Anime & Manga > 91 Days
Ricorda la storia  |      
Autore: LaReginadelleTenebre    04/08/2018    0 recensioni
Nero ha premuto il grilletto. L'ha fatto davvero. E stavolta ha preso in pieno il bersaglio. O almeno, è ciò che pensava mentre abbandonava il corpo inerme di Angelo sulla spiaggia. Non voleva voltarsi, gli faceva male. Ma lui si è girato comunque e lo ha visto lì a terra, fermo, senza vita. E allora com'era possibile che adesso lo stesso Angelo Ragusa al quale aveva sparato si trovava esattamente davanti a lui?
Dal testo:
"Me ne sono pentito, Angelo. Me ne sono pentito amaramente. Ho passato l'inferno in quest'ultimo mese, sapendoti morto...Sentivo l'impulso di punirmi, di morire solamente per poterti rivedere e chiederti perdono"
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nero fissava allibito la figura davanti a lui che puntava con mano sicura una pistola in sua direzione. Quelle quattro pareti della sua stanza stavano diventando soffocanti e si ritrovò a boccheggiare in cerca di ossigeno. Il suo copro tremava e le gambe sembravano non riuscire più a sostenere il peso del suo corpo. Continuava a chiedersi come fosse possibile che la stessa persona che aveva lasciato morente sulla spiaggia fosse ora in piedi a pochi passi da lui. Quando si decise a parlare scoprì di avere la gola tremendamente secca e la sua voce finì per uscire bassa e roca "Io ti avevo sparato" Nero sentiva l'odio che sgorgava incessante dagli occhi di Angelo e si pentì subito per ciò che aveva appena detto. "Lo hai fatto" disse semplicemente il più giovane. Ma lo fece con talmente tanta freddezza che Nero sentì un brivido percorrergli la schiena. Nonostante provasse un turbinio di emozioni -quali la confusione, il pentimento e la paura- riuscì a riprendere un comportamento distaccato e ad afferrare leggermente la situazione. Tossicchiò un po', la gola gli sembrava ancora arida "Come puoi essere vivo?" sussurrò poi con un pizzico di incredulità "Il tuo corpo non respirava quando mi sono allontanato dal mare" Faceva male dire quelle cose; ogni volta sentiva un coltello che gli lacerava il petto, andando ad ogni taglio sempre più a fondo. "Ero in uno stato di shock" spiegò lentamente Angelo "Non aspettandomelo, il mio corpo si è automaticamente irrigidito" poi fece un piccolo sorriso. Ma non uno di quelli che ti fanno sorridere a loro volta, assolutamente no. Era uno di quelli che soltanto percepirlo ti lascia mille brividi sulla pelle. "Sai, sono stato fortunato" continuò "Sentendo lo sparo, un uomo che passava di lì si è precipitato a vedere cosa stesse succedendo. Ed ha finito per trovare me immerso in un lago di sangue che ogni tanto veniva spazzato via dalle onde del mare. Mi ha salvato la vita" Nero deglutì, incapace di proferire parola. Si sentiva prosciugato di ogni vitalità, ironico vero? Nella stanza cadde un silenzio tombale ricco di tensione. Nero non si era mai sentito così tanto in soggezione come in quel momento, sotto lo sgaurdo accusatorio di Angelo. Sentiva che stava per impazzire, non ne poteva più di rimanere fermo in silenzio con addosso il peso dell'ansia. Prese un respiro profondo e poi aprì bocca. "Allora sparami" Nero non seppe dove riuscì a trovare la forza per parlare e tanto meno il coraggio per dire quelle due semplici ma terribili parole. Eppure gli uscirono lente e decise dalla bocca, senza la minima esitazione. Era come se fossero state sempre lì, sulla punta della lingua, pronte ad uscire. Angelo parve sorpreso; Nero lo capì dal sobbalzo che ebbe la mano ferma che impugnava la pistola. "Come?" chiese poco dopo il più piccolo. Stavolta l'altro si trovò ad esitare prima di continuare. "Se mi odi davvero, allora sparami. Non ti biasimerei, ti ho portato via tutto. Fai bene ad odiarmi" Nero si sentì spaventosamente leggero. Tutto quello che si era sempre tenuto dentro dopo quel momento, ora stava sgorgando incessante dalla sua bocca. Vedendo il silenzio da parte dell'altro, continuò. "Io mi sono pentito, Avil...Angelo, per quello che ti ho fatto. Non volevo spararti, ma in quel momento ero accecato dalla rabbia e dall'odio che provavo verso di te. Mi sembrava la cosa più razionale da fare" scosse violentemente la testa mentre sentiva un nodo crearsi in gola. "Me ne sono pentito, Angelo. Me ne sono pentito amaramente. Ho passato l'inferno in quest'ultimo mese, sapendoti morto...Sentivo l'impulso di punirmi, di morire solamente per poterti rivedere e chiederti perdono" Parlava con voce incrinata e la gola gli duoleva, ma non voleva fermarsi. Non poteva farlo, Angelo doveva sapere tutto. "L'unico motivo per cui non l'ho fatto è perché sono un codardo. Potrà non sembrare vero, ma la morte mi terrorizza. Non sai quante volte mi sono svegliato nella notte, dopo aver fatto un incubo. E ogni volta gridavo il tuo nome, Angelo. Sognavo te che mi davi la schiena, in riva alla spiaggia. Io che impugnavo tremante la pistola e che chiudendo gli occhi ti sparavo. E tu ti accasciavi a terra, senza vita" "Non ho dimenticato ciò che mi hai detto quel giorno. 'La ragione per cui non ti ho ucciso...è perché non volevo ucciderti'" Nero sentì il corpo tremare violentemente mentre le lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi. Fece un verso smorzato, ma non si fermò dal parlare "In quel momento mi sono sentito strano. Ti ho odiato, perché mi stavi facendo soffrire. Avevi ucciso tutte le persone a me care, ma non me. Ed io non riuscivo a sopportarlo. Sentivo sempre una fitta al cuore mentre ripensavo a come avessi ucciso tutti senza esitare, lasciando solo me in vita a soffrire le pene dell'Inferno. Ed è per questo ti ho odiato" Si fermò e puntò con coraggio il suo sguardo in quello di Angelo che era ancora sbigottito e incuriosito dalla sfogo dell'altro. Poi Nerò stirò un triste sorriso e continuò a parlare con le lacrime che ormai scendevano copiose sul suo viso. "Ma ti ho anche amato, Angelo, perché mi facevi sentire vivo. Chiamami stupido, di' quello che ti pare; insultami, ma è così. Ogni volta che ripensavo al tempo che ho passato con te, era come se il mio odio diventasse inutile. Non potevo incolparti per ciò che mi avevi fatto, perché ero lo stesso che io ti avevo fatto. E nonostante questo tu non mi hai ucciso, ma mi hai lasciato vivere. Ed è per questo che ti ho amato" Di nuovo, la stanza piombò nel silenzio. Angelo sembrava vulnerabile, con gli occhi sgranati, la bocca aperta e il corpo tremante. 'Mi ha amato?' si domandò il più piccolo mentre sentiva il respiro affannarsi. Scosse la testa, in preda alla rabbia 'No, non può essere così. Lui doveva odiarmi. Io sapevo che lui mi odiasse, non che mi...amasse' Abbassò la mano con l'arma mentre guardava esausto Nero. "Tu dovevi odiarmi" sussurrò Angelo, dando voce ai suoi pensieri. Nero strinse le labbra in una linea retta "Non avrei mai potuto odiarti veramente" Angelo si afferrò la testa tra le mani "No, no! Tu devi odiarmi! Dimmelo, ti prego! Dimmi che mi odi..." Si accasciò in ginocchio senza forze, la testa buttata all'indietro e la mano che ancora impuganava la pistola. "Non posso, Angelo" ribattè piano Nero "Mentirei" Il più piccolo si mise in una posizione più comoda e fissò l'altro negli occhi. "Perché..." chiese sussurrando "Perché non puoi dirmi che mi odi..." Nero portò tristemente un angolo della bocca verso l'alto e allargò le braccia. "Perché ti amo, Ange-" ma non finì mai la frase. Angelo si era alzato in piedi, la pistola fumante salda in mano. Nero lentamente cadde sulle ginocchia, poi la forza di gravità fece collassare anche il busto a terra. Una pozza di sangue si estendeva per il pavimento, sotto il corpo inerme di Nero. "Non dovevi dirlo" disse Angelo nel silenzio che si era creato. Sentiva le lacrime scendere copiose sulle sue guance ma non se ne importava. Rimaneva fisso sul cadavere a terra. "Il destino voleva che ci odiassimo, Nero. Non poteva esistere un amore per noi" Non riuscì a trattenersi e scoppiò. Un pianto disperato riecheggiava in quelle quattro pareti. "Perdo-onami" singhiozzò Angelo rivolto con lo sguardo al soffitto. Si portò la pistola alla testa. Nonostante la mano fosse ferma, il corpo tremava e le lacrime sembravano non volersi fermare. Le labbra erano serrate, nonostante a volte fossero percorse da qualche spasmo. Sapeva che se le avesse aperte, avrebbe sussurrato quelle due parole che detestava. Le stesse due parole per cui aveva sparato a Nero. Loro due non potevano amarsi. La famiglia di Nero aveva ucciso quella di Angelo, e Angelo per vendetta aveva sterminato tutti i suoi cari. Tra di loro doveva scorrere odio, non amore. 'Ma ormai è troppo tardi' pensò Angelo mentre premeva il grilletto. Un boato irruppe violento nella stanza; unn colpo di pistola. Il corpo di Angelo cadde supino accanto al cadavere di Nero. E la stanza tornò in uno spaventoso silenzio. Nessuno seppe mai cosa successe in quelle quattro pareti.
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > 91 Days / Vai alla pagina dell'autore: LaReginadelleTenebre