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Autore: Ily Briarroot    23/08/2018    5 recensioni
[ATTENZIONE: probabile SPOILER]
"Troppo concentrati sulla situazione, non sentirono i passi che echeggiavano nel corridoio. Quando questi si fermarono davanti alla camera, era ormai troppo tardi.
Un ragazzo moro li stava fissando, la smorfia indecifrabile sul volto. Gli occhi blu sgranati, totalmente stupefatto dalla scena che gli si era presentata davanti. 
Shiho si accorse della sua presenza soltanto dopo pochi istanti; si allontanò di scatto da Rei e lo spinse leggermente via dalle sue gambe. 
«Shinichi... » disse soltanto, percependo i battiti cardiaci aumentare improvvisamente."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Hiroshi Agasa, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Tooru Amuro | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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These walls 
[If these walls could talk
They'd tell you you're not safe in here
They'd say you're better off
If you could run away
And disappear]



Dall'esatto momento in cui aveva percepito le mani di lui sulla pelle, il suo respiro a stretto contatto, la realtà era svanita di colpo, portandosi via ogni sorta di pensiero e di preoccupazione. 
Lo vide avvicinarsi alle proprie labbra, il calore che trasmetteva il suo corpo, le mani che la stringevano contro il suo petto. Rispose a quel bacio istintivamente, accarezzandogli il viso, i capelli di quel biondo particolare. 
Non sarebbe dovuto accadere, non in quella situazione e in quel momento. Non avrebbe mai dovuto lasciarlo entrare in casa. Tuttavia era bastato davvero poco perché perdesse il controllo e, adesso, sentire il respiro affannoso di Rei sul collo e le sue braccia che la spingevano a osare, era l'unica cosa che voleva davvero.
Il ragazzo la fece appoggiare con le spalle alla parete del corridoio e le accarezzò una guancia, passando le dita tra i capelli ramati di lei. 
Shiho sorrise, lasciandosi andare in quel mare di sensazioni che la stava portando alla deriva.
«No» mormorò soltanto, senza però opporre alcuna resistenza. «Non possiamo». 
Il biondo si fermò un istante e i loro sguardi s'incrociarono, più determinati che mai. Occhi verdi in quelli azzurri, nonostante entrambi desiderassero il proseguimento di quella situazione assurda e magnifica. 
«Non c'è nessuno. Agasa non tornerà prima di mezzogiorno» sussurrò Rei, mentre un sorriso lieve si dipingeva sul suo volto. 
Shiho scosse la testa, restituendogli lo sguardo.
«C'è qualcosa che vorresti fare prima di mezzogiorno?».
Il biondo la guardò divertito, notando il suo tono malizioso. Quella ragazza riusciva a farlo andare fuori di testa, ormai ne era consapevole. Entrambi attirati da quel piccolo lato oscuro e misterioso nell'altro, quello dal quale avrebbero voluto allontanarsi ma che li aveva fatti attrarre l'uno all'altra come le api sul miele. 
«Questo tuo modo di ostentare non è per nulla una caratteristica giapponese, lo sai?».
Rei le si avvicinò al volto, lasciando tra di loro soltanto pochi centimetri di distanza. Shiho lo fissò divertità, avvolgendogli il braccio intorno alla nuca. 
«Se vogliamo dirla tutta, non che il tuo modo di fare lo sia... » gli rispose, annullando poi definitivamente quello spazio fastidioso. Lo baciò piano, lentamente, come fosse la prima volta. 
Il ragazzo rimase sorpreso, ma sorrise. Si lasciò inizialmente trasportare dalle labbra morbide di lei, la pelle bianca del viso. Dopodiché approfondì il contatto, baciandola con più intensità sulle labbra e sul collo, raggiungendo le spalle. 
Non si erano accorti di aver oltrepassato la soglia che divideva il corridoio dalla camera da letto di Shiho; Rei la spinse delicatamente all'interno, mentre risaliva sulle sue guance calde.
La ramata sorrise e si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo e trascinandovi così anche il ragazzo. Quest'ultimo si sfilò velocemente la camicia bianca e fece sdraiare Shiho lentamente, per poi ritrovarsi a carponi sul suo corpo perfetto. Continuò a baciarle le spalle, percependo il suo respiro irregolare, il desiderio farsi strada anche in lei.
Troppo concentrati sulla situazione, non sentirono i passi che echeggiavano nel corridoio. Quando questi si fermarono davanti alla camera, era ormai troppo tardi.
Un ragazzo moro li stava fissando, la smorfia indecifrabile sul volto. Gli occhi blu sgranati, totalmente stupefatto dalla scena che gli si era presentata davanti. 
Shiho si accorse della sua presenza soltanto dopo pochi istanti; si allontanò di scatto da Rei e lo spinse leggermente via dalle sue gambe. 
«Shinichi... » disse soltanto, percependo i battiti cardiaci aumentare improvvisamente. Cercò di sistemarsi, anche se di certo non avrebbe potuto salvare la situazione. Le bastò osservare lo sguardo del detective appena arrivato, che fissava in malo modo il torace nudo del biondo, per capire di avere rovinato qualcosa in così poco tempo. Lo vide allontanarsi un attimo dopo senza dire una parola, mentre Rei si voltava a guardarla senza sapere bene cosa fare. 

 
[Don't ask...
If you are not prepared to hear the answer]


 
Il dottor Agasa sospirò, percependo l'atmosfera pesante che li circondava da quando aveva messo nuovamente piede a casa sua, un paio d'ore prima.
Non ricordava fosse mai accaduta una cosa simile e non ne aveva ancora compreso il motivo, ma il silenzio che avvolgeva la cucina non lo confortava per nulla. Mangiava cauto mentre il suo sguardo vagava da Shiho a Shinichi e viceversa, la tensione palpabile nell'aria. Erano seduti l'una di fronte all'altro e i loro occhi non si incrociavano mai, neanche per sbaglio. 
Realizzò che vi fosse qualcosa di strano nell'aria quando il ragazzo, seduto sul divano con aria annoiata e il telecomando in mano, aveva aperto bocca malvolentieri solo per riferirgli di non sapere dove fosse Shiho. Poi, quando trovò quest'ultima nel seminterrato intenta a digitare freneticamente varie formule sulla tastiera del computer, ebbe la conferma che non stesse andando tutto per il verso giusto.
E adesso si trovava così, durante quello che sarebbe dovuto essere un sereno pranzo domenicale, diviso tra due fuochi. 
La felicità per essere riusciti a sgominare l'Organizzazione degli uomini in nero e di aver assunto le loro vere sembianze di ventenni era durata appena qualche settimana. Agasa sbuffò, cercando di comportarsi come sempre e di interagire con loro, ma non era ancora riuscito a ottenere niente - risposte monosillabiche a parte. 
«Dottor Agasa, mi passa quel piatto di riso?» gli chiese a un tratto Shinichi, prendendolo alla sprovvista. L'inventore seguì con lo sguardo il suo dito, incerto. Soltanto quando vide la ciotola che gli stava indicando si rese conto della demenzialità della sua richiesta, essendo questa dall'altra parte del tavolo. E, per giunta, molto più vicina a Shiho. 
Aprì la bocca per constatare la situazione, quando la ragazza lo precedette senza mai distogliere gli occhi dal proprio piatto.
«Posso passartelo io, Kudo. Basta chiedere». 
Shinichi scosse la testa, quasi con l'intenzione di rinunciare alla sua portata. 
«No, grazie. Chissà cosa potresti combinare». 
Lei gli lanciò una breve occhiataccia, mentre il dottor Agasa deglutiva forzatamente. 
«Sei sicuro di non essere rimasto un bambino nonostante l'antidoto?». 
Iniziavano le frecciatine, di male in peggio. L'inventore sbuffò, palesemente a disagio. In quella situazione persino la curiosità di capire cosa fosse successo tra i due si stava allontanando pericolosamente. 
«Tu sicuramente no» rispose Shinichi, con un tono di voce talmente freddo da gelare l'ambiente circostante. A quella risposta, Shiho decise di tagliare per evitare di peggiorare la situazione con lui. Non aveva senso che il detective si comportasse così e, soprattutto, non aveva voglia di discutere. 
«Scusa, ma... se ce l'hai tanto con me, perché non sei tornato a casa invece di rimanere qui?» gli chiese direttamente la giovane, osservandolo negli occhi blu che finalmente incrociavano i propri. Lui distolse immediatamente lo sguardo, scuotendo la testa. 

«È meglio così, credimi. A quanto pare c'è bisogno di tenerti d'occhio sul serio».

Agasa si immobilizzò, così come la ramata. Lo fissavano entrambi increduli, cercando di realizzare se Shinichi si fosse accorto di ciò che era uscito dalle proprie labbra. 
«Per tua informazione, io so badare a me stessa. Presumo sia chiaro» dichiarò poi Shiho, mentre qualcosa all'altezza del petto prendeva a far male. 
«Sì, certo. Allora perché non racconti al professore cosa stavi facendo quando sono entrato in casa? Perché non gli spieghi quanto sai badare a te stessa?». 
Lei lo guardò in volto, assolutamente stupefatta dalle sue parole. La sua espressione era dura, carica di rancore. Aveva letto quel sentimento due anni prima, quando lui le aveva puntato il dito contro definendola mostro. Era uno sguardo che non era mai riuscita a cancellare dalla testa e che le faceva ancora irrimediabilmente male. 
«Cosa c'è da raccontare, Ai?». 
Agasa la guardava stavolta seriamente interessato, avendo compreso che fosse successo qualcosa che riguardava principalmente lei. Il suo sguardo colpevole, il suo non rispondere a tono a Shinichi, lo spingevano a preoccuparsi. 
Shiho abbassò lo sguardo e respirò profondamente, prima di cominciare a parlare. Si voltò verso Agasa, ignorando completamente il ragazzo davanti a se'. 
«Shinichi è entrato in casa mentre io e Rei Furuya ci stavamo baciando».
«Cosa? Vi stavate baciando? Adesso si chiama così quello che... quella cosa che stavate facendo?» esclamò il detective senza perdere la possibilità di provocarla. 
«Che stavamo per fare ma che non abbiamo fatto, grazie all'intervento di qualcuno».
«Se non fossi arrivato in quel momento chissà come avresti potuto definirlo, vero?».
La ragazza volse decisa lo sguardo verso di lui, adesso ferita. Non vide neanche l'espressione tesa e contrariata di Agasa che, per quanto capisse la situazione, non poteva evitare di preoccuparsi per colei che aveva sempre considerato una figlia. Era la sua prima relazione, probabilmente il suo primo rapporto dopo anni nei quali era stata costretta a fuggire. E si fidava di lei, nonostante tutto. 
Eppure neanche lui riusciva a comprendere Shinichi, né il suo modo di stuzzicarla. 
«E se anche fosse? Cosa ci sarebbe stato di male, me lo spieghi?» gli rispose poi lei, trattenendosi dal sbattergli in faccia il male che le stava facendo con quelle accuse. Probabilmente neanche se ne stava rendendo conto. 
«Allora non vuoi proprio capire... devo ricordarti che Rei è un infiltrato dell'Organizzazione? E che, finché non troveremo i membri latitanti, Gin compreso, tu sei ancora in pericolo?». 
Le mani iniziarono a tremarle dalla rabbia, mentre Shinichi doveva fare i conti con un sentimento al quale non aveva mai dato peso e che gli si era bloccato in gola dall'esatto momento nel quale aveva visto i due insieme. Aveva percepito rabbia, frustrazione. Un senso di inutilità che aveva fatto breccia nel suo petto come un fulmine e che ancora non riusciva a spiegarsi. Si sentiva strano mentre le diceva quelle parole, ne era consapevole. Istintivo come al solito, preda di un fastidio che lo faceva agire senza riflettere troppo. 
«Sì, Kudo. Lo so! E non di certo grazie a te. È stato Rei a parlarmene». 
«Bene, quindi saprà che più ti sta vicino, più rischia di metterti in pericolo. Pensavo fosse più sveglio, facendo parte della Polizia Segreta». 
Il tono di lui era sempre più tagliente, gli occhi di lei trattenevano a stento le lacrime che premevano per scivolarle sulle guance. 
«Adesso basta, Shinichi. Io mi fido di Ai e dovresti farlo anche tu» s'intromise il dottor Agasa, guardandolo con rimprovero. La ragazza gli lanciò una veloce occhiata piena di gratitudine, prima di tornare con lo sguardo sul ragazzo. 
«Non è questione di fiducia. Deve rendersi conto che non può fidarsi totalmente di Furuya, così come lui dovrebbe capire il rischio che corre». 
In quel breve momento, Shiho sollevò le iridi verdi verso il detective, soffermandosi sul suo sguardo irritato. Lo vide stupito per un istante, prima di iniziare a parlare.
«Sai, io non sono la bambina che tu credi. Mi hai vista?
» gli chiese, alzandosi in piedi subito dopo. «Ho vent'anni e, dopo quello che ho vissuto, credo di meritarmi un po' di felicità con chi voglio. Non credi?». 
Shinichi aprì appena la bocca per risponderle, ma non fece in tempo perché lei continuò. 
«La verità è che tu non mi consideri una donna, non lo hai mai fatto. Bene, allora apri gli occhi e guardami! Puoi proteggermi e ti ringrazio per averlo sempre fatto»aggiunse Shiho, sospirando. «Ma non puoi controllare la mia vita come fossi una bambina. Non lo sono mai stata». 
Lui e Agasa ascoltarono quelle parole mentre la guardavano stupefatti a causa di quel tono di voce e quella sicurezza. Tuttavia, non la interruppero fino in fondo, attenti. 
«Quello che ti sto dicendo è che non è il ragazzo giusto. Ti metterà in pericolo» rispose Shinichi, più morbido. 
«A te non andrà mai bene nessuno, Kudo. E sai perché? Perché non ti aspetti che io possa amare qualcuno ed essere ricambiata» mormorò con tono apparentemente tranquillo la ragazza, attraverso l'espressione tagliente che gli stava rivolgendo. «Qualcuno che non sia tu». 
Shinichi la fissò inebetito, la voce gli moriva in gola. Stava iniziando a prendere consapevolezza delle dure parole dell'amica solo in quel momento. 
«N-Non è così... io... ».
«Tu credi di poter controllare la mia vita, ma non è così. Sei ingiusto, Shinichi. Ecco qual è la verità» lo interruppe, scuotendo la testa. «Appena hai preso l'antidoto sei corso da Ran senza problemi, sei tornato alla tua vecchia vita. E adesso mi accusi perché lo sto facendo anche io?». 
«Ma che cos'hai capito?» le chiese lui, lo sguardo di chi è caduto dalle nuvole. La osservava con gli occhi spalancati, mentre la realtà delle sue frasi prendeva forma dentro se'.
«È ora di svegliarti, Shinichi, e di renderti conto che anche io ho il diritto di vivere la mia vita! Senza essere controllata di continuo, perché è l'ultima cosa di cui ho bisogno» continuò Shiho, allontanandosi di qualche passo. «Ah... e prima che me ne dimentichi, se voglio avere la mia intimità con qualcuno, sono affari miei. Non m'importa se reputi di avere una qualche esclusiva su di me e ti senti in diritto di essere geloso. Mi dispiace Agasa, vado in camera mia». 
Detto questo, la ragazza sparì dalla cucina, percorrendo velocemente le scale dell'appartamento. Non si accorse di aver lasciato indietro un Agasa a disagio, ma con un lieve sorrisetto di soddisfazione che gli disegnava gli angoli della bocca, e un Shinichi totalmente in balia di quel qualcosa che non riusciva a gestire e che gli stava dando motivo di essere geloso. 
Già, geloso della sua amica, di quel tutto, quella vita che aveva condiviso insieme a lei e che, adesso, avrebbe vissuto insieme a qualcun altro, quel qualcun altro che le stava offrendo il suo aiuto e la sua protezione.
E che non era più lui

 
[If these walls could talk
They'd tell me I'm not safe in here
They'd say I'm better off
If I could run away and disappear
It seemed impossible to comprehend
But these walls know who I really am]



*********


Note dell'autrice
Ciao! Dunque, questa fanfic è nata stamattina davvero per caso. Avevo voglia di scrivere qualcosa di breve e l'ispirazione è praticamente venuta da se'. Carissime - sì, mi sto rivolgendo proprio a voi xD - ormai mi avete fatto prendere bene con Shiho e Rei, quindi lo inserisco ovunque! Visto che Conan e Ai non staranno mai insieme, ho pensato: cosa succederebbe se lei trovasse qualcun altro? E magari proprio Rei? Shinichi controllerebbe tutto come al solito, immagino. E niente, questo è ciò che è venuto fuori.
Inizialmente non era una songfic, ma ho trovato questa canzone che combacia perfettamente con ciò che volevo esprimere io. "Se i muri potessero parlare, direbbero che non sono al sicuro. Ma sanno anche chi sono". In questo caso "These wall" (che è il titolo della canzone) indica anche quei muri che dividono Shinichi e Shiho e che stanno prendendo sempre più spazio anche all'interno dell'anime. 
Un'ultima cosa e poi finisco davvero, promesso! Scusatemi, ma anche se Shiho è adulta, io non ce la faccio proprio a non farla chiamare "Ai" dal dottor Agasa (visto che ha continuato a farlo anche quando lei era adulta in "Incontro indesiderato" nella versione giapponese). Ormai il suo nome è quello, è stato lui a darglielo e mi dispiacerebbe - come penso dispiacerebbe a lui - cambiarlo. E così per Shinichi. Avete notato che non la chiama mai "Shiho"? Quindi non riesco proprio nemmeno io. xD
Detto questo, ringrazio tutti coloro che passano a leggere e/o lasciare una recensione! 


 
  
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