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Autore: Justice Gundam    07/08/2018    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: L'Ascesa della Follia
Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 6 – Qualche passo in avanti?

Il grido lacerante riecheggiò per un attimo sotto coperta, e un istante dopo, la donna che era scesa giù si arrampicò freneticamente su per le scale, urlando ed agitandosi in preda al dolore e al panico più cieco! Dario era il più vicino, e la sua vista acuta colse subito il problema: un paio di fori sanguinanti sul fianco della malcapitata, che sembravano essere stati fatti con un piccolo pugnale… ma certamente non poteva essere così.

“Ma che cazzo…” imprecò il comandante di quella masnada di fuorilegge, vedendo la sua subordinata che crollava a terra in preda alle convulsioni. Un sibilo orrendo, che non aveva nulla di umano, provenne dalla stiva rimasta aperta… e un attimo dopo, alcune lunghe zampe segmentate, ricoperte da una fine peluria nera, emersero dalla scala e si aggrapparono al legno, permettendo alla creatura a cui appartenevano di issarsi al piano superiore…

Thamir urlò in preda al panico e mollò la sua arma, che atterrò sul pavimento di legno ai suoi piedi. Dalla stiva, stava issandosi un ragno gigante delle dimensioni di un pony, con lunghe e sottili zampe segmentate, tutto nero con dei grossi punti rossi sparsi sul ventre in maniera casuale, la testa piccola rispetto al corpo,  e un paio di lunghe zanne che gocciolavano un inquietante fluido trasparente misto al sangue della sua vittima! Immediatamente, i malviventi si fecero cogliere dal panico e cercarono di fuggire, mentre il loro capo, dopo un primo istante di smarrimento, cercava di mantenere un minimo di ordine.

“Ugh… F-Fermi, branco di imbecilli codardi!” esclamò,  mentre il ragno gigante si issava nel nascondiglio e cominciava un folle inseguimento. “Dovete fermare quella bestiaccia! Tenetela ferma, in qualche modo!”

“Ma che diavolo… dove hanno preso questo ragno gigante?” si chiese Pandora, arretrando per evitare di esporsi alle zanne velenose del gigantesco aracnide.

“Una malmignatta gigante…” mormorò Nisa, usando la sua spada per tenere a distanza la creatura. “Probabilmente l'hanno trafugata dalla Corsia! Non fatevi mordere! Il suo veleno può togliervi le forze in un attimo!”

“Sarà più facile a dirsi che a farsi…” commentò Dario, per poi gettarsi di lato quando il ragno gigante si gettò famelico su di lui, e riuscì ad evitarlo per un pelo. La creatura si attaccò ad una parete con le sue zampe segmentate e corse verso i malviventi in fuga, ma si distrasse del tutto dal gruppetto di avventurieri. “Ugh… presto, dobbiamo fermarlo! Se quel ragno raggiunge la città, farà sicuramente delle vittime!”

“Nessun problema!” stridette Iaco. “Civip!

Pronunciando una strana parola, il coboldo alzò un braccio e puntò un indice contro la malmignatta gigantesca. Una frazione di secondo dopo, un raggio di energia azzurrino scaturì dal dito artigliato di Iaco e colpì la bestia ad una delle zampe posteriori, e il ragno stridette per l'improvviso dolore e incespicò, cadendo pesantemente sul pavimento di legno mal tenuto. Cercò di rialzarsi, ma il leader di quel gruppo di malviventi lo attaccò prima con la sua scimitarra, quasi troncando una delle sue zampe, e spargendo un fiotto di disgustoso sangue verdastro sul pavimento.

Come risvegliato dal dolore, il ragno gigante si lanciò con tutto il suo peso su Thamir e chiuse ferocemente le sue mascelle sulla spalla del fuorilegge, che urlò come se fosse stato marchiato a fuoco e cominciò ad agitarsi convulsamente nel disperato tentativo di sfuggire alla terrificante creatura. Per fortuna, il ragno non ebbe il tempo di attaccare di nuovo, prima che Maria si gettasse su di lui e lo facesse cadere. La giovane donna si prodigò per aiutare Thamir a rialzarsi e cercare di medicargli la ferita, ma la malmignatta gigante si rialzò rapidamente e fece per lanciarsi su Maria, che afferrò la sua ascia a due mani e si preparò a sostenere l'assalto…

BLAM!!!!

Un suono assordante ed improvviso rimbombò nella stiva, e tutti i presenti fecero un salto per la paura e la sorpresa quando qualcosa partì dall'arma che Gunter aveva sempre tenuto celata, e che solo ora aveva rivelato! Il proiettile centrò il mostruoso ragno tra addome e torace, infliggendo danni devastanti, e la mostruosa creatura lanciò uno stridio agghiacciante e si accasciò a terra in una pozza di sangue verdastro. Fece scattare ancora una volta le zampe verso Maria, che in un istante in cui le sue azioni erano dettate puramente dalla sorpresa, levò la sua ascia da battaglia e le abbattè con tutta la sua forza sulla testa del mostro, assicurandosi che fosse davvero spacciato.

Finalmente, la malmignatta gigante smise di contorcersi, e le zampe si afflosciarono inermi, immergendo la stiva in un silenzio innaturale… che durò solo per qualche secondo prima che Maria, Iaco e Dario si voltassero increduli verso Gunter, e verso il moschetto ancora fumante che teneva tra le mani!

“Gun… Gunter, quello… porca miseria, Gunter, quello è un moschetto! Dove… dove diamine sei riuscito a trovarlo? Quei gingilli non si trovano mica per la strada!” esclamò Dario una volta che lo stupore fu scemato quel tanto che bastava per consentirgli di parlare.

Gunter sospirò come se la cosa non fosse poi così importante… e in effetti, dal punto di vista del nano, c'era qualcosa di più urgente da fare. “Vi spieghiamo tutto dopo, ragazzi. Piuttosto, non credete che ci sia bisogno di fare qualcosa, prima?”

Pandora indicò la donna che era stata morsa dalla malmignatta gigante, e che ancora era a terra in evidente stato di prostrazione. “Sì, Gunter ha ragione… Nisa, tu e Maria potete andare a controllare nella stiva se avevano qualcosa oltre a quel ragnone? Ci occupiamo noi dei feriti.”

“Va bene. Maria, vieni con me. Tieniti pronta se ci fosse qualche altro pericolo.” Disse l'elfa, senza mai allentare la presa sulla sua spada. La tensione era ancora alta, e non si sentivano del tutto al sicuro.

Mentre Nisa e Maria andavano a controllare la stiva, Dario si occupò di trasportare la donna vicino al capo della banda, e Gunter e Pandora si misero immediatamente al lavoro. Pandora si chinò sulla donna, e con un coltellino fece due piccoli tagli a croce su ciascuna delle ferite causate dalle zanne della malmignatta gigante, in modo da far scorrere via un po' di sangue avvelenato. Dario passò uno dei suoi coltelli e Gunter, e il nano ringraziò con un cenno della testa, e incise a sua volta i due buchi sulla spalla di Thamir.

“Uuugh…” mormorò la donna, riprendendosi un po' quando Iaco le versò un po' d'acqua sulla ferita. “G-grazie… ma perché…”

“Vi affannate tanto per noi…” mormorò Thamir, la cui voce già cominciava a suonare strascicata per gli effetti della tossina. “E pensare… che stavamo combattendo… fino ad un attimo fa…”

“Può essere, ma non ci va di lasciar morire così delle persone. Anche dei nostri nemici.” Rispose Dario, mentre spremeva via un po' di sangue dalla spalla del capobanda, e poi gli faceva un laccio con una striscia di stoffa in modo da rallentare un po' la circolazione e fare in modo di diminuire la dose di veleno assorbita. “E poi… c'è anche un altro motivo, un po' più pratico.”

“Abbiamo bisogno di sapere qualcosa… da dove viene quel ragnaccio che avevate nella stiva? E che altro state trasportando?” chiese Pandora. La giovane fattucchiera dai capelli biondi si concentrò per un istante, e pronunciò una parola magica. “Revalesce!

Pandora toccò la ferita provocata dal morso della malmignatta gigante con le mani avvolte da una tenue luce verdina, e immediatamente, la lesione cominciò a cicatrizzarsi e a guarire spontaneamente. Thamir tirò un sospiro di sollievo, e cominciò subito a sentirsi meglio.

“Cos'è, magia curativa?” chiese il malvivente, massaggiandosi la spalla ora guarita. Pandora disse di sì con la testa, poi andò ad aiutare la donna ferita, alla quale stavano pensando sia Gunter che Iaco. “Beh, non posso che esservi grato. Se non altro… posso dirvi qualcosa di quello che stiamo facendo. Quel ragno che ci ha morso… faceva parte di un gruppo di animali che avevamo il compito di trasportare qui dall’isola di Corsia, per conto di alcuni clienti che ne hanno bisogno per degli esperimenti di magia e alchimia.”

“E che altri animali voi preso?” chiese Iaco, curioso di saperne di più. Si era accorto delle espressioni di Gunter e Pandora, e aveva capito che la notizia aveva solleticato la loro curiosità. Forse era quella la pista che stavano cercando? C'entravano forse qualcosa i bracconieri in cui si erano imbattuti? Certo, c'erano dei punti in comune che non potevano essere ignorati…

 

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Maria e Nisa si addentrarono con prudenza nella stiva, circondate da un infernale rumore di schiamazzi e versi di animali… e quando le due ragazze usarono una lanterna attaccata ad una parete per farsi un po' di luce, videro finalmente che cos'era a provocare tutto quel frastuono. A poca distanza da loro, si trovava una gabbia di grandi dimensioni, in quel momento vuota, la cui porta d'ingresso era stata aperta in fretta e furia, e accanto alla quale si vedevano tracce di sangue e di lotta… mentre poco più in là, altre gabbie più piccole ospitavano una rumorosa e spaventata moltitudine di animali, diversi dei quali si lanciavano contro le gabbie in un inutile tentativo di riconquistare la libertà. Un odore nauseabondo, testimonianza della scarsa igiene di quel luogo, permeava l'aria, un odore talmente ripugnante che Maria e Nisa non furono sorprese di vedere che alcuni animali erano morti di stenti, e i loro corpi non erano ancora stati eliminati.

“Uuugh… è spaventoso…” mormorò inorridita la druida dai capelli verdi, coprendosi naso e bocca con una mano mentre passava davanti alla gabbia dove era custodita una lucertola grande come il braccio di un uomo, con una lunga coda e la testa ornata da una serie di creste dal colori vivaci. “Tutti questi animali… che cosa ci fanno qui? Sono… trafficanti di animali? E… chi potrebbe voler comprare animali come questi? Sono tutte specie esotiche… che qui a Tilea non si trovano di certo!”

Maria guardò stupefatta una gabbia nella quale era rinchiuso un enorme pappagallo dalle piume blu, il cui becco sembrava abbastanza affilato da poter strappare un dito ad un uomo. “Non ne ho… la più pallida idea! E adesso, che cosa facciamo di questi animali?” si chiese, prima di gettare uno sguardo disgustato ad una gabbia un po' più grande nella quale erano rinchiusi degli strani crostacei dal corpo di colore beige, che ricordavano un bizzarro incrocio tra un'aragosta e uno scorpione.

Sentendosi ora un po' più calma, Nisa si tolse la mano dal viso e si guardò attorno, sforzandosi di osservare che animali ci fossero, e in che condizioni. “Da una parte, non possiamo certo lasciarli qui… ma dall'altra, liberarli sarebbe un grave errore.” Spiegò da esperta di natura quale lei era. “Sono tutte creature che vengono da ambienti diversi da quello di Tilea, e se venissero liberati qui… sicuramente non sopravviverebbero, e poi potrebbero anche fare dei danni all'ecosistema. Credo… che la cosa migliore da fare sia informare la guardia cittadina e fare in modo che si occupino loro di seguirli.”

“Capisco… ma credi che saranno in grado di ricondurli al loro ambiente naturale?” chiese Maria. “Da quanto vedo, questi animali vengono tutti da luoghi piuttosto lontani.”

Nisa non poté che annuire pensierosa. “Anche questo è vero… però, se non altro, in questo modo abbiamo almeno la possibilità che le cose si concludano per il meglio. Purtroppo, qui non c'è una soluzione ideale.” Replicò. Sentendo che restare oltre in quella stiva piena di animali sofferenti l'avrebbe fatta sentire male, l'elfa decise che era meglio tornare su e comunicare agli altri quello che avevano visto. “Comunque, per adesso è meglio andare a parlarne con Dario, Pandora e gli altri. Vediamo se loro hanno una soluzione migliore.”

“Okay… ma non poter fare nulla in questo momento… mi da non poco fastidio.” Commentò Maria, resistendo alla tentazione di aprire la gabbia ad uno strano mammifero dalla pelliccia marrone delle dimensioni di un grosso cane da caccia, e dall'aspetto simile a quello di un topo enorme dal muso schiacciato. Ad un cenno di Nisa, la giovane donna dai capelli neri seguì la sua compagna mentre tornavano al piano superiore, dove i loro compagni si stavano occupando di Thamir e della sua sottoposta.

“Abbiamo dato un'occhiata là sotto, ragazzi… non avete idea di che razza di animali ci siano!” esclamò Maria, attirando rapidamente l'attenzione di Pandora e Gunter. “Cosa sta succedendo qui? A chi è che vengono spacciati, tutti questi animali?”

“Anche quella malmignatta gigante che abbiamo appena fatto fuori era parte del carico, per caso?” chiese Nisa rivolta ai due fuorilegge che il gruppo stava medicando in quel momento. Adesso, se non altro, sembravano stare un po' meglio ed essere in grado di rispondere alle domande che venivano loro poste.

Ovviamente, questo non voleva dire che volessero farlo, o che avessero le risposte che i ragazzi cercavano. “Noi… noi non ne sappiamo niente, lo giuro!” esclamò la donna, con la rapidità di chi voleva a tutti i costi negare. “Ci… ci era stato proposto un affare, e noi abbiamo ricevuto un po' di animali dai nostri superiori, con l'ordine di venderli ad alcuni nostri soci qui a Grisborgo. Ma… non ci sono stati dati tanti dettagli.”

“Noi… non facciamo domande quando ci vengono proposti questi affari.” Continuò Thamir nervosamente. “Facciamo quello che ci viene chiesto, e basta. Essere curiosi… può essere pericoloso, nell'ambiente in cui lavoriamo.”

Dario alzò gli occhi al cielo. Era prevedibile che avrebbero risposto così, ma valeva la pena di tentare. Detto questo, si chiedeva come mai fossero tanto intimoriti. L'intera faccenda dava l'impressione di essere qualcosa di più che un semplice spaccio di animali, per quanto rari e ben pagati.

“Va bene, immagino che sia inutile continuare a fare domande. Per adesso… abbiamo fatto quello per cui ci hanno assoldato, e abbiamo scoperto qualche possibile indizio.” Rispose Gunter. Il nano smontò con attenzione il suo moschetto, assicurandosi che non ci fosse alcun colpo in canna e che il meccanismo funzionasse correttamente, prima di riassemblarlo e avvolgerlo nella tela come prima. “Andiamo a parlare con Loredan, e consegniamo alle autorità quelli che siamo riusciti a catturare.”

“Già, chissà che non parlino un po’…” affermò Iaco in risposta. Thamir sospirò amareggiato, ma permise al gruppo di avventurieri di legargli i polsi dietro la schiena e condurlo con loro assieme alla sua sottoposta – se non altro, finire nelle mani della legge era quasi sicuramente preferibile a subire qualche punizione da parte dei suoi superiori quando si fosse scoperto che l’affare era andato a monte.

 

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Non appena era sorto il sole, i sei avventurieri novizi avevano consegnato i due fuorilegge alla guardia cittadina, ed erano tornati nel luogo dove si erano dati appuntamento con il loro datore di lavoro.  Il vecchio Loredan stava facendo un inventario degli attrezzi e dei materiali della sua modesta officina, e nonostante le non certo splendide condizioni di salute, cercava di tenersi occupato. Quando Maria per prima fece il suo ingresso nell’officina, il vecchio ci mise soltanto pochi secondi prima di accorgersi della presenza dei ragazzi, e si voltò verso di loro con quello che poteva sembrare un sorriso su quel volto rugoso.

“Siamo tornati, signor Loredan.” Esordì Pandora alzando una mano in segno di saluto. “Siamo… siamo riusciti a far sloggiare quella nave dall’attracco, anche se la ciurma ha avuto qualcosa da dire.”

“Siamo anche riusciti a catturare il capo di quella marmaglia e consegnarlo alla guardia cittadina. Si sono impegnati a farle avere i soldi per l’occupazione di quel posto.” Continuò Dario. “Penso… che almeno questo problema sia stato risolto.”

Il vecchio Loredan fece per parlare, ma venne colto da una raffica di colpi di tosse, che lo bloccò per qualche istante. Nisa andò a vedere se il loro datore di lavoro aveva bisogno di una mano, ma il proprietario dell’officina si schiarì la voce e cominciò a parlare. “Cough… va… va bene, ragazza elfa… ho solo bisogno… hanf… di prendere un po’ di fiato…” ansimò. “Ho… ho sentito già di quello che è successo… cough… siete stati in gamba… per fortuna che a questo mondo… c’è ancora qualcuno di cui ci si può fidare…”

“Stavano usando quell’approdo per concludere qualche affare con degli altri malviventi…” affermò Maria, piazzandosi accanto a Nisa. Iaco, ben nascosto dal suo cappuccio e dalla sua ampia mantella, disse di sì con la testa, mentre la sua compagna cominciava a spiegare. “A quanto pare, i loro clienti non si sono fatti vedere quando dovevano, e così loro sono rimasti lì, senza che nessuno glielo impedisse o facesse rispettare loro le regole.”

“Avevano degli animali rari nella stiva.” Continuò Gunter. “Si trattava di spacciatori di animali, anche se non abbiamo idea di chi possa essere  interessato a ‘merce’ simile.”

“Gunter!” rispose Nisa con vaga irritazione. “Gli animali non sono merce!”

“Hey, non te la prendere, orecchie a punta!” rispose il nano. “Era soltanto un modo di dire.”

Nisa storse il naso e incrociò le braccia sul petto. “Ce ne sono di un po’ più eleganti, di modi di dire.” Lo rimbeccò. “Voi nani non sapete proprio dire le cose con delicatezza.”

“Okay, okay, ragazzi, non è il momento di litigare! So che lo stereotipo vuole che elfi e nani non vadano d’accordo, ma non è il caso di farlo adesso!” un’irritata Pandora li interruppe, e sia Nisa che Gunter si zittirono e guardarono da un’altra parte imbarazzati. Pur essendo la più giovane del gruppo, la biondina si era dimostrata più matura di loro…

“Ehm… chiedo scusa, ho parlato senza pensare.” Borbottò Nisa passandosi una mano tra i capelli.

Gunter non disse nulla, ma si sfregò la barba e brontolò qualcosa a denti stretti, qualcosa che poteva suonare come un’apologia. Con un sospiro, Dario si schiarì la voce e continuò il discorso. “Comunque, questo è quanto. Adesso, la questione è nelle mani del consiglio cittadino. Speriamo di esservi stati utili, in ogni caso.”

Loredan prese fiato e disse di sì con la testa. “Heh… sì, siete stati in gamba, ragazzi… hanf… avete fatto un… un bel lavoro.” Affermò, per poi cercare qualcosa nella sua giacca consunta, e tirare fuori una borsa di cuoio piena di monete. “Ecco. Cinquanta fiorini a testa. Qui ci sono tutti… heh… e grazie ancora, ragazzi… cough… senza di voi non avrei saputo… hanf… cosa fare…”

“Grazie, signor Loredan… e a questo proposito…” disse Nisa, ancora un po’ imbarazzata per lo scatto di irritazione di prima. Mise una mano nella sua bisaccia, e ne tirò fuori delle buste contenti dei fasci di erbe medicinali essiccate. “Per quella sua malattia, signor Gunter. Faccia bollire un po’ d’acqua, ci metta dentro quest’erba ridotta in polvere… e le posso assicurare che si sentirà meglio. Spero che le possa essere utile, almeno un po’.”

Loredan rimase stupito a guardare il regalo di Nisa, e riuscì a fare un sorriso di ringraziamento. “Beh… grazie, elfa. Proverò il tuo… cough… cough… rimedio… chissà… che riesca a farmi vivere un po’ meglio… questi ultimi anni della mia vita… grazie… questo paese avrebbe davvero bisogno… di ragazzi come voi…”

“Grazie…” rispose Iaco, stando bene attento a non far vedere il suo volto da rettile, sul quale era apparso un sorriso felice.

 

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“Sì, cinquanta a testa. Il pagamento è stato rispettato.” Disse Pandora, dopo aver diviso i fiorini equamente con il resto del gruppo. I ragazzi erano tornati alla taverna per riposarsi un po’ e mangiare un boccone, e Pandora, con il suo famiglio – il gatto nero Sotero – al fianco, si era occupata di controllare il pagamento. “Se non altro, questo ci permette di mantenerci per un po’ di tempo. E poi… beh, abbiamo qualche indizio per quanto riguarda quel traffico di animali.”

“Già… se non altro, abbiamo confermato che è da queste parti, miao!” miagolò Sotero, guardando fuori dalla finestra della stanza dove i sei avventurieri si erano riuniti. “E adesso… cosa pensate di fare, miao?”

“Cavolo… non credo che mi abituerò mai a quel gatto parlante…” commentò con un pizzico di sarcasmo Maria, e Dario fece una breve risata nasale. Iaco, da parte sua, grattò affettuosamente il gatto nero dietro le orecchie, e Sotero lo ricompensò facendo le fusa.

“Intanto, abbiamo qualche pista da seguire.” Disse Gunter, seduto sul pavimento della stanza delle ragazze, e intento a controllare il suo moschetto. Era un modello alquanto rozzo e costruito in maniera un po’ approssimativa – certo, non un tipo di arma che Dario avrebbe voluto provare ad usare. “Se riuscissimo a scoprire chi erano quelli con cui quel Thamir e il suo equipaggio volevano fare affari… credo che saremmo sulla strada giusta. Certo, immagino che non sarà facile.”

“Se è per questo, ho una certa abilità nel cercare informazioni.” Rispose Dario. “E’ un’abilità che si impara vivendo per la strada, e mi è stata utile in diversi casi.”

“Ma potrebbe essere rischioso.” Continuò Nisa, rivolta al giovane vagabondo. “Forse è meglio mantenere un basso profilo per un paio di giorni. Con il trambusto che c’è stato stanotte sull’Armeria, non mi stupirebbe se qualcuno già conoscesse le nostre facce.”

“Sì, lo so. Non ho detto che avremmo cominciato subito.” La tranquillizzò Dario. “Per adesso, abbiamo fatto un passo avanti.”

Iaco disse di sì con la testa. “Dopo noi cercare altro, giusto? Heh… certo essere più interessante di quanto io credeva!” commentò sfregandosi il mento. “Va bene. Io lieto di continuare con voi. Maria, anche tu?”

La giovane donna dai capelli neri ridacchiò giovialmente, permettendosi di abbassare un po’ la guardia. Se non altro, adesso era con un gruppo che la faceva sentire a suo agio, e non c’era più la paura e l’ansia di doversi sempre guardare le spalle. Osava pensare che sarebbero stati un bel gruppetto di colleghi avventurieri, se solo avessero potuto continuare a viaggiare assieme. “Sì, anch’io. Se… se a voi va bene, io e Iaco saremmo disposti ad accompagnarvi ancora.” Affermò. “Credo… che potrebbe essere un modo per rendere questo paese un posto un po’ migliore… a modo nostro… in fondo, questa è una cosa che Iaco ed io ci eravamo ripromessi.”

Nisa guardò per diversi secondi prima Maria, poi il coboldo dalle squame azzurre, che aveva finito di accarezzare Sotero e stava dicendo di sì per rinforzare le parole della sua compagna. Quella ragazza era un po’ un enigma… non sapevano molto di lei, da dove venisse e cosa l’avesse spinta a viaggiare con un coboldo, una razza che godeva di una brutta reputazione. Nisa doveva ammettere di essere orgogliosa di non avere simili pregiudizi, ma anche tra gli elfi, i coboldi non erano per niente popolari.

“Va bene, allora per adesso sappiamo cosa fare.” Disse Dario per riassumere il tutto, prima di dare una rapida occhiata all’anello di bronzo a forma di quadrifoglio che portava al dito. Ancora una cosa della quale non sapevano nulla… ma forse era solo questione di tempo. “Magari, tra un paio di giorni, andremo a dare un’occhiata a Piazza del Popolo, e vediamo se c’è qualche altro annuncio interessante.”

“Nel frattempo, cerchiamo un po’ di informazioni in giro, miao!” concluse Sotero, per poi avvicinarsi a Iaco e strusciare la testa su di lui, chiedendo un altro po’ di coccole. Il coboldo, un po’ imbarazzato, storse il naso e riprese a grattare il gatto nero dietro un orecchio, e Gunter distolse la sua attenzione dalla manutenzione del suo fucile per ridacchiare della scenetta.

Se non altro, dovette ammettere Dario, era stato un buon inizio per la loro carriera di avventurieri – nulla di eclatante, ma un successo, e forse un passo nella direzione giusta verso la soluzione di un mistero…

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CONTINUA…

 

Note dell’autore: E con questo, abbiamo completato le introduzioni. Per adesso, il gruppo di Dario non ha fatto altro che grattare la superficie di un intrigo che potrebbe essere molto più vasto di quanto loro stessi non immaginino.

Quanto più vasto? Beh… vi dico senza ombra di dubbio che è stato abbastanza vasto che ci ho scritto su una campagna che durerà fino al 20° livello e oltre… Ringrazio chi ha adattato a Pathfinder le regole dei Livelli Epici di Dungeons & Dragons… dovrebbero ancora esserci i documenti online… XD

Oh, e abbiamo anche scoperto che arma è quella di Gunter… ve lo aspettavate?

Beh, per adesso vi saluto. Ci rivediamo dopo che sarò tornato dalle mie vacanze, il giorno 19 di questo mese. Ho aggiornato anche una mia storia di Pokemon, e una di Digimon, quindi avete di che passare il tempo! A presto!

    

         

 

 

  
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