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Autore: ShioriKitsune    02/08/2018    2 recensioni
[Taekook; angst]
E più scriveva d'amore, più s'innamorava di esso e di quella sua splendente cornice. Perché forse, in quel momento, pensava di osservare un quadro che in realtà non c'era, ma era troppo accecato per rendersene conto.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti amo

perché se non ti amassi

non mi resterebbe da amare che me stesso

e allora incerto

dimenticherei come si ama

e inizierei a chiedere in giro cosa sia l'amore

senza trovare risposte

fino a credere che non sia possibile amare qualcuno

amare davvero

come io facevo con te

prima che tu

mi dicessi di smettere

e che di me restassero

soltanto i gusci:

non sarò più io

ma il riflesso di qualcuno

che ha assaporato la felicità

un attimo prima di perderla.

 

KTY, maggio 2017”

 

 

 

Jeongguk si grattò il naso, arricciando appena le labbra, e porse nuovamente il foglio a Taehyung.

«Non so, Tae».

Questi lo guardò incuriosito con i suoi occhi grandi, la testa lievemente inclinata verso destra, come in attesa di spiegazioni. «Cosa c'è che non va?».

Sembrava che il minore non sapesse come esprimere bene ciò che aveva in mente. Sospirò, allargando le braccia. «È come se sostenessi che la nostra felicità dipenda interamente dal sentimento che qualcuno potrebbe, o non potrebbe, provare nei nostri confronti». Si sedette, riprendendo il foglio tra le mani e scrutando la poesia con più attenzione. «Fai passare del tutto in secondo piano l'amore verso se stessi ed io credo sia un messaggio sbagliato. La nostra felicità non può basarsi su un singolo individuo, è una responsabilità troppo grande per chiunque».

Taehyung ridacchiò, stringendosi le ginocchia al petto. «Beh, questo è il tuo punto di vista e chi sono io per dire che sbagli», sorrise. «Ma la poesia è personale, no? Ed io credo che non sarei mai davvero felice senza amare qualcuno».

«Perché nessuno ti ha mai spezzato il cuore».

L'espressione di Taehyung si fece assente, pensosa. Jeongguk aveva il suo carico di brutti ricordi riguardo all'amore e il maggiore ne era a conoscenza, ma per quanto lo capisse – o cercasse di farlo – non riusciva proprio ad accettare il fatto che preferisse non amare mai più nessuno, piuttosto che rischiare di essere ferito di nuovo. Era assurda una vita senza amore, come poteva anche solo pensarci?

«Tutto ciò che è rotto può essere aggiustato», fece spallucce. «Devi solo scegliere come».

Jeongguk si lasciò scappare una risata amara, scuotendo la testa come arreso. «Se lo dici tu».

Sapevano di avere opinioni divergenti, ma questo non era mai stato un problema nella loro amicizia.

Taehyung fissò gli occhi sull'altro. Lo guardò a lungo, studiandolo, cercando di carpire qualcosa da quello sguardo intenso, a volte tormentato, altre volte solo... spento. Sapeva che l'interruttore era lì da qualche parte, ma non era ancora riuscito a scovarlo. Sospirò, tornando a guardare il foglio che stringeva tra le mani. Finirà così, si disse. Che anche io mi dimenticherò come si ama.

Ma Taehyung qualcuno da amare lo aveva... il problema era che quel qualcuno era proprio Jeongguk.

 

 

Mancanze

 

Taehyung e Jeongguk erano amici fin dai tempi delle superiori. Si erano conosciuti grazie a Jimin, ex ragazzo di Jeongguk e migliore amico di Taehyung, e da subito si erano trovati in sintonia. Nulla di romantico tra di loro, mai: ad usare una parola specifica, l'agape greco sarebbe stato un ottimo modo di descrivere il loro rapporto. Si volevano bene, bene davvero, ma un po' come fratelli, o familiari di qualche sorta.

Non staremo qui a descrivere con precisione tutti gli eventi che furono protagonisti di quel cambio radicale di sentimenti che avvenne nel cuore di Taehyung, ma possiamo sintetizzarlo in questo modo: Jimin, poco dopo l'inizio del college conobbe un tizio, un certo Min Yoongi che studiava composizione ed era di qualche anno più grande, e tra i due nacque inaspettatamente una relazione clandestina. Inaspettatamente, sì, perché nessuno – nemmeno Taehyung, che era il suo migliore amico – si sarebbe mai aspettato che Jimin potesse tradire. Che Jimin potesse smettere di amare Jeongguk. In fondo, erano sempre stati la coppia perfetta, quella su cui nessuno osava mettere bocca. Ma si sa che le cose che in apparenza sembrano perfette, in realtà non lo sono per niente.

Jeongguk ne uscì distrutto, letteralmente, e nonostante il tempo passato sembrava che ancora non riuscisse a superarla del tutto. “Certe cose”, diceva spesso, “ti restano dentro. Anche se non ci pensi, anche se non vuoi pensarci, sono lì. E per quanto tu voglia, è difficile lasciartele alle spalle”.

Taehyung lo capiva meglio di quanto il minore credesse, perché era stata proprio la sua debolezza a fargli battere il cuore per la prima volta. Si dice che i sentimenti più facili da condividere siano quelli felici, ed è vero, ma quando si arriva a comprendere la profonda tristezza di qualcuno, la sua umanità, è difficile non restarne coinvolti. È difficile restare impassibili davanti a quella che è l'emozione che più ha bisogno di essere condivisa, certe volte, e Taehyung ne era rimasto completamente invischiato. Aveva visto se stesso in Jeongguk, fino a perdere di vista il resto.

Non era amore all'inizio, ma un bisogno più viscerale: sentirsi capiti, sentirsi meno soli in questo grande mondo pieno di buche da saltare. E quindi, come due oggetti in caduta libera, la gravità spinse Taehyung e Jeongguk talmente vicini da unirli in modo indissolubile, e in breve tempo divennero l'uno l'ombra dell'altro.

 

Erano stesi sul divano, le gambe intrecciate, mentre guardavano una serie in tv. Jeongguk commentava quel personaggio un po' cinico che tanto gli piaceva, sostenendo che avrebbe un po' voluto imparare a vivere da lui, mentre Taehyung dissentiva.

«Non pensi che questo Rust sia troppo anche per te?»

Jeongguk ridacchiò. «Penso piuttosto che lui abbia appreso delle verità che a noi sfuggono ancora».

Il maggiore alzò gli occhi al cielo. «Eccoci ancora con i discorsi su quanto sia triste, inutile e ingiusta la vita!», disse in tono melodrammatico, alzando le braccia al cielo per poi coprirsi gli occhi con una mano. Il minore era abituato a quei modi di fare, quindi si limitò a roteare gli occhi. «Continua a vivere nel tuo mondo di unicorni allora, ma poi non pretendere che non ti dica “te lo avevo detto”».

Taehyung gli tirò un pizzico, aggrottando la fronte. I capelli gli scivolarono sulla fronte coprendo appena gli occhi e per un secondo – solo uno – Jeongguk pensò che fosse... bello.

Restarono in silenzio per un po', Tae che fissava assorto lo schermo e l'altro che fissava assorto lui. E, senza che nemmeno se ne rendesse conto, una domanda scappò alle sue labbra sottili.

«Da quando io e Jimin ci siamo lasciati, sei sempre rimasto al mio fianco. Hai rinunciato alla tua amicizia con lui per me e credimi lo apprezzo tantissimo, ma», sbatté gli occhi, fissando lo sguardo su un punto indefinito, come se in realtà stesse parlando a se stesso. «perché?».

Taehyung non rispose subito. Avrebbe voluto dire un'infinità di cose in quel momento, talmente tante che i pensieri gli si accavallarono nella testa fino a lasciarlo senza parole.

I motivi che lo avevano spinto a troncare i suoi rapporti con Jimin erano vari, e tutti molto seri. Ma, in fondo, non era ciò che Jeongguk voleva sapere davvero, quindi li tenne per sé.

Si schiarì la voce, ma parlò senza staccare gli occhi dalla tv. «Perché tu avevi bisogno di me più di quanto ne avesse bisogno lui. E poi sono stato io ad aver bisogno di te più di quanto avessi bisogno di Jimin».

C'era un mondo intero dietro quella frase. Notti insonni e discorsi avvenuti solo nella sua testa, ma alla fine sperò di essere stato il più chiaro possibile.

Jeongguk, infatti, non disse più nulla.

Sottofondo ai loro pensieri, Matthew McConaughey che recitava parole amare.

 

Non penso che l'uomo possa amare. Almeno, non nel modo in cui vuole: l'inadeguatezza della realtà si intromette sempre”.

 

Il problema però era che, nonostante tutto, Taehyung era un sognatore con un'infinità di amore da donare: si rese presto conto che far star bene Jeongguk faceva star bene lui e si domandò se fosse quello l'amore; essere in totale sincronia con qualcuno, gioiendo delle sue gioie e soffrendo delle sue pene. I libri, quei vecchi e polverosi libri romantici che amava tanto leggere, descrivevano l'amore più o meno in quel modo e più passava il tempo, più si convinceva che sì, quello che adesso provava per Jeongguk era definitivamente amore.

Fin dalla sua infanzia, Taehyung aveva sempre scritto poesie. Poesie tra i più disparati generi, ma il suo tema preferito era sempre stato il viaggio: non solo fisico, ma inteso in senso di totale libertà. I suoi sogni erano tanti e troppo grandi, ma in ognuno di essi era presente fondamentalmente un viaggio. Eppure, da quando i suoi sentimenti per Jeongguk erano cambiati, si sentiva un po' cambiato anche lui, scoprendo così di riuscire a trascorrere ore scrivendo poesie sull'amore e tutti quegli ideali un po' melensi che la maggior parte dei romantici spera di raggiungere nella vita: quasi come una coronazione di tutto un genere, come a voler dire “ehi, non succede solo nei libri!”

E più scriveva d'amore, più s'innamorava di esso e di quella sua splendente cornice. Perché forse, in quel momento, pensava di osservare un quadro che in realtà non c'era, ma era troppo accecato per rendersene conto.

Jeongguk, d'altro canto, aveva messo quei sogni da adolescente innamorato in un cassetto chiuso a chiave, insieme ai cocci del suo cuore. Si concentrava sullo studio, sul suo futuro, che in quel momento riteneva la cosa più importante. Una volta aveva sentito qualcuno in radio dire: “La carriera non si sveglierà una mattina dicendoti che non ti ama più” e aveva annuito, le mani strette sul volante, decidendo di rimettere ordine tra le sue priorità; un ordine dettato forse dalle ferite, o qualcuno direbbe dal buonsenso.

Le loro linee di pensiero erano quasi parallele e Jeongguk a volte si chiedeva come potessero andare così tanto d'accordo. Si rese conto però che non gli importava più di tanto saperlo. In fondo, erano solo amici.

Col tempo, Jeongguk sembrò stare meglio, e i sentimenti di Taehyung erano cresciuti al punto che diventava difficile nasconderli. Spesso si perdeva a guardarlo mentre parlava di qualcosa che gl'illuminava il viso, sorridendo, o si ritrovava ad accarezzargli i capelli mentre l'altro dormiva sulle sue gambe. In qualche occasione aveva persino avvertito l'impulso di baciarlo, ma alla fine si era sempre tirato indietro. Non sapeva se Jeongguk avesse capito qualcosa oppure no, ma anche lui sembrava molto più aperto nei suoi confronti, con gesti e piccole attenzioni involontarie che prima non gli aveva mai dedicato.

Tutto questo ovviamente non fece che alimentare la speranza di Taehyung che, nonostante sapesse come Jeongguk la pensasse sull'amore, iniziò a sperare di essere in grado di fargli cambiare idea dandogli tutto l'amore di cui era capace, senza preoccuparsi di essere ricambiato prima o poi, oppure no.

Ma come in tutte le questioni dal precario equilibrio, basta davvero poco a far pendere la bilancia da un lato piuttosto che dall'altro. Soprattutto quando, a fare pendenza, è l'alcool.

 

Jeongguk accompagnava spesso il maggiore a quegli eventi di poesia che si fanno nei locali: atmosfera un po' cupa, schiocchi di dita e valanghe di emozioni provenienti da sconosciuti ma, per Jeongguk e Taehyung, soprattutto valanghe di alcool.

Solitamente andava così: Taehyung iniziava a bere per placare l'ansia da palcoscenico (anche se non c'era nessun palco ma solo un microfono in mezzo alla stanza), Jeongguk gli faceva compagnia. Dopodiché, Jeongguk iniziava a bere per la noia e solitamente finiva con loro che si trascinavano a casa del minore e finivano addormentati sul divano.

Quella volta però non c'era così tanto alcool nel loro corpo, e quando tornarono a casa il sonno non riuscì ad avvolgerli.

Taehyung sospirò, incrociando le mani sulla pancia. «Allora, ti è piaciuta la mia poesia questa volta?».

Jeongguk sorrise. «Lo sai che mi piacciono sempre le tue poesie, Tae. Anche se a volte sono un po' troppo».

Il maggiore rise, avvicinandosi per pizzicarlo. «Lo dici solo perché non vuoi ammettere quanto ti facciano piagnucolare quando sei a casa da solo».

Jeongguk alzò un sopracciglio, ma il suo sguardo era divertito. Felice, quasi.

E forse fu proprio quello per sguardo, o magari per colpa dell'alcool, che Taehyung senza pensarci si avvicinò fino a rubargli un bacio. Il momento dopo sembrò così lungo da fargli domandare quanto tempo fosse passato in realtà. Gli occhi di Jeongguk erano persi, totalmente, la bocca dischiusa. Stava combattendo con qualcosa, nella sua testa, ma Taehyung non gli diede il tempo di giungere alla fine dello scontro.

Lo baciò ancora, poi di nuovo, fino a quando le labbra contro le quali era premuto non iniziarono a rispondere al bacio, muovendosi in sincrono con le sue e i loro corpi si trovarono, avvolgendosi in un abbraccio che andava sotto la pelle e raggiungeva un livello decisamente più intenso.

Quella fu la prima volta, ma non fu di certo l'ultima.

 

Non ne parlarono mai esplicitamente, quasi come se sull'argomento sesso ci fosse un tacito accordo di riservatezza, ma continuarono a farlo come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. Eppure, il loro rapporto fece un silenzioso passo avanti: tutti, dall'esterno, li avrebbero scambiati per una coppia e lo stesso Taehyung a volte cadeva nel tranello. Ma si ricredeva nei momenti in cui Jeongguk era scostante, nei momenti in cui parlava del futuro – un futuro senza Taehyung, da quello che poteva intendere – e nei momenti in cui si ricordava che, effettivamente, la situazione era abbastanza confusa e prima o poi sarebbero dovuti uscirne. Taehyung aveva paura: paura di perdere Jeongguk, paura di mettergli fretta, paura di non essere ricambiato. E quindi aspettava, tergiversava, anche se dentro di sé sapeva che non sarebbe potuta andare avanti così a lungo: nonostante quello che il più delle volte era un rapporto perfetto c'era per Taehyung qualcosa di logorante, come quei paletti che, come il sesso, erano taboo di cui entrambi erano a conoscenza. Non erano una coppia, quindi non potevano fare cose da coppie: Taehyung non avrebbe potuto baciarlo quando voleva, o stringergli la mano, o fargli i complimenti solo perché gli andava di farlo. Non avrebbe potuto dare per scontato che Jeongguk non frequentasse altre persone o che non sentisse la necessità di farlo. Ma cosa gli sarebbe rimasto, se avesse perso quel poco che aveva? Nulla, probabilmente. Quindi, in quella situazione, preferiva accontentarsi delle briciole: preferiva ingannare se stesso, sperando che un giorno Jeongguk avrebbe potuto amarlo, piuttosto che guardare in faccia la realtà e sperare di imparare ad amarsi un po' di più.

Ma, ovviamente, c'è un limite a quello che una persona può sopportare. Anche se in ballo c'è tutto l'amore del mondo.

 

 

I due erano, come al solito, sul divano del minore. Guardavano ognuno il proprio cellulare, fin quando Jeongguk non parlò.

«Ti ricordi di Namjoon, quello con cui ti fermasti a parlare all'ultima gara di poesia?»

Taehyung annuì, distratto. «Il tizio con l'aria seria?»

«Mh». Esitò un attimo. «Penso di uscirci stasera»

In quel momento le dita di Taehyung, che scorrevano sul touch screen, s'immobilizzarono come congelate. Insieme al resto del suo corpo.

In assenza di risposta, Jeongguk decise di continuare. «Mi ha cercato su instagram, ha detto che gli sono rimasto impresso. Ma ovviamente non è una cosa seria». Questo lo disse con tono ancora più incerto, spostando la gamba per non dare peso alla sempre più evidente situazione di disagio. Quando Taehyung parlò, lo fece con voce roca, bassa per nasconderne le crepe. «E cosa vuoi che ti dica?».

Jeongguk fece spallucce, passandosi una mano tra i capelli. «Non so, Tae, magari che sei felice per me? Che ti fa piacere se mi svago?»

Taehyung alzò la testa, lentamente. Non c'erano lacrime sul suo viso, non ancora, ma i suoi lineamenti erano contratti. «Non pensavo sentissi il bisogno di svagarti in questo modo, tutto qui».

La tensione era palpabile e Jeongguk era confuso. Sapeva, guardandolo, che Taehyung stava pensando a così tante cose in quel momento da poter esplodere, ma che ne avrebbe detta soltanto una.

«Guk... cosa sono io per te?»

«Sei il mio migliore amico, sei la persona più importante che-» Jeongguk rispose senza esitazioni, ma l'altro lo bloccò.

«Sono innamorato di te, Guk. E penso tu lo sappia bene. Penso tu lo abbia sempre saputo, in fondo, perché non sei stupido e hai visto anche tu quanto il nosto rapporto sia cambiato rispetto a prima». Strinse le mani a pugno, guardando ovunque tranne che il volto del minore. «Ho cercato di darti tutto, Guk. Tutto ciò che potevo darti. Ma se non è bastato, devi dirmelo adesso», alzò gli occhi, guardandolo stavolta dritto in faccia. «Provi qualcosa per me?»

Jeongguk sgranò gli occhi e il suo cuore iniziò a battere freneticamente. Non era una domanda che non si era mai posto, ma una alla quale non aveva una risposta. «Non lo so, Tae», abbassò lo sguardo. «Non lo so. E forse non voglio neanche saperlo. Io non credo in quelle cazzate del per sempre, lo sai, e se tramutassimo il nostro rapporto in quello finiremmo solo col perderci, perché è così che finisce!»

Taehyung rise amaramente, ma avrebbe voluto piangere. Si alzò, raccogliendo le sue cose. «Non dovresti giudicare tutto l'amore a causa di una persona sbagliata. Io non sono Jimin, ma forse non lo hai mai capito davvero». Jeongguk rimase con la mano a mezz'aria, indeciso se bloccarlo lì sull'uscio oppure no.

Il maggiore aprì la porta, ma si voltò prima di chiudersela alle spalle. La sua espressione era triste; delusa, ma non da Jeongguk.

Forse, più da se stesso.

«Voglio solo la tua felicità, Gukkie», ammise dolcemente. «Quindi non pretenderò mai che tu ricambi il mio amore. Ma tu non pretendere che io resti a queste condizioni. E soprattutto, per il tuo bene», strinse la maniglia, buttando giù la saliva in eccesso e cercando di cacciare indietro le lacrime. «Cerca di capire cosa vuol dire amare qualcuno».

Si chiuse la porta alle spalle senza aspettare una risposta che, sapeva, non ci sarebbe stata. E Jeongguk, per la seconda volta nella sua vita, si sentì completamente perso.

«Avevi detto che tu saresti rimasto», sussurrò.

Ma solo i muri udirono le sue parole, pronunciate a pugni stretti contro la porta d'ingresso.

 

Le cose belle tendono ad avere una fine, è risaputo. Ma la vita senza Jeongguk, a Taehyung sembrava completamente priva di senso. I primi giorni furono i più duri, mentre sperava in un suo messaggio che non arrivava mai. Si domandò più volte se quella fosse stata la scelta giusta e ogni volta si ripeteva che no, non lo era. Che preferiva quel poco che aveva prima rispetto al dolore che stava provando. Ma quanto dolore avrebbe dovuto sopportare, se le cose non fossero mai cambiate? Se Jeongguk si fosse innamorato di qualcun altro, come avrebbe retto? Non riusciva nemmeno a pensarci. Ogni possibilità, in quel momento, era nero pece e non esisteva per lui un futuro in cui s'immaginava felice senza la sua metà. Perché non era solo l'amore, o il sesso, o le risate: Jeongguk lo completava in ogni suo aspetto e in ogni sua mancanza, eppure avrebbe dovuto imparare a farne a meno. Avrebbe dovuto affrontare quel vuoto da cui da sempre era terrorizzato: la solitudine; il fare i conti con se stesso e tutto ciò che questo comportava. Non ce l'avrebbe fatta, e più i giorni passavano più ne era convinto.

Ma poi il tempo iniziò a passare un po' più in fretta e il dolore ad attenuarsi, permettendogli di pensare un po' più lucidamente. Forse, per tutto quel tempo, era sempre stato Jeongguk ad avere ragione. Forse era vero che non esisteva l'amore, che non aveva senso legarsi a qualcuno, investire così tanto per ricevere in cambio... quello. In fondo, cosa ci aveva guadagnato? Rise tra sé, perché la prima risposta che gli venne in mente fu niente. Però, dall'altro lato, sapeva che avrebbe vissuto di nuovo tutto da capo per rivivere anche i momenti felici: per guardarlo sorridere, per stringerlo a sé, per essere lì quando lui ne aveva bisogno. Avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere indietro quei momenti, se solo avesse potuto scegliere. Ma come spesso avviene in questi casi, fu qualcun altro a scegliere per lui.

Non ebbe notizie di Jeongguk molto a lungo, fino a che una sera non lo vide in compagnia di quel tale, Namjoon. Jeongguk sorrideva, ma in modo diverso: i suoi occhi erano spenti, come se la sua mente non fosse lì col corpo, ma di questo Taehyung si rese conto solo successivamente. In quel momento c'era solo Jeongguk con qualcuno che non era lui, e questo bastò a convincerlo che, certe volte, non si può lottare da soli.

Certe volte, bisogna solo lasciar andare.

Sospirò, asciugandosi una lacrima che solitaria gli aveva rigato la guancia, uscendo in tutta fretta dal locale.

 

 

Ottobre 2018

Erano ormai mesi che non aveva notizie di Taehyung e, seppur fosse stata una sua scelta, non riusciva a capacitarsene. Lui, anche lui che aveva detto che sarebbe rimasto, alla fine era andato via. Per un primo lasso di tempo lo odiò, al punto da non voler nemmeno sentire il suo nome. Perché lo stava abbandonando così, di punto in bianco? Perché non potevano semplicemente tornare ad essere gli amici che erano un tempo, senza tutti quei problemi? L'amore non dura, si sa. Se Jeongguk avesse creduto alle sue parole, al suo amore, prima o poi lo avrebbe perso. Ma se le cose fossero restate sempre così...

Rise, amaro, rendendosi conto di quanto ridicole suonassero quelle parole persino nella sua testa. Alla fine lo aveva perso lo stesso, e aveva fatto male allo stesso modo.

Ci aveva provato, a far finta che la cosa non lo avesse distrutto. Era uscito con qualcuno, si era diveritito. Ma nessuno gli chiedeva più come fosse andata la sua giornata, quando tornava nella solitudine di casa sua. Nessuno gli preparava da mangiare quando era stanco, o cercava di tirargli su il morale quando la vita sembrava davvero troppo pesante. Avrebbe potuto riassumere il tutto con nessuno, semplicemente, era Taehyung.

Ci mise molto tempo ad ammettere a se stesso la verità, ad ammettere a se stesso che era solo stato un codardo.

Ma una sera decise che era arrivato il momento di rimediare, perché aveva capito, perché ormai aveva la risposta alla domanda che Taehyung gli aveva posto prima di andare via

cosa vuol dire amare qualcuno?

Di getto afferrò il cellulare, le dita veloci a comporre la frase.

 

> To: Taehyungie

“Mi manchi”

 

Non passò nemmeno mezzo minuto, prima che il cellulare vibrasse. Jeongguk sgranò gli occhi, il cuore che gli batteva a mille.

 

> To: Taehyungie: ERROR

“Impossibile recapitare questo messaggio.

Il numero da lei contattato è inesistente”.










 

 
   
 
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