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Autore: missiswolf03    19/08/2018    0 recensioni
10 Agosto 2022, la mia ultima notte di San Lorenzo in Italia.
L'ultima occasione di stare con i miei amici e con Luca, il mio ragazzo prima di partire per l'Inghilterra, senza sapere quando tornerò.
L'ultima occasione per sistemare tutto.
Non ho nulla da perdere.
Nulla.
Eccetto lui.
L'ultima notte insieme.
Troppe cose da dire.
L'ultimo incontro prima dell'ultimo addio, stavolta per sempre.
L'ultima volta che potrò pronunciare il suo nome.
Kilian.
10 Agosto 2022.
Non c'è un modo diverso per dire le cose.
C'è quella notte.
C'è un prima.
C'è un dopo.
E poi c'è quella cosa, quella cosa strana, che a ripensarci adesso, assomigliava alla felicità.
[Prima]
Una canzone non è solo un insieme di note e parole.
Una canzone è un momento, un frammento di memoria trasformato in melodia.
Una canzone è il ritratto della persona a cui, inconsciamente, la dedichiamo.
E, pensa un po', io te ne ho dedicato un intero elenco.
[Dopo]
Sbagli.
Sbagli.
Ancora sbagli.
Ecco come posso riassumere il nostro rapporto.
Errori su errori.
Non impariamo mai.
C'ho provato, te lo giuro.
Ma no, è più forte di me.
E ora è troppo tardi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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I hate you, I love you – Gnash ft. Olivia O'Brien

 

30 Novembre 2016

 

Quella maledetta consapevolezza era arrivata come un fulmine a ciel sereno.

Me lo ricordo benissimo.

Io ero lì, ferma, sdraiata sul letto, e stavo sfogliando il libro di storia, non certo per ripassare, giusto perché mi era venuta voglia di rileggere le scritte fatte a margine, sui paragrafi, intorno alle immagini...

I disegni che col tempo si erano accumulati, le frasi delle canzoni, le citazioni rubate ai film...

Riuscivo a ricordare ogni momento in cui le avevo scritte, armata di lapis, per non imbrattare il libro d'inchiostro.

Con gli occhi scorrevo le parole, canticchiando una canzone sentita forse in radio, o in autobus, o nella pizzeria napoletana vicino casa.

Poi, come per gioco, avevo iniziato a cercare un collegamento fra quello che avevo scritto e quello che avevo vissuto.

E mi ero resa conto, spaventandomi, che ogni singola lettera era riconducibile a lui.

Ogni. Fottuta. Lettera.

Quel libro pareva un ritratto di Kilian.

Quel libro pareva il riflesso delle emozioni che mi faceva provare, e a cui non sapevo dare un nome.

Era piombato sulla mia testa così forte che questa aveva iniziato a girarmi.

Io ero persa dietro a lui.

Io ero persa senza di lui.

Io ero persa.

Io lo amavo.

Io lo amo.

Avevo rifiutato quel sentimento in maniera così insistente da illudermi che non esistesse.

Anche quella volta ci avevo provato.

E non ce l'avevo fatta.

Adesso vorrei solo non essermene mai resa conto.

Era così bello non esserne consapevole.

Invece ora devo convivere con le conseguenze di questa emozione.

Sto ferma qui, in un angolo della stanza, stringendo tra le dita, tremanti per il riscaldamento troppo basso in questo glaciale pomeriggio di Novembre, il flauto traverso appena accordato.

E invece lui è al centro della sala prove, seduto al pianoforte, e le sue dita scure cullano i tasti come una mamma fa con suo figlio.

Non conosco la melodia che sta suonando.

Conosco però la ragazza per cui la sta suonando.

Elena Baldini, la seconda pianista più brava di tutta la scuola nonostante sia solo in seconda media.

Kilian non guarda il piano. Kilian guarda lei.

Guarda i suoi occhi azzurri da cerbiatto.

I suoi lunghi capelli neri, lucenti come nelle pubblicità della Pantene.

La pelle chiara, come illuminata dalla luna.

Sembra fatta apposta per lui.

Due opposti che più opposti la natura non poteva crearli.

Nonostante questo, i loro caratteri vanno a nozze.

Le loro abitudini, anche.

Scoprirli a farsi una sigaretta nel bagno dei professori non è stato molto divertente.

Spero fosse solo una sigaretta, anche se ho i miei dubbi.

In questa settimana, ho cercato di trovarle almeno una caratteristica incompatibile con Kilian, senza successo.

Persino i loro corpi sembrano stati creati ad incastro.

Almeno, non è una di quelle ragazze che va col primo che passa.

Non voglio che gli spezzi il cuore come lui ha inconsapevolmente fatto con me.

Non voglio nemmeno dover rinunciare alla nostra amicizia per colpa del mio stupido cuore.

Non c'è bisogno che lo sappia, dopotutto.

Certo, ogni volta che mi parlerà di lei, io morirò un po' dentro.

E quando, uscendo da scuola, correrà da lei invece che accompagnarmi alla fermata del bus, sarà come ricevere venti pugnalate alla schiena.

Oppure, mentre io sarò li ad aspettare una risposta ai miei messaggi, e lui starà scrivendo a lei, i miei occhi s'inumidiranno, e forse piangerò.

Ma non voglio perderlo.

Non per una cosa così trascurabile come una cottarella adolescenziale.

La musica finisce, e lei, con occhi adoranti, lo abbraccia di slancio, e lui la stringe forte a sé, sfruttando l'assenza dei professori causa pausa pranzo.

Qualcuno mi si siede a fianco.

Non faccio caso a chi è, sono troppo occupata a imprimermi masochisticamente la scena in mente.

So che la rivedrò ogni volta che la mia mente correrà a lui.

- Fa male, vero?

Giro di scatto la testa, incontrando gli occhi scuri e la pelle abbronzata di Riccardo.

- Non so di cosa parli.-, mi affretto a rispondere, distogliendo lo sguardo e stringendo ancora di più lo strumento tra le mani.

- Guarda qua, Giorgia sa dire le bugie, chi l'avrebbe mai detto.-, ironizza, facendo increspare le mie labbra in un lieve sorriso, che si spegne subito dopo, quando l'urletto di Elena riempie la stanza.

Non ho bisogno di guardare per sapere che dev'essersela caricata in spalla a mo' di sacco di patate.

Lo faceva sempre con me.

- Vuoi parlarne?

Ricky ha addolcito il tono.

Quel ragazzo deve sapere esattamente come ci si sente.

Ana, una della III A, gli ha detto di no penso almeno sei volte.

Quella è una tale snob, non accetta le avanches di nessuo...

Non penso che potremmo mai essere amiche.

E poi, Riccardo non è di certo brutto.

Deve solo curarsi di più.

Però ha un cuore d'oro.

Sorrido, amaramente, e scuoto la testa, anche se sono sul punto di piangere.

Cosa che non può assolutamente accadere.

Cosa racconto dopo al mauritiano?

Già, che sciocca.

Sarebbe troppo preso dalla sua ragazza per accorgersene.

Ricky annuisce, lanciando un'occhiata veloce alla coppietta felice.

- Prima o poi si accorgerà che non è la ragazza per lui. Vedrai.-, sussurra.

Poi, silenzioso come quando si è seduto, se ne va, portandosi dietro la borsa di stoffa contenente una quantità indicibile di spartiti, ordinatamente divisi fra quelli di scuola e quelli del conservatorio.

Eh già.

Solo Riccardo Baldini è in grado di suonare meglio di sua cugina.

Lo osservo camminare con passo sicuro, finchè non sparisce dietro la porta dell'auditorium, quindi riporto involontariamente l'attenzione alla love-story del momento.

Tempismo sbagliato.

Le loro bocche sono così incollate che non si capisce dove finisce una e inizia l'altra.

Giuro che potrei vomitare.

- Kilian! Ti pare il momento d'importunare la signorina Baldini? Queste cose si fanno a casetta propria, nelle vostre camerette, possibilmente con le luci spente e le porte chiuse.

Il professor Monchi, grandissimo chitarrista e bambino mai cresciuto, interrompe scherzando la respirazione bocca a bocca.

- Seguiremo il consiglio, profe.-, replica lui, affermazione seguita da uno scambio di occhiolini tra i due.

Sono di nuovo sul punto di sboccare.

Elena risponde con una faccia sdegnata e uno schiaffetto poco convinto, ma sotto i baffetti inesistenti nasconde un sorrisino.

Sto rivalutando il suo tasso di troiaggine.

- Bene, ragazzi, dimostrazioni della Croce Rossa a parte, sono già le due e mezza, quindi filate ai vostri posti e facciamo funzionare quest'orchestra.-, ordina, battendo le mani.

Non ci posizioniamo mai velocemente, tranne quando è lui ad ordinarcelo.

Tutti adorano il Monchi.

Mi siedo al mio solito posto, sono uno dei primi flauti del complesso, e aspetto che Cristina e Cosimo, i gemelli, mi raggiungano.

Mentre attendo, però, un braccio mi si avvolge intorno al collo, tirandomi indietro la testa.

- Ciao, Cespugliolo.

Odio quando Kilian si annuncia così.

Con le mani, provo a spostare il suo braccio, senza successo.

Se volesse, potrebbe strangolarmi con un niente.

Fortunatamente, non vuole.

- Ciao, Capra, puoi non uccidermi?

Molla la presa e si lascia cadere al posto di Cosimo.

- Hai visto? Ho conquistato la prima base!-, esulta, alludendo al bacio di prima.

Sorrido in maniera falsissima, annuendo.

Peccato che non sia stupido.

Il suo entusiasmo si spegne subito. Mi osserva, alla ricerca del motivo di questo mio comportamento insolito.

Sposto lo sguardo sulla parete dietro di lui, ma con la mano mi afferra e mi sposta la testa cercando di farmi incrociare i suoi occhi indagatori.

- Mi spieghi che hai?-, chiede alla fine, esasperato, lasciandomi la mascella.

Ahia.

- Non ho niente, Kilian!-, sbotto io, con un tono di voce un po' troppo alto perché la mia affermazione possa essere presa sul serio.

Si rabbuia.

- Davvero? Ora sei anche tu una di quelle che risponde sempre “niente”?-, chiede, velenoso.

- Magari non ho davvero niente?-, risputo allora, con voce stufa.

- Okay, se la metti così, ti lascio con il tuo “niente”. Forse puoi parlare con lui, d'ora in poi.

Si alza così violentemente che la sedia si rovescia, ma io non ho intenzione di raccoglierla, e tantomeno lui.

Mi sistemo sulla mia, ripassando il pezzo, fredda come una statua, ma le mie dita si muovono a caso, e gli occhi non leggono le note del pentagramma che hanno davanti.

Ho detto che non lascerò che la mia cotta mi influenzi, e poi mi comporto così?

Dove stracazzo ho lasciato la coerenza?

Non ho tempo di pensarci.

La professoressa di pianoforte si mette davanti a noi, e da subito l'attacco per la prima canzone.

Non suono, non bene.

Le note sono fioche e strozzate.

Chiara mi copre, suona più forte, così ad un certo punto smetto proprio di provarci e muovo solo le dita.

Non sento il suo sguardo su di me.

E forse, questa è la cosa che fa più male.

La consapevolezza di non essere più il centro dei suoi pensieri.

 

 

*

 

31 Ottobre 2020

 

Accidenti a quando ho deciso di dar retta a quelle due imbecilli.

Come ho fatto a farmi trascinare a questa festa da Asia e Ana?

Capisco la rossa, che doveva assolutissimamente andarci, sperando di “incontrare casualmente” Ricky e tentare di riconquistarlo.

Il vero mistero è come abbia convinto Asia.

Credevo che dopo la “pausa di riflessione” con Eugenio, impostale dai genitori, non volesse più uscire...

Vabbè, in ogni caso io non dovevo venire.

Lo sapevo che ci sarebbe stato lui.

E, cosa più importante, che ci sarebbe stata lei.

Kilian negava, ma era palese quanto ancora fosse cotto di Elena.

Ogni qual volta la mora passava, per mano a Bartek, lui guardava l'ex amico con occhi di brace.

Una versione un po' meno demoniaca di Caronte, ecco come l'aveva definito Lucio.

Lo sguardo che ha adesso non è per niente rabbioso, anche se le fiamme negli occhi le ha comunque, ma per l'irrefrenabile desiderio di averla tutta per lui.

È incredibile, riesce ad essere bella anche con il trucco da Sposa Cadavere.

Io, invece, col mio squallido costume da spogliarellista zombie, che i miei genitori non avrebbero mai e poi mai approvato, motivo per cui mi sono cambiata nel bagno del bar del cugino di Riccardo, nonché fratello della bella Baldini, nonostante abbia attirato parecchi sguardi che Luca ha prontamente ricambiato, minaccioso, non sono degna nemmeno di pettinarle i capelli.

Sono ancora più lucenti dell'ultima volta.

Io e Elisa abbiamo iniziato a pensare che sia una parrucca.

In ogni caso, non si può negare che abbia fascino.

Come mai Bartek l'abbia mollata rimarrà per sempre un segreto, ma tra di noi si vocifera che abbia trovato qualcuno da amare per davvero, e non solo fisicamente.

Sono pronta a scommettere che quel qualcuno risponda al nome di Rebecca Guglielmelli.

Dopo le medie abbiamo perso i rapporti, data anche la strada che si era scelta nella vita, ma non posso che essere felice per lei.

Nonostante tutte le relazioni che avuto, chiunque le abbia voluto almeno un po' bene sa che ha sempre e solo desiderato lui, l'unico che l'abbia mai capita veramente, oltre quella maschera da cattiva ragazza che nascondeva tutte le sue paure e fragilità.

Anche Elena ha calato la maschera.

Credevo che fosse una brava ragazza, conoscendo anche i suoi genitori e l'educazione che da generazioni viene impartita nelle famiglia Baldini. Riccardo ne è un perfetto esempio.

Lei, invece, dev'essere la cosiddetta “pecora nera”.

Da quando sono arrivata, cioè una ventina di minuti fa, ha già ballato con una decina di ragazzi diversi, anche se chiamare ballo quello strusciamento di culo contro gli organi riproduttivi maschili e quei palpeggiamenti abbastanza espliciti è davvero un'offesa.

Mettiamola così: almeno la ragazza non nasconde la sua evidente voglia di trovarsi un toy-boy per stasera.

E io ho una paura fottuta che mi blocca la gola che la sua preda possa essere Kilian.

Mi ero autoconvinta che il mio “amore” per lui fosse sparito.

Ed è così.

Quel sentimento morboso di quasi cinque anni fa è scomparso, non soffro più di quella forma di attaccamento malata, troppo simile alla Sindrome di Stoccolma per poter essere definita amore.

Con Luca credevo di aver finalmente compreso cosa questa parola volesse dire.

Ma non è così.

Con lui mi sento protetta, amata, sicura...

Ma il mio cuore non accelera ogni volta che mi abbraccia.

Il mio respiro non si fa corto quando raggiungiamo un'eccessiva vicinanza.

I nostri corpi si desiderano, i nostri baci sono pieni di puro affetto, le sue mani sanno di casa...

Eppure, non c'è quel di più che definisce un amore.

Pensavo fosse solo una fase, pensavo fosse solo una montatura del mio cervello, pensavo di essere riuscita a non cedere ancora al suo incantesimo.

Asia, invece, si è accorta subito che io amavo lui.

Dal istante in cui ha richiamato, ormai qualche mese fa.

Dice che mi brillano gli occhi anche solo se qualcuno lo nomina, e che i sorrisi che mi fa fare Kilian, Luca se li può solo sognare.

È ovvio che la mia migliore amica dai capelli multicolore fa il tifo per il ragazzo di colore.

Non ha mai avuto troppa simpatia per il mio attuale fidanzato.

In effetti, a volte è un po' pesante, e spesso lui non se ne rende conto.

Pazienza.

Non posso farci molto.

Ho capito chi amo, ma non voglio rovinare tutto.

Le nostre vite funzionano bene così.

Lui è felice.

Io sono felice.

Più o meno.

A parte quando i suoi occhi la guardano come la sta guardando adesso, mangiandosela viva.

Con non so quale autocontrollo, riesco a non schiacciare il bicchiere di plastica contenente un qualcosa di alcolico, preferendo scolarmelo tutto d'un fiato.

Mi brucia la gola, ma almeno annebbia un po' quel fastidioso groppo che mi ha attanagliato dentro.

Mi impongo forzatamente di girare la testa da un'altra parte.

Luca è scomparso a cercare il bagno, disperso nel labirinto di stanze di questa grande casa.

Non so neppure chi sia il proprietario.

Andiamo bene.

Dopo aver vagato per un po' con gli occhi, fissando per un paio di minuti buoni una lampada a lava e rischiando di accecarmi, finalmente vedo qualcosa che mi fa sciogliere: Ana abbracciata a Riccardo, la testa contro il suo petto, mentre ballano un lento con musica dance in sottofondo.

Sono così belli insieme.

E almeno loro sono felici.

Dopo anni, il bel pianista è riuscito a far breccia nel cuore di ghiaccio della bella croata.

Una bella fetta di merito va a Lucio, che l'ha costretta a smettere di allontanare tutti e rivelarsi per la ragazza fantastica che è in realtà.

Ovvio che i problemi non le mancano, in primis con sé stessa e con la sua insicurezza, fatto che ha portato al loro temporaneo allontanamento.

Ma quei due si salvano a vicenda.

Lui la rassicura, la spinge a volare alto, oltre i suoi limiti.

Lei scaccia via tutta la pressione che la famiglia Baldini esercita sul ragazzo, ceracndo di forzarlo in tutti i modi a seguire la tradizione e diventare architetto.

È così che mi immagino una coppia: un forte bisogno dell'altro, non perché è necessario, ma perché lo vogliamo nella nostra vita.

Mamma mi ha detto che quando ci s'innamora, tutto il resto del mondo potrebbe scomparire, ma non importerebbe.

Mi rattristo di nuovo. Io voglio bene al mio fidanzato, ma...

Ma se dovessi scegliere fra lui e Kilian, non sono così sicura che farei la scelta eticamente giusta.

- Amore, eccoti, questa casa è enorme per la miseria, ho avuto paura di non riuscire a tornare più da te...

Il suo corpo contro la mia schiena, le sue labbra umide a solleticarmi il collo, le sue mani forti e calde sulla mia vita...

Tutto ad un tratto, il suo tocco è così estraneo che mi fa sussultare.

Meno male che ho svuotato il mio bicchiere.

- Amore? Sei ubriaca? Sono io, tesoro.

Combatto contro quell'istinto che mi urla di allontanarlo, scappare, correre a rinchiudermi in casa e buttare la chiave.

Sono preda dell'alcol, mi ripeto.

Domattina mi sveglierò con un gran malditesta, e sarà tutto perfettamente finto come prima.

Mi giro, un sorriso di plastica forzato in faccia.

- Scusa, amore, pensavo fossi qualche ubriacone che si era confuso... Non ho i sensi molto funzionanti, chissà cosa c'era in quel bicchiere...

Ridacchio in un modo così isterico che un paio di persone si voltano a guardarmi storto.

- Si, lo vedo...-, Luca mi squadra, pensieroso, poi mi afferra la mano.

- Meglio se ti riporto a casa, non ti fa bene stare qui...

Comincia a trascinarmi verso la porta, districandosi fra persone alticce e mezze nude.

Mi sento in trance.

Ha ragione.

Non mi fa bene stare qui.

Ha ragione.

Ma non me ne frega assolutamente un cazzo.

Freno improvvisamente, cominciando a divincolarmi per sfuggire alla sua presa ferrea.

Il ragazzo si gira, stupito.

- Giorgia, si può sapere che cosa stracazzo staresti facendo?

- Lasciami, lasciami! Non voglio andare via! Non voglio tornare a casa!

Sembro impazzita.

- Non fare la bambina, devi solo salire in macchina...-, prova a sussurrare, accarezzandomi la guancia.

Rabbrividisco, e, persa ogni traccia di lucidità, gli mordo la mano.

- Ahia! Stupida! Che cazzo fai, eh?

Luca urla di dolore, lasciando finalmente il mio polso.

Mi ritraggo come un riccio spaventato.

I suoi occhi lanciano lampi, e le luci colorate che illuminano flebilmente la stanza contribuiscono a rendere ancor più terrificante il suo viso.

Si avvicina, e alza la mano, in maniera minacciosa.

Oddio, adesso mi mena.

Chiudo gli occhi, ma non succede niente.

Sento invece la sua voce urlare, superando persino il volume della musica.

- Fra, che cazzo fai?

Quando dischiudo le palpebre, Ricky sta trattenendo Luca, mentre Lucio mi fa da scudo col corpo.

Sento una mano che prende la mia, stritolandola.

Un'Ana terrificata osserva la scena, l'arto le trema, i suoi già celesti occhi sembrano trasparenti.

- Non faranno a botte, vero?-, bisbiglia, preoccupatissima.

In risposta, aumento la stretta.

Non devo essere molto rassicurante.

- Penso che non sia il caso che resti ancora, Luca.-, dichiara il barbuto, a denti stretti.

La musica si è interrotta, tutti osservano i due senza fiatare.

- Dai ragazzi, davvero pensate che la volessi picchiare? Non lo farei mai!-, si difende lui, cercando di liberarsi.

Non ci riesce.

- Andiamo, Gio, diglielo che non ti volevo fare niente, stavo solo cercando di riportarla a casa...

Mi fissa, supplicandomi con gli occhi di aiutarlo.

Apro la bocca, ma esce solo un suono strozzato, come se non avessi la forza di pronunciare quelle semplici parole.

So bene che non mi avrebbe fatto del male, ma la lucidità è andata a puttane, per cui...

Il suo sguardo s'indurisce.

- Ah, al diavolo! Fammi passare!

La scena sembra al rallentatore. Con una violenza mai vistagli prima, spinge Riccardo lontano da sé, facendolo cadere a terra. Ana urla, si precipita su di lui, Lucio si prepara a bloccare la furia, io comincio a recitare il rosario nella mia testa.

E forse qualcuno ascolta le mie preghiere.

Un terzo ragazzo s'insinua davanti al mio ragazzo e, con una mossa alquanto strana, lo immobilizza.

- Direi che è il momento di tornare a casa, Luca.

Diego tiene fermo il ragazzo, che ha smesso di fare resistenza.

Mi guarda, con sguardo ferito.

Poi si alza, piano, scrollandosi di dosso le mai del fratello, e senza dire altro se ne va, non voltandosi nemmeno per controllare la situazione.

Diego mi fa un cenno, un sorriso amaro, e lo raggiunge.

La porta sbatte.

Il rumore mi riporta alla realtà.

Cosa diamine ho appena fatto?

Ana stringe così forte Riccardo che sembrano una cosa sola.

Lucio cerca in tutti i modi di allontanare le persone, invitando il dj a rimettere la musica.

Elisa e Asia, che nel frattempo sono riuscite a farsi strada tra la gente, cercano di distrarmi, ma io rimango inerme a fissare un punto imprecisato davanti a me.

- Gio? Gio?

Una voce tra le altre mi arriva nitida alle orecchie.

- Kilian...-, mormoro, e la mia voce trema.

- Gio, Gio, sono qui...

Sento il suo petto contro il mio prima ancora di riuscire a vederlo.

- Che infarti mi fai prendere? Sono vecchio, io...

Scherza, tenta di risollevarmi il morale, ma ottiene solo l'effetto contrario.

Comincio a singhiozzare contro la sua spalla, aggrapandomi con forza alla sua maglia.

Quando lui mi ha preso fra le sue braccia, non ho sussultato.

Cosa mi succede?

Mi sono fatta condizionare da un po' di alcol mixato con il casino che ho nel cuore.

Ho mandato tutto a quel paese.

Ho rovinato tutto.

Non può essere.

Devo risistemare le cose.

- Kilian, lasciami, ho sbagliato, devo andare da lui.-, esclamo, allontanandolo.

Faccio per andarmene, ma lui mi trattiene per il polso.

Non posso fare a meno di notare come il suo tocco sia molto più gentile.

- Gio, sei pazza? Non puoi andare da lui, non adesso.

Quanto vorrei ascoltarlo.

Ma devo risolvere la cosa, devo scusarmi, devo farmi perdonare.

- Ki, non capisci, non posso restare qui.-, soffio, tirando via la mano.

Non prova a riprenderla.

Leggo sul suo viso che non sa cosa fare, che non sa come leggermi dentro.

Il muro, questa volta, è troppo imponente anche per lui.

- Cos'hai, Giorgia?

Non posso dirgli la verità.

Non questa.

Potrei dire qualunque altra cosa.

O quasi.

Stavolta, però, non sbaglierò.

So qual è la cosa giusta da fare.

Deglutisco.

- Niente.

Boom.

Ecco, l'ho detto.

Non si torna indietro.

Subito vedo i suoi occhi oscurarsi, e come due buchi neri trascinano via ogni speranza.

- Niente?-, ringhia.

Abbasso la testa, per impedirgli di vedere le lacrime che hanno cominciato a scendere copiose.

- Allora la metti così. Niente.

Sto per cominciare a singhiozzare di nuovo, come una bambina dell'asilo, esattamente come mi ha chiamato Luca.

- Avevamo promesso che non ci sarebbe più stato un “niente”. O sbaglio?

Allora se lo ricorda.

Forse non è vero che non ero più il suo primo pensiero.

Il mio, lui lo era di sicuro.

Rimango in silenzio, rischiando di farmi sanguinare il labbro tanto lo mordo.

- 'Fanculo, Alisi.

Va via anche lui.

Mi spezzo dentro.

Non so come riesca a non crollare a terra.

Forse è merito delle mani gentili di Asia e Elisa, che prendono le mie.

Incrocio gli occhi della mia migliore amica.

- Andiamo a casa, che dici?-, sussurra.

Annuisco, piano.

- Si. Andiamo a casa.

 

 

 

   
 
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