I suoi passi risuonavano con un leggero rimbombo, percorrendo quasi ogni centimetro del pavimento. L'aria era pura e pulita, senza nemmeno la traccia di un qualsiasi odore. Inspirò e assaporò quella purezza incredibile, chiudendo gli occhi.
Le sue mani accarezzavano il metallo liscio e lucido dei grandi contenitori posti al centro della grande stanza.

Non gli era a mai piaciuto indossare il giallo, non lo trovava adatto a se stesso.
Eppure quella volta lo aveva indossato e da allora non poteva più farne a meno.
Prese la tuta gialla che spiccava in mezzo ai vestiti di ricambio e la indossò delicatamente, quasi non volesse stropicciarla. Era una bella sensazione dentro quella tuta, gli regalava forti emozioni e determinazione.
Prese la maschera antigas sopra al piccolo mobile accanto e la strinse tra le mani, come se fosse l’ultima volta che potesse toccarla, poi la indossò.

Era pronto per iniziare il suo lavoro.

Centinaia di ampolle di svariate misure erano poste in ordine sul grande tavolo in metallo. Alcune erano vuote, altre piene o mezze piene di strani liquidi multicolori.
Erano i colori della sua esistenza, quelle ampolle erano il centro del suo universo.

La chimica per lui era uno stile di vita che in pochi potevano permettersi e che in pochi sapevano comprendere fino in fondo.

I vapori cominciarono a riempire la stanza ormai impura, il tintinnio delle ampolle e lo scrosciare dei liquidi chimici furono gli unici rumori presenti.

Formule chimiche e procedure gli sovrastavano la mente, ma era così bravo nel suo lavoro che poteva permettersi di pensare ad altro.
Nemmeno sua moglie riusciva a fargli provare tali emozioni e sensazioni meravigliose, nonostante l’amasse ancora. Ma lei non riusciva a capire cosa fosse per lui il suo lavoro. Non riusciva a capire che lui ormai non poteva farne a meno.
Non tutte le droghe danno il suo effetto con l’assunzione. A lui bastava cucinare per essere sotto il suo effetto.

Cucinare.

Non aveva mai pensato di poter cucinare metanfetamina e invece era li a rompere in tanti piccoli cristalli la grande lastra blu di meth appena raffreddata.

Ne prese una manciata facendola scivolare tra le dita ricoperte da stretti guanti. Quei cristalli gli davano forza,lo facevano sentire vivo. Rimase li a guardarli profondamente
Erano di un bellissimo colore blu oltremare, che solo lui era stato in grado di creare, così come la purezza che vantavano.

Era il suo marchio. Il marchio di Heisenberg.

E il colore della sua felicità.