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Autore: Lau33    14/08/2018    2 recensioni
L'universo di Rintaro Okabe è sconvolto dalla morte di Mayuri. Tenta di salvarla, compiendo infiniti salti temporali, ma in lui si risveglia una paura che disintegra la sua esistenza in frantumi.
Come può ora riemergere dal baratro?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I SUONI DELLO SCORRERE DEL TEMPO



10 luglio 2010

Mayuri's pov


Mayushii sta passeggiando con Okarin da parecchio tempo ormai! Siamo in un parco, pieno di bellissimi fiori colorati che ricordano a Mayushii tante farfalle esotiche. Il mazzetto che Mayushii tiene tra le mani sta diventando sempre più grande, chissà che cosa ne pensa Okarin! 

«Ti piace, Okarin?» Mayushii glielo mostra fieramente e lui risponde con un sorriso.

«Sì, Mayuri, è molto bello. Però in effetti potrebbe contenere un microchip inserito da uno dei membri dell'organizzazione! Devi stare attenta, magari c'è anche un microfono e ci possono sentire. Meglio buttarli, o la situazione peggiorerà ulteriormente. Pronto? Sì, hanno inserito il microchip 648jpl, lo sto per rimuovere, ma chiedo rinforzi per ogni evenienza. El Psy Congroo.» Dice furtivamente, nascondendosi dietro lo schermo del suo cellulare, come fosse spiato. Mayushii non ha ancora capito bene da chi, ma il suo atteggiamento è così divertente che non le importa! Ci mettiamo a ridere. Lo facciamo sempre, ma non è mai scontato, mai uguale alle altre volte. In questo momento, Mayushii non riesce a pensare a qualcosa che la renda più felice. Non riesce a pensare a nient'altro. A Mayushii basta Okarin, il suo Okarin, con i suoi modi gentili e le sue stranezze. Mayushii ride, pensando a quanto Okarin le voglia bene e a quante volte l'abbia fatta sorridere. Okarin mi stringe in un abbraccio, mi protegge. Io sono il suo ostaggio.

Ultimamente trascorriamo molto tempo insieme, quando lui e Daru non devono progettare qualche strano gadget futuristico. Mayushii è tanto contenta di questo! Il tempo passato con Okarin è magico, sembra quasi che Mayushii sia la principessa e Okarin il suo principe. Un principe con un bellissimo cavallo bianco, un mantello blu e una spada argentata. Il principe tiene la principessa per mano e la prende in braccio, come se fosse bambina. I loro sorrisi si incontrano, i loro occhi ammirano il castello in lontananza. Sembra una fiaba, e a Mayushii piacciono le fiabe

 

28 luglio 2010

Itaru's pov

 

«Come mai questa banana è ritornata al suo posto, come se non fosse stata mai staccata dalle altre? Come è potuto succedere? E come mai è successa quella cosa con Kurisu Makise, che abbiamo visto stamattina? È impossibile!»

«Eccolo che ricomincia...»

«Io l'avevo vista! E-era stata accoltellata, era d-davanti ai miei occhi! E poi ti avevo inviato il messaggio appena è successo, ma controllando nella cronologia ora non c'è... mentre nel tuo telefono è arrivato il 23 luglio.»

«Forse hai avuto un'allucinazione, Okarin. Anche a Mayushii capita di sognare ad occhi aperti!»

«Ma no, cosa stai dicendo?! Non capisci che c'è qualcosa che non va? C'è un'incongruenza nei miei ricordi. Potrebbe essere stata l'organizzazione... o forse...»

Oggi Okarin sembra strano, continua a dire assurdità da questa mattina, non la finisce di fare domande senza senso logico. A volte il suo atteggiamento mi infastidisce, non riesco mai a comprendere quando fa sul serio o quando sta solo scherzando.
Eppure oggi, il suo volto ha una sfumatura di preoccupazione e le sue domande sono più precise del solito. Che sia serio?

«Cosa facciamo con il gadget numero 003? Lo revisioniamo o lo abbandoniamo al suo destino?» cerco di cambiare argomento, per alleviare l'ansia che si sta sprigionando nell'aria. Lui non mi ascolta, non sembra nemmeno aver sentito le mie parole. Guardo Mayushii, anche lei è preoccupata per Okarin.

«Ma si può sapere che hai?» lui si gira lentamente, con occhi vitrei. Alza un pugno verso il cielo.

«Il microonde telefonico è... una macchina del tempo.»

Mayushii gli sorride e corre verso di lui, abbracciandolo, come faceva sempre quando si sentiva felice, per se stessa o per lui. O per loro. «È fantastico, Okarin! Questo vuol dire che non dovremo più fare le banane gel? A Mayushii non piacciono proprio...» lui sorride alla sua innocenza, ma si stacca dall'abbraccio.

«Questa scoperta segna l'inizio della nostra ascesa come scienziati.» lo dice con tono solenne. Il sorriso scompare dal volto di Mayushii, come un'orma sul terreno dopo un'abbondante nevicata.

 

11 agosto 2010

Kurisu's pov

 

«Pronto? Mi ricevete? L'organizzazione ha attuato uno dei suoi piani, le loro spie sono ovunque, credo mi abbiano circondato. Chiedo rinforzi; ripeto, chiedo rinforzi immedia-»

«Okabe, la pianti con questa storia?»

«Devo chiudere, mi hanno identificato. Aspetto i rinforzi. El Psy Congroo.» rimise furtivamente il cellulare nella tasca del camice bianco, sentendosi osservato da occhi invisibili.

Scuoto la testa, in parte divertita dagli strani atteggiamenti dello scienziato. Forse lo fa per alleggerire la tensione che invade l'aria del laboratorio, dove Hashida sta ultimando la macchina per il salto temporale, supervisionato da me.
O forse, lo fa per Mayuri. Non ho mai compreso i suoi discorsi privi di logica sull'“ostaggio” o sull'“organizzazione”, ma in qualche modo so che a Mayuri quell'Okabe piaceva; forse per Mayuri era quello il vero Okabe. E infatti era seduta sul divano, con il vestito da cosplay sulle ginocchia e l'ago tra le dita, con un sorriso stampato sul viso, rivolto al presunto scienziato pazzo che continuava ad armeggiare col cellulare. 

«Oh Okarin, sei proprio strambo!»

«Cosa stai dicendo Mayuri? Il mio nome è Kyouma Hououin; dovresti restare vigile, i loro agenti sono sempre in agguato.» Mayuri si mette a ridere, annuendo al suo Okarin. 

Osservo la scena, sorridendo all'ingenuità dei due. A volte mi sembra che, quando è insieme a Mayuri, Okabe sia una persona diversa, radicalmente opposta rispetto al fisico che studia i viaggi del tempo o all'amicone di Daru. Era semplicemente lui, con i suoi modi divertenti e insensati, con le sue stranezze e la sua voglia di proteggerla e di farla sorridere. A volte mi sembra che viva per lei. E lei per lui.

Anche se tra loro traspare un impercettibile velo di tristezza.

I miei pensieri sono interrotti da Hashida che, esultante, urla «Ci siamo!».
La mia indole da scienziata mi obbliga ad ammirare quella macchina da vicino, ad osservarla nei minimi particolari, a scrutarla quasi fosse una delle sette meraviglie. 

«È fatta! Abbiamo costruito la macchina del tempo! Oddio, ancora non ci credo, chissà quante belle ragazze potrò sedurre raccontando loro le mie incredibili gesta da hacker e informatico!»

«Frena, pervertito. Non è ancora una macchina del tempo, è solamente un prototipo, e non sappiamo ancora con certezza se è funzionante.»

«E come possiamo fare per capirlo, Christina?»

«Piantala di chiamarmi così... e comunque bisognerebbe fare un esperimento diretto. In poche parole, serve una cavia che si presti a inviare i propri ricordi nel passato, ma potrebbe essere molto rischioso, perciò sarebbe più prudente fare salti temporali di massimo due giorni, altrimenti le funzioni cerebrali potrebbero essere compromesse.»

Okabe ha uno sguardo indecifrabile, perle di sudore colano dalla sua fronte. 

«Okabe, cosa hai intenzione di fare?» È pensieroso, Kyouma Hououin sembra essere scomparso.

«Le nostre ricerche finiscono qui. Daremo la macchina del tempo ad un'associazione che potrà occuparsene meglio di noi e pubblicheremo le nostre teorie. L'esperimento non si farà.» sospira. Sembra quasi essersi tolto un grosso fardello dalle spalle. La sua espressione è strana, è alienato da questa realtà, come se fosse in un mondo tutto suo, incomprensibile ed irraggiungibile dagli altri. Da me.

«Va bene, se è ciò che vuoi.» Dal mio tono di voce non è riuscito a capire se io sia delusa o sollevata. Credo di non averlo compreso nemmeno io.

Hashida ricade a peso morto sulla sedia, sospirando e accennando un sorriso, mentre Mayuri si alza improvvisamente dal divano e quasi corre in braccio al membro numero uno del laboratorio, gli avvolge le braccia intorno al collo e sprofonda nelle sue spalle.

«Mayushii è così contenta, Okarin! Ero davvero preoccupata, non vorrei mai che potesse succedervi qualcosa... Mayushii non se lo sarebbe mai perdonato. Ti voglio bene Okarin!» inizia a ridere, non a seguito di una battuta o di un fatto divertente, semplicemente come avrebbe fatto una bambina per mostrare la sua felicità. Non la sentivamo ridere da molto tempo. Da quando tutto questo era iniziato.

Okabe fissa la clessidra, con occhi persi.

 

13 agosto 2010

Rintaro's pov

 

Attimi di paura. Terrore. Mentre quella donna che credevo mia amica estrae la pistola, non posso fare a meno di pensarci. Penso a quel sogno, ricorrente, persistente che mi tormenta da così tante notti.


Sono in un luogo deserto. Sono da solo, ma all'improvviso compare Mayuri. Sembra fatta della stessa sabbia terrosa che sto calpestando sotto i miei piedi; della stessa sabbia dentro quella maledetta immobile clessidra.

Mi sorride, indossa il suo solito vestito ceruleo. La chiamo, ma non sembra sentirmi.

«Questa è la Terra 70 milioni di anni fa. Sei stato spedito qui con la macchina del tempo, Okarin. Vedi, Mayushii non ha fatto altro che cercare Okarin senza sosta, rincorrendolo attraverso tante, tante, tante linee di universo. L'Okarin che si trova qui può essere considerato come uno dei tanti Okarin oppure l'unico originale. Allo stesso modo, si può dire che la Mayushii che vedi adesso sia una delle tante esistenti oppure l'unica originale. E io credo che sia Mayushii che Okarin moriranno qui. Però sono anche convinta che le nostre volontà sopravviveranno fino a manifestarsi nella Mayushii e nell'Okarin ad Akihabara tra 70 milioni di anni. Quindi, non preoccuparti.» Io spalanco gli occhi, mentre la sua ombra si disintegra.

 

Perché ho questa sensazione? Che cosa significa quel sogno? E per quale motivo ci sto pensando proprio adesso? Proprio adesso che Mayuri...


Uno sparo. Un singolo proiettile. Un singolo rumore. Assordante.

Mayuri cade come il tronco di un albero colpito da un'accetta. Mayuri giace distesa davanti a me, immobile sul pavimento sanguigno, accanto al suo orologio in frantumi, mentre nelle orecchie sento il riverbero di quel rumore. Il rumore della sua morte.

Grido il suo nome, ma tutto è coperto da quel suono. Non riesco a sentire nemmeno le parole di Suzuha, quelle di Daru o di Kurisu. Mi dirigo istintivamente verso la macchina per il salto temporale, con gli occhi annebbiati dalle lacrime, stringo le cuffie sulla testa mentre Kurisu accende la macchina e la imposta. Mi dice qualcosa e subito dopo sento ancora quel rumore. Il suono di qualcuno che muore.

 

13 agosto 2010, 1° salto temporale


Mi gira la testa. Non riesco a capire se sono seduto oppure in piedi. Mi sembra di barcollare.
Improvvisamente ricordo, tutto; la corsa disperata di Kurisu, la lotta di Suzuha, il viso terrorizzato di Daru. La morte di Mayuri e Kurisu... e quel suono.
La voce di Kurisu mi risveglia dallo stato di confusione. La guardo, non è morta. La macchina funziona. Il mio animo da scienziato vorrebbe gioirne, ma non c'è tempo. 

«Che ore sono? Che ore sono?!»

«Ma che ti prende Okabe? Comunque sono quasi le 5. Vai a fare l-»

«Dov'è Mayuri?»

Delle parole di Kurisu riesco a capire tempio.

«I festeggiamenti di stasera sono annullati.» corro via senza ascoltare la risposta. Corro al tempio.

Sento un bambino che gioca con il suo trenino, credendo sia lo Shinkansen, e la mamma che gli dice: «Ma no, lo Shinkansen è tutto bianco!»

Raggiunto il tempio Urushibara, vedo Rukako. «Dov'è Mayuri?!» quasi urlo.
Lei si spaventa, indietreggiando. «È a-appena andata vi-»

Non la faccio nemmeno finire che corro via, dirigendomi verso il Comic - come si chiama. Sento il telefono che squilla, ma è solo Kurisu. Mi chiede se ho fatto un salto temporale. Le rispondo di sì, le dico di scappare e chiudo il telefono. Non c'è tempo.
Incontro Suzuha che mi chiede indicazioni, ma non le sento. Non le sento. Nella mia testa c'è solo il rumore dello sparo e dell'orologio che si frantuma. Mi indica la strada dove si è diretta Mayuri.

La vedo, la vedo. È ancora viva, davanti ai miei occhi.

«Mayuri! Mayuri!» le corro incontro e la abbraccio. La tengo stretta, come quella volta in cui le dissi che sarebbe diventata il mio ostaggio. Per non lasciarla andare.

«Okarin, ma che cos'hai? Oggi Mayushii non riesce proprio a capirti.» 

Non serve capire, non c'è tempo.

«Vieni con me.» la prendo per mano e la trascino verso la stazione di Akihabara. Prenderemo il treno. Scapperemo da quegli uomini che ti vogliono uccidere, non preoccuparti. Ti salverò, Mayuri.

«Oh no, l'orologio di Mayushii si è fermato! Questo è davvero strano, anche perché avevo appena provveduto a ricaricarlo...» 

Aspettiamo il treno che ci farà fuggire. Prego il tempo, prego che non si fermi.
Sento una voce alle mie spalle, la voce di uno sconosciuto che chiede il mio nome. Un altro ci urta e subito prendo Mayuri urlando scappa.
Usciamo dalla stazione, correndo verso un quartiere buio, inseguiti da quegli uomini. «Chi sono queste persone?» mi chiede, spaventata. Scappa, scappa.
Un uomo mi prende, separandomi da lei. «Scappa Mayuri!»

Lei si sta per rifugiare in un vicolo. Sento un rumore, probabilmente quello di un'automobile. Sento i suoi pneumatici strisciare verso di noi, ruvidi, sull'asfalto.

Sento quella macchina travolgere un corpo, come una tempesta. È il corpo di Mayuri. Sento ancora quel suono. Sento ancora il rumore della sua morte. Nei miei timpani rimbomba l'impatto del veicolo con il suo fragile corpo.
Accanto al vetro del suo orologio, scorre un torrente di sangue. 

Ti salverò.

 

13 agosto 2010, 4° salto temporale

 

«Ma no, lo Shinkansen è tutto bianco!»
Corro verso il tempio, la porto via, prendendola per mano.

«Ma Okarin, che sta succedendo?»

«Andiamo a fare un viaggio. Vieni con me.»

«Ma Okarin, non mi hai detto nemmeno dove e Mayushii non ha ancora preparato la valigia; inoltre non ho nemmeno i sold-»

«Non preoccuparti, ti spiegherò tutto più tardi.»

Siamo fermi al semaforo. Controllo l'orologio. Ancora venti minuti.

«Era da tanto che non facevamo una passeggiata tenendoci per mano, Okarin. Mayushii è così contenta!»

«Già.» rispondo freddamente. Mi viene da piangere.

Vedo quella macchina. Sento i suoi pneumatici, mi stringo la testa tra le mani. 

«Di qua!» la trascino verso un'altra direzione. Non la prenderete. La salverò.

Arriviamo in metropolitana, ci fermiamo davanti ai binari, mano nella mano. 

«Oh no, l'orologio di Mayushii si è fermato! Questo è davvero strano, anche perché avevo appena provveduto a ricaricarlo...» fissa quello stesso orologio che era andato i frantumi nei salti temporali precedenti.

«Sai, ci sono un sacco di cose che Mayushii vorrebbe chiederti, Okarin, ma per il momento se le terrà per sé. Intanto vorrei che, quando questa storia sarà finita, mi raccontassi tutto quanto.» lo dice con un tono di voce così triste...

«Va bene, te lo prometto.» Le stringo la mano per non lasciarla scappare. Per non lasciarla morire.

«Scusami... scusami se non ti sono di nessun aiuto, Okarin.»

«La festa, un giorno la faremo.»

«Sì... un giorno.» è come se la sua voce stesse tremando dalla paura. 

Sentiamo qualcuno che la chiama, una bambina che inciampa e la spinge via. È Nae, me ne accorgo quando il treno è già passato. Me ne accorgo quando è troppo tardi. Il conducente cerca di fermare la metro, i binari fischiano producendo scintille incandescenti. Un fischio insopportabile.

Nella mia mano non c'è nulla. Mayuri se n'è andata senza che me ne accorgessi, investita dal treno. La sua vita è scivolata via dalle mie dita. 

Nae ha la faccia sconvolta e continua a dire qualcosa, ma per me è impossibile sentirla. Sento solo quel fischio e il rumore della morte.

 

13 agosto 2010, 19° salto temporale

 

Non deve morire. Non deve morire. Non deve morire.

Corro verso il tempio, la rapisco e mentre corriamo sento il bambino che gioca con il treno.

«Ma no, lo Shinkansen è tutto bianco!»

Corro, corro. Come per scappare dalla realtà delle cose e dal suo inevitabile destino.
Mayuri pronuncia qualcosa, sottovoce. La sua espressione è sempre triste. 

«Presto sarà tutto finito, resisti Mayuri.» lei annuisce.

La porto su un palazzo, nel distretto più lontano da Akihabara, sul tetto. Il sole è già calato da un pezzo. Sono le 19:50.

«Oh no, l'orologio di Mayushii si è fermato! Questo è davvero strano, anche perché avevo appena provveduto a ricaricarlo...» Non dirlo. Non dirlo. Non dirlo.

Estraggo dalla tasca la clessidra che ho portato via dal laboratorio. È ferma, la sabbia non scende. Ti prego, muoviti. Muoviti. Muoviti.

«Sta giù, Mayuri!» sento il rumore dell'elica di un elicottero. Sopra di noi. Sono loro.

L'elicottero sta atterrando sul tetto dell'edificio. Stanno per scendere.

«Ho paura, Okarin.» i suoi occhi sono fissi su quell'elicottero.Sto per prenderla per mano, per scappare, ma lei scivola via da me ancora una volta. La folata di vento dell'elica la trasporta via come fosse una foglia appassita, leggera, ma ormai priva di vita. Mayuri cade dall'edificio, oltrepassando la bassa ringhiera. La mia testa gira vorticosamente, sembra essa stessa l'elica. E io ne avverto il rumore. È sempre il solito rumore.

Guardo in basso. Sulla strada c'è una ragazza riversa in un lago di sangue, in una posizione innaturale; ha un vestito ceruleo, i capelli neri e un buffo cappellino. Vicino a lei, un oggetto frantumato. È Mayuri. È Mayuri...

 

13 agosto 2010, 40° salto temporale

 

Il cuore mi batte all'impazzata, mi sembra di correre da 40 giorni. Non posso fermarmi. Sono stanco.
Sono in aeroporto, con Mayuri che si guarda intorno, confusa.

«Dove stiamo andando? Oggi sei tanto strano Okarin...» non riesco a risponderle. Se lo facessi, finirei per raccontarle tutto e non voglio che si spaventi. 

Tanto morirà comunque.
Una voce si insidia nella mia mente. Non la ascolto, ma continuo a sentirla.
Tanto morirà comunque.

«Quello è il nostro volo, Mayuri. Andiamo, prima che chiuda l'imbarco.» lei annuisce, poco convinta.

«Oh no, l'orologio di Mayushii si è fermato! Questo è davvero stran-»

«Sì, lo so. Lo avevi appena ricaricato.» le parole mi sfuggono di bocca. Questa scena l'ho già vissuta infinite volte.

«Ma Okarin, come fai a-»

«Non c'è tempo, Mayuri, corri.» ho intravisto uno di loro, ci sta pedinando, nascosto dietro una pila di bagagli.

Corro tenendo Mayuri per mano, oltrepassando i controlli, inseguito dalla sicurezza e dal Sern. Arriviamo nella pista di atterraggio, la scaletta per salire sull'aereo è a dieci metri da noi. È così vicina la via della salvezza, eppure così illusoria ed effimera. Sono stanco. 

Ancora una volta la sua vita mi scivola tra le dita, come acqua saponata. Ancora una volta sento quel suono penetrare nelle mie orecchie, nella mia testa, fin nelle ossa. Mi entra dentro, trafiggendomi. Sembra quasi che sia io stesso a produrlo.

Una delle guardie ci spinge via dalla scaletta dell'aereo e Mayuri finisce vicina alla pista. Così vicina all'aereo che viene travolta. Non guardo il suo corpo, l'ho già visto esanime troppe volte. E ho la sensazione che lo rivedrò altrettante.

Tanto morirà comunque.

Sono stanco.

 

13 agosto 2010, 58° salto temporale

 

Ormai corro come un automa. I miei piedi mi guidano da lei e la mia mente sembra quasi essere in modalità risparmio energetico. Non parlo nemmeno più, la prendo per mano e basta. Ripeto dentro di me che le parole non servono.

La porto al Maid, entriamo nei bagni. Non mi importa di essere in quello delle donne, l'importante è che Mayuri sia salva. Sia viva. 

Ripeto dentro di me che qui non ci troveranno, che non possono entrare in un bagno come se niente fosse. Ripeto dentro di me che questa volta ce la farò. Devo riuscirci.
La tengo stretta a me, non la lascerò mai.

«Sai, Okarin, a Mayushii fa tanto piacere essere avvolta dalle tue braccia. Ma forse è il momento di separarci... Ci sono così tanti nuovi membri al laboratorio. Io non ti sono utile in alcun modo, non c'è più bisogno che sia il tuo ostaggio...»

Vorrei chiederle cosa sta dicendo, vorrei dirle che sono lo scienziato pazzo che l'ha rapita, che sono Kyouma Hououin e che la terrò in ostaggio per sempre, ma non ci riesco. La voce non mi esce e quel personaggio sembra che non faccia più parte di me. Ho paura, Mayuri.

«Non c'è bisogno che ti sforzi, Okarin.» il suo volto è triste, come le altre volte. Sembra leggermi nella mente. Perché devi morire proprio tu, Mayuri?

Tre uomini aprono la porta del bagno e tirano fuori la pistola. Copro Mayuri con il mio corpo. Penso che magari la mia morte cambierà il suo destino, ma lei mi spinge via e riceve il colpo al mio posto. Il suo vestito si tinge di orrendo rosso. Prima di sprofondare nel sonno eterno, mi sussurra qualcosa. Sento il suo respiro affievolirsi. Sento quel suono aggredirmi, torturarmi.

«Scusa, Okarin. Almeno una volta, ho potuto esserti utile. Sono felice di averti salvato.»

Perché io non ci riesco?

 

13 agosto 2010, 75° salto temporale

 

Non sento più nulla. Dentro di me esiste solo quel rimbombo formato da decine di suoni diversi, decine di morti diverse. Fatico persino a sentire il pavimento sotto i miei piedi o a capire chi ho davanti. Non ce la faccio più.

Ho provato a coinvolgere anche Kurisu o Suzuha o Daru. Non c'è nulla che possa salvarla. Non c'è nulla che io possa fare, eppure ci provo comunque.

Non sento più nulla.

Non sento il suono della sua voce, non sento le voci dei passanti o quelle intimidatorie delle maledette spie. Non sento nemmeno la mia voce. Eppure, quando sta per essere uccisa, i miei timpani si riattivano di colpo, e il volume si alza, si alza, si alza. È insopportabile. Anche i suoi sussurri prima di morire sembrano essere emessi da un megafono. Tutto è enormemente amplificato.

Frastuono.

Nonostante stringa con forza le orecchie con le mani, fino a fare uscire sangue, quel rumore si infiltra comunque. È la mia punizione per non essere riuscito a salvarla. È la mia condanna.

 

13 agosto 2010, 88° salto temporale

 

Striscio sul pavimento per raggiungere la porta. Kurisu mi prende la mano. Mi dice qualcosa, ma non lo posso sentire. Non lo riesco a capire.

Provo a leggere il labiale: hai bisogno di aiuto.

Vorrei risponderle “Sì, Kurisu, ne ho tanto bisogno. Non ne posso più.” ma la voce non esce.

Dice di nuovo qualcosa: ti aiuterò io.

Le lacrime scendono dai miei occhi, non riesco a trattenerle. Kurisu mi mette le mani sulle orecchie, non le stringe con violenza. È come se volesse isolarle dal mondo attraverso quella barriera di dita. Poi lentamente le toglie. Riesco a sentire. 
Prima che possa chiederle come ha fatto, lei mi dice di raccontarle tutto, per filo e per segno. Così inizio a raccontarle del sogno, del Sern, del primo sparo, dell'orologio in frantumi, di tutte le volte in cui ho provato a salvare Mayuri, di tutte le volte in cui l'ho vista perire davanti ai miei occhi, di tutti i rumori e del frastuono.
Sembra sconvolta. Non dice una parola, semplicemente mi abbraccia, piangendo. Non è da Kurisu.

«Non riesco a capire come sia possibile che l'universo abbia stabilito il momento preciso in cui Mayuri se ne sarebbe andata. Non riesco a capire come portarla in salvo...» le mie mani tremano.

«E n-non riesco nemmeno a capire come inibire quei m-maledetti suoni. Non riesco...»

Kurisu mi guarda, non riesco a decifrare la sua espressione.

«Sembra che tu soffra di fonofobia. È una paura ossessiva verso i rumori, ha natura psicologica, è causata da traumi sonori. Nel tuo caso, è stato il primo sparo e poi tutte le altre morti di Mayuri violente e rumorose... 
Percepisci in modo amplificato i suoni, che sembrano aggredirti. Dovresti riabituare le tue orecchie ad ascoltare, partendo dai suoni più flebili e via via verso quelli più forti.»

«Ma non è solo questo, Kurisu... Io sento dentro di me il rumore della morte, è come se fossi io a produrlo, è insopportabile.»

«Penso che sia un rumore del tempo.» la guardo, confuso.

«Non so di preciso cosa siano, ma esistono delle emozioni che ci nascono dentro, come suoni prodotti dal nostro io più profondo; emozioni che testimoniano la nostra vita e ciò che ci accade. Non so perché esistano, ma in qualche modo ci rendono vivi.» la mia mente è troppo confusa per capire. Penso solo ad un altro modo per salvare Mayuri. È troppo importante per me.

«Com'è Mayuri, quando sta per morire?»

«Poco prima è triste, spesso si scusa con me e si rimprovera di essere inutile o mi fa promettere di raccontarle tutto quando tutto sarà finito. È malinconica. Quando è già stata colpita dal proiettile o da qualunque altra cosa e sta per... morire, Mayuri mi guarda con un'espressione diversa. Sembra contenta.»

Kurisu mi sorride.

«Sai, Okabe, ci sono cose che non sono ancora state spiegate. Teorie, principi, teoremi. Il mondo e la storia sono pieni di quesiti ancora irrisolti. E finché non proviamo a trovare una soluzione non potremo mai conoscere la verità: non potremo mai affermare la possibilità o l'impossibilità di qualcosa. 
La salvezza di Mayuri, però, non rientra fra queste. Penso ci siano cose più grandi della fisica e della matematica, cose che non appartengono all'uomo. Non sono credente, dati i miei ideali scientifici, ma riconosco che non potremmo mai conoscere tutto. Ci sono cose che non possono essere spiegate, come la vita e la sua fine. Chi detta le regole? Forse non lo sapremo mai.
Quello che so per certo, Okabe, è che tu non possa continuare in questo modo. Stai rivivendo l'ultimo giorno di Mayuri centinaia di volte e capisco che sia indispensabile per te salvarla, ma forse è giusto lasciare le cose in questo modo. Forse, per una volta dovremmo lasciare da parte il nostro animo da scienziati per fare spazio a quello da umani. La morte è inevitabile e capisco che sia allo stesso tempo così difficile da comprendere.»

«N-non è giusto, non posso accettarlo... Non dopo tutti questi sforzi, non dopo tutto questo dolore. Io devo salvarla. Io voglio che Mayuri viva...»

«Sai, Okabe, credo che Mayuri sia cambiata molto da quando è iniziata tutta questa storia. È diventata più triste, come se capisse che in tutte queste ricerche c'è qualcosa di sbagliato; forse c'è davvero. La stessa macchina del tempo per lei è un concetto sbagliato. Forse non dovremmo alterare il corso della storia o modificare la realtà in cui viviamo; ha ragione Mayuri.
Okabe, forse sei tu quello che dev'essere salvato; credo sia questo il desiderio di Mayuri, ecco perché è felice di morire al posto tuo. Forse è lei che cerca di salvare te, e per farlo deve sacrificare la sua vita. Nel sogno Mayuri ti rincorre per infinite linee di universo. Forse sono le stesse che stai creando tu, continuando a usare la macchina per il salto temporale. Stai creando infinite linee temporali. Stai creando infinite Mayuri che tentano di salvarti... e infinite sue morti... Basta combattere, il tuo corpo e la tua mente sono sfiniti. Anche lei vuole che tu viva. Non rendere vano il desiderio di Mayuri, è la sua ultima richiesta prima di morire... Lei sarebbe contenta così.»

Quei suoni mi invadono ancora una volta, tutti nello stesso momento. Inizio a urlare, più forte, più intensamente, per annullarli sperando che si crei un'interferenza distruttiva; tuttavia, i miei pensieri da fisico non funzionano. Niente sembra attenuare quel rumore. Il rombo dell'aereo, gli pneumatici del furgone, gli spari, i fischi del treno... e i suoi sussurri. Quei sussurri pieni paura e di malinconia. Ho paura, Okarin. Ho paura, Okarin. Ho paura, Okarin.

Anche io ho paura Mayuri. Non riesco più a sopportare nulla. Questo è il suono del mondo che ti cade addosso. È il suono di una stella quando esplode. È il suono di una nave che affonda. È il suono della tua morte. È il suono che senti quando la persona più importante della tua vita sta per sparire da questo mondo.

Mi alzo in piedi, barcollo fino al bagno. Kurisu mi segue e mi sorregge per non farmi cadere.

Fisso quel riflesso. Chi è quell'uomo? È alto, indossa un camice da laboratorio, ma non mi somiglia per niente. Non riesce nemmeno a reggersi in piedi, gli occhi sono rossi, stanchi. Ha uno sguardo allucinato e in preda al terrore.

Le sue dita si annodano nei capelli e li scompigliano, quasi per strapparli, mentre i palmi sono premuti sulle orecchie. Vedo del sangue. È sangue delle sue orecchie, mischiato a quello di un altro. A quello di Mayuri. Sulle mani ha il sangue di Mayuri. È lui che la uccide, è lui il suo assassino.

Inizio a urlare, più forte di prima. «Chi è?! Voglio sapere chi è!» 

Kurisu compare nello specchio, prende le mani dell'uomo e le porta giù, vicino ai suoi fianchi. Con le sue gli copre delicatamente le orecchie. «Sei tu, Rintaro.»

È impossibile. Io sono il brillante fisico che gestisce questo laboratorio, sono il migliore amico di Daru, sono il supervisore di Kurisu Makise, sono l'eroe di Mayuri; quello che la fa sempre sorridere, che la protegge, che la rende felice. Eppure, quello che ho davanti è uno specchio e quell'uomo riflesso... sono proprio io. 

Sono io che mi sto strappando i capelli, sono io che urlo, sono io che ho le mani sporche del suo sangue. Sono io che la uccido. Sono io il suo assassino.

«Rintaro, continuare a salvarla in quel modo è sbagliato... Lascia che la sua ultima morte non sia triste.»

 

13 agosto 2010, 89° salto temporale 

 

Oggi è il 13 agosto 2010. Sono le 19:46. 

Sono seduto su una panchina, nel cimitero, insieme a Mayuri. Mi sta raccontando della sua fiera dei fumetti, dei suoi vestiti da cosplay e di quanto si sia divertita ad andarci con me. Di quanto sia felice. Anche io lo sono, Mayuri.

 

Oggi è il 13 agosto 2010. Sono le 19:48.

Mayuri mi prende per mano, mi porta davanti alla tomba di sua nonna. È una lapide grigia, verticale, adornata con fiori arancioni. 

«Sai, Okarin, era da molto tempo che non mi accompagnavi dalla nonna. Quando eravamo piccoli, ricordo che venivi qui con me tutti i giorni e Mayushii faceva sempre delle lunghe chiacchierate con la nonna! Sai, Okarin, se non ci fossi stato tu, Mayushii non sarebbe riuscita a dire addio alla nonna. È solo grazie a te che adesso Mayushii può sorridere! Grazie, Okarin.»

Mayuri mi abbraccia, mi stringe forte e allo stesso tempo delicatamente, con i suoi modi da bambina e con un tocco quasi angelico. Grazie a te, Mayuri.

 

Oggi è il 13 agosto 2010. Sono le 19:50.

«Sai, nonna, ultimamente mi capita spesso di fare brutti sogni, sogni in cui mi succedono cose davvero orribili. Vengo colpita dal proiettile di una pistola, coinvolta in un incidente stradale, investita da un treno... 
Tutto sembra così reale, e io provo tanta paura e dolore e... tristezza. Così cerco in ogni modo di gridare per chiedere aiuto, ma la voce non mi esce... Chissà come mai faccio questi incubi!
E poi, sai, nonna, alla fine di ogni sogno c'è sempre Okarin che accorre per cercare di salvarmi. Allora Mayushii lo guarda e gli dice ti ringrazio tanto, Okarin. Però, sembra che lui non riesca a sentire le mie parole. Tiene stretta Mayushii con un'espressione così triste. 
Non piange mai, ma si capisce che sta cercando di trattenersi con tutte le sue forze. Provo a dirgli che mi dispiace, ma anche in quel caso la voce non riesce a raggiungerlo. E poi mi sveglio.»

Mi cadono le lacrime dagli occhi, come le prime gocce di pioggia che scandiscono il ritmo del temporale. Ha rivisto i ricordi delle altre linee temporali, i miei salti nel tempo non hanno nemmeno cancellato la sua sofferenza. Ora sono io ad abbracciare Mayuri. Lei mi guarda con un'espressione indifesa, quasi fosse ritornata piccola, infantile.
Prende il suo orologio dalla tasca del suo vestito, e lo fissa.

«Oh no, l'orologio di Mayushii si è fermato! Questo è davvero strano, anche perché avevo appena provveduto a ricaricarlo...»

Ascolto ancora le sue parole. Di nuovo, ma per l'ultima volta. Le prendo l'orologio e lo metto nel taschino del mio camice.

«Non importa, Mayuri. Non serve un orologio per ammirare il tempo, le sue meraviglie e le sue insidie. Non serve un orologio per capire che il tempo sta proseguendo il suo cammino verso il futuro. Non serve un'orologio per comprendere le sfumature dei suoi suoni.»

«I suoi suoni?»

«Sì, Mayuri: i suoni dello scorrere del tempo. Sono i suoni della nostra esistenza, del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro. Sono i suoni della nostra vita, dei nostri desideri, del tempo che passa. Sono i suoni che sentiamo quando siamo felici, spaventati, tristi o arrabbiati. Ma non li sentiamo con le orecchie; li avvertiamo dentro di noi, come fossimo delle casse armoniche, come se fossimo noi stessi a generarli. Fanno parte di noi e dobbiamo accettarli.» 

Non sono sicuro che Mayuri abbia capito, ma mi sta sorridendo. Sono contento.

 

Oggi è il 13 agosto 2010. Sono le 19:52.

Una luce bianca sembra gradualmente investirci, rendendoci immateriali.
Sento il nostro abbraccio diventare trasparente, così come il viso di Mayuri.
Distende la sua mano verso il cielo, quasi a toccare quella luce, per raggiungerla. Come se volesse sfiorare la polvere di stelle. Vorrei accompagnarla in questo viaggio.

Dentro di me sento una folata di vento, brillante come quella stessa luce che la sta portando via da me. Nel vento, sento un suono, un bellissimo suono, quello della sua voce, soave e delicata. Dentro di me, sento il rumore dei suoi sussurri. Sento Okarin...Okarin...

Sento la sua bellissima voce, leggermente tremante.

«Non avere paura, Mayuri. Sarà un posto bellissimo.»

«Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Tutturu!»

Sulla tomba appoggio un Upa di metallo e il suo orologio, intatto. Addio, Mayuri.

 

Oggi è il 13 agosto 2010.
Oggi, Mayuri se n'è andata per sempre.

  
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