Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Ily Briarroot    24/08/2018    8 recensioni
[Fanfiction partecipante al contest "Tokyo Mew Mew: Summer Festival", indetto da Ria-Dream sul forum di EFP]
Link del contest: http://www.freeforumzone.com/d/11520031/Tokyo-Mew-Mew-Summer-Festival/discussione.aspx
"Si strappò un pezzo della fascia avvolta intorno al braccio sinistro e gliela poggiò sulla tempia, tamponando lentamente la ferita.
Strawberry chiuse gli occhi, ora rilassata, il volto angelico di una bambina. L'espressione tenera, la frangia sbarazzina che le finiva scompostamente sulla fronte. Ma bella, incredibilmente bella".
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The only reason to fight

 

Le strade di Tokyo erano vive e affollate, piene di quella particolare atmosfera che si respira solo una volta all'anno. Le risa di bambini e adulti, i colori degli addobbi e delle bancarelle, il viso entusiasta delle persone bastavano per rallegrare la sera. Nonostante fosse iniziato agosto ormai da qualche giorno, il caldo non era opprimente e il leggero venticello fresco trasmetteva un vero e proprio senso di sollievo, unito al cielo sereno che permetteva di scorgere facilmente le stelle in esso riflesse. 
Decisamente un bel clima, una bella boccata d'aria per gli abitanti della zona dopo gli attacchi degli ultimi giorni, dopo aver visto diversi punti della città crollare sotto l'attacco di creature strane, che ancora nessuno era riuscito a identificare del tutto. Qualcun altro si rifiutava di farlo, per il timore di ciò che sarebbe potuto accadere. 
Accantonare per una serata quei pensieri, in un giorno di festa per giunta, era l'unica cosa possibile da fare, unita alla speranza che capeggiava intorno alle ragazze Mew Mew.
Già, le Mew Mew. Giovani sconosciute che stavano dando il meglio di se' combattendo, aiutando Tokyo a risollevarsi da quelle sorti precarie, donando fiducia a un numero sempre maggiore di persone. 
Il Tanabata Matsuri, la festa delle stelle
Era ciò che aveva in mente Strawberry da giorni, l'unica cosa a cui pensava continuamente, come un'insegna che lampeggia prepotentemente senza mai stancarsi. E vi era solo una persona con la quale avrebbe voluto trascorrere la serata. 
La sorta di euforia che l'aveva invasa dalla testa ai piedi dopo aver ricevuto l'invito di Mark, non era cessata per nulla, anzi. Guidava le quattro amiche verso le bancarelle, adocchiando mele caramellate e attenta a ogni sorta di profumo derivante da qualche piatto tradizionale giapponese. 

«Forza, ragazze!» esclamò, anticipando le compagne. «Finalmente si mangia!»
Le quattro si guardarono, accigliate e confuse, senza riuscire a capire il comportamento di Strawberry, così goffa nel suo yukata rosa pallido. 
Decise di risponderle la più delicata delle quattro, per evitare di far sfociare la situazione in un litigio certo se a parlare fossero state Mina o Pam. 

«Scusa, Strawberry... » iniziò Lory, forzando un sorriso ma divertita comunque dalla scena. «Se hai un appuntamento con Mark non è il caso di cercarlo? Noi possiamo vederci più tardi»
La rossa si fermò all'improvviso, guardandole per un secondo indecisa. Dopodiché sorrise, annuendo sinceramente. 

«Oh, sì... hai ragione, che sciocca. Bene ragazze, allora ci vedremo dopo!»
Mina si sistemò la ciocca di capelli dietro l'orecchio, mostrando senza troppi complimenti la stoffa decorata del suo costoso yukata. Tuttavia, per quanto quest'ultima si sforzasse, mai perfetta quanto Pam. Le forme esatte al punto giusto, il fisico da modella che tutti si voltavano a osservare. 
Anche Lory spiccava, una bellezza timorosa di venire allo scoperto e mascherata dalla timidezza che la contraddistingueva, così diversa dai modi di fare ancora infantili di Paddy, avvolta in uno yukata molto più semplice e lineare. 

«Lo spero, non ci tengo affatto a trascorrere la serata dietro a te e Mark mentre vi sbaciucchiate» disse irritata Mina, sbuffando. 
Strawberry sgranò gli occhi e arrossì, totalmente in imbarazzo. 

«Cosa vorresti dire?! Nessuno ti ha chiesto di farlo!».
«Dai, Mina. Se Strawberry e Mark si sbaciucchiano io sono contenta per loro» rispose ingenuamente Paddy, mostrando un sorriso che le riempiva le guance tonde. 
L'oggetto della loro conversazione si agitò nuovamente, guardando la piccola nella vana speranza che non andasse oltre. 

«Sì, Paddy, ma adesso andiamo. Lasciamo Strawberry e Mark un po' da soli»
L'intervento di Pam fu la sua salvezza. Incrociò le braccia al petto e si incamminò, i capelli lunghi sulla schiena che ondeggiavano lievemente a ogni suo passo. 
Strawberry sospirò, stavolta più tranquilla. 



«Certo che con tutta questa gente come farò a trovare Mark?».
Camminava da una ventina di minuti e del ragazzo non vi era nemmeno l'ombra. Soltanto in quel momento si fermò e sollevò la testa, mentre gli occhi si perdevano nel buio della notte. Le stelle cosparse nel cielo trasmettevano una bellissima sensazione di tranquillità e lo spettacolo che offrivano era magnifico. 
All'improvviso, i movimenti veloci di Mash accanto a se' la riportarono bruscamente alla realtà.

«Gli alieni» esclamò il robottino di punto in bianco, muovendo le piccole ali. «Ci sono gli alieni!»
Strawberry scattò, guardando da una parte all'altra della strada, oltre i visi allegri e rilassati dei presenti. Quando si voltò, un'espressione decisa che conosceva bene quasi la fece sussultare. Gli occhi giallognoli nei propri, le orecchie a punta. 
La poca gente nei dintorni si allontanò di fretta, non credendo ai propri occhi. Un altro cattivo presagio, un'altra di quelle strane creature. 

«Allora, micina? Ti sono mancato?»
Ghish la osservava interessato, senza mai distaccare lo sguardo da lei. 
La ragazza era troppo concentrata a reggere la tensione per notare cosa stringesse l'alieno nella mano destra. 

«Cosa vuoi ancora?! Avete deciso di rovinare tutto anche stasera?»
Strawberry lo guardava con disprezzo, mentre gli occhi castani le si riempivano di pura rabbia. Ghish sorrise, avvicinandosi a lei di un paio di passi.

«A dire la verità cominciavo ad annoiarmi senza di te. È stata una fortuna averti trovata».
Sollevò la mano e aprì le dita, mostrando sul palmo un fūrin, una piccola campanella a vento dai colori delicati, di un azzurro tenue. Dopodiché rise, annullando maggiormente la distanza da lei.
«Sai che cos'è questa, micina?» le chiese, la stessa espressione sicura. «L'ho imparato dagli umani molto tempo fa. Ho pensato fosse un'idea carina per incontrarti».
La ragazza scrutò ogni sua mossa, in guardia, come un gatto selvatico che punta la preda. 

«Cosa vuoi dire?»
Ghish rise e scattò velocemente, troppo perché lei potesse seguirlo subito. Strawberry mosse appena un passo nella sua direzione, goffa nei movimenti a causa dello yukata che le fasciava il corpo. 
Tuttavia l'alieno fu più veloce e le comparve immediatamente alle spalle, le sue labbra le sfioravano il collo. 

«Questo strano oggetto ha una funzione purificatrice, dovresti saperlo» le mormorò all'orecchio, la voce calda di chi sa cosa vuole. «Il suono che emette dovrebbe tenere lontani gli spiriti maligni»
La rossa non si mosse, rigida. Si stupì di se stessa quando percepì un brivido attraversarle la schiena. 
Si scostò da lui subito dopo, voltandosi per tornare a guardarlo negli occhi poco rassicuranti. 

«Direi che non ha funzionato, allora» esclamò poi lei, chiedendosi quale piano avesse avuto in mente stavolta. Ghish rise, sinceramente divertito dalla sua espressione confusa e dagli occhi castani sgranati, così belli e profondi. 
«Hai ragione. Qui dentro adesso c'è la forza negativa che le altre campanelle hanno provveduto ad allontanare» le spiegò tranquillamente, il ghigno ancora impresso sul volto. «Le abbiamo racchiuse tutte qui per voi Mew Mew. Hai visto che bel regalo?»
Strawberry rimase a osservare preoccupata quella piccola campanella a vento, oggetto puro e intatto, ora trasformata nel male, in negatività pura che si accorse di percepire. Un vaso di Pandora senza pietà e senza speranza, colmo di una sottile polvere nera che spazzava via il colore tenue di poco prima.
La rabbia esplose in se' all'improvviso, impossibile da contenere. 

«Non la passerete liscia! MewBerry metamorfosi!»
Di colpo, la strana sensazione alla quale si era abituata da qualche mese tornò, avvolgendola di una luce calda, mentre si liberava di quel qualcosa racchiuso in se', di quell'istinto che si batteva per venire fuori. 
Al posto dello yukata, sentì la stoffa delicata del costume rosa avvolgerla, l'udito molto più fine, la coda che le sbucava dalla gonna corta, alla quale era legata la campanella che amava far tintinnare. Percepì l'istinto del gatto di Iriomote farsi strada in lei, prendere il sopravvento. 
MewBerry era pronta. 
Sollevò lo sguardo verso Ghish e rivide di nuovo quel sorriso, adesso di colpo più esteso. 

«Finalmente, ce ne hai messo di tempo! Ecco la mia micina» disse, pregustandosi un momento che conosceva soltanto lui. 
La ragazza lo guardò, assottigliando le orecchie da gatto e cercando una soluzione. Non doveva permettere che l'energia negativa presente in quella campanella a vento venisse liberata, ne andava della salvezza di tutti. 

«Adesso basta, Ghish! Dammela» esclamò la Mew Mew, tendendo il braccio verso di lui, il palmo della mano aperto. «Non ti permetterò di fare del male a qualcuno!»
Lui le si avvicinò, per nulla intimorito, senza cedere alla richiesta. 

«Non preoccuparti, in mano mia questo potere è al sicuro. Solo io posso decidere quando attivarlo. Solo io posso liberarlo»
MewBerry scattò nella sua direzione, cercando di prendere il fūrin dalle sue mani. Tuttavia riuscì appena a scalfirlo e, solo allora, si rese conto del danno che avrebbe comportato fare un'altra mossa del genere, a giudicare dalla reazione del nemico.

«Cos'hai intenzione di fare, Strawberry?»
L'espressione di Ghish era cambiata, adesso totalmente seria. Fu quello l'attimo in cui capì cos'avrebbe dovuto fare. 
Distruggere la campanella a vento. Era l'unico modo per evitare che l'alieno sprigionasse il potere, liberarlo dal suo monopolio. 

«Ho capito tutto, Ghish! È inutile che tenti di proteggerlo dai miei attacchi»
Quest'ultimo sgranò gli occhi, teso. Non avrebbe mai creduto che lei potesse arrivarci con tanta facilità. 
MewBerry attaccò prendendolo alla sprovvista e l'alieno riuscì a evitarla per un soffio. 
Dopodiché successe tutto troppo in fretta per capacitarsene; la ragazza utilizzò il Fiocco di Luce al massimo, troppo potente per quella poca, pochissima distanza. Colpi il fūrin ma anche le pareti rocciose che li circondavano, che cominciarono a disgregarsi e a scivolare verso di loro. 

«Oh, no» esclamò MewBerry, retrocedendo di qualche passo. Ghish si guardò attorno, vedendo la campanella spazzata via in un lampo. Digrignò i denti irritato mentre assisteva alla scena, finché non notò un enorme masso spostarsi velocemente verso la ragazza.
«No!»
S'interpose tra quest'ultima e la roccia, cercando di farle da scudo con il proprio corpo. Così, istintivamente.
Dopodiché la trascinò via, atterrando sul terreno con lei fra le braccia. Le fece da scudo con la schiena per proteggerla dai ciottoli che ancora si frantumavano al suolo, attento alle rocce spesse che li circondavano e che impedivano ogni via di fuga.
Quando tornò la calma Ghish si alzò in piedi, stizzito da quella situazione. 

«Non è possibile. Maledizione!». Soltanto quando si voltò verso la rossa, realizzò che qualcos'altro non stesse andando per il verso giusto. 
Quest'ultima si reggeva in piedi a stento, la mano contro la parete sporca che ancora resisteva. Tremava, tremava in modo appena percettibile.

«Ma... cosa... ? Strawberry» mormorò appena, guardandola incerto. La vide vacillare, aggrappata al resto dei detriti che erano caduti intorno a loro. 
In quell'attimo lasciò perdere tutto; l'ennesimo fallimento contro le Mew Mew, gli ordini di Profondo Blu, il piano. Non esisteva più nulla, neanche la campanella a vento che adesso era al suolo frantumata in mille pezzi, la forza maligna che gli era sfuggita di mano, ora dispersa nel vento. Non era riuscito a fare nulla e si sarebbe infuriato per questo motivo con il senno di poi; ma in quel momento importava solo lei. 

«Strawberry, sei ferita?»
Le si avvicinò di corsa mentre lei crollava sulle ginocchia. La vide scuotere appena la testa, così pesante da minuti interi. Non era riuscita a capacitarsi della situazione e aveva risposto così, d'istinto, senza neppure appurare le proprie condizioni. 
Percepì un contatto caldo dietro la schiena e vide appena Ghish accanto a se', lo sguardo indecifrabile. 
Avrebbe voluto allontanarsi velocemente, ma non riuscì a muovere un muscolo. 
Fu quello l'attimo in cui perse di colpo l'energia, dissolta come il contenuto del fūrin. La coda e le orecchie scomparvero e Strawberry torno se stessa, poggiando le mani sul terriccio umido. 

«Ehi, rispondimi»
Strawberry non sapeva per quale motivo, ma si sostenne a lui, contro le sue mani che la tenevano eretta, la sua spalla che le dava conforto. 
Ghish le si avvicinò ulteriormente, teso e irritato dal non riuscire a capire la situazione. Soltanto dopo un po' notò la chiazza di sangue che le imbrattava la tempia. 

«Abbiamo un problema, micetta» le disse, senza nemmeno realizzare ciò che stesse facendo. Si guardò attorno, alla ricerca di un qualsiasi varco di fuga per poter aiutare la ragazza, vinto da quel forte istinto nel volerla proteggere e aiutare. 
Già, l'aveva attaccata fino a pochi minuti prima e adesso voleva darle una mano
Non capiva neanche lui il motivo, ma non rimase a rifletterci in modo particolare. 

«C-cosa stai facendo... Ghish?» chiese Strawberry con un filo di voce, poggiandosi il palmo della mano sul punto della testa che cominciava a provocarle strane fitte. 
L'alieno le si riavvicinò in un lampo, afferrandole bruscamente il polso per allontanarlo dalla ferita. 

«Non toccare. Sei ferita» le ordinò seriamente, rimanendo a osservare il suo sguardo perso e la battaglia interna che era sicuro stesse combattendo per cercare di rimanere vigile. La vide poi sforzarsi di concentrare il peso su un ginocchio, nonostante lo yukata le ostacolasse il movimento, nel tentativo di alzarsi in piedi.
«Lasciami... lasciami andare. Sto bene»
Ghish si stupì di quella frase, realizzando come la ragazza cercasse di mostrarsi forte, sempre e comunque. Ma era chiaro il motivo per il quale si comportasse a quel modo; non voleva rimanere con lui, non si sarebbe mai fidata. 
L'alieno sospirò, poggiandole le mani sulle spalle. Dopodiché, ostentando una delicatezza che non gli apparteneva, la costrinse a sdraiarsi, facendole poggiare la nuca sulle proprie gambe. 

«Cosa vuoi?» gli chiese Strawberry, mentre il dolore le occupava la mente. Lo guardava con fatica, le palpebre socchiuse. 
«Non voglio farti del male, Strawberry. Ora sta' ferma»
Il tono fermo della sua voce funzionò, perché la vide smettere di opporsi, il suo corpo lasciarsi andare contro il proprio. 
Si strappò un pezzo della fascia avvolta intorno al braccio sinistro e gliela poggiò sulla tempia, tamponando lentamente la ferita. 
Strawberry chiuse gli occhi, ora rilassata, il volto angelico di una bambina. L'espressione tenera, la frangia sbarazzina che le finiva scompostamente sulla fronte. Ma bella, incredibilmente bella. 
Ghish sorrise senza rendersene conto, notando di nuovo quel qualcosa di forte che faceva breccia nel suo cuore.
Sapeva che non avrebbe mai dovuto innamorarsi di lei. Di un'umana, una nemica naturale. 
Una nemica che gli altri alieni e Profondo Blu non avrebbero mai risparmiato. Una Mew Mew, una ragazza che non avrebbe mai cambiato quello sciocco sentimento. Un sentimento che detestava, ma che non riusciva a combattere davvero. E che, probabilmente, non avrebbe mai voluto vincere. 
I pensieri s'interruppero di colpo quando la sentì mugugnare qualcosa, muoversi appena. Stava ancora cercando di bloccarle l'emorragia, quando la vide sollevare debolmente la mano per posarla sulla propria. 
Lui rimase immobile, il pezzo di stoffa ancora in mano, confortato da quel calore, da quel tocco leggero. 
La osservava ancora, incapace di distogliere lo sguardo da lei, finché non le accarezzò appena la pelle liscia del volto con la mano sinistra.
Strawberry aprì appena gli occhi, lottando contro il dolore e la confusione, ma lo riconobbe comunque. 

«Ghish... tu... ».
«Sshh»
Le mise un dito sulla bocca, scuotendo appena la testa. 

«Non parlare, micina. Passerà in fretta»
La ragazza lo guardò negli occhi gialli, nonostante la scarsa concentrazione. In quell'istante, Ghish curvò la schiena, piegandosi lentamente verso il suo volto. Non ragionò, non riuscì a farlo; annullò la distanza tra di loro, a contatto con le sue labbra calde e morbide. Le assaggiò lentamente con le proprie, scoprendole calde e dolci. 
D'un tratto, non si vergognava di aiutarla, non più. Decise che non gli sarebbe importato di farsi scoprire, di essere trattato come traditore.
O peggio, di essere ucciso.
Non gli interessava più nulla in quel momento, solo lei
Strawberry percepì un calore strano ma piacevole, un sentimento che si smosse all'improvviso, dentro se'. Mosse appena le labbra su quelle di Ghish, che non interruppe un attimo quel contatto premuroso, protettivo. Una sensazione nuova, che non aveva mai provato, così diversa dal primo bacio con lei, rubato, brusco, e mai ricambiato.
Questo era un'altra cosa
Le scostò lievemente i capelli dalla fronte e la rossa aprì gli occhi, perdendosi in quelli di lui. 
Quando Ghish si allontanò, i cuori di entrambi erano frenetici, veloci, palpitanti. Rimasero senza parlarsi e senza perdere lo sguardo l'uno dall'altra. 
Strawberry si addormentò dopo qualche attimo, vinta dalla stanchezza e dal dolore, mentre lui riprendeva a tamponarle la ferita. 
E lo fece anche in seguito, per le ore successive, finché non percepì il potere delle Mew Mew infrangersi contro i cumuli di roccia che li tenevano bloccati, vedendo l'esplosione che i loro attacchi combinati avevano prodotto nel tentativo di creare un varco in quella parete di pietra.
Era il segnale che indicava la fine del momento con Strawberry. 

«Eccola! È lì»
Le ragazze Mew Mew apparvero dal nulla, adocchiando la loro compagna sdraiata a terra. Non videro Ghish, perché si era già allontanato in volo, osservando la scena da lontano. Osservò le quattro ragazze correre verso l'amica, Mark accanto a loro mentre la raggiungevano.
Seguì quest'ultimo con lo sguardo, controllando ogni suo movimento, odiando l'istante in cui la prendeva tra le braccia intimandola a svegliarsi.
Qualcosa in fondo al cuore si sgretolava, così come si era costruito. 
Era un alieno, c'era una guerra in corso. 
Un alieno che non avrebbe mai messo da parte i suoi sentimenti per l'unica ragazza che avesse mai amato
La sua nemica, la sua vita. La sua unica ragione per lottare

 


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Note dell'autrice
Ciao a tutti! Ho scritto questa breve fanfic per partecipare al contest a tema estivo :D e ho deciso di farlo con una delle mie coppie preferite. Adoro troppo Strawberry e Ghish per non farlo! 
È la prima volta che scrivo in questo fandom, nonostante abbia sempre amato la serie. Chiedo scusa se ho utilizzato i nomi italianizzati, ma è la versione alla quale sono più abituata. Spero di non aver fatto brutte figure! xD detto questo, ringrazio chiunque voglia leggere e/o lasciare una recensione. Grazie e alla prossima!
Ily
 
  
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