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Autore: Riikah    17/08/2018    0 recensioni
Min Yoongi, figlio di una prostituta, fin da bambino è cresciuto suonando un pianoforte abbandonato nel bosco. Park Jimin è invece nato da una prestigiosa famiglia di pianisti, e l'unico amico è sempre stato il suo pianoforte. La loro comune passione li porterà ad incontrarsi.
{Ispirato all'anime Piano No Mori}
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2: Quel Pianoforte

Jimin doveva ancora ringraziare il ragazzo pallido. Erano ormai passati due giorni da quella vicenda e non è stato in grado di rivederlo. A quanto sembrava era davvero un ragazzo misterioso: continuava ad assentarsi e nessuno sembrò mai particolarmente sorpreso o preoccupato. Non avendo ne il coraggio ne la confidenza di chiedere il motivo a qualcuno, semplicemente decise di aspettare. Aspettare si rivelò più difficile del previsto poiché Minho, il grosso ragazzo che lo sfidò, non era molto paziente. Inoltre era in grado di addossare a Jimin una grande quantità di ansia in ogni momento della giornata scolastica, ricordandogli che la prova che doveva superare era, purtroppo, ancora valida. 

Jimin continuò a rimandarla giorno dopo giorno con delle piccole scuse, consapevole che prima o poi si sarebbe dovuto intrufolare in quell'enorme foresta alla ricerca del pianoforte maledetto.

Come se non bastasse, Jimin non è stato in grado di farsi un solo amico. Tutti i suoi compagni ignoravano la sua esistenza, e sperava davvero che il motivo non fosse il suo aspetto o il suo carattere apparentemente presuntuoso che aveva fatto apparire, ma bensì perché non aveva ancora superato la dimostrazione di coraggio.

Nonostante la bella versione, in parte vera, che aveva raccontato a sua madre e a sua nonna della propria scuola "L'edificio non è enorme e nuovo come quello della mia scuola precedente, non ci sono moltissime attrezzature ma c'è il necessario, inoltre i professori sono bravi e i compagni sono simpatici. Un piccolo quartiere come questo non ha bisogno d'altro." Jimin è sempre stato un tipo estroverso e abbastanza socievole, motivo per cui sentiva davvero la mancanza di avere qualcuno con cui esprimersi. Il suo unico vero amico è sempre stato il pianoforte, ma questo non lo fa rifiutare le interazioni con ragazzi della sua età.

Una parte di lui sperava segretamente di fare amicizia con il ragazzo pallido, che ha imparato chiamarsi Yoongi. Oltre ad essere affascinante, il ragazzo gli provocava parecchie curiosità ed era stato l'unico, a modo suo, ad averlo aiutato. Si è quindi promesso di provare a parlarci anche a costo di aspettare una settimana.

🎵🎼🎶

Fortunatamente per Jimin, il ragazzo misterioso tornò a scuola il giorno dopo. Si fece prendere dal panico nel momento in cui una familiare massa di capelli scuri gli passò davanti. Non voleva davvero aspettare la ricreazione o la fine delle lezioni per poter avere una chiacchierata decente da giorni. In più, una conversazione all'aperto nel giardino della scuola era di gran lunga migliore di una conversazione dentro la piccola classe e sotto gli occhi di tutti. 

Sentendosi all'improvviso molto nervoso per i troppi pensieri che attraversavano la sua mente e il ragazzo che si stava ormai allontanando, d'istinto corse verso di lui e la sua mano prese il sopravvento andando ad afferrare con delicatezza il braccio dell'altro ragazzo.

«I-Io mi dispiace per il disturbo. Uhm.. sei Yoongi, vero?»

Il respiro di Jimin si spezzò nel momento in cui Yoongi si voltò. Di fronte a lui si trovava di sicuro il ragazzo che cercava. Aveva la tipica aria selvaggia emanata la prima volta, ma in più sul suo viso si potevano scorgere un paio di piccoli lividi. Lividi che, era sicuro, prima non ci fossero. Appena Jimin si accorse dell'espressione di dolore sulla faccia dell'altro, il suo sguardo cadde sulla propria mano, pericolosamente molto vicina ad un'altro livido presente sul braccio.

«Oh mio dio non volevo!» Si scusò subito scansandosi ed evitando di toccarlo ulteriormente. L'altro ragazzo non sembrò più così addolorato e canticchiò in segno di risposta, cercando di allungare la manica della maglietta oversize per coprire la macchia violacea che quasi risplendeva sulla sua pelle bianca. Ora che ci pensava, Yoongi sembrava l'unico a non indossare l'uniforme scolastica. «Ecco.. solo grazie per l'altro giorno. Ero davvero spaventato da Minho che quasi mi sarei abbassato i pantaloni davanti a tutti. Volevo solo ringraziarti per aver fatto evitare una scena del genere, quindi..» Il tono della voce di Jimin continuava a scendere ad ogni parola pronunciata, perchè per quanto ci avesse pensato negli ultimi giorni, non era del tutto questa la situazione che si era immaginato. Non riuscì a dire più nulla ne a guardarlo negli occhi, finendo per giocherellare con le mani e torturare metà labbro inferiore dall'imbarazzo.

«Tu hai paura di Minho?» Furono le prima parole che Yoongi pronunciò a Jimin. La sua voce non si presentò ruvida e sprezzante come la prima volta che l'aveva sentito parlare, ma fredda e forse dai toni un po' dolci. Jimin comprime le labbra. Oltre che imbarazzato, adesso si sente anche un codardo. Yoongi la prende come una conferma, si guarda un attimo intorno pensieroso e continua a parlare. 

«Vieni con me nella foresta, ti farò vedere che quel pianoforte funziona ancora.»

Alla fine Jimin finisce per saltare la scuola. E' abbastanza sorpreso da se stesso perchè è sempre stato uno studente diligente e responsabile. Ma come avrebbe potuto rifiutare un occasione del genere? Avrebbe potuto superare la prova e non sarebbe stato da solo. 

I due si addentrano in piena mattinata nella possente foresta. Il ragazzo pallido sembra conoscere la strada a memoria. Ci viene tutti i giorni, lui dice. Jimin si lascia quindi guidare. E' la sua prima volta circondato da così tanto verde. Infila i suoi guanti neri facendo finta di non aver visto l'espressione di Yoongi accigliarsi alla sua azione. Ammette che si sente un po' a disagio. Yoongi ha un passo veloce e non parla se non per dire "Sei lento", "Li hai i muscoli nelle gambe?", "Se ti perdi non ti verrò a cercare" mentre Jimin è ancora scioccato che lui sia in grado di trovare un pianoforte in mezzo a tutti questi grandi alberi. Per non parlare che a differenza dell'altro lui ha già il fiatone, non fa che inciampare tra le radici, finisce in mezzo ai cespugli per non calpestare i fiori, e una miriade di insetti si scontrano sulla sua faccia. E' abbastanza sicuro che Yoongi sia divertito dalla sua disattenzione. 

Nonostante questo, Jimin non la smette di parlare (per lo più a se stesso) e fare dei commenti positivi sull'ambiente. L'altro ragazzo per quanto sia poco socievole e silenzioso, per fortuna non sembra infastidito. Yoongi allenta il passo e Jimin ne approfitta per chiedergli una delle sue più grandi curiosità. 

«Perchè mi hai aiutato?» 

«Hai detto che suoni il pianoforte. Suono anche io, abbiamo una cosa in comune.»La risposta arriva immediata, Jimin ne può trarre la sincerità e la schiettezza. Ne rimane talmente colpito che non sa più che altro dire, quindi continua a camminare silenziosamente dietro di lui, fino a scontrarsi contro la sua schiena poco dopo. Bisbiglia l'ennesimo "scusa" della giornata (non è neanche sicuro che l'altro lo abbia effettivamente ascoltato questa volta) e cerca di spostarsi di fianco al ragazzo per una visuale migliore. 

Ciò che vede è forse una delle poche meraviglie nel mondo. I raggi del sole riflettono tra le foglie e i rami degli alberi su un nobile pianoforte marrone. Ascolta il suo cuore battere ardentemente nella sua cassa toracica insieme al cinguettio degli uccelli e al canto delle cicale, non sa perchè sia così tanto emozionato. Non è di certo la prima volta che vede un pianoforte. Anzi, ha visto pianoforti di gran lunga migliori. Ma è convinto che ci sia qualcosa che lo rende speciale. 

Si accorge che le sue labbra si sono allentate da sole ed è quasi sicuro di star boccheggiando a vuoto con gli occhi spalancati. Cerca di ricomporsi e guarda Yoongi, in richiesta muta di potersi avvicinare. «Di notte è ancora più bello.» Aggiunge lui con gli occhi che brillano. I due si avvicinano al pianoforte e Jimin può ora esaminarlo meglio. L'immagine è un po' trascurata, è polveroso e non nelle migliori condizioni. Ci sono anche delle radici che lo abbracciano e un po' di foglie sparse sopra di esso. 

«Adesso lo suono e tu sei testimone!» Afferma un Jimin agitato, andando a sedersi sullo sgabello bucato e togliendosi i guanti. Non poteva davvero permettere di graffiarsi e rovinarsi le mani. Prende un grande respiro e preme un tasto sulla tastiera. Non esce nulla. Nessun suono. Riprova con un accordo. Ancora niente. Non si sente nulla. Riprova con più forza. Non capisce. Minho aveva detto che il pianoforte era rotto, ma Yoongi aveva negato. Ha persino portato fin qua giù entrambi con convinzione. 

«E' davvero in pessimo stato se non suona.» Finisce per pensarlo ad alta voce, aggrottando la fronte. Sinceramente si sente un po' deluso. Percepisce la presenza del ragazzo pallido sedersi sullo stesso sgabello. «Impossibile. Lascia fare a me.» 

Yoongi si toglie le scarpe e poggia i piedi nudi sui pedali. Accarezza teneramente il pianoforte, ma non abbastanza forte da far uscire dei suoni. Forse sta ancora pensando a cosa vuole suonare. Jimin è confuso, perchè trova inutile pensare a cosa si vuole suonare se il pianoforte è ormai talmente vecchio e rotto da non poter produrre più nessun suono. Quando finalmente Yoongi sembra pronto per iniziare a suonare, preme i tasti uno dopo l'altro senza esitare.

E lo fa.

Lui suona.

Il pianoforte funziona.

   
 
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