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Autore: Hookina90    28/08/2018    0 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio dell'autrice: Qui ci sarà già il primo riferimento all'altro telefilm che ho voluto introdurre e collegare con once cioè supernatural
Comunque buona lettura :P

 
                     Capitolo 4: Secrets
 

 

Lo stavo fissando ormai da qualche minuto sperando di rivedere i suoi occhi azzurri. Il cuore mi stava martellando nel petto, ma per fortuna qualche instante dopo si riprese. Iniziò a tossire e a sputare l'acqua che aveva ingerito. Ero riuscita a salvarlo, però era freddo come il ghiaccio. Aveva bisogno di scaldarsi.
Lui mi mise la mano sulla guancia e disse dolcemente: “Sto bene tesoro, tranquilla”
“Meno male”, affermai rassicurata poi aggiunsi: “Sei freddo, devi assolutamente riscaldarti”
“Potremmo riscaldarci a vicenda”, sussurrò al mio orecchio
“Sei il solito idiota”, ribattei ridendo dandogli un buffetto sul braccio.
“Meglio se andate a cambiarvi, al timone ci pensiamo noi!”, affermò gentilmente Emma.
“Grazie Swan”, rispose lui mentre lo stavo aiutando ad alzarsi, poi aggiunse voltandosi verso di me: “Vieni Emily, andiamo sotto coperta!”
Annuii e lo seguii.
Mi portò nella sua cabina che non avevo ancora visto. Era più grande delle altre. C’era un letto a una piazza e mezzo con una coperta rossa pesante e un paio di cuscini bianchi avorio. Nella parte inferiore sotto il materasso c’erano vari cassetti, mentre sopra alla testata del letto c’era un oblo da dove si poteva vedere il mare che era per fortuna tornato calmo.
In mezzo alla stanza c'era un tavolo in legno scuro su cui era appoggiata una tovaglia di seta color porpora e intorno c'erano quattro sedie. Alla mia destra invece c’era una libreria bianca e una piccola scrivania sopra la quale c'erano delle mappe alcune aperte, altre invece chiuse con un cordoncino rosso porpora.
“Siediti. Io cerco qualcosa per asciugarci…anche se ci servirebbero dei vestiti asciutti”, disse pensieroso iniziando a aprire e guardare nei cassetti che si trovavano vicino a dove mi ero seduta.
Era inginocchiato a pochi centimetri da me. Non appena ebbe in mano degli indumenti da uomo asciutti e due asciugamani alzò il viso e mi disse: “Io dovrei avere un cambio, però non credo di avere niente per te, anche perchè te e Milah avete taglie diverse. Tu sei più gracilina”
“Intanto non li avrei mai accettati e comunque ora pensiamo a te poi semmai per me qualcosa mi invento…”, affermai prendendo l’asciugamano che mi stava porgendo
“Ma se stai tremando!”, ribattè lui preoccupato mettendosi di fronte a me
“Non ti preoccupare, semmai vado a vedere se trovo qualche cosa per me! Tu intanto cambiati pure”, dissi prima di alzarmi.
"Va bene!"
Andai subito a cercare Regina perché avevo bisogno della sua magia. Sapevo che con un gesto della mano poteva cambiarmi. Nonostante avessi preferito farlo da sola dovevo chiedere aiuto perchè al momento non avevo ancora imparato a usarli, anzi l'unica volta che li avevo utilizzati stavo per uccidere Hook. La trovai a poppa mentre stava parlando in modo tranquillo con Snow.
“Eccoti, ma sei ancora bagnata!”, affermò appena mi vide.
“Ehm si nella cabina di Killian non ci sono vestiti della mia taglia, quindi potresti farmeli avere te con la tua magia?”, domandai gentilmente
“Prova tu”, ribattè lei secca
“Io? Non so usare i miei poteri!”, risposi a tono, mettendomi subito sulla difensiva.
“Non è difficile. Chiudi gli occhi immagina quello che vuoi e poco dopo ti apparirà”, spiegò con calma.
"Ho paura di far male a qualcuno...come è successo prima...", confessai sconfortata.
"Non ti preoccupare prima non eri in te. La rabbia che stavi provando ti ha fatto esplodere, ma ora il tuo corpo non è manovrato dalle emozioni quindi dovresti riuscire a usare i tuoi poteri senza combinare danni", spiegò Emma gentilmente che nel mentre si era avvicinata noi.
"Va bene, ci provo!", replicai ancora un po' titubante.
Tentai di partire con una cosa semplice. Pensai a una semplice sciarpa. Mi concentrai. La visualizzai nelle mia mente e qualche secondo dopo non appena riaprii gli occhi la vidi sulla mia mano. Era proprio identica a quella che avevo pensato.
“Sei sorprendete Emily. Il tuo potenziale è veramente buono!”, ammise Regina ammirata dopo aver visto usare la mia magia
“Ehm grazie a te che mi hai detto come fare, però ora meglio se torno di sotto!”, ribadì sorridendo. Non volevo rimanere fuori perchè in caso non fossi riuscita a cambiarmi usando la magia sicuramente mi sarebbe venuto un raffreddore e sarebbe anche stato imbarazzante.
“Si va bene!”

Non appena tornai di sotto mentre stavo passando accanto alla sua cabina vidi Hook che si stava togliendo i vestiti bagnati. Arrossii violentemente.
“Non sei ancora pronto”, domandai io girandomi dall’altro lato.
“Eh no mica sono così veloce. Non dirmi che ti vergogni? Intanto siamo solo amici no?”, domandò lui avvicinandosi con indosso solo i pantaloni.
“No…no..comunque ho capito come posso trovare degli indumenti asciutti. Userò i miei poteri!”, ammisi con tono fiero cercando di evitare di fissarlo.
“Veramente? Brava! Lo sapevo che ce l'avresti fatta!”, ammise lui scompigliandomi i capelli bagnati con la mano.
“Beh finisci di toglierti gli indumenti e poi asciugati. Io vado nell’altra cabina cercando di riuscire a cambiarmi utilizzando di nuovo miei poteri evitando di fare altri danni”
“Puoi restare pure qua..”, ribattè lui amicando.
Pensai che se fossi riuscita a usare la mia magia non avrei dovuto spogliarmi e quindi non era nemmeno necessario che me ne andassi, anche se avevo un po' di paura di sbagliare e di rimanere in intimo provocando dell'ulteriore imbarazzo. Alla fine però effettivamente aveva ragione lui, eravamo amici quindi non avrebbe senso tutti questi pensieri.
“Va bene”, dissi entrando di nuovo nella sua stanza.
Non appena fui di fronte al letto chiusi gli occhi almeno non l’avrei visto cambiare e così mi sarei concentrata meglio. Immaginai a un paio di jeans scuro, una maglietta a maniche corte chiara e per completare il tutto un maglioncino nero. Era un outfit adatto a questo periodo, anche perchè in questo mondo le temperature erano completamente diverse. Infatti non appena arrivammo mi resi conto che c'era più caldo rispetto a Storybrook e quindi poco dopo tutti ci togliemmo almeno un trato di roba.
Non appena riaprii gli occhi notai che ero vestita proprio come avevo visto nella mia mente ed ero persino completamente asciutta. C’ero riuscita di nuovo. Effettivamente non era stato così complicato. Ero stata veramente brava. Sapevo far apparire oggetti e cambiarmi, però queste cose in battaglia non mi sarebbero servite a molto. Dovevo sicuramente imparare altri modi su come usare questi miei nuovi poteri.
“Sei brava a usare la magia Emily!”, disse lui entusiasta
Alzai lo sguardo per ribattere, ma notai che si era spogliato e stava per indossare i pantaloni asciutti. Sarò diventata sicuramente rossa, perché lui iniziò a ridere.
“Sei ancora senza i vestiti asciutti?” lo rimproverai. Ero stata più veloce di quanto avessi pensato. Era ovvio che a lui ci avrebbe voluto più tempo. Dovevo non sottovalutarmi e fare come avevo pensato fin dall'inizio cioè andare in una cabina della sua truppa.
“Si sai .. sono più lento di te, tesoro!”, ammise fissandomi e alzando il sopracciglio
“Ok allora io torno dagli altri, appena sei pronto mi raggiungi!”, replicai forse un po' troppo infastidita. Non ne capivo il motivo, anche perchè eravamo solo amici.
“Perché ti devi innervosire?”, domandò lui dispiaciuto
“Non sono innervosita, ti voglio solo lasciare la tua privacy!”, dissi più dolcemente.
“Ci metto poco, aspetta!”, disse lui mentre si metteva un paio di pantaloni di pelle
“Va bene”, dissi sedendomi sul letto. In effetti non aveva senso comportarmi il quel modo. Non stava facendo nulla di sbagliato
“Visto ci ho messo poco. Non era mia intenzione metterti a disagio….”, disse qualche minuto dopo mettendosi al mio fianco
“No è colpa mia. Ho esagerato. Mi dispiace…anzi come stai?”, domandai cambiando discorso
“Bene, tranquilla!”, rispose lui sorridendomi
“Sono contenta.. ci è mancato poco…”, ribattei con tono colpevole abbassando lo sguardo.
“Non continuare a torturarti. Non è colpa tua”, replicò lui mettendo una mano sulla mia.
“Tecnicamente si….”, asserii prima di guardare fuori dall’oblo. Il tempo si era calmato subito dopo che Regina riuscì a far scappare il gruppo di sirene che ci aveva attaccato. Avevano un potere straordinario. Erano state loro a causare tutto, così ci aveva spiegato Hook prima di andare sotto coperta. Loro facevano nascere l’astio nei navigatori che percorrevano quel tratto di mare e in pochi superavano quella prova.
“Si ma non eri in te. Te l'ho già detto sono le sirene che creano il caos. Sai quante navi sono affondate a causa loro? Moltissime, quindi non ci pensare più, anche perché sono riuscito a sopravvivere come sempre”, ammise cercando di confortarmi
“Si forse hai ragione…”, ribadii voltandomi di nuovo verso di lui
“Ovvio e vedo che qualche volta mi dai retta…”, disse ridendo
“Quando dici cose sensate”, affermai facendo la linguaccia. Riusciva sempre a consolarmi. Ogni volta che ero triste lui con poche parole mi tirava su il morale. Mi capiva, anche se molti dei miei muri erano ancora presenti ed erano alti.
“Sei veramente simpatica lo sai”, affermò facendo il finto offeso
“Dai Killian non fare così…comunque forse è meglio tornare dagli altri!”, ribattei io mettendo una mano sulla sua spalla.
Annuii e poco dopo Hook ed io tornammo di sopra. Lui andò al timone e io provai ad aiutarlo. Gli altri invece stavano parlando amabilmente a prua. Per fortuna nessuno di loro si era fatto male durante la tempesta. Dopo un paio di minuti di silenzio lui disse: “Prima mi sono dimenticato di ringraziarti, mi hai salvato la vita. Sono in debito con te”
“Non mi devi ringraziare. Sei vivo e questo è l’importante. Non voglio più pensare a questa storia”, affermai guardando l'orizzonte. Non volevo continuare a parlare di quello che era accaduto perchè anche se lui mi aveva ripetuto che non era colpa mia, io invece mi sentivo dannatamente colpevole e ora il mio unico pensiero era di imparare a gestire i miei poteri per evitare di ferire o se no peggio qualcun'altro.
Qualche ora dopo riuscimmo ad arrivare sull’isola sani e salvi. Dovevamo organizzarci e fare un piano per trovare entrambi. Non potevamo essere avventati perchè Pan era astuto.

17 Novembre 2014

Dopo esserci addentrati nel bosco decidemmo di fermarci per accamparci per la notte o almeno credavamo fosse notte. Il tempo era sempre uguale. Il sole non tramontava ne sorgeva. Il buio era perenne. Non sapevo come riuscissero a vivere senza l'alternarsi del giorno della notte. Sicuramente non era salutare per loro e per il loro organismo. Noi però ci saremmo stati poco, il tempo necessario per salvare Bea e Henry. Non li avrei lasciati sicuramente a marcire in questo posto lugubre.
A un certo punto mentre stavamo dormendo, Emma ricevette la visita di Peter Pan, il quale le diede un foglio vuoto che l’avrebbe portata al nascondiglio dove si trovava Henry. La mappa però sarebbe apparsa solo se lei avesse smesso di rinnegare se stessa. Pan amava giocare. Non l’avevo ancora visto, ma sentivo che aveva qualcosa di diabolico.
Emma cominciò subito a cercare di interpretarla senza l’aiuto della magia perchè Hook ci aveva vivamente consigliato di non imbrogliare perchè Peter Pan non gradiva quando qualcuno barava per superare i suoi test. Decidemmo quindi di stare al gioco di Peter Pan per non avere complicazioni, nonostante Regina avesse cercato di opporsi in tutte le maniere a questa decisione. Per lei dovevamo usare subito la magia per arrivare prima ad Henry, ma alla fine dovette sottostare alla scelta fatta dal resto del gruppo. La capivo pure io non volevo perdere tempo, anche perchè una cosa che odiavo era rimanere ferma senza non fare nulla per ottenere quello che desideravo, però questa volta avevo la sensazione che era meglio rispettare le regole e affrontare la strada più lunga e difficile. La nostra priorità era trovarli vivi e non sapevamo se sarebbe successo usando una scorciatoia.

20 Novembre 2014

In questi giorni Emma tentò vari modi per visualizzare il luogo del nascondiglio di Henry, ma senza riuscirci. La mappa continuava risultare completamente bianca. Stavamo ormai perdendo le speranze. Più passava il tempo più la mia ansia di non riuscire a salvare entrambi aumentava. Non potevo far prevalere quella parte di me perchè avrei potuto peggiorare la situazione
“Dobbiamo usare la magia”, disse Regina all’improvviso esausta.
“No, dobbiamo fare come ha detto Peter Pan. Meglio non imbrogliare”, replicò Hook che era seduto su una grossa roccia.
“Stiamo solo perdendo tempo. Voglio trovare mio figlio. Ho aspettato anche fin troppo”, replicò Regina dura prendendo il foglio dalle mani di Emma. Fece un incantesimo e il pezzo di carta iniziò a volare.
“Che hai fatto?”, domandai io sorpresa
“Incantesimo di localizzazione”, rispose seguendo la mappa. Emma la seguii e così alla fine lo fecero anche gli altri. Snow provò a persuadere Emma a non seguire Regina e usare le sue forze, ma senza risultati. Pure lei era stanza e voleva solo riabbracciare suo figlio. Ormai entrambe non pensavano più alle conseguenze di quell'azione.
A un certo punto però vedemmo un ragazzino di spalle con la giacca scura e la sciarpa gialla e rossa di Henry sopra una collina. Una parte di me sentiva che c'era qualcosa che non andava. Avevo un brutto presentimento.
“Henry!”, urlarono insieme Regina ed Emma.
“Vi avevo detto di non imbrogliare!”, ammise Pan girandosi verso di noi. Ecco come aveva detto Hook avevamo fatto innervosire Pan. Avevamo dovuto continaure a seguire le sue regole.
“Dove è nostro figlio?”, gridò Regina agitata.
Lui non rispose, ma fece solo un sorriso perfido e poco dopo dopo intorno a noi apparve un gruppo di bimbi sperduti. Erano muniti di arco e frecce. Eravamo circondati e non aspettarono molto per attaccarci. Dovevamo difenderci senza cercare di ucciderli perchè ero certa che erano schiavi di Pan. Li starà manipolando in qualche modo, ne ero certa.
Charming e Hook li disarmarono con la spada, Hook aveva anche l’aiuto dell’uncino. Snow invece li attaccò con la loro stessa arma e alcuni era riuscita anche ad appenderli all’albero al contrario Emma e Regina usarono la magia. Regina li attaccava con palle di fuoco mentre Emma li scaraventava dalla parte opposta. Io lottavo con le mani, grazie a Dean riuscivo a stendere un uomo solo con un pugno. Non volevo rischiare a usare i miei poteri perché non avevo ancora imparato a utilizzarli in battaglia.
A un certo punto però una freccia stava per colpire Hook che nel frattempo stava combattendo con un altro bambino, così istintivamente lo spinsi da un lato per evitare che si ferisse.
“Stai bene?” domandai ad Hook preoccupata
“Si..si grazie tu?”, chiese ansioso.
“Io bene…”, non finii la frase perché dovetti colpire un bambino che ci stava per attaccare.
Riuscimmo a batterli e loro alla fine scapparono in mezzo alla foresta. Non capivamo perché ci avessero fatto un imboscata. Sicuramente era colpa di Pan. Sarà stato lui ad ordinargli di circondarci.
“Ora direi di cercare di stare al gioco di Pan” affermò Hook rimettendo la spada nel fodero nero che era attaccato alla sua cintura.
“Concordo con il pirata”, ammise Charming incrociando le braccia
Alla fine facemmo come ci aveva chiesto Peter Pan e ritornammo al piano originale. Emma sfinita allora si sedette su un tronco caduto sul suolo e poco dopo Snow si mise al suo fianco.
Emma mentre stava parlando con sua madre riuscii a far apparire il disegno della mappa. Alla fine doveva solo ammettere che stava ancora soffrendo per essere stata un'orfana. Io al contrario ero stata fortunata, almeno avevo trovato un padre che nonostante tutto mi aveva voluto bene, però potevo anche capire il suo dolore, anche io lo avevo provato, anche se in misura minore. Il non sapere il motivo dell’abbandono poteva fare male. Ti poni trecento domande fino ad arrivare anche a colpevolizzarti.
Decidemmo allora subito di seguire la mappa. Nonostante però avessimo un luogo dove andare io continuavo a non fidarmi. Era stato comunque troppo semplice. Pan sicuramente aveva altro in mente. Dopo anni di cacce percepivo quando stavamo per finire in qualche trappola o in un diversivo. Potevo però comprendere l’ansia Emma che Regina. Erano preoccupate per Henry e anche per Bea, volevano trovarli il prima possibile, ma non potevamo continuare senza riflettere sul fatto che Pan ci aveva letteralmente dato la soluzione al nostro problema. Avremmo almeno dovuto delineare un piano di attacco. Avevo anche provato a farle ragionare, ma fu tutto inutile.
Prendemmo così la nostra roba e partimmo subito. Camminammo per ore intere, ma non appena arrivammo al punto esatto indicato sulla carta pochi secondi dopo il luogo dove era nascosto Henry cambiava. Emma e Regina inizarono a pensare che Peter Pan ci avesse fregato. Lo sapevo. Il mio sesto senso non sbagliava mai.
Regina propose di fare prigioniero uno dei bambini per farci avere delle notizie su Henry e Bea. Un piano che avevo usato molto spesso negli anni scorsi, nonostante i due fratelli non erano mai stati molto d'accordo, però effettivamente era un piano efficace con poche probabilità di fallire.
Tutti accettammo la sua proposta, però decidemmo prima di fermarci per qualche ora per poter dormire perché eravamo sfiniti, cosi avremmo recuperato le forze perse. Io però nonostante ci avessi provato varie volte non riuscii a riposare, perché mi sentivo la testa pesante e mi sentivo calda. Stavo sperando che fosse solo un malessere momentaneo, non volevo rallentare le ricerche.

21 Novembre 2014

Al sorgere del sole ci incamminammo di nuovo. Ero stravolta perché non avevo dormito e poi continuavo a stare poco bene. La mia temperatura stava salendo e la mia vista stava iniziando ad offuscarsi. Non potevo però fermarmi, dovevo stare al passo degli altri perché in gioco c’erano le vite di Henry e di Bea. Dovevamo trovare un bambino così sarei riuscita a farlo parlare. Ero diventata brava a far confessare le persone. Avevo i miei metodi e funzionavano quasi sempre. A un certo punto Hook però mi prese il braccio e mi fermò.
“Cosa c’è?”, chiesi con difficoltà.
“Stai bene?”, domandò serio, però vedevo la preoccupazione nei suoi occhi.
“Si tranquillo, sono solo un po’ stanca”, affermai sorridendo cercando di convincerlo. Lui senza chiedermi niente mi alzò la maglietta. Notai subito che avevo una ferita nera sulla pancia. Hook vedendola impallidì.
“Nello scontro di ieri, mentre mi spingevi per non farmi colpire, sei stata ferita te. Non doveva succedere.”, ammise inquieto mentre abbassava la maglia.
“E’ solo una ferita. Non sarà niente di grave… vero?”, domandai allarmata
“Quella freccia era avvelenata. Era piena di Rubus Noctis che può causare la morte”, affermò ansioso passandosi la mano tra capelli neri. Era veramente agitato e si vedeva che si sentiva in colpa perchè la freccia in teoria doveva colpire lui. La paura iniziò a invadere anche il mio corpo. Tutto questo per un graffio. Dovevo stare più attenta e più veloce, però alla fine pensai che almeno avevo salvato Hook.
“Almeno ha colpito me e non te”, risposi cercando di sorridere. Stavo provando a vedere il lato positivo della situazione, ma era difficile perchè non volevo morire prima di rivedere Henry e Bea. Non volevo lasciare la mia famiglia ora che l'avevo appena conosciuta. Volevo passare altro tempo con loro. Cominciai ad agitarmi.
“Dovevo proteggerti e non ci sono riuscito. Ho fallito”, ammise serio.
“Ora non cambia, intanto morirò e non so nemmeno se riuscirò a rivedere mio fratello e mio nipote”, affermai torturandomi le mani. Dovevo calmarmi perchè volevo usare gli ultimi giorni per aiutare Emma e Regina. Dovevo fare qualcosa di utile prima di andarmene.
“Tranquilla c’è una cura, ma ad una condizione”, disse incupendosi
“Cioè?”, chiesi spaventata. Non sapevo se esaltarmi per la notizia che sarei potuta guarire o preoccuparmi per tono inquieto di Hook.
“Se la prendessi non potrai più andare via di qua, perché l’effetto fuori svanisce”
“Ci dovremmo dividere? Non potrò più rivedere la mia famiglia?”, chiesi allarmata. Il solo pensiero iniziò ad angosciarmi. Non volevo stare in questo posto spettrale il resto della mia vita. Non ora soprattutto che avevo incontrato delle persone importanti e la mia vera famiglia.
“No, non ti lascerò qui da sola”, ribadì dolcemente appoggiando una mano sulla spalla.
“Non voglio che tu rimanga nel posto da cui sei fuggito”, affermai decisa. Era stata solo colpa mia se si era verificata questa situazione, quindi dovevo io affrontare le conseguenze. Non avrei permesso che qualcun altro finisse per sempre in questo luogo spettrale insieme al diabolico Peter Pan.
“Emily non mi importa se è il posto da dove sono scappato, io non ti lascerò qui da sola, al massimo troveremo un’altra soluzione” dichiarò risoluto
“Va bene. Risolveremo questo problema. Sicuramente potremmo trovare un'alternativa al rimanere bloccata su questa isola maledetta”, dissi più cercando di autoconvicermi di poter avere ancora un futuro con le persone che amavo, anche se il pensiero di avere una ferita mortale mi avrebbe fatto tormentato per il resto dell’ “avventura”
“Informiamo gli altri che dobbiamo allontanarci e poi andiamo”, replicò prima di riprendere a camminare e andare verso il resto del gruppo. Io lo seguii.
Non appena fui davanti agli altri li avvertimmo che Hook ed io avremmo fatto una deviazione e che saremmo poi tornati all'accampamento. Loro approvarono e poi proseguirono il loro piano. Speravo che avrebbero trovato un bambino e che gli avrebbe rivelato il luogo dove si trovavano sia Henry che Bea.
“Cerca di non affaticarti mi raccomando”, disse Hook nervoso dopo qualche minuto dall’inizio della nostra impresa.
“Si va bene Killian. Starò meglio”, affermai cercando di rassicurarlo poi aggiunsi: “Sai dove si trova questa cura?”
“Si, sul picco del Morto. L’avevo già usata per mio fratello”, rispose tristemente.
“Aspetta, hai un fratello? Quindi se l’ha presa anche lui vuol dire che si trova qui sull’isola. Posso conoscerlo?”, chiesi curiosa. Era la prima volta che mi parlava della sua famiglia, anche se non capivo però perché fosse così triste. Lo leggevo nei suoi occhi che solo il fatto di nominare il fratello lo faceva soffrire.
“No, Amy è morto”, rispose cercando di non incrociare il mio sguardo.
“Killian mi dispiace”, affermai abbassando lo sguardo. Ora comprendevo perché era restio a parlare della sua vita e della sua famiglia. Hook non aveva avuto una vita felice. Gli era morto il fratello e poi anche la fidanzata. Lo potevo capire. Io avevo perso molte persone care durante la mia vita che mi avevano lasciato delle cicatrici una delle quali non si era ancora rimarginata del tutto.
“Non ti preoccupare, non lo sapevi”, rispose guardandomi e cercando di sorridere.
“Non aveva funzionato perché avete lasciato l’isola?” domandai dubbiosa spostando una foglia per poter passare.
“Si, perchè Peter Pan all’epoca dopo averci detto della pozione, non ci aveva informato che la cura potesse funzionare solo qui. Quando stavamo tornando a casa lui morì …”
“Io l’ho subito pensato che Peter Pan non fosse una persona affidabile. Ho provato subito un antipatia nei suoi confronti ed ora è aumentata. Non vedo l’ora di vederlo e fargliela pagare” ammisi irritata. Il mio sesto senso mi aveva avvisato fin dall’inizio che Pan era una persona crudele e ora ne avevo le prove.
“Si non dovevo fidarmi…”
“Eri un animo buono, volevi solo salvare tuo fratello”, affermai cercando di consolarlo.
“Lo so..”, confermò laconicamente.
“Era più grande di te?”, domandai dopo vari minuti di silenzio
“Si, era testardo e ligio alla legge…forse fin troppo”, ammise tagliando con la spada i rami per poter far passare entrambi. Stavamo attraversando la foresta dove gli alberi erano fitti e il sentiero si vedeva a malapena. Lui però conosceva la strada quindi non rischiavamo di perderci.
“In che senso?”, chiesi perplessa.
“Noi eravamo capitani del esercito del re. Un giorno ci inviò per una missione sull’Isola che non C’è. Dovevamo cercare una pianta che avrebbe dovuto curare ogni male.
Quando arrivammo, Peter Pan ci venne incontro. Gli chiedemmo subito se poteva darci una mano sulla ricerca della pianta. Lui la conosceva e ci avvisò subito che era velenosa. Mio fratello però non gli voleva credere per la sua assoluta fede al re, io invece ero più dubbioso e Liam per dimostrarmi la lealtà del re si graffiò con la pianta, pochi istanti dopo iniziò a sentirsi male”, spiegò lui con un tono di voce triste, ma notai anche che era ancora furioso da quello che era successo. Io conoscendomi sarei tornata indietro e avrei ucciso Pan senza problemi.
Suo fratello mi ricordava molto Dean. Era troppo ligio al padre. Ancora ora non capivo perché fino all’ultimo continuò ad eseguire i suoi ordini e perché avesse tutta quella fiducia nei confronti di John. Non potevo definirlo padre. Si era comportato male nei confronti dei figli, gli aveva fatto passare un’infanzia terrificante. Passavano da una scuola all'altra a causa del lavoro da cacciatore di John. Non avevano amici, ma la cosa peggiore era che John tendeva ad picchiarli in caso disubbidivano ai suoi ordini e nonostante il suo comportamento Dean continuava a seguirlo e cercare di seguire le richieste del padre, al contrario invece del fratello. Ammiravo Sam perché era riuscito a ribellarsi. Era più libertino e proprio per questo suo comportamento erano nate violenti discussioni con John. Ogni volta che usciva questo argomento Dean ed io iniziavamo a litigare perche avevamo due pensieri completamente opposti e Sam come sempre doveva sempre intervenire.
“La testardaggine fa male, doveva ascoltarti di più”, ribadii seria continuando a camminare, anche se stava diventando sempre più difficile proseguire perchè ogni passo che facevo il dolore provocato dalla ferita aumentava, ma feci di tutto per non farlo notare a Hook.
“Si..”
“Quindi non sei stato sempre un pirata?”, domandai interessata.
“No. Lo sono diventato dopo la morte di mio fratello”, rispose serio
aiutandomi a salire su una roccia.
“Capito, avrei voluto vedere come eri prima della trasformazione”, ammisi facendo un mezzo sorriso.
“Ero l’opposto di come sono ora”, disse ridendo.
“Interessante”

Dopo un’oretta di cammino arrivammo al picco della Morte, però per raggiungerlo dovevamo arrampicarci. Mi sentivo peggio rispetto a prima, però volevo riuscire ad arrivare in cima. Stavo per salire quando Hook mi fermò.
“Che cosa succede?”, domandai girandomi verso di lui. Invece di rispondere, mi alzò di nuovo la maglia ed entrambi notammo che la ferita si stava espandendo. Stava arrivando al cuore. Sbiancò.
“Ti sei sforzata troppo così la ferita è peggiorata, meglio se stai qui. Io vado a prenderti un po’ di quell’acqua magica. Torno subito”, affermò angosciato.
“Voglio venire anche io. Voglio essere utile…”, pronunciai con difficoltà prendendogli la mano.
“No perché più ti affatichi più acceleri la diffusione del veleno. Vado da solo”, disse grave.
“No, voglio venire con te. Sto bene”, affermai cercando di stare in piedi.
“Vedo come stai bene… Non riusciresti ad arrampicarti in queste condizioni quindi stai qui. Non se….” .
Non sentii altro perché persi i sensi.

Non sapevo quanto tempo passò, ma a un certo punto percepii qualcosa scendere giù in gola. Era fresca, ma aveva un retrogusto amaro. Poco alla volta sentii di sentirmi meglio così poco a poco aprii gli occhi e vidi che Hook era davanti a me, a pochi centimetri dal mio viso.
“Come va?”, domandò preoccupato.
“Sto bene Killian. Grazie”, risposi dolcemente appoggiando una mano sulla guancia sentendo subito la barba incolta sotto le dita. Era la prima volta che la sfioravo e non appena capii di aver fatto un gesto così intimo arretrai arrossendo. Cercai subito di mascherarlo alzandomi e girandomi dalla parte opposta di Hook.
“Stavi rischiando grosso. Ti ho salvato appena in tempo”, affermò in tono greve venendo verso di me.
“Lo so, ma non è successo niente. Sono viva.”, replicai sorridendo voltandosi verso di lui e per fortuna non si era accorto del mio rossore momentaneo.
“Si meno male, ma sono certo che dopo troveremo anche un modo per quella limitazione”
Annuii

Appena tornati dagli altri scoprimmo che erano riusciti a fare prigioniero uno dei bimbi sperduti e dopo vari tentativi lo avevano fatto parlare. Avevano scoperto che Bea era stato imprigionato da Peter Pan nella caverna dell’Eco, invece Henry era insieme con Pan.
Era quasi l'ora di cena, ma decidemmo di andare a salvare Bea e poi la mattina dopo cercare Pan e salvare Henry. Regina come le altre volte non voleva perdere altro tempo, così nonostante fosse pericoloso decise di proseguire da sola alla ricerca di Henry. Noi invece seguimmo Hook che era l’unico che conosceva il posto. Ci saremmo poi riuniti sperando di partire il prima possibile.
Dovevo trovare Bea. Non potevo fallire. Era anche colpa mia se era stato fatto prigioniero da Pan. Non avevo fatto nulla. Ero rimasta immobile a guardarlo mentre cadeva nel vortice insieme a Tamara e Henry. Avrei potuto agire e fermarli, ma non c'ero riuscita. Speravo almeno che Pan non gli avesse fatto del male. Non l’avrei sopportato.
Il luogo indicato dal bimbo sperduto non era molto distante da dove ci eravamo riuniti, infatti dopo un paio di ore riuscimmo ad arrivare a destinazione. Non appena entrammo nella caverna notammo che era poco illuminata, però in lontananza su una roccia non collegata a dove ci trovavamo noi c'era Bea rinchiuso in una gabbia. Non avevamo nessun ponte da attraversa per andarlo a salvare.

In che modo l'avremmo raggiunto?

“L'unico modo per salvarlo è che ciascuno di noi riveli il proprio segreto più profondo”, affermò Hook cupo non appena fummo entrati tutti.
“Un segreto? Solo questo ?”, domandai io dubbiosa. Sicuramente c'era qualche tranello sotto perchè non poteva essere così semplice o forse ero io che mi stavo preoccupando troppo.
“Si. Il segreto più profondo. Io e la mia ciurma abbiammo avuto già fare questo test e vi assicuro che è l'unico modo”, rispose Hook fissandomi con uno sguardo criptico. Qualcosa lo stava turbando, stavo per chiederglielo quando fui interrotta da Emma
“Inizio io”, disse Emma guardando Bea intensamente facendo qualche passo verso la sua direzione e poi aggiunse: “Bea dopo quello che mi hai lasciato in prigione credevo di non rivederti più. Ho passato i primi mesi nella speranza di vederti e avere una spiegazione valida sulle tue azioni, ma non vedendoti arrivare con il passare degli anni la mia rabbia nei tuoi confronti aumentò sempre di più. Ora però so perché l’hai fatto e quindi posso capire il motivo delle tue azioni. Quando poi ti ho contrato di nuovo il sentimento che avevo provato per te e che avevo sepolto sotto un cumulo di rabbia è tornato a galla più vivo che mai, quindi il mio segreto è che non ho mai smesso di amarti e voglio stare con te, con Henry e creare un futuro con voi due”, disse commossa. Finalmente era riuscita ad esprimere a parole quello che la stavano tormentando da settimane. Ero contenta per lei.
Appena finii di parlare un pezzo di ponte si costruii da solo. Quello che aveva detto Hook allora era vero. Bastava solo dire quello che tenevamo rinchiuso nel nostro cuore.
La seconda ad aprire il suo cuore fu Snow. Lei si girò verso il suo amato e disse diretta: "Il mio segreto invece è una cosa inaspettata….Sono incinta…”.
Emma rimase spiazzata da questa notizia, comprensibile, mentre Charming era sorpreso e emozionato, anche se nel suo sguardo intravidi anche un po’ di paura.
“Snow…”, disse Charming titubante
“Sono contenta per voi”, ammisi io felice solo per qualche istante
“Dobbiamo andare avanti”, ammise Hook serio, ma era evidente che c’era qualcosa che lo preoccupava. Molto probabilmente era angosciato per il suo segreto che avrebbe dovuto svelare. Ero proprio curiosa di scoprire che cosa stava tenendo nascosto.
“Non ti preoccupare, qualsiasi segreto devi rivelare io rimarrò al tuo fianco”, ammisi sottovoce cercando di tranquillizzarlo. Lui mi fissò sorpreso, ma non mi rispose. Non riuscivo proprio a capire cosa lo stesse tormentando, speravo solamente che non fosse nulla di grave, ma io qualsiasi cosa dirà non lo abbandonerò. Non lo avevo fatto quando mi disse che era intenzionato ad uccidere mio padre e non lo farò nemmeno ora.
“Tocca a me ..e il mio segreto e come se fosse legato al tuo Snow. Io da un po’ di tempo che ci sto pensando e dopo quello che è successo con Emma ho paura che in caso avessi avuto la possibilità di avere una seconda possibilità di essere genitore di non riuscire ad essere un buon padre.”, affermò mestamente.
"No David sono certa che tu sarai un ottimo padre. Lo si vede già ora con Emma. Insieme cresceremo questo bambino e insieme ad Emma formeremo la famiglia che avevamo sempre desiderato", disse Snow dolcemente andando subito da lui e poi lo abbracciò. Erano veramente teneri ed ero emozionata nel sapere che la loro famiglia si sarebbe allargata. Se lo meritavano e ero certa che pure Charming riuscirà a superare questo suo timore. Ora però sapendo che Snow era anche incinta era meglio cercare di salvare Henry e tornare a casa al più presto. Non potevamo rischiare che potesse succedere qualche cosa a lei e al bambino.
Nel frattempo il ponte si era allungato, però non era ancora abbastanza lungo da permetterci di salvare Bea. Dopo Charming rimanevamo solo Hook ed io. Hook rimase in silenzio per un po’ guardandomi e poi affermò imbarazzato continuando a fissarmi: “E’ il mio turno”, dopo aver fatto un sospiro profondo aggiunse: “Dopo la morte di Milah ho passato tutta la mia vita a cercare di vendicare la sua morte credendo di non potermi innamorare più e di non trovare nessun’altro. Tutto questo però è cambiato da quando ho incontrato te Emily”
Io rimasi scioccata. Aveva ragione Bea. Non sapevo che lui sentisse qualcosa di così profondo per me. Credevo che provasse solo un sentimento di amicizia nei miei confronti. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma rimasi in silenzio e in quei pochi minuti ripensai alla sua dichiarazione. Dovevo ammetterlo era stata bellissima, però io ero ancora legata a lui , anche se era morto da quattro mesi. Era troppo presto, una parte di lui era ancora viva in me.
Dovevo fare qualcosa perchè mancava ancora un pezzo di ponte che ci avrebbe permesso di raggiungere Bea. Decisi che avrei affrontato Hook dopo e ora dire quello che avevo tenuto nascosto per troppo tempo. Dovevo confessare il mio di segreto che era legato alla mia vecchia vita. Ancora ora mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto a Sam. Non l’avevo nemmeno salutato. Non avevo avuto le forze per farlo. Il dolore in quei mesi era diminuito, ma pensavo comunque spesso a Sam e al fatto che avevo sbagliato a comportarmi in quel modo dopo tutto quello che lui aveva fatto per me.
Alzai lo sguardo per incrociare i suoi occhi poi affermai titubante: “Ehm tocca a me… Circa quattro mesi fa è morto il mio fidanzato, però dopo un paio di settimane non riuscendo più a rimanere a casa perché era piena dei suoi ricordi e ormai stavo soffrendo troppo e..ehm …così decisi di andarmene senza nemmeno lasciare un biglietto. Ho lasciato suo fratello e mio amico da solo. Ogni giorno penso che dovrei tornare da lui e aiutarlo per sentirmi meno in colpa, però nello stesso tempo non lo faccio perché ho troppo paura di cadere di nuovo in quel baratro di dolore e rabbia... e poi a Storybrook ho conosciuto persone fantastiche, degli amici…”, poi mi girai verso Bea e aggiunsi: “Ho scoperto anche di avere un fratello con cui ho iniziato a legare e a volere bene e un padre che con cui sto anche iniziando a legare e il mio cuore non vuole allontarnarmi da tutto ciò, però il mio segreto è che non posso riuscire a vivere veramente fino a che non mi scuserò con Sam.”

4 mesi fa

Ero in macchina con Sam ed avevo il cuore che mi stava martellando all’impazzata. Avevo una paura assurda. Eravamo appena tornati nel covo quando notammo subito che Dean era scappato e sicuramente era andato ad affrontare Metraton da solo. Era stato il solito incosciente, aveva fatto la ramanzina a me quando lo avevo fatto con i leviatani, però lui ora aveva fatto il mio stesso errore. Adoravo veramente la sua coerenza.
Ovviamente non appena scoprimmo che se ne era andato prendemmo una macchina in prestito e andammo subito nel nascondiglio di Metraton sperando di arrivare in tempo, ma avevo un brutto presentimento. 
Sam stava superando tutti i limiti di velocità. Notavo paura, rabbia e preoccupazione nel suo sguardo, le stesse emozioni che stavo provando io. Ora potevo capire che cosa aveva passato Dean due anni fa. Mi ero comportata da vera incosciente e lui stava facendo il medesimo errore.
Sam andrà bene. Arriveremo in tempo”, dissi cercando di convincere entrambi.
Lo spero Amy. Non doveva essere cosi avventato”, rispose serio.
Hai ragione. Gli farò una bella ramanzina appena risolviamo questo problema”, ammisi guardando dal finestrino.
Si pure io, anche se non servirà perché lui è fatto così...ed effettivamente in questo siete uguali. Voi andate senza pensare che fate preoccupare le persone che vi amano”, ribattè stringendo forte il volante.
Lo so. Hai ragione ...ho sbagliato come sta sbagliando lui ora e mi dispiace avervi fatto preoccupare così tanto”, confessai amaramente.
Ora non ci pensare. Dobbiamo focalizzarci su salvare Dean”
Giusto!”, confermai determinata.
Appena arrivammo a destinazione davanti a noi c’erano degli angeli che facevano la guardia all’entrata. Ovviamente non sarebbe stata un impresa semplice, ma li avremmo sconfitti e saremmo arrivati da lui. Dovevamo arrivare in tempo. Non volevo nemmeno pensare di poterlo perdere di nuovo. Il mio cuore non avrebbe retto.
Vai a cercarlo, io mi occupo di loro”, ribattè Sam determinato guardandomi.
Non ti lascio solo”, ammisi io secca.
Non ti preoccupare vai a salvarlo, me la so cavare da solo. Uno di noi poi deve andare da lui prima che possa succedere qualcosa di terribile”, ribadì più dolcemente.
Va bene, però raggiungimi velocemente”, dissi prima di uscire dalla macchina.
Certo ti raggiungo il prima possibile”, replicò lui prima di tirare fuori la spada angelica.

Mentre lui combatteva gli angeli io entrai in quella fabbrica abbandonata dove si stava nascondendo Metraton. Aveva un odore terrificante e nauseabondo. Le luci scarseggiavano. Si sentiva il rumore dei topi che correvano nelle tubature e gli scricchiolii delle porte marce. Aveva scelto un ottimo rifugio. 
Iniziai poi a correre nei corridori sperando di trovarlo vivo, anche se il mio sesto senso però mi stava dicendo che era ormai troppo tardi. Il mio pessimismo stava vincendo e purtroppo anche questa volta aveva avuto ragione.  Quando arrivai in fondo mi bloccai. Davanti a me c’era Dean seduto con il viso pieno di sangue che stava cercando di riprendere il pugnale che era a un paio di metri da lui. Non riuscii neanche a fare un passo che Metatron lo trafisse con la spada angelica.
Nooooooooo”, urlai disperata andando subito da lui. Il cuore continuava a martellarmi nel petto. La rabbia stava tornando a galla e si stava diffondendo ovunque. Avevo perso il controllo. Volevo ucciderlo. Metraton si girò e vidi che aveva un sorriso beffardo. Ero a pochi passi da lui. Estrai la pistola per ucciderlo, ma lui fu più veloce. Non ebbi il tempo di mirare che era scomparso. Ero stata troppo lenta. Avevo titubato per qualche secondo quando vidi Dean in quello stato. Avevo sbagliato e di nuovo non ero stata abbastanza veloce per evitare una catastrofe.
Ti ucciderò…appena ti troverò giuro che ti ucciderò”, urlai arrabbiata subito dopo. Ora dovevo assolutamente pensare a Dean, ma poi lo avrei rintracciato e questa volta avrei sfogato la mia rabbia.
Amy…”, sussurrò Dean con difficoltà. Andai subito da lui. Cercai di alzarlo e metterlo seduto, ma notai subito che aveva una ferita profonda in mezzo al petto. Stava perdendo troppo sangue, così cercai di tamponare la ferita con un pezzo di stoffa. Io però non potevo fare molto, dovevo portarlo subito all'ospedale, lì almeno avrebbero potuto curare.
Tranquillo Dean riusciremo a guarirti”, ammisi tentando di rimanere il più calma possibile, ma era veramente difficile. Il sangue non si fermava e io dovevo fare qualcosa. Dovevo assolutamente avvisare Sam, sperando che sia riuscito a sconfiggere tutti gli angeli senza aver subito delle ferite.
Amy lo vedi anche tu che ormai non c’è più niente da fare. Sto morendo”, disse dopo aver sputato del sangue interrompendo i miei pensieri.
Non dire certe cose. Non voglio perderti di nuovo. Non potrei sopportarlo. Devo solo avvisare Sam e con lui ti porteremo all'ospedale più vicino”, affermai con gli occhi lucidi.
Fammi un favore riferisci a Cass e Sam che gli voglio bene”, ribattè con un filo di voce cercando di fare un lieve sorriso.
No..no ti prego non lasciarci. Abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te...lo sai...Come potrò affrontare quel problema senza di te”, ribadì pigolando
Lui si avvicinò e mi diede un tenero bacio, poi appoggiò la fronte sulla mia e subito dopo mi sussurrò dolcemente: “Ti amo Amy Singer”
Ti amo anche io Dean”
Mi guardò per qualche secondo poi si accasciò sulla mia spalla. In quel momento il mio cuore perse un battito. Aveva perso coscienza. Doveva essere per forza così.
Dean?...Dean??”, domandai cercando di alzargli il viso per verificare che fosse ancora qui con me, ma notai purtroppo che non mi rispondeva e non stava più respirando.
Nooooo DEANNNNNNNNNNNN”, urlai angosciata aggrappandomi alla sua camiciai e poco dopo iniziai a singhiozzare.

Quel ricordo era sempre una pugnalata. All’inizio questa scena era stata impressa nel mio cervello. Ogni notte vedevo il suo sangue tra le mie mani. Il suo corpo freddo tra le mie braccia. Un vero incubo. Ora per fortuna i brutti sogni e il dolore stavano incominciando a diminuire. Non stavo ancora bene, ma ero sulla via della guarigione e questo lo dovevo ringraziare la mia famiglia e anche Hook.
Avevo paura ora però a vedere il viso di Hook. Avevo paura di vedere la tristezza nei suoi occhi ed effettivamente quando ebbi il coraggio di incrociare il suo sguardo intravidi che aveva cambiato espressione. Si era incupito. Non avrei voluto ferirlo. Dovevo parlargli di questa cosa tempo fa. Non dovevo tenerglielo nascosto. Mi sentivo quasi sporca.
Appena finii di parlare il ponte era completo e la gabbia di Bea si aprì e non appena uscì fuori venne verso di noi e ci salutò tutti. Lo abbracciai forte. Ero contenta di rivederlo vivo. Era di nuovo al mio fianco e per fortuna con nessuna ferita.
“Sei vivo”, affermai felice, anche se due lacrime riuscirono a rigare il mio viso
“Si grazie a voi e poi vedo che finalmente si è dichiarato. Era evidente che è innamorato di te”, mi sussurrò Bea.
“Si..…”, risposi a bassa voce.
“Quale è il problema?”, domandò curioso.
“Non provo quello che pensi tu oltre al fatto che sai come la penso”, risposi mestamente abbassando lo sguardo. Ora non sarei riuscita ad amare nessuno. Dovevo prima riprendermi dal lutto.
“Posso capire e mi dispiace veramente per quello che è successo al tuo fidanzato, ma con il tempo le ferite guariranno dando così la possibilità di amare di nuovo e poi ci scommetto che lui aspetterà…perché Amy si vede che siete fatti l’uno per l ‘altro”,“Eh…ma che dici!?”, domandai allibita. Secondo le parole di Bea Hook ed io sembravamo anime gemelle, ma era impossibile. Questa volta ero certa
che si stesse sbagliando. Noi due potevamo solo essere buoni amici.
“Fidati di me”, rispose facendo l’occhiolino prima di andare da Emma. Io rimasi per qualche secondo a ripensare alla frase di Bea.

No, non era possibile. Era presto. Non potevo stare con qualcuno. Non me lo meritavo e poi soprattutto io non ero innamorata di Hook, di questo ne ero certa.

   
 
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