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Autore: Lady Neko Kadar    18/08/2018    3 recensioni
Su instagram è partito un evento chiamato "Our Two Weeks of Positivity", ossia due settimane di prompt per postare qualsiasi cosa ci renda felici riguardo Voltron e contrastare il caos e la negatività che si è creata dopo la S7.
Ora, ho amato questa idea e anche se non posso partecipare ufficialmente ho deciso di approfittarne e riprendere a scrivere.
Sarà quindi una raccolta di storie brevi e senza troppe pretese, forse scritte più per motivi personali che altro. Spero comunque possano piacere anche ad altri.
[Probabilmente ci saranno SPOILER, principalmente saranno storie sulla KLANCE ma ci saranno anche altre ship, credo... Devo ancora scriverle ma l'intenzione c'è.]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Garrison Hunk, Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Black Lips

Day 4
Prompt: High School
PG o Ship: KLANCE
Avvertimenti: School!AU

 
Le feste scolastiche possono essere una tortura per chi non ama la compagnia e la musica troppo alta. Keith Kogane faceva parte di queste persone.
Qualcuno, non si sapeva bene chi, aveva preso la decisione di organizzare una festa per tutte le classi dell’ultimo anno della Voltron High School. Keith avrebbe preferito starsene tranquillo a casa sua ma i suoi amici lo avevano quasi costretto a partecipare.
“Dai, è l’ultimo anno questo! Quando ci ricapiterà di divertirci tutti insieme?” gli aveva detto quello che era diventato il suo migliore amico, Lance McClain. E Keith contava su di lui per quella festa: avrebbero chiacchierato, mangiato, sarebbero rimasti insieme e Keith si sarebbe rilassato grazie alla presenza dell’amico E così era stato per metà della festa, finché Lance non si era volatilizzato. Era sparito di colpo senza dire una parola a nessuno. Keith lo aveva cercato dappertutto in quella dannata casa, che ospitava almeno un centinaio di persone  tra studenti e imbucati, e trovare il suo amico in quell’ammasso di ragazzini mezzi ubriachi con il volume della musica altissimo, era un’impresa ardua che Keith non era riuscito a compiere.
Il  ragazzo passò il resto della serata buttato su un divano con un bicchiere di punch in mano, a maledire Lance e a guardare gli altri divertirsi. Non poteva neanche andarsene poiché doveva riaccompagnare a casa il suo amico Hunk, che in quel momento era molto impegnato a conversare con Shay, una ragazza per cui Hunk aveva una cotta dal secondo anno delle superiori e con cui non era mai riuscito a parlare. Interromperlo dopo aver raggiunto finalmente l’obiettivo di rivolgere la parola alla ragazza dei suoi sogni sarebbe stata una carognata terribile persino per Keith. Avrebbe dovuto riaccompagnare anche Lance, ma dopo essere stato lasciato da solo senza neanche un piccolo avviso, per Keith Lance poteva anche dormire nella piscina della casa che li stava ospitando.
Sbuffò per l’ennesima volta, era arrivato al punto di non sopportare più nulla e stava meditando di prendere Hunk con la forza e andarsene, ma qualcosa lo distrasse da suoi piani. Gli si avvicinò qualcuno: aveva una lunga tuta nera intera che metteva in risalto un corpo magro e sinuoso, un cappuccio largo che nascondeva gran parte della testa, una maschera nera a coprire la parte superiore del viso e  un rossetto nero. Su quei colori così scuri, la cosa che risaltò e che colpì Keith dal primo istante furono gli occhi azzurri del misterioso individuo. Keith aveva sempre avuto un debole per gli occhi azzurri, anche se negli ultimi quattro anni di scuola solo un paio di occhi di quel colore intenso aveva tormentato i pensieri di Keith in modo costante: quelli del ragazzo che gli stava praticamente dando buca a quella dannata festa.
Keith non aveva mai pensato di dirglielo. Lance era quel tipo che ci provava con tutte le ragazze carine, dirgli la verità avrebbe significato perdere la loro già precaria amicizia. Per tre anni erano stati rivali.  Lance  aveva dato inizio a tutto, ogni interazione tra loro era diventata una sfida. Solo nell'ultimo anno la rivalità era diventata amicizia e Keith non voleva perdere quella vicinanza con Lance solo per una stupida cotta.
La persona in nero si avvicinò ulteriormente a Keith, gli afferrò il braccio e lo costrinse ad alzarsi.
« E-ehi... No, scusa ma io non ballo » dichiarò all'istante Keith, ma la persona sconosciuta non sembrava volerlo ascoltare. Anzi, trascinò Keith in mezzo ai pochi ragazzi rimasti a ballare un lento. Gli prese le mani e le portò alla propria vita per poi avvolgere le braccia attorno al collo di Keith e muoversi lentamente. Keith era decisamente in imbarazzo; guardandolo da vicino intuì che era un ragazzo quello che stava abbracciando; dalle braccia e dal collo scoperti Keith notò la pelle decisamente più scura della propria, eppure non era in grado di riconoscere il misterioso ragazzo dal rossetto nero. Lo sconosciuto si strinse di più a Keith, il quale si irrigidì ulteriormente. Non si era mai trovato in una situazione del genere, toccando un completo sconosciuto e la cosa, doveva ammetterlo, non gli dispiaceva neanche. Dalla tuta aderente era impossibile non notare che il ragazzo aveva un corpo mozzafiato, di quelli che Keith avrebbe passato ore ad ammirare e accarezzare.
« Posso sapere chi sei? » chiese Keith senza riuscire a tenere a freno la curiosità, ma il ragazzo scosse la testa.
« Perché no? » chiese di nuovo, imbronciandosi appena, ma l'altro fece cenno che non poteva o voleva parlare. Keith sospirò, ma accettò quel silenzio forzato.
La musica proseguiva, i loro corpi si facevano sempre più vicini. Lo sguardo di Keith vagava tra gli occhi e le labbra dello sconosciuto. Cercava di scoprirne l'identità, ma non gli veniva in mente nessuno. O meglio c'era una persona, ma Keith riteneva impossibile potesse essere lui, al punto da scartare e dimenticare quella follia che aveva attraversato la sua mente.
Finì la musica e senza rendersene conto i loro visi erano a un soffio l'uno dall'altro. Mancava davvero poco perché le loro labbra si sfiorassero, ma Keith si allontanò. Prese il ragazzo per il braccio e lo trascinò dietro una colonna della sala, restando un po' nascosti alla vista degli altri invitati.
« Non credere che bacerò un tizio mascherato davanti a tutti! »
Il ragazzo fece capire a Keith di passargli il cellulare. Keith, titubante, lo assecondò, sbloccò il cellulare e glielo passò. Il ragazzo fissò pochi secondi lo schermo con un sorriso, poi digitò e passò di nuovo il cellulare a Keith. Aveva usato le note per poter scrivere.
"Perché non ti rilassi? Si vive una volta sola. Dovresti divertirti stasera."
Keith lanciò un'occhiataccia al ragazzo.
« Non è una giustificazione. » Non ebbe il tempo di continuare perché il ragazzo gli strappò il cellulare dalle mani per scrivere ancora.
"Solo per stasera. Solo stavolta. Lasciati andare, ti prego. So che lo vuoi. Realizza questo mio desiderio."
Keith avrebbe dovuto rispondere, avrebbe dovuto bloccare tutto e andarsene, eppure non ci riusciva: quelle parole, quegli occhi e quelle labbra... Keith ne aveva bisogno. Era necessario per fuggire dalla delusione che sentiva crescere in lui, dai pensieri che continuavano a concentrarsi su Lance. Non si scostò quindi quando le labbra nere del ragazzo si posarono sulle sue. Fu un bacio a stampo, durato pochi secondi, ma Keith si mosse d'istinto, approfondendolo. Se ne sarebbe pentito forse, ma in quel momento aveva davvero bisogno di sentire il sapore di qualcosa di nuovo.
Si staccarono quando nessuno dei due ebbe più fiato, il rossetto del ragazzo misterioso era tutto sbavato.
« Perché ridi? » chiese Keith, riconoscendo un sorriso divertito sul viso del giovane, il quale indicò le sue labbra. Keith si toccò la bocca e si sporcò il dito di nero.
Il cellulare di Keith squillò e a coprire la foto di Lance e Keith sul display apparve il nome di Hunk.
« Sì, dove sei? Ok, arrivo. » Mentre parlava, Keith si mosse appena oltre la colonna per capire la posizione di Hunk. Quando riattaccò e ritornò alla colonna il giovane misterioso se n'era andato. Keith si guardò intorno ma era come sparito nel nulla in mezzo alla folla.
Trovato Hunk, Keith scoprì che Lance aveva scritto loro un messaggio dicendo che aveva trovato qualcuno e che non aveva bisogno del loro passaggio. Keith era infastidito dal comportamento dell'amico, ma aveva altri pensieri ad occupargli la mente.
Quella notte furono due labbra nere ad accompagnarlo nei suoi sogni.
 
Il lunedì successivo alla festa Lance entrò in classe e trovò Keith seduto al proprio banco, concentrato a scrivere. Lance si avvicinò allarmato.
« Cosa stai facendo? Non dirmi che ho dimenticato che abbiamo qualche test! »
Keith si girò verso Lance, lo guardò male, poi tornò a dedicarsi al proprio foglio.
« Nessun test » rispose freddamente. Lance gettò lo zaino a terra e si sedette accanto al suo vicino di banco e amico.
« Che hai? » Chiese, preoccupandosi per quell'atteggiamento scontroso di primo mattino.
« Avresti potuto dirmi che avevi trovato compagnia invece di abbandonarmi in quel modo. »
Lance apparve perplesso, poi annuì di colpo quando comprese a cosa Keith si stesse riferendo.
« Oh, bhè... sì... Se te lo avessi detto, te ne saresti andato e non ti saresti divertito » rispose Lance, sorridendo sornione. Keith sospirò in modo strano e Lance iniziò a fissarlo.
« Perché ti sei divertito, vero?»
« Ti interessa? »
« Ovvio che mi interessa! »
Keith ci pensò su, poi si girò verso Lance.
« Alla festa c'era un ragazzo. Indossava una maschera e aveva un rossetto nero... Poi due occhi incredibili... Ecco... mi ha baciato. » spiegò velocemente Keith, ma con un entusiasmo che raramente mostrava. Lance scattò in piedi.
« Oh! Il primo bacio di Keith! » urlò sorpreso. Keith gli fece cenno di stare zitto e sedersi.
« Sshh, abbassa la voce! E poi non era il mio primo bacio! »
« E... chi è questa persona? » chiese Lance, il cui tono sembrò improvvisamente diverso dal solito, come insicuro.
« È questo il punto, non lo so. Ma voglio scoprirlo » rispose con determinazione Keith.
« E come? »
« Bisognerebbe trovare i nomi di tutti i ragazzi della scuola con la pelle scura e gli occhi azzurri innanzitutto. »
Lance si passò una mano tra i capelli e si morse il labbro inferiore.
« Non sarà facile... C'è tanta gente in questa scuola e sicuramente ci sono stati anche degli imbucati alla festa. »
« Lo so, ma voglio provare davvero a ritrovarlo. Voglio sapere chi è » insistette Keith.
« Potrei chiedere a Hunk di aiutarmi... E a Pidge... »
« Ci... Anche io. Ti aiuto anche io » disse Lance. Keith sgranò gli occhi.
« Ok... Sì. »
« Non mi sembri molti convinto » si lamentò Lance con un piccolo broncio.
« No, è tutto ok. Più siamo, prima lo troviamo. »
 
Le ricerche del ragazzo misterioso dalle labbra nere erano partite subito. I ragazzi misero mano ai loro vecchi e nuovi annuari, Pidge addirittura hackerò i sistemi della scuola in cerca di nuovi studenti che non risultavano dalle foto trovate in giro tra siti e cornici e qualche nome venne fuori. Keith non aveva però la più pallida idea di come agire. La maggior parte erano sconosciuti e se anche Keith avesse tentato con l’approccio diretto, probabilmente il ragazzo misterioso non si sarebbe palesato, altrimenti non avrebbe mostrato tanta riservatezza durante la festa.
Keith, Hunk e Lance si ritrovarono un pomeriggio in biblioteca, dove sapevano che uno dei tre sospettati si recava ogni pomeriggio per un progetto. Era un compagno di classe di Shay e grazie alla confidenza che finalmente Hunk era riuscito ad avere con la ragazza, avevano avuto delle informazioni su di lui.
«Non saprei… fisicamente si avvicina molto… però quel ragazzo aveva un qualcosa di più… » spiegò Keith, continuando ad osservare l’ignaro ragazzo con insistenza.
« Ma qualcosa cosa?» chiese Hunk, cercando di capire.
« Non so come spiegarlo. »
« Non sei molto di aiuto. Ehi Lance, tu lo capisci? Lance? » Hunk scosse la spalla di Lance che si era perso nei suoi pensieri. Gli capitava spesso dopo la festa.
« Eh, sì? Ci sono » rispose, dissimulando la sua distrazione con scarso successo.
« Ma proprio con due amici innamorati mi dovevo ritrovare! » si lamentò Hunk, sospirando.
« Ma se tu lo sei dal secondo superiore e ancora non ti sei dichiarato! » lo prese in giro Lance in risposta.
« Io non sono innamorato, vorrei solo conoscere l’identità di quel ragazzo. Capire chi diavolo ho baciato. »
« E quando lo avrai scoperto cosa farai? » Questa volta fu Lance a prendere la parola con espressione seria, tanto da spiazzare Hunk.
« Io… non lo so » ammise Keith.
« Keith, dovresti lasciare semplicemente perdere. È stato solo un bacio dato a una festa dove eravamo tutti un po’ brilli. Cercare la verità potrebbe essere solo una seccatura. »
Keith assottigliò lo sguardo. Non accettava le parole di Lance, né le comprendeva, per Keith non avevano senso dette da uno come lui.
« Bhè, io non sono come te che prima abbandoni gli amici per chissà chi, ci passi la notte insieme per poi dimenticarla il giorno dopo. » Il ragazzo alzò la voce, guadagnandosi un’occhiataccia dalla responsabile della biblioteca e dai presenti, compreso il ragazzo che stavano pedinando.
« Se tu non te ne fossi andato, questo non sarebbe successo » soffiò in aggiunta Keith.
« Sai una cosa, spero che non riuscirai a trovarlo questo cretino che ti ha baciato. Mi dispiace per lui perché il suo desiderio lo ha portato dal più idiota della scuola. » Lance prese il proprio zaino e se ne andò dalla biblioteca. Hunk rimase sbigottito mentre Keith fumava di rabbia. Non era stato lui a chiedere a Lance di aiutarlo. Si era offerto da solo e per Keith era anche abbastanza imbarazzante, nonostante sapesse che andare avanti con la propria vita era l’unico modo per farsi passare la fissa per  Lance, una fissa che lo avrebbe soltanto logorato.
 
Dopo quel litigio in biblioteca, Keith e Lance non si sentirono per tutta la sera. Era una cosa insolita visto che almeno una o due idiozie se le scambiavano sempre via chat. Lance faceva una battuta o inviava un meme, Keith gli rispondeva in modo serio o scherzoso e si davano la buonanotte. Era così tutti i giorni da quando la loro rivalità era diventata amicizia ma quella sera nessuno dei due sembrò intenzionato a cercare l’altro. Era l’orgoglio che li aveva uniti e l’orgoglio che li poteva distruggere.
Keith se ne stava alla propria scrivania a vedere e rivedere le foto dei ragazzi che avevano trovato. Solo il compagno di classe di Shay corrispondeva all’immagine che aveva del ragazzo della festa, eppure sentiva che non era lui. Gli mancava qualcosa nello sguardo, nel modo di muoversi, nell’atteggiamento che aveva visto in quel ragazzo… Quel qualcosa in più che era sicuro di conoscere a perfezione...
« Cavolo! Non è possibile! »
Come un lampo, la soluzione apparve chiara a Keith Una soluzione che aveva scartato fin dal primo momento che i suoi occhi avevano incrociato quelli del ragazzo della festa. Cos’ inverosimile da fargliela dimenticare, ma Lance quel pomeriggio aveva detto una frase che avrebbe dovuto aprirgli gli occhi.
Non perse tempo, Keith. Corse fuori di casa, prese la moto e in pochi minuti fu sotto la casa di Lance. Fu la madre del ragazzo ad aprirgli e Keith si scusò con lei per l’ora tarda, ma aveva davvero bisogno di vedere il suo amico. La donna lo fece accomodare e Keith si fiondò come una furia in camera di Lance.
Lance era impegnato con un videogame quando sentì la porta sbattere. Si spaventò e perse la partita.
« MA CHE DIAVOLO… KEITH?! » esclamò, arrabbiato per il gioco. Keith chiuse la porta.
« Dobbimo parlare » disse, sedendosi accanto a Lance. Il giovane cercò di calmarsi ma era difficile. Ancora ce l’aveva con Keith per le parole dette quel pomeriggio e non aveva alcuna intenzione di scusarsi.
« Se vuoi delle scusa, te le scordi. »
« Perché non mi hai detto che eri tu il ragazzo della festa?  » Keith partì subito in quarta con quelli che per lui erano non più sospetti, ma certezze. Lance sbiancò improvvisamente e iniziò a sudare freddo.
« N-no, io ero con una ragazza. »
« Il nome. Dimmi il nome. » Keith sembrò determinato a tirargli fuori la verità in ogni modo.
« Non me lo ricordo così su due piedi. »
« Andiamo Lance, l’unica cosa per cui hai memoria sono le ragazze! »
« Sei venuto qui a quest’ora per offendermi? » Lance si mise subito sulla difensiva.
« No, voglio la verità. Perché non mi hai detto che sei stato tu a baciarmi? »
« Perché non è vero! »
« Stai mentendo. »
« No! N-non… Cosa te lo fa pensare? »
« Oggi hai parlato di desiderio, proprio come quel ragazzo la sera della festa. »
Lance tacque qualche secondo prima di rispondere.
« È una parola comune, la usiamo tutti e parecchio. Non prova niente. »
« Il modo e il contesto provano molto Lance… ma non è solo quello. Lance, quel ragazzo si muoveva come te, aveva il tuo sguardo. Io ho eliminato te dalla lista perché mi sembrava impossibile ma solo tu ti muovi in modo così… così… unico: quando balli, quando cammini, quando abbracci qualcuno… Non l’ho capito subito perché sarebbe stato davvero troppo bello se quelle labbra fossero state le tue. Tanto  bello da sembrarmi impossibile, ma con quella frase ho capito. »
Lance ascoltò in silenzio il flusso di parole di Keith. Si vedeva chiaramente come la sua espressione mutasse man mano: sgomento, sconforto, paura, delusione e infine sorpresa.
« Troppo… bello? Come sarebbe a dire troppo bello? Sono stato io a baciarti, cosa ci sarebbe di bello per te?! » Preso dalla sorpresa, Lance confessò. Era inutile andare avanti con la farsa, ora era lui che voleva sapere.
« Tu…Tu… mi piaci. Non volevo dirtelo, non volevo rovinare la nostra amicizia.  Tu perché mi hai nascosto tutto? »
Lance abbassò lo sguardo e sospirò.
« Per lo stesso motivo suppongo… Cavolo, Hunk non è il solo incapace di dichiararsi. »
« Credevo che a te venisse facile » disse Keith, sorridendo appena.
« No, con le ragazze non è mai una cosa seria ma con te… Desideravo tanto baciarti, conoscere la sensazione delle tue labbra sulle mie, sentire se davvero il mio cuore avrebbe accelerato al solo contatto con te e così è stato… È tutto più profondo e intenso con te. »
« È… bello…» disse Keith. Lance annuì. Non ci fu più bisogno di altre parole, era difficile trovarne di giuste per due come loro, uno taciturno e l’altro che straparlava. Perciò lasciarono che i baci comunicassero tutte quelle emozioni tenute a tacere per troppo tempo e fu come la prima volta, forse meglio, con la consapevolezza di ciò che l’uno provava per l’altro.



Rieccomi qui... Stavolta il breve racconto non è stato per niente breve. Sembrava non finire più! Ho ritardato proprio perchè non riuscivo a completare quesa storia ma alla fine ci sono riuscita! 
Ho sonno quindi non mi dilungherò oltre, spero di riuscire a scrivere presto le altre perchè mi sono saltati i giorni.
Ringrazio la mia migliore amica <3 che mi ha aiutato a correggere i tanti obrobri. Quanta pazienza hai!
Ricordatevi di seguire #ourtwoweeksofpositivity.
Alla prossima!

Shasti Kadar

 
 
   
 
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