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Autore: T612    16/08/2018    1 recensioni
1956, Russia, base operativa del KGB.
La nascita della leggenda della Vedova Nera e il Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino.
Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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30 gennaio

 

Per la prima lezione con il nuovo insegnante le avevano schierate in fila mentre in fondo alla stanza Dmitri, il supervisore degli allenamenti fisici, prendeva posto insieme ai due nuovi generali, una decina di guardie armate e, in via del tutto straordinaria, Ivan Petrovich.

In mezzo alla palestra torreggiava un ring e al suo centro si stagliava la figura nera del nuovo insegnante.

Lukin, uno dei nuovi generali, aveva preso la parola e aveva spiegato alle cadette che l’allenamento di quel giorno consisteva nel riuscire a stare in piedi sul ring per almeno un minuto, solo chi ci riusciva aveva diritto ad alcune cure mediche.

Il Soldato d’Inverno, così era stato definito da Lukin, incuteva un certo timore reverenziale ma non rappresentava una reale minaccia… la prima cadetta doveva aver pensato questo, data la spavalderia con cui gli si era lanciata contro, per poi essere messa fuorigioco dopo tre secondi netti e venire trascinata di peso fuori dal ring da un paio guardie armate per far spazio alla seconda allieva. Anche Marina era stramazzata al suolo dopo quaranta secondi, probabilmente con in allegato anche un leggero trauma cranico, oltre ad un livido preoccupate all’altezza dello stomaco. 

Natalia iniziava a capire perché Ivan l’avesse definito la “perfetta macchina di morte”. Era brutale, colpiva preciso come una macchina e usava il minor numero di movimenti possibili per causare il maggior numero di danni. L’aveva studiato attentamente, notando che era più forte dal lato sinistro del corpo e che tendeva a tenere scoperto il fianco destro… quando era arrivato il suo turno era andata a colpo sicuro. Era riuscita a farlo arrancare di un passo piazzandogli un calcio sul fianco a tradimento, ma con la mano sinistra le aveva afferrato la caviglia in una presa ferrea e l’aveva sbattuta a terra facendole mancare l’aria. L’aveva afferrato per la nuca d’istinto rimettendosi in piedi assestandogli una ginocchiata ma, durante la manovra, l’uomo era riuscito ad afferrarla per la gola con la mano sinistra sollevandola da terra. Natalia aveva portato inutilmente le mani alla gola nel tentativo di liberarsi dalla presa che le toglieva il respiro… realizzando spaventata che la tenuta da combattimento celava un braccio di metallo, dominandosi per non far trasparire sul proprio volto un qualsiasi sintomo di paura, seguendo l’addestramento impartitole nella nebulosa speranza che i Capi decidessero di intervenire salvandola dal soffocamento. 

Karpov aveva sbraitato di smetterla e la mano del Soldato d’Inverno aveva abbandonato la presa, facendola cadere a terra scomposta e con le impronte delle sue dita metalliche che iniziavano ad affiorare violacee impresse sul suo collo candido, ringraziando silenziosamente una qualsiasi entità per aver ascoltato le sue preghiere ed essere ancora viva. 

Paradossalmente era riuscita nell’impresa impossibile di resistere quel fatidico secondo in più, guadagnando di diritto le cure mediche promesse da Lukin ad inizio lezione: una sola pastiglia di antidolorifico, un flacone di disinfettante e un paio di bende… avevano comunque dovuto trascinarla di peso fuori dal ring.





 

Edit: 16/09/2019

   
 
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