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Autore: Spensieratezza    16/08/2018    2 recensioni
Può il potere di una moneta cambiare il corso di una vita? E perchè Jared Padalecki lo permette?
Jared Padalecki e Jensen Ackles si ritroveranno a essere l'uno, l'antitesi dell'altro, senza averlo scelto.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fiaba oscura/ serie dei gemelli '
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Durante quei lunghi mesi, Jensen non riusciva a smettere di pensare a cosa gli era successo.

Aveva lasciato il paese, si era trasferito a Gotham, una città che per lui non significava niente.

Una città da cui i suoi genitori erano scappati.
Ed era RICCO.

Jensen non capiva. Aveva sempre creduto che ricchezza equivaleva a felicità, ma i suoi genitori erano fuggiti da quella ricchezza, avevano finto di essere persone normali..da cosa erano fuggiti..?

E quella villa, più la guardava, più ne era affascinato, quasi come se ci fosse di più da vedere, che i soli suoi occhi non gli permettevano di vedere.

C’era un bel pianoforte nel bel salone della villa e Jensen si ritrovò a suonarlo. Aveva preso lezioni di piano una volta, da bambino..

La musica del piano, lo tranquillizzava.
 
Era sempre più ossessionato dal ragazzo dagli occhi verdi, che quella sera di mesi fa, quando era crollato tutto, l’aveva fatto piangere, crollare in quel modo.

Jensen voleva scoprire chi fosse, cosa ci faceva con lui, se ne sentiva affascinato.

Non l’aveva più rivisto..ma forse non avrebbe dovuto desiderare di rivederlo, dopo che aveva terrorizzato la sua famigiia..forse era un terrorista..forse gli aveva fatto qualcosa..

Detestava non riuscire a ricordare quello che lo sconosciuto aveva detto, ma gli sembrava di rammentare che sembrava confuso, quasi turbato di vederlo spaventato..

Che senso ha tutto questo??

Poi Misha era scomparso..e lui ne soffriva immensamente..anche se di certo immaginava che Chad stava molto peggio.

Si chiese se Misha avesse a che fare qualcosa con quel ragazzo misterioso..si sentì assurdamente tradito.. e forse in un certo modo, quasi geloso.

Credeva di essere speciale, credeva che quello sconosciuto avesse a che fare qualcosa con lui, ma forse si era sbagliato…forse si era sbagliato su tutto..

Cominciò a sentire un dolore forte, cieco, e quasi sordo, pulsargli alla testa, che sembrava irradiare calore, calore fortissimo, in men che non si dica, gli sembrò come se la sua testa stesse andando a fuoco.
“AAAAAAAAAAAAAAARRRRRGH!”

Signorino Jensen!! Signorino Jensen! Signorino!”

Alfred era arrivato velocissimo e cercava di tirargli via le mani dalla testa, ma Jensen non voleva saperne.

“Signorino, la prego, mi faccia vedere, buon dio!” disse lui, quando si accorse che la sua testa fumava.
Nooooo. Lasciamiiii!”

Alfred incurante delle regole della galanteria, se lo caricò sulla schiena e si mise a correre.

Corse fino al bagno fino a buttarlo senza tanti complimenti nella vasca e facendo uscire il getto dell’acqua gelida sulla sua testa.
Jensen gridò di più. Le sue grida erano strazianti.

“ è finita, signorino. È quasi finita, ancora un po. Ancora un po.” Disse Alfred, bagnandogli e massaggiandogli la testa con le mani.

Le sue urla cominciarono a diminuire sempre di più di volume, fino a ridursi a un lamento.
“Basta..basta..” si lamentava.
“Sì..sì..è finita..adesso è finita..” diceva Alfred.

Quando vide che Jensen si era lasciato andare e sembrava essersi calmato, lo prese di nuovo in braccio, fasciandolo in un asciugamano e portandolo sul letto.
 
Alfred sembrò titubante. Tolse a Jensen, la maglia e i pantaloni zuppi e gli passò un paio di mutande, Jensen le afferrò e se le infilò da sotto l’asciugamano, un po imbarazzato. Alfred fu contento che gli avesse facilitato il compito, ma dopo esso, Jensen sembrò crollare di nuovo a letto.

“Oh no, signorino, così non va bene, deve finire di vestirsi, signorino!” lo scrollò.

“Fallo…tu..” mormorò Jensen.
“Prego?”

“Aiutami..mi fa male dappertutto..” disse Jensen allungando le braccia.

“Oh buon dio.” Sospirò Alfred e da bravo genitore infilò la maglietta bianca a maniche corte, pulita e linda, aiutando Jensen a infilarla dalla testa e facendo lo stesso con i pantaloni.

“Oh, ringrazio che i signori non siano in casa, altrimenti chissà cos’avrebbero pensato.” Disse Alfred passandosi una mano sul viso.

“Grazie Alfred, sei il migliore.” Disse Jensen abbracciandolo e baciandolo sulla guancia.


“O-ok..basta con l’espansività, per adesso. Perché non mi dici che cosa ti è successo, adesso?”

Jensen chiuse gli occhi, ripensando a come si era sentito.

“Ho pensato che forse Misha, il mio migliore amico..possa essere con il ragazzo moro in questo momento..e mi ha dato fastidio..ho creduto assurdamente di essere SPECIALE..e quando l’ho pensato io..ho cominciato a..BRUCIARE..”

“Buon dio!” disse Alfred vedendo un chiarore luminoso venire dalla mano di Jensen.
Jensen si fissò la mano terrorizzato.
“Alfred..m-ma che diavolo mi succede?”

Alfred gli prese la mano che brillava come un faro e stette a guardarla ammirato e spaventato.

“Non lo so, signorino Jensen, non lo so proprio.”
 
 
 
“AHHHHHHH.”

“Jared! Jared, tutto okay?” chiese il ragazzo moro che dormiva nell’altro letto del motel.
“è successo di nuovo, Misha. Il ciondolo ha cominciato a brillare!” disse Jared, stralunato.

“Ma che diavolo significa?? Jared, ti prego, buttalo via..”
“NO!” ruggì rabbioso l’altro.
“Ma ti ha quasi ucciso prima!!!” disse Misha scandalizzato.

“Solo perché mi ero lasciato trascinare dall’ardore, dalle emozioni! Non è colpa del ciondolo, lui..me l’ha dato Jensen. Non potrebbe mai farmi del male. Lui..quando me l’ha dato, è come se avesse creato una specie di legame per me e lui quando siamo lontani..me lo sento..”

“Jared, stai delirando, è soltanto un ciondolo e se vuoi il mio parere, non è neanche tanto bello, credo sia bigiotteria e..”

“Non toccarlo!” sbottò Jared facendo il giro del tappeto. “Il legame che ho con Jensen..è talmente forte che si concentra in quest’oggetto..lo so perché ho visto LUI, quando ho cominciato a sentire caldo, un caldo terribile..e poi DOLORE..l’ho visto in una specie di villa..e poi sotto il getto dell’acqua fredda..cercando di scacciare via il dolore..è colpa mia se lui si sente così…oppure..”

“Oppure..?”

“C’è qualcos’altro..qualcosa che non riesco a capire…io..devo andare da lui.”
“COSA?”

“Devo assicurarmi che lui stia bene.”
 
 
 
*

Alfred aveva insistito per dire ai genitori, almeno a loro, quello che gli era appena capitato.

“La sua testa fumava, signorino! È una cosa molto grave, potrebbe avere qualcosa..”

“Non mi fido di loro.” disse Jensen, asciutto.
Alfred rimase basito.
“Ma sono i tuoi genitori..” disse rammaricato.
(Alfred varia dal Lei al Tu, è voluta la cosa )
“Alfred, tu non capisci..quando stavo pensando..poco prima di sentire dolore..poco dopo aver pensato alla mia gelosia..io..ho pensato anche a qualcos’altro…era un pensiero..un pensiero su cui non ci ho fatto granchè caso..ma ora..”
“Cosa? Cos’hai pensato?” chiese lui.

“Ho pensato che rimpiangevo di non avere un fratello.” disse Jensen.
Alfred restò a guardarlo perplesso.
“E..quindi? Questo cosa ha a che fare con..”

“Non lo so..ma ho avuto una brutta sensazione, Alfred…”
 
 
 
*

Quando i genitori tornarono per cena, Jensen chiede con nonchalance, perché mai non gli avevano mai dato un fratellino.
I genitori si guardarono quasi increduli e un po pallidi.

“Perché te ne vieni fuori con questi discorsi, tesoro?” chiese la madre.

“Non vedi che siamo vecchi?” chiese il padre.
“Sei grande per desiderare un fratellino.” Disse la madre.
“Ma io ho solo fatto una domanda..sono grande ora..ma parlo di quand’ero piccolo..non avete mai desiderato un altro bambino?”

“Basta con questi discorsi. Mangiamo che si fredda.” Disse il padre in tono un po duro e la madre piuttosto remissiva, andò a prendere la carne.
 
 
 
 
   
 
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