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Autore: Irina_89    09/07/2009    8 recensioni
La folla oltre il cancello accresceva, e dopo qualche istante di incertezza, si univa al coro.
Tutti erano uniti dagli stessi sentimenti.
Tutti erano uniti dalle stesse emozioni che quelle parole erano in grado si suscitare nei loro cuori.
Tutti erano uniti dalle parole di un’unica persona.
Di un unico uomo.
Michael Jackson.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You

You Are Not Alone

 

[You're Not Alone - Michael Jackson]

 

 

Era ancora sola. Nella sua camera poteva vedere ancora tutte le foto di lei insieme a suo padre.

Se chiudeva gli occhi, poteva rivivere tutti quei momenti. Ma quando li riapriva, la realtà tornava a soffocarla.

Lui non c’era più. E quelle erano solo delle foto.

Ebbe quasi l’impulso di strapparle dalle pareti, in modo da non dover più soffrire alla vista di quei sorrisi che lui le regalava con tutto il suo amore.

Ma cosa sarebbe cambiato?

Quei sorrisi erano indelebili nel suo cuore. Anche se avesse tolto le foto, suo padre sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore.

Come era possibile dimenticare un padre?

Sentì ancora una volta la voglia di piangere. Ormai non faceva altro da giorni, proprio come i suoi fratelli e sua madre.

Tutta la sua famiglia era distrutta.

Tutti loro volevano bene a suo padre. Ed ora che lui non c’era, tutto sembrava destinato a disgregarsi come un fragile castello di sabbia all’arrivo delle onde del mare.

Sapeva che non era sola in quella situazione, ma in quei momenti in cui si chiudeva in camera sua per tentare di andare avanti, per pensare ad altro, era proprio impossibile sentirsi altrimenti.

Le sue lacrime non sembravano intenzionate a cessare. La sua vista era appannata e tirava su con il naso. Tentava anche di trattenere ulteriori lacrime, ulteriori singhiozzi, perché sapeva che se sua madre l’avesse sentita, anche lei avrebbe ricominciato a piangere.

Per questo, se sentiva la voglia di piangere, cercava di farlo in silenzio.

Ma non ce la faceva a stare rinchiusa in quella stanza. Il suo sguardo era sempre rivolto a quelle foto. Foto che non facevano altro che farle aumentare le lacrime e i singhiozzi.

Si alzò da terra e aprì la porta. Sarebbe uscita, in modo da non poterle più avere davanti agli occhi, nonostante l’idea di non poter più vedere suo padre – sebbene fosse soltanto un’immagine – la facesse stara ancora peggio.

Aveva bisogno di sfogarsi con tutta se stessa. Magari piangere. Urlare.

Urlare a tutti il suo dolore.

Scese le scale per andare in sala, sperando di trovare i suoi fratelli, ma non vide nessuno. Nemmeno sua madre. Si incamminò quindi verso la cucina, mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano. Se avesse incontrato sua madre, sarebbe stato peggio. Non poteva farsi vedere in quello stato.

Ma anche in cucina non c’era nessuno.

Dov’erano finiti tutti?

Si guardò intorno. Tornò in sala, andò in altre stanze, ma ancora una volta si era trovata sola.

Questo senso di abbandono permise alle lacrime represse di tornare a sgorgare dai suoi occhi. Perché non c’era nessuno proprio ora che lei ne aveva bisogno?

Stare sola, voleva dire continuare a pensare a suo padre. Continuare a pensare alla sua assenza.

Respirò, così, profondamente e chiuse gli occhi, ostacolando ancora una volta il corso delle sue lacrime.

Una volta riacquistato il controllo, quindi, si diresse verso la porta d’ingresso e l’aprì.

Uscì fuori e il sole l’abbagliò.

I giornalisti erano diminuiti rispetto a qualche tempo fa, ma quelli che erano rimasti incessantemente accampati davanti al cancello della sua casa, non si lasciarono sfuggire l’occasione. Tirarono fuori i loro obbiettivi ed iniziarono a scattare le foto di lei, che rimase ferma qualche istante per adattarsi alla luce. Poi, con determinazione, rivolse lo sguardo al cielo, noncurante degli scatti di quegli uomini.

Quel sole le ricordava la luce del teatro in cui suo padre aveva cantato una delle canzoni più belle mai fatte conoscere alle persone.

Si ricordò quanto tempo aveva passato ad ascoltarlo quando lui gliela cantava, con sempre il suo sorriso sulle labbra. Un sorriso dolce che le prometteva tutte le parole che lui pronunciava in quel testo.

“Another day has gone, I’m still all alone”

Sussurrò quelle parole quasi senza rendersene conto.

“How could this be, you’re not here with me”

Quella era una canzone speciale per lei. E in questo momento più che mai, la rappresentava.

“You never said goodbye, someone tell me why”

Se n’era andato così all’improvviso, che lei non era nemmeno riuscita a ricordargli ancora una volta quanto gli volesse bene. Quanto per lei lui fosse tutto.

“Did you have to go and leave my world so cold”

Le lacrime tornarono a rigarle il viso, ma lei non era intenzionata a fermarle.

Le lasciò scorrere. Voleva farle esaurire.

“Everyday I sit and ask myself how did love slip away, something whispers in my ear and says”

Chiuse gli occhi e iniziò a tremare.

“That you are not alone, for I am here with you”

Erano quelle le parole che suo padre le pronunciava sempre con affetto. Proprio quelle. Per questo le cantò con voce più potente, quasi volesse raggiungere suo padre e ricordarglielo. Quelle erano proprio le parole che lei voleva lui le cantasse ancora una volta, come aveva sempre fatto.

“Though you’re far away, I am here to stay”

“Paris!”

La bambina si voltò e trovò sua madre con il volto spaventato, forse per il fatto che lei fosse da sola davanti a dei giornalisti che non facevano altro che fotografarla. Forse perché l’aveva vista piangere, ricordando la sua canzone preferita che lui le cantava sempre.

“But you are not alone, for I am here with you”

Continuò lei, guardando la madre con uno sguardo colmo di tristezza. E lei capì.

Corse dalla piccola e l’abbracciò, lasciando che anche lei sue lacrime tornassero a rigarle il viso. E cantò con lei:

“Though we’re far apart, you’re always in my heart, but you are not alone”

Paris ricambiò l’abbraccio ed affondò il viso sul petto della donna. Che importanza aveva il fatto che lei non fosse la sua vera madre? Lei le voleva bene!

“Just the other night, I thought I heard you cry”

Tutt’e due si girarono verso il suono di quella voce.

Il fratello più piccolo stava guardando la scena con la stessa espressione triste sul volto. Era stato lui a cantare, perché anche a lui mancava suo padre.

La donna allungò verso di lui una mano e lui corse verso di lei, abbracciandola.

“Asking me to come and hold you in my arms”

Si abbracciarono tutti e tre, consapevoli dell’amore e del dolore che li univa, nonostante tutto ciò che avrebbe potuto dividerli.

“I can hear your prayers, your burdens I will bear, but first I need your hand, then forever can begin”

Poi, si girarono tutti e tre con lo sguardo rivolto al cielo. E proprio in quel momento, Paris sentì qualcuno prendere la sua mano. Si voltò e vide suo fratello, l’ultimo che mancava in quell’occasione.

“Everyday I sit and ask myself, how did love slip away”

Cantarono insieme, incuranti dei giornalisti che avevano decisamente trovato un buon servizio per il giorno dopo.

Eppure, anche loro poterono sentire su di sé il grande potere di quelle parole. Parole piene di sentimenti: amore, dolore, tristezza, unione…

“Something whispers in my ear and says that you are not alone”

Per questo uno di loro posò il proprio obbiettivo, intonando il testo di quella canzone.

“For I am here with you, though you’re far away, I am here to stay”

La famiglia guardò quell’uomo con stupore, poi gli sorrise, ringraziandolo per aver capito.

“For you are not alone, for I am here with you”

E così successe l’incredibile: uno ad uno, i giornalisti posarono le loro macchine fotografiche e si unirono a quel canto. Per solidarietà, per tristezza, per amore… Per ciò che li accumunava tutti.

“Though we’re far apart, you’re always in my heart, for you are not alone”

Il loro canto si fece imponente. Quelle persone oltre il cancello che inizialmente solo si voltarono curiose a vedere il perché di quelle parole, ora si fermavano.

“Whisper three words and I’ll come runnin’ and girl you know that I’ll be there, I’ll be there”

La folla oltre il cancello accresceva, e dopo qualche istante di incertezza, si univa al coro.

“You are not alone, for I am here with you”

Tutti erano uniti dagli stessi sentimenti.

“Though you’re far away, I am here to stay, for you are not alone”

Tutti erano uniti dalle stesse emozioni che quelle parole erano in grado si suscitare nei loro cuori.

“For I am here with you, though we’re far apart, you’re always in my heart”

Tutti erano uniti dalle parole di un’unica persona.

“For you are not alone, for I am here with you, though you’re far away, I am here to stay”

Di un unico uomo.

“For you are not alone, for I am here with you, though we’re far apart, you’re always in my heart…”

Michael Jackson.

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Mi sono sentita in dovere di scrivere queste parole per lui.
 
Addio Michael...
Michael Jackson
(29 agosto 1958 – 25 giugno 2009)
  
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