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Autore: miss mirtilla    08/08/2018    0 recensioni
[Meghan Markle]
[Meghan Markle]Meghan da quando sposa Harry ed entra a palazzo si accorge che Kate potrebbe essere molto più di una buona cognata.
La passione prima inconscia poi palese tra le due duchesse sarà in grado di prevalere sull’etichetta e le circostanze?
Meghan e Kate si scopriranno nell’oscurità segreta di una vita che le ha costrette, seppure nell’agio, a privarsi dell’intima libertà.
[…] Alle volte prima di prendere sonno, di fianco a William, escogito un piano per eliminare definitivamente Harry.
È tutta colpa sua.
Se solo non l’avesse portata a palazzo ora non starei a pensarla in ciascun istante della mia esistenza. […]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: PWP
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MEGHAN

Questa mattina Kate ha bussato alla mia stanza, un passo dietro di lei come un perfetto soldato c’era la sua assistente, è stata fredda nell’informarmi che l’auto che ci avrebbe portate in aeroporto ci attendeva, fredda come se noi per davvero non ci fossimo mai toccate.
Nei sedili dietro dell’auto di servizio c’eravamo solo io e lei, nessun altro; un vetro scuro ci separava dall’autista e dal colonnello Durthin.
L’auto davanti a noi ci scortava così come quella dietro, e dentro i nostri assistenti.
Avrei voluto prenderle la mano e stringerla forte e con sicurezza portarmela alla bocca. Ma non feci nulla, non mi era concesso, eppure i suoi occhi non mi hanno lasciata mai. E allora con coraggio ho allungato le gambe verso le sue, con naturalezza, come a cercare la comodità.
Ma è sull’aereo privato reale che per la prima volta ci siamo prese.
Volare mi agita sempre, ma con lei affianco di più, tutto il personale di servizio si è mostrato gentile e preoccupato della mia ansia, mi hanno dato delle gocce, ma niente, così sono andata nel bagno in coda all’aereo a bagnarmi i polsi con dell’acqua fredda.  
Stare sola mi tranquillizza. Poi ho sentito la porta sforzarsi, ho detto uno stridulo e interrogativo - sì. - La risposta non si è fatta attendere: - sono io, posso entrare? -
Non c’è stato bisogno di dare un nome a quell’io, la voce era nitida e già fissa dentro la mia mente. La riconoscerei fra milioni e milioni di voci.
E le ho chiesto incredula - cosa ci fai qui? -
- Il tuo assistente si agita se non ti ha sotto controllo, voleva venire da te… ma gli ho detto che anche mia sorella soffre l’aereo come lo soffri tu… e so come trattarla. -
L’ho fatta entrare chiudendo veloce a chiave e con diffidenza e speranza ho continuato il mio interrogatorio - perché lo fai? -
- Cosa? -
- Essere qui ora. -
Ha sussurrato nel dirmi - voglio aiutarti. -
Brusca e poco onesta con me stessa ho incalzato un - non mi aiuti così. Non mi rilasso se mi sei attorno. -
- Ma io voglio farlo. - E sincera bisbigliando ha proseguito - fammi tutto ciò che ti suscito quando ti sto accanto… ma fallo in silenzio. -
Non ho risposto se non con le mani sul suo viso e la mia bocca nella sua, forte, con la umida lingua e tutto di me.
Ha ricambiato come mai l’avevo immaginata stretta e composta nei suoi eleganti abiti, dentro è selvaggia.
Senza maniera le ho alzato la gonna e subito ha indietreggiato, mi ha ammonita - no. Me le rompi, aspetta. - Mi sono subito riavvicinata, sorda di ciò che aveva appena detto, ma il suo braccio teso mi ha respinta.
Con delicatezza e sensualità si è tolte le calze color carne, come da protocollo, le ha malamente appallottolate e agitate davanti ai miei occhi, aveva un tale sorrisetto che gliel’avrei morso. Ero appoggiata al marmo del lavabo, ma il suo richiamo non ha atteso la mia risposta.
Ormai avevo le dita dentro di lei, gemeva, ho cercato di soffocare i suoi profondi respiri con i miei baci, ma entrambe abbiamo arrancato per ottenere il silenzio.
Poi ho preso le sue dita, che attaccate alla mano e al braccio stringevano il mio collo a sé, le ho portate prima dentro la mia bocca, infine nel mio intimo; accecata dall’impeto non si interessò dello stato delle mie calze.
L’una addosso all’altra, sudate ed eccitate quasi da dimenticarci che fossimo nella toilette di un aereo reale.
Abbiamo finito in contemporanea, abbiamo allontanato i nostri corpi, non i nostri occhi maliziosi. Dopo esserci ricomposte siamo tornare ai posti e ai ruoli a noi assegnati. Nessuno si è curato particolarmente del nostro ritorno, il mio assistente Mark, mi ha chiesto se fosse tutto a posto, era impegnato tra carte e scartoffie con Jane, l’assistente di Kate, gli ho fatto un cenno rassicurante con la testa.
Dentro ho riso e seriamente quel volare mi parse meno tragico.
L’una di fianco all’altra siamo tornate a scambiarci sfuggevoli parole. Ho guardato per il tempo restante lo scorrere fuori dal finestrino,  rivivendo ciò che si era appena consumato con lei. 

 
   
 
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