e le sue dita corrono rapide sulla mia schiena per slacciarmi il costume.
Controvoglia, mi stacco dalle sue labbra “C-Christian..” bisbiglio, guardandomi intorno, un po’ a disagio.
Lui mi sorride e posa le mani sui miei fianchi. “Stai tranquilla” sussurra “Siamo nella suite più alta dell’hotel. Ci sono solo la luna e le stelle a guardarci..” solleva lo sguardo ed io faccio altrettanto.
La luna piena sembra quasi invitarci a proseguire, così decido di non scontentarla e riprendo a baciare mio marito, mentre lui riprende a slacciarmi il costume. Appoggia il reggiseno a bordo piscina e poi ammira per qualche istante il mio seno prima di stuzzicarlo con le labbra, facendomi perdere la ragione.
So bene che Christian ama anche questo lato del mio essere incinta: il corpo più prosperoso, gli ormoni impazziti e le terminazioni nervose particolarmente sensibili.
“Amore.. ti prego..” ansimo, stringendo i suoi capelli tra le dita.
Lui solleva lo sguardo, e quel lampo di passione ed eccitazione nei suoi occhi mi fa tremare le gambe.
Senza dire nulla ripiomba con le labbra sulle mie e lentamente mi sfila anche l’altro pezzo del costume, appoggiandolo accanto al reggiseno.
Mi tiene per le cosce e mi guarda per un lunghissimo istante prima di farmi sua, corpo e anima, con passione, amore e devozione.
Mi bacia il collo e sussurra un “Ti amo” contro la mia pelle, tenendomi stretta a sé. I miei movimenti incontrano i suoi, i nostri corpi si muovono in una danza segreta e silenziosa, mentre la luna ci guarda dall’alto e con la sua luce benedice il nostro amore.
 
Un leggero trambusto mi richiama lentamente dal mondo dei sogni. Non ho il coraggio né la forza di aprire gli occhi, mi volto e allungo il braccio accanto a me, scoprendo vuoto il posto di Christian.
“Mamma” due tenere vocine addolciscono le mie orecchie, apro gli occhi e vedo i miei bambini venire verso di me, con Christian alle loro spalle.
Phoebe ha tra le mani un piatto con all’interno un muffin, mentre Teddy regge un piccolo bouquet di margherite.
Sorrido, stiracchiandomi e mettendomi seduta.
“Heei, buongiorno”
“Auguri mammaaaa!” esclamano in coro, salendo a fatica sul letto e abbracciandomi.
Li stringo entrambi a me, sentendomi in pace con il mondo. “Grazie amori miei” mormoro, baciandoli poi sulle guance. Sollevo lo sguardo verso Christian, che ci osserva con un dolce sorriso.
Teddy si stacca dal mio abbraccio e mi porge le margherite. “Queste sono per te”
“Anche questo” gli fa eco Phoebe, porgendomi il piattino con il muffin. Solo adesso noto che sopra c’è un 28 realizzato con la pasta di zucchero.
“I camerieri hanno già allestito tutta la colazione sul tavolo in giardino, ma loro volevano portarti la colazione a letto” spiega Christian.
Afferro il piccolo bouquet e lo annuso. “Sono bellissime” mormoro, e poi prendo il piatto di Phoebe “Anche questo è bellissimo” accarezzo i loro visi e li bacio ancora una volta “Grazie” sussurro, con la voce incrinata.
“Adesso lo devi mangiare, mamma” mi fa notare mio figlio.
“Adesso??”
Loro annuiscono, ed io spezzetto il muffin, scoprendo all’interno delle scaglie di cioccolato fondente, e ne assaggio un po’.
“È buonissimo!” affermo soddisfatta, e i bambini sorridono “Grazie per avermi portato la colazione a letto” dico loro, abbracciandoli ancora una volta.
“Adesso però c’è una colazione ancora più grande che ci aspetta!” annuncia Christian.
I bambini saltano subito giù dal letto e corrono verso il salotto, io li seguo, stiracchiandomi non appena mi alzo.
“Ancora una volta, buon compleanno” dice mio marito, attirandomi a sé e baciandomi con passione.
“Grazie” sussurro, baciandolo di nuovo.
Ci spostiamo in salotto e da lì usciamo in terrazza, dove troviamo i bambini già seduti ad una tavola imbandita di ogni ben di Dio: latte, tè, caffè, cioccolata, yogurt, cornetti, marmellata, miele, pancakes, frutta, fette biscottate, muffin, biscotti...
I miei figli non si fanno pregare troppo per mangiare di tutto e di più, e anche io, devo ammetterlo, ho una certa fame, forse sarà per l’attività fisica a cui mio marito mi ha sottoposto questa notte... non che mi lamenti, comunque.
Mentre affondo il cucchiaino nello yogurt ai frutti rossi, ammiro il mare che si estende sotto di noi, e il cielo che lo sovrasta maestoso, l’aria è pura e intrisa di quel tipico profumo di salsedine: è una giornata davvero incantevole.
“Ma che ora è?” chiedo ad un tratto.
“Quando siamo venuti a svegliarti erano le undici”
Sgrano gli occhi: non riesco a credere di aver dormito così tanto.
“Le undici?” chiedo, stupita “Ma è tardissimo!”
Christian ridacchia. “Tardissimo per cosa? Chi ci rincorre?”
“Effettivamente..” commento, riprendendo poi a gustare il mio yogurt.
“Papi che facciamo oggi?” domanda Teddy, impaziente come sempre.
“Oggi è la festa della mamma, è lei che deve decidere, giusto?”
I bambini annuiscono, rivolgendomi poi uno sguardo interrogativo.
“Ti avviso però che hai possibilità di scelta fino alle 20, perché la serata è già organizzata” prosegue Christian, mettendomi subito una grande curiosità addosso.
Non provo neanche a chiedergli cos’abbia organizzato, perché so che non mi risponderebbe.
“Beeeh, a me piacerebbe fare un bel bagno qui in piscina, e poi magari nel pomeriggio un giro in centro”
Mio marito alza la mano. “Per me va bene. Chi è d’accordo alzi la mano!”
I bambini ridono e lo imitano, facendo ridere anche me.

Sono seduta a bordo piscina a rispondere a vari messaggi di auguri, il primo è stato, come consuetudine, di mia madre, poi mio padre, alcuni dipendenti della GIP, e poi, ovviamente, Kate e Mia.
Le risate di mio marito e dei miei figli fanno da sottofondo, ogni tanto sollevo lo sguardo e mi perdo ad osservarli: Christian li prende in braccio e li fa tuffare in acqua. Ad ogni tuffo il mio cuore accelera prepotentemente per lo spavento, ma loro invece non hanno paura, si sentono sicuri tra le braccia del loro papà, sempre.
“Mamma, vieniiii!” urla Phoebe, agitando le braccia.
Mi decido a posare il cellulare ed entro anche io in acqua, con un paio di bracciate raggiungo i miei amori. Teddy subito si butta tra le mie braccia ed io lo stringo forte a me, mentre Phoebe se ne sta seduta sulle spalle di Christian e gli bagna continuamente i capelli.
“Si può sapere cosa facevi da mezz’ora con quel cellulare in mano?” domanda mio marito.
“Scrivevo al mio amante” sussurro.
“Ah sì? Scusa un attimo cucciola” solleva le braccia e afferra Phoebe, facendola scendere dalle sue spalle e lasciandola galleggiare in acqua grazie ai braccioli. Si avvicina a me e comincia a farmi il solletico.
Urlo, rido e mi dimeno tra le sue braccia, schizzando acqua da tutte le parti, fino a quando un calcio della mia piccolina mi fa bloccare.
“Aspetta, aspetta.. Allie!”
Christian si ferma di colpo. “Allie, cosa?”
“Si sta muovendo!”
Mio marito mi posa una mano sulla pancia e sorride; sono sicura che avverta bene i movimenti di nostra figlia, e anche io li sento più netti del solito, forse perché siamo in acqua, non lo so.
“Voglio sentire anche io” afferma Teddy.
“Anche io” ripete Phoebe.
Mi avvicino alla parete piastrellata della piscina e mi aiuto con una spinta per sedermi sul bordo.
“Venite qua” mormoro, allargando leggermente le gambe.
Teddy e Phoebe mi raggiungono ed io prendo le loro manine, portandole sulla mia pancia. “Adesso dovete aspettare un pochino, e vedrete che tra poco si farà sentire”
La piccola Allison non si fa attendere troppo, e pochi istanti dopo vedo i visi dei miei bambini illuminarsi.
“Mi ha dato un calcio!” esclama Teddy, quasi emozionato.
“E tu amore?” dico, rivolta a Phoebe “Hai sentito la sorellina??”
Lei annuisce.
“Mamma, la sorellina nuota??”
Accarezzo i capelli al mio bambino. “Sì cucciolo, Allie nuota nella mia pancia, e sente la vostra voce, le vostre coccole..”
Phoebe appoggia la guancia sul mio ventre, e Teddy fa altrettanto. Christian mi sorride e li abbraccia entrambi, allungandosi poi per darmi il bacio più dolce del mondo.
 
Stendo un leggero velo di rossetto e mi specchio, soddisfatta del risultato: il vestitino color salmone che ho indossato fa risaltare la mia pelle abbronzata e il trucco leggero valorizza i miei occhi azzurri. Sistemo i capelli in una treccia laterale, credo sia l’acconciatura più adatta per andare a passeggio, considerando il caldo che fa.
Quando sono pronta, esco dal bagno e mi dirigo in soggiorno alla ricerca di mio marito e dei miei figli, ma la suite sembra deserta. Avvicinandomi alla porta-finestra del terrazzo, li trovo lì: Christian è seduto ad una delle poltroncine del tavolo, con i nostri figli sulle sue gambe. Tutti e tre hanno lo sguardo concentrato sul laptop aperto davanti a loro, di tanto in tanto ridono e parlottano a bassa voce. Da qui non riesco a sentire cosa stiano dicendo, ma resterei ore intere a guardarli: hanno una complicità, un’intesa e un amore che si avvertono nell’aria. Christian circonda i nostri figli con le sue braccia, che sembrano sempre così tanto grandi e forti rispetto a loro; i loro visi così vicini, così simili, i loro sorrisi, il loro legame, mi fanno scoppiare un amore dentro che è qualcosa di indescrivibile.
Quella è la mia famiglia, e a volte non riesco ancora a credere di essere così fortunata.
Mi riprendo dal mio momento di venerazione dei miei grandi amori e oltrepasso la porta-finestra per raggiungerli. Non appena si accorgono della mia presenza, diventano subito seri e Christian chiude rapidamente lo schermo del computer.
“Cosa facevate?” chiedo.
“Niente!” rispondono tutti e tre in coro, con una prontezza esagerata. Il che mi fa intuire che stessero facendo qualcosa di cui non devo venire a conoscenza.
“Sicuri?” incalzo.
“Sono cose nostre” taglia corto Teddy, sbrigativo e misterioso come suo padre.
“Ah sì??”
“Piuttosto, tu sei pronta??” mio marito invece cambia direttamente discorso.
“Sì, sono pronta”
Lui fa scendere i bambini dalle sue gambe, spegne rapidamente il computer e mi raggiunge.
“Sei bellissima” mormora, cingendomi un fianco e baciandomi dolcemente la guancia.
“E io?” domanda Phoebe, che indossa un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta a mezze maniche dello stesso colore del mio vestito. Amiamo coordinarci quando usciamo tutti e quattro.
Christian la prende in braccio e le riempie la guancia di baci. “Tu sei meravigliosa”.
Nelle due ore successive ci godiamo una splendida passeggiata attraverso le strade principali di San Diego, affollate da abitanti, turisti, uomini d’affari in asfissianti completi eleganti, e ragazzi in pantaloncini e infradito. I miei uomini sono particolarmente attraenti con i loro bermuda e le loro t-shirt uguali; quella di Christian, in particolar modo, è deliziosamente aderente e mette in risalto i pettorali e i bicipiti d’acciaio. Mio marito è sempre impeccabile nel suo abbigliamento elegante quando è in ufficio o comunque in occasioni che richiedono cravatta o smoking, ma io lo preferisco di gran lunga nei momenti familiari, quando indossa jeans, magliette, sneakers, pantaloncini o maglioncini con buffi disegni natalizi per far felici i bambini.
Passeggiamo mano nella mano, ammirando le vetrine dei negozi. Come al solito non resistiamo dall’entrare in un negozio di giocattoli e lasciamo che i bambini girino liberi tra gli scaffali. Non posso negare che spesso Christian ed io siamo più contenti di loro quando compriamo un giocattolo nuovo.
“Papà, possiamo prendere un regalino anche ai nostri cuginetti??” chiede ad un tratto Teddy.
Christian mi guarda e sorride orgoglioso. “Ma certo cucciolo, cosa vogliamo prendere?”
Mentre Teddy e Phoebe contemplano ogni metro quadrato di questa sorta di mondo incantato, io stringo la mano a mio marito e ancora una volta ringrazio Dio per i figli meravigliosi che mi ha donato. I loro gesti riescono sempre a spiazzarmi: non ho mai visto un bambino che in un negozio di giocattoli pensa prima ai regali per gli altri e poi a sé stesso.
Ma forse oltre a Dio dovrei ringraziare anche un po’ me stessa, mio marito e tutta la nostra famiglia, perché stiamo facendo del nostro meglio affinchè i nostri bambini siano più uniti possibile. E credo che ci stiamo riuscendo: Teddy, Phoebe, Ava, Elizabeth, Chris, Elliot e Lucas sono incredibilmente legati. Certo, quando sono tutti insieme fanno un casino immenso e spesso bisticciano per i giochi, per i posti sul divano o per i dolci, però si vogliono un bene dell’anima, e se lo dimostrano continuamente.
“Quello che cos’è?” Phoebe indica un delizioso carillon con una fatina che gira su se stessa e produce la tipica musichetta quando si carica la rotella sotto la base.
“Quello si chiama carillon” spiega Christian “La musichetta che fa di solito piace tanto ai bimbi piccoli, e li fa addormentare”
“Allora lo possiamo prendere alla sorellina!” esclama Teddy.
“Sììì!” lo appoggia sua sorella.
Mio marito ed io ci guardiamo negli occhi, emozionati e immensamente innamorati dei nostri bambini, che con la loro dolcezza e la loro spontaneità sono sempre in grado di farci restare senza fiato. Con il cuore gonfio d’amore, mi chino e li abbraccio entrambi.
“Ma certo che lo prendiamo alla sorellina”
“Poi quando nasce glielo facciamo vedere?”
“Sarà il primo regalino che le faremo vedere, e sono sicuro che le piacerà tantissimo” il loro papà accarezza loro i capelli.
Dopo un gelato e una videochiamata su Skype con i miei cognati e i miei nipotini che mi hanno sommersa di auguri e amore nonostante la distanza, rientriamo in albergo per prepararci per la serata.
Ho provato a torturare mio marito tutto il pomeriggio per carpire qualche dettaglio su cos’ha organizzato per la cena, ma lui è stato più determinato di me nel non lasciarsi sfuggire niente. Mi ha solo detto che se voglio posso indossare i tacchi perché non dovremo camminare molto.
Decido di indossare quindi un abitino da cocktail color rosa cipria, e abbino un paio di sandali neri con il tacco e una pochette nera di raso con delle applicazioni di strass uguali a quelle delle scarpe. Raccolgo in parte i capelli con due mollettine e in parte li lascio sciolti sulle spalle. Con il trucco oso un po’ di più e applico un rossetto rosso fragola. Phoebe, bellissima nel suo vestitino rosa, se ne sta seduta sul letto e mi osserva in ogni singolo movimento.
“Come sei bella, mamma” afferma all’improvviso, alzandosi e abbracciando i miei fianchi.
Mi siedo sul letto e la faccio sedere sulle mie gambe. “Amore mio” sussurro sfiorandole con i polpastrelli il viso morbido e profumato “Tu sei bellissima. Sei la mia gioia” la stringo forte a me e le bacio la fronte, poi la prendo per mano e andiamo in cameretta alla ricerca di Christian e Teddy.
I nostri uomini sono davanti allo specchio a spruzzarsi il profumo, meravigliosi con i loro pantaloni neri lunghi e la camicia bianca, ogni giorno più simili e più belli.
“Siete bellissime” afferma Christian, alternando lo sguardo tra me e nostra figlia.
“Anche voi, bellissimi” replico, e lui e Teddy si guardano fieri.
Mio marito porge una mano a me e l’altra a Teddy, che a sua volta afferra anche sua sorella. “Possiamo andare allora?”
“Sì, possiamo andare”

Impiego molto meno di quanto immaginassi per scoprire la nostra destinazione. Dopo appena dieci minuti di macchina, infatti, Sawyer si immette in una stradina stretta che conduce al molo, dove un elegante signore in pantaloni neri, giacca bianca e papillon ci attende.
“Buonasera signori Grey!” ci saluta cordialmente, con un ampio sorriso che sembra quello della pubblicità di un dentifricio.
“Buonasera” rispondiamo in coro Christian ed io.
“Prego, accomodatevi” ci indica un’elegante imbarcazione attraccata proprio davanti a noi, un delizioso battello, e ci precede sul pontile, invitandoci a seguirlo.
Christian mi suggerisce di aspettarlo e prende per mano i bambini, li conduce al di là del pontile e poi viene a prendere me; sa bene quanto mi senta poco a mio agio sui pontili delle imbarcazioni, mi sembrano sempre poco stabili.
Quando mi sento finalmente al sicuro, sul ponte principale del battello, mi guardo intorno e mi sembra di essere sul set di un film: al centro del ponte all’aperto c’è un grande tavolo rotondo apparecchiato per quattro, con una tovaglia elegante, piatti con il bordo di platino e bicchieri in vetro soffiato. Accanto c’è un vaso di ceramica con all’interno uno splendido fascio di fiori nelle sfumature del bianco e glicine; in fondo, appoggiati alla vetrata che conduce poi al ponte coperto, ci sono due palloncini ad elio che formano il numero 28. Tra i pilastri di legno della struttura corrono fili su cui sono appese delle lanterne bianche che rendono l’atmosfera ancor più romantica di quanto già non sia. A completare il tutto, una piccola orchestra che farà da sottofondo alla nostra serata.
“Allora, che te ne pare?” domanda Christian.
Faccio fatica ad aprire bocca, emozionata e sconvolta di quanto il mio uomo riesca a sorprendermi e a lasciarmi senza parole ad ogni singolo compleanno, ed è già il settimo che trascorriamo insieme.
“Io.. io.. non so cosa dire..” sibilo, agitando le braccia per indicare tutto lo spazio intorno a noi “È.. è meraviglioso..”
Christian sorride e mi attira a sé, baciandomi teneramente sulle labbra, sotto lo sguardo divertito dei nostri figli.
Il maitre ci invita ad accomodarci e fa un cenno di assenso al comandante per partire.
È la più bella cena di compleanno che potessi sognare: mio marito, i nostri bambini, Puntino Tre che si muove nella mia pancia, e lo splendido sfondo della costa californiana. Le luci della città di San Diego sembrano muoversi lentamente, mentre in realtà siamo noi a spostarci lungo le acque cristalline dell’Oceano, ad un paio di centinaia di chilometri dalla terraferma.
La musica, le candele, gli occhi innamorati di Christian, quelli euforici di Teddy e Phoebe, è tutto così perfetto che mi viene da piangere, ma cerco di trattenermi altrimenti non smetterei più.
Dopo i contorni, Christian si alza e mi porge la mano, invitandomi a ballare; accetto con un sorriso e ci avviciniamo all’orchestra. Mio marito sussurra qualcosa al maestro e poi mi prende tra le braccia, mentre intorno a noi iniziano a diffondersi le note di I will always love you, una delle mie canzoni d’amore preferite. I nostri figli ci osservano sorridenti, e non appena il pezzo termina, ci applaudono e corrono ad abbracciarci.
Non appena ci accomodiamo, il maitre si avvicina con un grande scatolo ricoperto da una carta color argento e un grande fiocco rosa e lo appoggia davanti a me.
“E questo cos’è?”
“Il tuo regalo!” risponde mia figlia.
“L’abbiamo scelto tutti insieme” mi informa Teddy.
“Quindi era questo che facevate oggi di nascosto da me!”
Loro arrossiscono e guardano Christian, con quell’espressione di chi è stato colto con le mani nella marmellata.
Rido, scuotendo la testa, e poi, con l’euforia di una bambina, inizio a scartare il mio regalo. Tolta la carta, scopro una scatola nera, molto anonima, sollevo il coperchio e ciò che trovo all’interno mi fa luccicare gli occhi: una bellissima borsa Chanel color rosso vermiglio, con i dettagli e la tracolla in argento. Non sono mai stata una patita dei grandi brand di lusso, ma le borse Chanel sono sempre state uno dei miei pochissimi punti deboli in fatto di moda.
“È splendida!” mormoro, ammirandola in tutto il suo splendore.
Christian e i miei figli sorridono soddisfatti, e poi mi invitano ad aprirla. Al suo interno trovo un biglietto e una scatolina più piccola con il logo Cartier, e non appena la apro rischio seriamente il collasso: una collana con un diamante rosso a forma di cuore come ciondolo mi abbaglia gli occhi.
“Voi siete pazzi” affermo, con la voce leggermente incrinata “Io non ho parole, è bellissima!”
“Devi leggere quello” mio figlio mi indica il biglietto, così appoggio la scatolina sul tavolo e apro la busta, affrettandomi a leggere.

Non esisteranno mai beni materiali abbastanza preziosi per dimostrarti quanto ti amiamo. Però abbiamo scelto qualcosa che, siamo sicuri, ti piacerà tantissimo, e un piccolo ciondolo che ti ricordi sempre che il nostro cuore appartiene a te, perché è grazie a te se i nostri cuori battono, a te che ci hai dato la vita, l’amore e la felicità. A tutti e quattro.
Buon compleanno raggio di sole.
Ti amiamo tantissimo.
Christian, Teddy, Phoebe... e Puntino Allison.  


Porto una mano davanti alla bocca e chiudo gli occhi nel tentativo di frenare le lacrime. Tentativo fallito perché inizio a piangere convulsamente senza riuscire a controllarmi.
“Ohii” mormora Christian prendendomi il viso tra le mani “Ti si rovina il trucco se fai così, poi diventi un panda”
Rido tra le lacrime, stringendomi forte a lui. “Sono tanto felice” singhiozzo, baciandolo ripetutamente sulle labbra “Venite qua” dico poi ai miei bambini.
Loro si alzano e vengono a sedersi sulle nostre gambe, Phoebe sulle mie e Teddy su quelle di suo padre.
“Grazie. Mi avete fatto dei regali spettacolari, ma per me il regalo più grande siete voi. Vi amo da morire”
Potrebbe sembrare una frase fatta, ma con il tempo ho capito che l’amore è davvero il regalo più grande che la vita possa farci, l’amore di un marito, dei figli, dei genitori, dei fratelli, di tutte le persone che custodiamo nel nostro cuore.
E non va mai dato per scontato.


Il giorno seguente...

“Papiiiiii!!!” urla Phoebe, agitando le braccia per farsi vedere da Christian, appena entrato sul campo da tennis.
Mio marito fa vagare lo sguardo tra i tavolini e gli ospiti in Tribuna d’onore e non appena ci intravede, alza il braccio per salutarci. Phoebe e Teddy lo salutano, io gli soffio un bacio e poi mi soffermo a guardarlo mentre chiacchiera con tre uomini che non conosco, ma credo siano imprenditori o comunque persone di un certo livello sociale. Il mio uomo è bellissimo nel suo completo da tennis, con i pantaloncini blu che gli fasciano meravigliosamente le cosce e il sedere, e la polo bianca che si tende sui suoi pettorali. Sento le guance accaldarsi e mi impongo di darmi un contegno, dall’esterno sembrerò sicuramente un’adolescente in piena tempesta ormonale; ma non posso farci nulla se mio marito è immensamente virile e attraente, e poi sono al termine del secondo semestre di gravidanza, e questo amplifica tutto.
“Mrs Anastasia Grey?” una delicata voce femminile mi richiama all’attenzione. Sollevo lo sguardo e incontro due occhi che hanno qualcosa di familiare, ma non riesco subito a ricorrere all’identità della ragazza che presumo abbia solo qualche anno più di me.
“Sono Mrs Ellie Clark, ci siamo conosciute all’ultima festa per Affrontiamolo Insieme, si ricorda?”
Le sue parole fanno accendere un flash nella mia mente, e subito rammento l’occasione in cui ci siamo incontrate e le parole che abbiamo scambiato. Suo marito è direttore di una delle banche più importanti dello Stato dell’Oregon.
“Ma certo!” esclamo, alzandomi e salutandola con due baci sulle guance “Mi scusi se non l’ho riconosciuta subito..”
Lei sorride. “Non si preoccupi, in fondo ci siamo incontrate solo una volta”
“Anche suo marito è qui per il torneo?”
“Sì, è lì” allunga l’indice verso il gruppetto di cui fa parte anche Christian “Quello con i pantaloncini rossi”
“Oh, credo giochi in coppia con mio marito”
“Mi sa che ne vedremo delle belle” osserva, divertita, ridendo e facendo ridere anche me. “Posso?” domanda poi, indicando la sedia vuota accanto a me.
“Certo, si accomodi. E diamoci del tu!”
Ellie si siede e guarda i miei bambini. “Quanto sono belli!”
Sorrido orgogliosa. “Grazie. Tuo figlio non è con voi?”. Ricordo che lei e suo marito hanno un bambino di circa otto anni.
“Sì, è con il gruppo di animazione”
La fisso perplessa. “C’è un gruppo di animazione?”
“Sì! All’interno, nella sala adiacente alla zona ristoro hanno organizzato tante attività di gioco per i bambini”
“Oh, non lo sapevo”
Rifletto per qualche istante se proporre anche ai miei bambini di andarci, perché non so se Christian sarebbe d’accordo, ma poi mi rendo conto che qui è pieno di uomini facoltosi con i loro figli, e si vede che l’organizzazione è strutturata con serietà, professionalità e cura dei dettagli.
“Bimbi?” attiro l’attenzione dei miei figli “Vi piacerebbe andare a giocare con gli animatori e altri bambini?”
“Sììì!” esclama Teddy, mentre Phoebe mi sembra un po’ più reticente.
Accompagno i miei figli nella sala indicatami da Ellie, dove ci accoglie una ragazza in pantaloncini e t-shirt che registra i nostri nomi e il mio numero di cellulare, e già questo mi fa capire quanto siano precisi e meticolosi.
“Mamma” Phoebe tira leggermente l’orlo della mia camicetta.
Con un pizzico di fatica mi chino per essere alla sua altezza. “Cucciola cosa c’è?”
“Voglio restare con te” dice in un sussurro.
“Non vuoi restare qui a giocare?”
Lei scuote la testa, e mi fa una tenerezza infinita. Per quanto sia una bambina allegra e solare, è più timida rispetto a suo fratello, forse perché è più piccolina, e non sempre si sente a suo agio quando è in mezzo a tante persone.
“Va bene, allora resterai con la mamma” le accarezzo dolcemente il viso e la prendo per mano.
Mi soffermo a controllare Teddy, che sta già facendo amicizia con altri bambini della sua età, e poi torno in campo per assistere all’incontro sportivo.
Christian e Mr Clark sfidano in un doppio altri due ragazzi, mentre noi mogli e altri facoltosi ospiti li osserviamo dai tavolini della Tribuna d’Onore.
Ellie ed io prendiamo un aperitivo e chiacchieriamo un po’ di tutto: di libri, di viaggi, del suo lavoro di direttrice di un grande centro benessere e del mio di direttrice editoriale. Chiacchieriamo dei nostri figli, e scopro con piacere che lei è incinta del secondo.
“Sono di appena due mesi” afferma con gioia “Lo abbiamo aspettato per così tanto tempo. È da quando Bryan aveva quattro anni che proviamo ad avere un secondo figlio..” dice poi, con un pizzico di tristezza.
Istintivamente accarezzo i capelli di Phoebe, che nonostante il caldo non accenna a muoversi dalla sua posizione rannicchiata tra le mie braccia, ed io non ho il coraggio di chiederle di alzarsi. Questa principessa è arrivata dopo un solo mese di tentativi, e quando sento queste storie di attese lunghissime non posso non sentirmi immensamente fortunata. Dev’essere orribile aspettare così tanto tempo l’arrivo di un figlio.
“L’importante è che sia arrivato” mormoro, posando una mano sulla sua “Bryan è felice??”
“Oh sì, tantissimo. Dice che non vede l’ora che nasca il suo fratellino o la sua sorellina, e ogni giorno non fa altro che elencare le infinite cose che dovrà insegnargli e tutti i pericoli da cui dovrà proteggerlo, perché lui è grande!”
Scoppio a ridere, e lei insieme a me. “Anche Teddy e Phoebe dicono più o meno le stesse cose. Soprattutto Teddy ho l’impressione che si sentirà un po’ un cavaliere dalla scintillante armatura, con due sorelline piccole”
Le racconto così della mia gravidanza e le do qualche consiglio per la sua. Chiacchieriamo a lungo, senza mai distogliere l’attenzione dai nostri mariti, e devo ammettere che mi sento davvero a mio agio con lei. Prima di oggi l’avevo incontrata solo una volta, e già allora mi era sembrata una ragazza semplice, come me, gentile e di buon cuore. Oggi ne ho avuto la conferma: Ellie è davvero una di quelle persone con cui fa bene parlare, una di quelle persone che sanno mettere chiunque a proprio agio.
Dopo l’incontro, vinto da Christian e Mr Clark, i nostri mariti fanno tappa nello spogliatoio maschile per una doccia e poi ci incontriamo tutti nella zona ristoro. Scegliamo di pranzare insieme, visto che anche Teddy e Bryan hanno fatto amicizia, e scopro che anche Kendall Clark è un uomo simpatico e alla mano. Credo che lui e Christian si conoscano da tempo, perché sono molto in confidenza.
“Anastasia, consentimi di farti i complimenti” afferma ad un tratto Kendall.
Tampono gli angoli della bocca con il tovagliolo. “Per cosa?”
“Conosco Christian già da prima che mi sposassi, i nostri genitori erano amici e spesso anche da ragazzo partecipavo alle feste di beneficenza e cose varie.. E da quando si è sposato ho notato in lui una trasformazione eccezionale..”
Sorrido, non mascherando un pizzico di orgoglio. Inclino il viso verso Christian, timorosa di leggere sul suo volto un’espressione di imbarazzo o nervosismo; invece lo trovo rilassato e sorridente. Poso una mano sulla sua coscia, lui intreccia le dita con le mie e mi guarda intensamente negli occhi .
“La verità è che l’amore cambia il mondo”
 
Accarezzo i capelli dei miei bambini e non resisto dallo stendermi accanto a loro e guardarli dormire. Siamo in viaggio verso Seattle dopo un week-end meraviglioso, e i bambini erano così stanchi che non appena hanno avuto il permesso di slacciare le cinture si sono buttati sul letto e sono crollati.
Ieri è stata una giornata alquanto piena: dopo il torneo e il pranzo siamo tornati in hotel per un paio d’ore e poi in serata ci attendeva la cena di gala. Siamo stati assegnati allo stesso tavolo di Kendall ed Ellie Clark e ne siamo stati felicissimi, ci siamo divertiti molto insieme, e anche i bambini erano contenti; Teddy è addirittura riuscito a convincere sua sorella a giocare insieme agli animatori e agli altri bambini, e Christian è riuscito ad andare a controllarli in un numero inferiore alle venti volte.
Sono stata davvero felice di vedere i miei bambini gioiosi e socievoli, di trascorrere la serata con persone adorabili, e sono stata felice del fatto che i ricavati del torneo e delle donazioni di tutti gli ospiti fossero destinati a due associazioni che operano in alcune zone indigenti del Sud America.
Ad un tratto sento aprirsi la porta alle mie spalle, mi volto e vedo spuntare il viso di Christian.
“Si sono addormentati?” sussurra.
Io annuisco, lui entra in camera, chiude la porta e viene a stendersi alle mie spalle.
“Erano stanchissimi” affermo.
Christian ride e mi stringe forte a sé, posandomi una mano sulla pancia.
“E tu?”
Sospiro, stringendo la sua mano. “Anche io sono un po’ stanca, non posso negarlo. Ma sono anche molto molto contenta” mi volto tra le sue braccia, in modo da ritrovarmi con il viso di fronte al suo. Gli poso una mano sulla guancia. “Grazie per questo viaggio meraviglioso. E per avermi fatto vivere un compleanno indimenticabile”
Christian mi sfiora il viso con la punta delle dita. “Quante volte devo dirtelo che non mi devi ringraziare? Lo sai che l’unica cosa che desidero è rendervi felici, tutti e quattro”
Sorrido e mi accoccolo a lui, baciandolo poi sulle labbra.
Anche se il rientro da un viaggio porta sempre con sé un pizzico di nostalgia, io in questo momento mi sento immensamente serena e felice, perché ogni viaggio con mio marito e i miei bambini, lungo o breve che sia, lascia sempre un segno dentro di me, una scia di esperienze, luoghi, profumi, sensazioni, amicizie, istanti indimenticabili.
Ritornare ogni volta alla routine quotidiana non mi pesa tanto, perché so che ogni giorno avrà i suoi istanti indimenticabili, ogni giorno in qualche modo i miei bambini sapranno sorprendermi e mio marito mi farà innamorare ancora una volta.
 
 

Angolo me.
Buonasera mie favolose lettrici!
Questa volta sono riuscita ad aggiornare in tempi più rapidi e spero ne siate felici quanto me. La sessione d’esami è terminata un paio di settimane fa ed è andata benissimo. Adesso sono un po’ più libera e spero di pubblicare più capitoli in meno tempo.
Come vi avevo promesso, in questo capitolo c’è taaanto taaanto zucchero, proprio come piace a noi. Nei piani iniziali avrei dovuto inserire anche altre scene, ma poi ho preferito raccontare di più della loro mini-vacanza a San Diego, oltre alla scelta dell’abito di Roxy, che per me è stata importante perché mi piace raccontare del bellissimo rapporto che si è creato tra lei e Ana. Per cui le altre scene sono rimandate al prossimo capitolo, in cui assisteremo a diverse prime volte. Ma non vi anticipo altro.
Spero davvero che vi sia piaciuto, e come sempre aspetto i vostri commenti.
Voglio fare un ringraziamento speciale, perché poco più di due settimane fa “La forza dell’Amore” ha compiuto tre anni. Questa storia che è iniziata in un noioso pomeriggio d’estate ed è stata pubblicata quasi per gioco, ha già compiuto tre anni, ha superato i 70 capitoli e le 700 recensioni. E se oggi sono ancora qui lo devo solo ed esclusivamente a voi che mi dimostrate sempre affetto e pazienza. Ogni vostra parola è per me un incentivo ad andare avanti e a fare meglio.
GRAZIE ancora a tutte voi. Vi mando un enorme abbraccio.
A presto.
Mery.

 
   
 
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