Capitolo 19
“Emma…è senza ombra!” disse Regina, mettendo
tutti a conoscenza di quanto aveva notato. Non poteva essere una svista. Le
loro ombre erano ben pronunciate e allungate e quella di Emma non era presente.
Tutti si sentirono come se avessero appena
ricevuto un forte pugno nello stomaco. Le bambine che sentivano l’ansia che era
quasi palpabile nell’aria, guardavano spaesate gli adulti. Alice soprattutto e
senza nemmeno pensare, si mise a correre verso la foresta.
Killian la inseguì immediatamente e la fermò dal suo
intento.
“Cosa pensi di fare?” le chiese arrabbiato. Ci
mancava solo che si perdesse nella foresta e capitasse qualcosa pure a lei.
La bambina cercò di liberarsi dalla stretta e
disse “Voglio andare dalla mamma!” disse con le lacrime agli occhi “è in
pericolo vero?”
Killian sospirò “Ho paura di sì, ma non possiamo fare
colpi di testa, love. Ci manca solo che pure tu finisca nei pasticci!”
“Io voglio aiutare la mamma!” disse la piccola
convinta.
“Lo so tesoro e l’aiuterai, ma ora lascia fare
a noi grandi. Rimani qui con Giglio tigrato e io ti riporterò presto la mamma
indietro!”
Emma si allontanò dall’accampamento sentendosi
invadere da un’ansia che le toglieva quasi il respiro. Giglio tigrato aveva ragione.
Da quando si era inoltrata nella foresta, si sentiva come la prima volta che
aveva messo piede su quell’isola. Si sentiva un’orfana e nemmeno il sapere che
i suoi genitori l’amavano e tutti i bei momenti trascorsi come una famiglia,
l’aiutavano a mandare via quella sensazione. L’unica cosa che le veniva in
mente era la sua infanzia infelice. Ricordava il suo desiderio che i suoi
genitori la venissero a salvare dalla solitudine che provava e da quelle
persone che non avevano pietà della bambina spaventata che era. In più si
mettevano quelle voci. Riusciva a riconoscerle tutte. Ricordava i volti e i
nomi di ognuno di loro. Tutti avevano rappresentato i suoi incubi peggiori in
varie fasi della sua vita. Uno in particolare. La sua voce era la più forte ed
era proprio quella che l’aveva fatta vacillare e riprovare quell’odio che aveva
provato verso i suoi genitori. Adorava suo madre e suo padre e comprendeva il
motivo per cui avevano dovuto fare la dura scelta di abbandonarla e si
vergognava di essere riuscita a provare nuovamente quei sentimenti per
loro. Ma in quel momento non riusciva a
fare a meno di pensare, che se la volevano tenere, avrebbero dovuto combattere
e fare di tutto pur di non darla via.
“Questo perché i tuoi genitori non ti hanno mai
voluta. Chi mai vorrebbe un essere insignificante come te!” quella voce, la più
forte, si fece risentire, ma questa volta era talmente chiara e limpida che
Emma istintivamente si girò verso la direzione dalla quale l’aveva sentita
provenire.
“T-tu…c-come…non puoi trovarti qui!” disse
Emma con la voce che tremava.
L’uomo rise, una risata che rimbombò nella
foresta, tanto che anche Killian e gli altri poterono
sentirla, seguita poi dall’urlo di Emma.
Seguirono la direzione della voce e giunsero
dove poterono riconoscere tracce di una battaglia. Emma si trovava lì fino a
pochi istanti prima. Killian prese a seguire le
tracce, le quali ad un certo punto si interrompevano. Si guardò a destra e a
sinistra, cercò di ritrovare la strada, ma di
Emma nessuna traccia.
Nessuno si diede per vinto e continuarono le ricerche.
Cercarono per ore, tanto che il sole tramontò.
Tornarono all’accampamento, non per sospendere le ricerche, ma perché volevano
spingersi oltre il territorio perlustrato e necessitavano di rifornimenti.
Alice rimase delusa nel non vedere ritornare la
madre e si ribellò quando Killian le disse che lei e Roni, avrebbero dovuto rimanere nuovamente all’accampamento
indiano.
Regina fece nuovamente cambio di poteri, così
che la figlia potesse dormire…almeno lei. Era già da un paio di giorni che non
dormiva, questo perché aveva sempre concesso a sua figlia di riposare, senza
però poi recuperare le ore di sonno durante il giorno. Il suo fisico cominciava
a risentirle e infatti la sua velocità nella camminata era rallentata. Snow se ne accorse, ma non potè
fare niente per aiutarla. Sapeva che non sarebbe mai tornata indietro
all’accampamento a riposare e anche se
l’avesse fatto, non vi era la garanzia che non facesse uno dei soliti sogni.
Regina si poggiò a un albero per riprendere
fiato. Killian continuò imperterrito. Fu David a
obbligarlo a fermarlo.
“Che fai? Più aspettiamo, più Emma rischia di
essere persa per sempre!” disse l’uomo disperato.
“Lo so, ma non lasciamo nessuno indietro!”
disse David determinato, facendogli notare che la stanchezza si cominciava a
sentire.
Fu in quel momento che udirono dei rami
rompersi sotto i passi di qualcuno.
Tutti si prepararono ad attaccare e i nuovi
arrivati, urlarono quando si videro le armi puntate addosso.
Regina, ritrovata improvvisamente la sua
energia, disse con tono piuttosto seccato “Che diavolo ci fate voi due qui!”
“Vogliamo aiutarvi!” disse Roni.
“No, voi non dovete fare niente e…” cominciò
Regina, ma Alice arrabbiata disse “Io voglio aiutare la mia mamma e la mia sorellina
e niente di quello che dite potrà farmi cambiare idea. Vado anche da sola se
devo, non ho paura!” disse Alice determinata.
“Sei proprio figlia di tua madre!” disse David
tra l’esasperato e l’orgoglioso. “che facciamo?”
Killian si appoggiò all’albero, sopraffatto
dall’emozioni che lo invadevano. La voce che lo tormentava, Emma che rischiava
di perdersi e sua figlia che voleva giocare a fare l’eroina, rischiando più del
dovuto la sua vita.
“Siamo in marcia da ore e ritornare indietro
potrebbe condannare Emma per sempre e…inoltre sono riuscite a scappare una
volta, potrebbero farlo di nuovo” disse Snow.
“D’accordo, verranno con noi!” disse Killian, portandosi una mano alla testa.
“Stai bene?” chiese David, poggiando una mano
sulla spalla dell’uomo.
“No, non sto bene. Emma è chissà dove, noi
siamo nei guai fino al collo e quella cavolo di voce comincia a darmi sui
nervi!” disse Killian.
“Cerca di rilassarti o finirai come Emma!” disse David
preoccupato.
“Almeno riuscirei a trovarla!” disse il pirata
esasperato.
“Come mai Emma ha ceduto all’ombra, mentre tu
riesci a resistergli?” chiese Snow.
“Io ed Emma abbiamo in comune il fatto di
essere cresciuti come orfani, ma c’è una differenza sostanziale tra la mia
infanzia e la sua. Io sono stato abbandonato soltanto da mio padre. Mia madre è
morta quando ero piccolo, ma ho solo ricordi positivi di lei e anche se ero
stato venduto a un uomo che non gliene infischiava niente del fatto che ero un
bambino, io avevo Liam, avevo qualcuno che mi amava vicino. Emma
invece non ha mai saputo chi eravate e che l’amavate!” fece una leggera pausa
prima di proseguire “L’ho capito da quando vi ho conosciuto. L’amore è la forza
più forte che esista e se non c’è…cosa rimane, cosa si diventa? Guardate me. Quando
ho perso le persone che amavo, sono diventato il pirata di cui tutti temevano
il nome e sono tornato ad essere una persona ragionevole, conoscendo Emma.
Tutto ruota intorno all’amore!”
“E una cosa è chiara. Emma non ne ha ricevuto
molto durante la sua infanzia!” disse infine Regina, abbassando la testa.
Passò la notte e di Emma ancora nessuna
traccia. Ad un certo punto si fermarono
a riposare chi gli occhi, chi solamente i piedi.
Regina cercò di rimanere sveglia, ma infine il
sonno la colse tra le sue braccia.
Non ci mise molto a riconoscere la tipica
atmosfera infernale. Si diede dei pizzicotti per svegliarsi, ma non servirono a
niente. Si mise a sedere. Il posto era apparentemente tranquillo e aveva paura
di mettersi in marcia. Avrebbe potuto finire nel posto sbagliato e voleva
evitare di ritrovarsi in condizioni nelle quali si sarebbe trovata costretta a
usare la magia, con la possibilità di ferire qualcuno nel mondo reale.
“Vi avevo avvertito. L’isola cambia le
persone!” disse una voce alle sue spalle.
Regina sussultò, prima di fare mente locale
“Ciao Lucas!”
Il ragazzo gli si mise davanti con aria
piuttosto infastidita “Ciao? Tu mi dici ciao? Ci avete condannato tutti. La
nostra unica speranza è prigioniera delle ombre e tu mi dici ciao?” chiese il ragazzo.
“Non tutto è ancora perduto. Stiamo cercando
Emma e riusciremo a…” cominciò Regina.
“Cosa? Riuscirete a salvarla? Mai nessuno è
sopravvissuto alle ombre e la salvatrice non sarà da meno!”
“Emma è diversa. Lotterà contro questo male.
Inoltre ognuno di noi si rifiuta di pensare che non ci sia un modo per salvarla
e lo troveremo!” disse Regina determinata.
“Certo che ci sarebbe, ma è una cosa
impossibile!” disse Lucas.
“Dimmi cos’è?” disse Regina determinata.
Regina si mise di scatto a sedere, quando sentì
Roni, chiamarla spaventata.
Vide che tutti erano circondati da ragazzini
armati fino ai denti.
Anche le bambine erano prigioniere, anche se
separati dagli adulti.
Si domandava come non si fosse svegliata
nonostante il trambusto che sicuramente c’era stato, ma poi si ricordò che
quando si finisce negli inferi anche solo in sogno, non basta un po’ di rumore
perché ci si svegli.
Studiò la situazione intorno a sé. Killian era con la sua spada sfoderata, ma lo vedeva titubante
e sapeva il perché. Con Alice e Roni separate da
loro, erano un bersaglio facile. Snow e David erano
dello stesso pensiero, perché sia la prima che il secondo, avevano buttato a
terra le loro armi e alzato le mani.
Solo lei poteva riuscire a liberare tutti con i
poteri della salvatrice, il problema rimaneva il controllo della magia di luce.
Non sapeva se era in grado di lanciare qualche sorta di magia, che andasse a
colpire solo i bimbi sperduti, senza colpire nessun altro.
Uno dei ragazzi, quello più alto e minaccioso,
ordinò agli altri di portare loro all’accampamento, dove il loro capo avrebbe
deciso cosa fare.
L’accampamento era quello che si poteva trovare
in un campeggio in mezzo alla foresta, con un falò grande che riscaldava
l’ambiente circostante e soprattutto cuoceva, quello che sarebbe stata la loro
cena o colazione, dato la notte inoltrata.
“Inginocchiatevi!” disse il bimbo sperduto,
spingendo Killian a terra, seguiti poi dai Charming e da Regina.
Roni e Alice vennero condotte invece una tenda
fatta di pelli di animali, davanti alla quale, si misero due altri bambini a
fare da guardia.
Regina sperava che essendo delle bambine, non
corressero rischi o almeno non corressero rischi di venire uccise. Poteva
immaginare che il loro intento era di renderle parte del gruppo, perché proprio
in gruppo erano più forti e solo per quel motivo se non si erano ancora
ribellati. Erano in netto svataggio.
“Sentite, se abbiamo invaso le vostre terre, ci
dispiace. Non vogliamo farvi del male, stiamo solo cercando nostra figlia e…”
cominciò Snow, la quale venne messa a tacere, venendo
afferrata dai capelli dietro la testa “Qualcuno ti ha chiesto di parlare?”
“Nessun passo falso. Sono ragazzini, ma sono
spietati!” disse Killian, guardando duramente il
ragazzo, che aveva appena lasciato Snow libera.
Egli si diresse verso di lui e gli diede uno
schiaffo sul volto, che lo fece voltare “Non posso darti torto su questo
pirata, ma nessuno ti ha chiesto di parlare! E il prossimo che lo fa…bhe vedete quegli scheletri appesi a quei rami?” disse il
ragazzo, facendo alzare la testa ai prigionieri.
Poterono notare un paio di scheletri, alcuni
erano puliti come se giacessero li da diverso tempo, un altro era ancora
abbastanza fresco e lo si poteva affermare dall’odore che ad ondate a volte si
sentiva e dalla quantità di carne ancora attaccata alle ossa.
“Vedete quello lì? Era uno di noi e non un
adulto insignificante come voi. Quindi se siamo arrivati ad uccidere uno della
famiglia, come pensate di salvarvi?” chiese il bimbo sperduto.
Regina sussultò, temendo di conoscere il
proprietario di quel corpo. L’aspetto ormai era diverso, ma il vestiario ero lo
stesso. Quello era Lucas.
“Non preoccupatevi, per ora non vi ucciderò, ma
mi voglio proprio divertire!” disse il ragazzo tirando fuori un pugnale e
avvicinandosi a Killian.
“Tu, l’ultima volta ci sei sfuggito, direi che
comincerò da te!” disse, prima che qualcuno gli afferrasse il polso e lo
stritolasse duramente facendogli perdere la presa sull’arma.
“Non mi sembra questo il modo di dare il
benvenuto ai nostri prigionieri!” disse una voce, che fece sobbalzare Regina, Killian e i Charmings quando
compresero chi fosse.
Era una ragazzina sui tredici, quattordici
anni, capelli lunghi, biondi e ondulati e due occhi verdi capaci da incantare
chiunque.
“Emma!” dissero Killian,
Regina, Snow e David increduli.