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Autore: Spoocky    27/08/2018    2 recensioni
Subito dopo il primo scontro con l'Acheron l'equipaggio della Surprise deve fare i conti con i danni arrecati da un nemico di forza superiore mentre si affronta la perdita dei morti e si curano i feriti.
Le ferite in battaglia entrano di diritto nell'ordine naturale delle cose, è risaputo e ce ne si fa una ragione.
Quando però tra i caduti ci sono delle persone care diventa difficile, se non impossibile accettare le conseguenze naturali di un evento bellico.
Non si può che sperare in un miracolo.
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Genere: Guerra, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Disclaimer: Uguale a prima.

Buona Lettura ^.^


Dopo cena, Mowett tornò a far visita in infermeria.

Joe Plaice era tale quale a quella mattina, non si era mosso di un centimetro.
Poche ore prima, il dottore si era arreso ed aveva dimesso Blackney, che ora ciondolava beato nell’alloggio degli allievi.
Steso nella sua branda, Pullings tossiva ancora forte e cercava inutilmente di riprendere fiato mentre il capitano in persona si prodigava a passargli uno straccio sulla fronte per alleviare il fastidio della febbre. Aubrey stava dicendo qualcosa ma il tenente si impose di non ascoltare per rispettare quel momento privato, e comunque aveva un tono insolitamente basso che rendeva impossibile capirlo.

“Perdonatemi, signore. Killick va sbraitando a destra e a manca perché la cena è in tavola e non c’è nessuno. Il dottore è ostaggio di Padeen che lo sta aiutando a ripulirsi… dovreste davvero andare, signore.”
“Vi ringrazio, signor Mowett. Avete fatto bene ad avvisarmi. Tom, è meglio che vada o quella megera di Killick vorrà la mia testa. Cercate di riposare un po’ adesso, tornerò domani. Signor Mowett. Buonanotte signori.”

“Buona notte capitano. Ciao, Tom. Come ti senti?”
“Will...” probabilmente avrebbe voluto dire qualcos’altro ma la tosse gli spezzò la voce.
“Tranquillo, tranquillo. Ti va un po’d’acqua?”
Il corpo di Pullings era già reclinato grazie ai cuscini, quindi bastò reggergli la nuca mentre beveva e aiutarlo ad asciugarsi le labbra.
“Vuoi che ti raccolga i capelli?”
“Per favore.”

Seguendo la linea tradizionalista di Aubrey, anche Pullings portava i capelli lunghi e di solito li raccoglieva con un nastro per evitare che gli finissero in faccia. Nelle occasioni speciali – punizioni, visite ufficiali,  eventi formali – chiedeva a qualcuno di intrecciarglieli in un codino, come facevano i marinai per i compagni di mensa e Stephen per Jack.
In quel momento la capigliatura del tenente era una matassa aggrovigliata e sparsa ovunque sul cuscino, cosa che fece desiderare a Mowett di avere sotto mano una spazzola per la prima volta in vita sua.
“Hai mai pensato di tagliarli? Non avresti di questi problemi. E poi non si usa quasi più.” Pullings lo fulminò con lo sguardo “Sì, so come la pensi in proposito ma dovresti considerare... non guardarmi così: ho diritto ad avere un' opinione e anche ad esprimerla. Quando sarai comandante farai come ti pare.”
“Pensi che...”
“Ma certo, amico mio. Ma certo! Staneremo l’Acheron, la cattureremo e finalmente ti promuoveranno. Devi solo portare un po’ di pazienza e vedrai che andrà tutto bene.”
Finì di districargli i capelli con le dita, si armò del pezzo di nastro che avrebbe completato l’opera e trasformò quello scempio in una coda almeno decente.
“Grazie, Will.”
Mowett sapeva di non ricevere gratitudine solo per quel piccolo gesto di assistenza.
Erano entrambi coscienti della possibilità, sempre più concreta, che Tom non si rialzasse da quella branda e avevano bisogno di guardare al futuro con speranza perché l’alternativa era terribile.
Rimasero per un po’ in silenzio, interrotto solo dai colpi di tosse.

Poi Mowett si ricordò di una cosa: “Tom, a breve dovremmo raggiungere un porto da cui sarà possibile spedire la corrispondenza. Se vuoi puoi dettarmi una lettera da inviare a casa.”
“Magari domani, grazie: adesso non ce la faccio. Avevo iniziato una lettera per Katie, me la porteresti? E’ insieme alle altre.”
“Nel solito posto? Certamente.” Si fermò a riflettere un momento “Ehi, vuoi sentire una poesia? Niente di che, solo un piccolo frammento per celebrare la nostra impresa.”
“Te ne prego.”
“Molto bene.”
Mowett si alzò dal suo cantuccio, evitò per un soffio di battere la testa contro il soffitto e si schiarì la voce.  
Il frammento non era davvero niente di speciale, ma bastò per rinfrancare l’animo del malato.
 
Se la mia parola non è errata
Presto l’Acheron dovrà essere presa o affondata
Non importa quanto lontano correrà
La Surprise la spedirà nell’aldilà![1]


Il poeta si fece prendere troppo dall’estro compositivo e finì la declamazione impattando con la nuca contro le travi del soffitto.
Risero entrambi come ragazzini ma la cruda realtà della malattia li riportò presto al presente, manifestandosi con un feroce attacco di tosse che non dava segno di smettere.

Il rumore evocò Stephen che si materializzò in mezzo a loro al colmo della sua irascibile preoccupazione: “Fuori di qui, William Mowett! Arrampicatevi sulla testa di morto[2] più alta che trovate e stateci tutta la notte: vi rinfrescherà le idee. Padeen! Vieni qui subito!”
In cuor suo, Stephen sapeva di aver esagerato e il giorno seguente sarebbe andato a scusarsi con il giovane ufficiale ma in quel momento gli premeva solo la vita del suo paziente.

Padeen sollevò Pullings dalla branda con la stessa facilità di una bambola di pezza e lo mise seduto mentre gli accostava un fazzoletto alla bocca.
Nonostante la violenza, la tosse non era produttiva e quando le labbra del malato iniziarono ad assumere un’inquietante sfumatura violacea Stephen dovette risolversi a prendere di nuovo la siringa.
Non stette neppure a sciogliere le bende, tolse solo la fascia del braccio e scoprì solo la zona in cui inserire l’ago: “Padeen, tienilo fermo mi raccomando.”
Tom non aveva abbastanza fiato per urlare ma rabbrividì da capo a piedi mentre il metallo gli penetrava nella carne.
Stephen trovò il coraggio di alzare gli occhi solo dopo molto tempo, ma non trovò nulla che alimentasse il suo timore: accasciato sulla spalla dell’infermiere, Pullings era pallido come un fantasma e privo di sensi ma la cianosi era regredita del tutto e anche la tosse era passata.

Avevano vinto un'altra battaglia.
 
Note:
 
[1] Tra le scene tagliate del film c’è un frammento in cui Mowett declama durante la cena con Aubrey (quella dei curculioni, per intenderci) il seguente componimento:

The Acheron if I am not mistaken
 must shortly be sunken or taken
No matter how far she may run
The Surprise will blow her to Kingdom come!

L’ho tradotto nel modo più fedele possibile ma non sono riuscita ad adattarlo alla metrica italiana perché avrei dovuto stravolgerlo. Comunque lo stesso O’Brian avanza spesso dubbi sulla reale competenza di Mowett in fatto di poesia, porello ^.^  

 
[2]  La testa di moro è l’articolazione che lega insieme i pezzi di cui è composto l’albero di una nave a vela.
  
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