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Autore: 2009_2013    05/08/2018    0 recensioni
Sora e Roxas, qualcuno e nessuno, non sono riusciti a ricongiungersi in un unico essere, qualche giorno dopo Sora scompare e lascia un messaggio: è un assassino
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kairi, Riku, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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-Sveglia dormiglioni!- urló Leila entrando nella stanza designata ai due ragazzi mentre sbatteva un cucchiaio di legno contro una grande pentola. Inutile dire quanto il rumore fosse insopportabile.

-Dovevi proprio svegliarci così?- le chiese Vanitas mentre la ragazza annuiva, aveva deciso di prendersi cura dei due ragazzi e sperava di ridare loro un po’ di serenità.

-La colazione è pronta!- sulla tavola del piccolo soggiorno erano appoggiati dei piatti pieni di cibo fumante.

-Non  avevo molto ma spero che vi piaccia.- Leila si era svegliata quasi all’alba per iniziare a preparare. Vanitas e Ventus si sedettero su due delle sedie libere guardando i piatti che avevano dinanzi. Il biondo aveva una ciotola di fiocchi d’aveva e frutti di bosco mentre il corvino budino al cioccolato e crema di latte. I due stavano per iniziare quando- Cambiatevi i piatti!- disse loro la ragazza. All’inizio pensavano che scherzasse poi vedendo la sua espressione seria con dei movimenti fluidi spostarono i propri pasti in direzione dell’altro. Lanciarono un’altra occhia a Leila e vedendo la sua approvazione iniziarono a mangiare. Erano scettici sul perché dovessero fare una cosa del genere ma si ricredettero quando dopo il primo assaggio sentirono il palato esultare di gioia.

-Buono?-

-È la cosa più buona che mangio da secoli.- rispose Vanitas. Leila nella sia testa aveva deciso di continuare a chiamarlo così, sebbene Van fosse un nomignolo carino non voleva che il ragazzo attribuisse al proprio nome un qualcosa di negativo a causa di un pazzo nevrotico. Si sarebbe occupata di quel problema insieme alle crisi di personalità multipla.... e anche della psiche di Ventus. Quel ragazzo era un concentrato di ansia, iniziava a sudare anche per le cose più semplici.

-Ma come facevi a sapere che....?-  le chiese il biondino.

-Hai la faccia di uno che ama il cacao! Van invece è uno più.... salutista!-

-Ehy!! Se una cosa è sana non vuol dire che sia brutta!- ribatté il corvino

 

 

-Riku aspetta! Non sai nemmeno da dove iniziare!- Kairi cercava di bloccare l’albino il quale aveva deciso di prendere una navetta e partire alla ricerca dell’amico.

-Non posso starmene qui con le mani in mano!-

-Ma girare l’universo senza meta non servirà a nulla! Sora aveva sicuramente una meta e non ha senso sperare di riuscire a trovarlo girando a zonzo! Riku sai che dobbiamo fare!-

-No!- rispose lui secco. -Roxas è stato abbastanza chiaro: non ci dirà nulla e quindi io lo lascerò fuori da questa storia.- 

-Io credo che Roxas centri più di quanto crediamo. Hai visto come ha reagito quando gli abbiamo detto che Sora era scomparso e quando facevamo le nostre ipotesi. Riku lui sa cosa sta succedendo ma per qualche motivo non lo vuole dire.- 

-E che se lo tenga per se! Sora non mi avrebbe mai nascosto nulla! Nulla! Gli deve essere successo qualcosa e io vado a salvargli il culo!- il loro litigio fu interrotto da un urlo. L’urlo di Roxas per l’esattezza. I due corsero subito nella sua stanza trovando il biondo ancora intento a urlare reduce da un terribile incubo.

-Roxas Calmati! Calmati! Era solo un sogno!- gli disse Kairi con voce dolce cercando di tranquillizzarlo. Riku era abbastanza vicino da vedere che Roxas era talmente scosso da non riuscire a percepire la presenza dei due. L’albino fece per andarsene ma fu bloccato: Roxas gli aveva afferrato il braccio.

-Cos?-

-Abbiamo fatto troppo. Troppo. TROPPO! Non può succedere. Dovevo essere io.-

-Roxas Calmati!- continuava a dirgli Kairi. -Di cosa parli?-

-Io devo andare! Non può stare lì! Non può!-

-Di chi parli? Parli di Sora?-

-Se gli succede qualcosa non me lo perdonerò mai! No! No! Non è vero! Io gli voglio bene! Io... io.... lui è mio-

-Roxas riprendi il controllo!- Riku gli diede un sonoro schiaffo. -È solo un’incubo! Riprenditi!-

Roxas sembrò recuperare le capacità cognitive. -Ri...ku?- 

-Ti rendi conto che non qui c’è qualcosa che non va?-

 

 

-Perfetto boccioli di rosa vado al mercato!- Leila indossava una maglia blu aderente e un paio di pantaloncini neri, si stava coprendo con una specie di mantello( sempre di colore blu).

-Perché ti copri? Fa un caldo bestiale!- le disse Ventus vendendola coperta da capo a piedi con il lungo mantello in piena estate.

-Preferisco non farmi vedere in volto.- disse lei restando evasiva. -Io vado!-

-Aspetta! Ci lasci qui?- le chiese nuovamente il biondo.

-Starete bene! Ciao!- Ventus era scosso dai dubbi: e se fosse successo qualcosa?

-Hai paura a restare con me?- gli chiese il corvino con uno sguardo triste.

-N...no.. cioè.ho paura che possa succedere qualcosa ma tu non centri nulla.- disse con una modulazione tale da non far capire assolutamente nulla.

-Ne sei sicuro?- Ventus non rispose ma si limitò a guardare in basso.

-So che non ti fidi di me e forse fai bene.... ma ho trovato una soluzione: cioè non una soluzione ma è pur sempre qualcosa.- Se ne andò per circa dieci secondi e quando tornò teneva nelle mani in qualcosa di metallico.

-Manette?-

-Si, manette. Leila mi ha aiutato a capire quando... beh sai... quando divento....-

-Un pazzo sadico?-

-Diciamo di sì. Ma non è questo il punto. Se dovesse succedere tu mi devi legare mentre sono ancora lucido.- Ventus scosse la testa in segno di disapprovazione.

-Non posso farlo!-

-Si che puoi. Basta che non mi leghi a una sedia o a qualcosa di troppo mobile. Io e Leila abbiamo già provato: lei mi ha bloccato alla ringhiera del letto.-

-Leila ti ha legato?!-

-Le ho chiesto io di farlo! Vanitas non fa distinzioni tra amici e nemici.- 

-Perché parli di te in terza persona?- il volto del corvino si oscurò.

-Io non sono quel pazzo. Io non ti farei del male volontariamente!  Quello è.... è- si bloccó fissando un punto del vuoto. La testa martellava e la stanza girava senza sosta.

-Legami!- disse piano.

-Cosa?-

-LEGAMI! Non lo tratterrò per molto.- Ventus fu preso dal panico, stringeva nelle mani le manette metalliche. Iniziò a pensare a un luogo ma nessuno sembrava adatto. Alla fine spinse il corvino nella camera da letto e ammanettò il suo polso alla ringhiera del letto.

-Fatto!- 

-Ven....!- lo chiamò con voce stanca. -Qualunque cosa accada... mi dispiace.-  poi calò il silenzio.

 

-Ti rendi conto che qui qualcosa non va?- gli richiese l’albino. Roxas non gli rispose, sapeva che Riku e Kairi erano vicino alla verità ma non poteva essere mettere a repentaglio...

-Mi ascolti?!  Stavi parlando di Sora.- Riku era agitato ma come dargli torto: non capire nulla in una situazione quasi disperata era insopportabile.

-Hai detto: “Lui non può stare lì.” Lí dove?-

-Riku calmati!-

Roxas era tormentato dai dubbi: quello che aveva sognato non era un semplice incubo. Sapeva che era questione di giorni prima che si avverasse del tutto e a quel punto avrebbe perso anche Sora. Ne valeva la pena? Valeva la pena dire tutta la verità per salvare una vita? E se Sora non volesse? Non aveva mai detto nulla nonostante fosse legato a queste persone, e se gli avessero voltato le spalle?

-Se io.... se io ve lo dico... voi non abbandonereste Sora vero?- ti ritrovo a dire con voce debole e tremolante.

-Certo che no!- Kairi si girò verso l’albino. Perché Roxas aveva questi dubbi?

-Pensi che farei tutto questo per poi abbandonarlo al suo destino?-

-È.... Sora è al mondo che non esiste.-

 

 

Leila camminava per le vie del piccolo paese, il mantello le copriva il volto.

-Credi che la gente non ti noti?- quella voce. Era la quinta volta in una sola settimana che incontrava quella persona tra le vie del mercato.

-Disse colui che al nostro quinto incontro non mi ha ancora mostrato volto o detto il suo nome.- il giovane poco distante le fece segno di entrare in un piccolo vicolo. Leila anche se titubante lo seguì.

-Non sei l’unica che non vuole farsi trovare.- quando furono lontani da occhi indiscreti il giovane si tolse il largo cappuccio della felpa che gli copriva il viso mostrando una pelle chiara, occhi verdi e capelli rossi.

-Tu sei Leila giusto?- anche la ragazza mostró il suo volto.

-Dipende chi lo vuole sapere?-

-Una persona che sa che nella tua piccola casina in periferia ci sono due ragazzi che Xehanort sta cercando.- Leila si irrigidì di colpo. Lentamente cercò di afferrare il pugnale che teneva nella tasca e si lanciò contro la figura. Ringraziò Sofia per i suoi insegnamenti quando riuscì a bloccare il giovane puntando il coltello alla gola.

-Mi avevano detto che eri un tipo duro. Ma uccidermi non servirà. Sono dalla tua parte.-

-E come faccio a saperlo? Chi sei?-

-Sora e Roxas sono vivi.- Leila sbarró gli occhi. -Roxas era entrato nell’organizzazione ma è riuscito a uscirne grazie a un suo amico. Ma non cantare vittoria: senza Ventus e Vanitas Xehanort sta cercando una nuova cavia e penso che tu sappia chi sia.- 

Leila si allontanò -Come lo sai?-

-Sono quello che ha aiutato il biondino a fuggire dal pazzoide.- rispose lui. -Ti direi il mio nome ma se scoprono che ti sto aiutando mi faranno fuori.-

-Perché mi aiuti?- 

-Perché  credo che il bene debba vincere.-

-Non sono convita di rasentare il bene. Stavo per scozzarti.- 

-Non ho mai detto che sei una santa.- Leila fece un piccolo sorriso. -Però sei carina quando ridi.- gli diede un grande sacchetto di plastica, Leila ci guardò dentro e vide che vi era tutto quello che doveva comprare.

-Un piccolo regalo. Consideralo un modo per scusarsi per essere stato uno stalker. Cercherò di procurarti una gummyship così da poter andare di persona al mondo che non esiste.- fece per andarsene.

-Aspetta! Non mi hai detto il nome!- 

-Te lo dirò la prossima volta!-

 

Un rumore metallico ruppe il silenzio. -Merda!- Vanitas guardava il proprio polso bloccato. Poi si girò verso il biondo.

-Tu!- disse con un grande odio nella voce. -Pensi di potermi trattenere Ven?-

-Non chiamarmi così!- gli rispose.

-Oh qualcuno è arrabbiato. Peccato non ci sia la tua ragazza ad aiutarti.- iniziò a ridere in modo sadico e contornato. 

-Leila non è la mia ragazza.-

-Scusami. Permettimi di riformulare: è un peccato che non ci sia quella puttanell- Ventus lo bloccó con un sonoro schiaffo.

-Non osare!- Vanitas ripete a ridere.

-Guarda guarda come la difendi. Pensi che lei tenga a te? Che le importi qualcosa?-

-Leila ha detto che ci aiuterà.-

-Leila ti venderà a Xehanort! Guarda questa casa: è una catapecchia! Lei ha bisogno di soldi e un riscatto è la cosa ideale. Sei merce di scambio!-

-Lei non lo farebbe.- si ritrovò a urlare.

-E come lo sai?- lo canzonò.

-Lo so perché....- si bloccó. Non sapeva perché si fidasse ma era così. -Lo so.... lo so e basta! E aiuterà anche te.-

-Me? E chi vuole il suo aiuto? Io ho tutto. Io sono il pupillo di Xehanort.-

-Fiocchi d’aveva e frutta.-

-Come?-

-Fiocchi d’aveva e frutta.- ripeté più forte. -Leila ha capito che ti piaceva e si è impegnata per prepararci due colazioni che potessero piacerci. Xehanort non lo avrebbe mai fatto. Per Xehanort sei uno strumento per lei sei una persona... per me lo sei-

 

-Che vuol dire che è al Mondo che non esiste!?-

-Vuol dire quello che ho detto. Lui non doveva andarci ma non posso farci nulla se ha preso questa stupida decisione.- Roxas iniziò a urlare a Riku e era più che evidente lo sgomento nei suoi occhi. Kairi non sapeva cosa dire: il litigio tra i due sembrava non avere fine. Entrambi volevano aiutare Sora ma in  modi diversi. Roxas sapeva, sapeva perché Sora era andato lì, sapeva il perché di quella registrazione, sapeva cosa centrava Jonathan Cristopher in tutta quella storia. Lui sapeva ma qualcosa lo bloccava dal parlare, un qualcosa che ne lei ne Riku potevano comprendere.

-Roxas ti prometto che vogliamo aiutare Sora proprio come te... ma ci devi dire cosa sta succedendo.- il suo sguardo divenne triste, quasi implorante. -Per favore. Non vogliamo perdere il nostro amico. Ti giuro che non gli accadrà nulla.-

-Voglio un patto di sangue.- 

-Cosa?-

-Voglio un patto di sangue: giurate che non direte a nessuno di questa storia e che non volterete mai le spalle a Sora.-

-Che cos’è un patto di sangue?- chiese Riku turbato dall’utilizzo del flusso vitale nel nome. 

-Versate una goccia di sangue su un documento che attesti le mia condizioni. Così il patto è vincolante.- spiegò il biondo pensando che se Sora lo avesse mai scoperto non lo avrebbe mai perdonato.

-E se infrangiamo il patto?- 

-Le conseguenze saranno... spiacevoli. Non dirò nulla se non farete il patto di sangue.- Riku e Kairi si guardarono per un’attimo prima di annuire. Se questo era il prezzo così sia, erano sicuri del fatto che mai avrebbero tradito il loro amico.

Riku prese un foglio di carta immacolato e iniziò a scrivere.

“I sottoscritti Riku Wods e Kairi Priscilla Seastar giurano mediane patto di sangue di mantenere segreto quanto verrà rivelato nel giorno 04 del mese di agosto dell’anno XX134. Giurano inoltre di sostenere Sora Windlands e di non fare nulla che possa nuocere alla sua persona fisica o psicologica.

Riku Wods

Kairi Priscilla Seastar

 

-Fatto!- porsero il foglio a Roxas che dopo averlo esaminato lo risorse ai due.

-Basta una sola goccia. Una sola goccia di sangue e il patto è siglato.- Intagliare il palmo della mano fu strano, non erano mai stati dei masochisti ma sapevano che una semplice cicatrice era un prezzo più che economico per riavere Sora. Il sangue caldo bagnava le loro mani mentre osservano sei piccola gocce cadere e sporcare il foglio proprio vicino alle loro firme.

-Va bene.- Roxas sospirò. -Ecco la verità: Sora è...-

 

 

-Boccioli di rosa! Sono a casa! E ho fatto la spesa!- Leila entrò in casa pensando di trovare i due nello stesso punto in cui li aveva lasciati, evidentemente si sbagliava. -Boccioli di rosa?- li richiamò mentre il panico l’assaliva. Non doveva lasciarli da soli.

-Leila siamo qua!- ringraziò il cielo quando sentì la voce di Ventus provenire dalla stanza li vicino. Posò la spesa sul tavolo e si diresse sulla sopracitata stanza. Quando entrò trovò i due ragazzi intento a giocare a carte sul tappeto polveroso.

-Ciao Leila.- la salutó Vanitas. -Vuoi vedere Ven che perde?-

-Questa volta non perderò!-

-È la terza volta che lo dici.-

-La terza è quella buona.- a Leila scappó una piccola risata.

-A che giocate?- 

-Manico pazzo!- risposero i due.

-Allora preparatevi a mangiare la polvere.- la ragazza si sedette accanto a loro. -A me le carte.-

-Sai giocare?- le chiese Vanitas passandole cinque carte coperte.

-È il mio gioco preferito e, modestamente, non ho mai perso.- le regole erano semplici ogni giocatore partiva con cinque carte, a turno si pesca dal mazzo, la carta sorteggiata poteva essere unita a quelle possedute dal giocatore oppure poteva essere scoperta e posata sul tavolo da gioco così che gli altri giocatori potessero prenderla. Se un giocatore raggiungeva una mano di otto carte doveva obbligatoriamente scartarne una. Lo scopo del gioco era creare una o più scale in ordine crescente. Un gioco semplice ma che impiegava diverso tempo per essere ultimato.

-Ecco a voi una scala da due a otto di picche, una da sette a tredici di cuori e una da cinque a undici di quadri!-

-Ma che razza di mostro sei? Stiamo giocando da dieci minuti!- le rispose Vanitas vedendo le carte sul tavolo.

-Ti ho detto che sono brava no?- rise lei.

-Ma ci sono ancora carte nel mazzo! Guarda come ti raggiungo e ti supero!-

-Dove avete preso le carte?- chiese la ragazza dopo alcuni minuti. Caló il silenzio e Leila vide gli sguardi preoccupati che si lanciavano i due.

-Nella... tua... stanza.- rispose Van scandendo molto lentamente le parole.

-Ma non abbiamo guardato nulla, cioè abbiamo cercato qualcosa con cui passare il tempo e trovate le carte siamo usciti.- Ventus iniziò a parlare a una velocità incredibile. -Eravamo tentati di guardare in giro, sopratutto la cornice girata c’era sul comodin- Vanitas lo colpì con un pugno. 

-Ma non lo abbiamo fatto.- concluse guardandolo male.

-Beh vi ringrazio per aver rispettato la mia privacy.- rispose la ragazza con un leggero sorriso.

-Non sei arrabbiata?- le chiese il biondo.

-È colpa mia! Non potevo pretendere che steste tutta la mattina a guardare il soffitto. Anzi mi stupisco che abbiate giocato a carte per tutto questo tempo.- ricaló il silenzio. Leila ripensó alle sue parole chiedendosi se avesse detto qualcosa di male.

-Senti Leila.- iniziò Ventus tenendo lo sguardo basso. -Perché vuoi aiutarci? Siamo due estranei ma ti comporti come se ti importasse qualcosa di noi.-

-Ven...- si fece scappare Vanitas cercando di fermarlo. Ventus sollevò lo sguardo verso di lui.

-Leila avrà una famiglia, avrà qualcuno di più importate di cui preoccuparsi.-

-Ven è successo questo?- gli chiese Vanitas con volto preoccupato.

-La tua domanda è più che legittima.- Leila abbassò lo sguardo, aveva un sorriso triste e gli occhi sembravano velati da piccole lacrime. -So che non vi fidate al 100% di me... e fate anche bene ma io voglio aiutarvi. E so che sospettate di me per il modo in cui mi comporto ma.... il fatto è che voi mi ricordate... mio fratello.-

-Tuo fratello?- Leila annuì lentamente.

-Jonathan non aveva molti amici ma sapeva che poteva contare su di me. I nostri genitori morirono quando eravamo piccoli e ce la siamo sempre cavata a modo nostro.-

-Perché parli al passato?- le chiese Vanitas. -È....- era strano dire quella parola pensando che fosse il fratello di Leila.

-No! No!- rispose lei di scatto. -Almeno spero. Io... ho sottovalutato alcuni suoi bisogni e mi sono lasciata trasportare dal alcune emozioni così.... non ero presente quando ha avuto bisogno di me. Adesso non so se rivedrò  il mio fratellino ma farò di tutto per riabbracciarlo.- i due videro delle piccole lacrime solcare il volto della ragazza.

-Scusate... so che questi sono i miei problemi e non dovrei caricarveli. Ne avete già abbastanza.- Leila si asciugò io viso e si alzò in piedi. Fece per andare in cucina quando fu bloccata: Vanitas e Ventus la abbracciavano da dietro.

  
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