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Autore: Fandoms_Are_Life    29/08/2018    1 recensioni
Lo aveva amato, Dio se lo aveva amato, di quell’amore folle e senza freni di cui sono capaci solo gli adolescenti. Lo aveva amato in un modo sbagliato che però le era parso così giusto.
[Violet/Tate]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate Langdon, Violet Harmon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meant To Live

 

Violet aveva paura. Era da tanto che non provava una sensazione del genere. Oramai erano passati anni, se non addirittura secoli, dalla sua morte. Il mondo intorno a lei si era evoluto, era cambiato. La casa aveva avuto molti altri abitanti dopo la morte sua e della sua famiglia. Alcuni erano rimasti come fantasmi, altri avevano trovato il coraggio di scappare prima che la situazione degenerasse. Eppure, anche se l’abitazione era oramai piena di coinquilini – con i quali, neanche a dirlo, non andava affatto d’accordo –, si era sempre sentita sola. Sapeva il perché, l’aveva sempre saputo, proprio come lo sapevano i suoi genitori e tutte le persone che avevano avuto modo di conoscerla, ma si era continuamente rifiutata di ammettere la verità.
Fino a quel giorno.
Era stanca di quella situazione, di quel vuoto che sentiva dentro di sé ogni qualvolta pensava a lui – cioè sempre. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso esattamente da quando gli aveva detto di andarsene via, ma aveva deciso che fosse abbastanza. Sarebbe rimasta lì dentro fino alla fine dei tempi, se non oltre: che bisogno c’era di prolungare quell’agonia?
Eppure aveva paura. Aveva paura che magari lui si fosse stancato di aspettarla, o forse di non riuscire più a guardarlo in faccia, o ancora di fuggire una volta trovatasi davanti a lui. Non lo sapeva: l’unica cosa di cui era certa era la paura matta che si sentiva dentro, ma non si sarebbe tirata indietro.
Era certa di dove si trovasse a quest’ora: lo aveva visto spesso dalle finestre della casa seduto nel gazebo, con lo sguardo perso nel vuoto, a volte per ore ed ore, altre per pochi minuti.
Attraversò il giardino con passi lenti e strascicati, emettendo dei respiri profondi pur sapendo di non averne affatto bisogno.
Lui era lì, proprio come aveva previsto, e non si era ancora accorto della sua presenza. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, con i capelli che gli coprivano gli occhi. Violet ricordava di aver pensato che fosse un angelo, la prima volta che l’aveva visto. Non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
- Tate.
Il ragazzo sollevò la testa di scatto e puntò i suoi occhi in quelli della ragazza. Socchiuse appena la bocca, incredulo di trovarsela davanti dopo così tanto tempo dall’ultima volta.
- Violet - ansimò, allungando una mano verso di lei. La giovane, dopo un attimo d’esitazione, l’afferrò e si sedette accanto a lui.
Tate non smise di fissarla per un solo istante. Violet, un tempo, avrebbe dato tutto per essere guardata in quel modo, con un misto di amore e devozione. Forse era ancora così.
- Come stai? - gli domandò, non sapendo cosa dire. Non si era preparata un discorso o cose simili, lei non era il tipo, eppure ora avrebbe tanto voluto averlo fatto.
- Bene - rispose lui, balbettando leggermente. - Tu?
Violet annuì piano. - Bene - disse anche lei, lasciando poi che il silenzio li avvolgesse.
- È passato molto tempo - mormorò dopo un po’ Tate, mentre un lieve sorriso cominciava a farsi strada sul suo volto.
- Già - ribatté lei, costringendosi a fissarlo. - Forse troppo.
Il ragazzo sgranò gli occhi, e subito il suo sorriso si ampliò. - Vuoi dire che…
- Voglio dire che mi manchi, Tate, ma che non ti ho ancora perdonato, e non so se riuscirò mai a farlo del tutto - lo interruppe lei, fronteggiandolo. Sembrava aver ritrovato la carica combattiva che l’aveva sempre contraddistinta. - Però non ce la faccio più a sentirmi così sola, ad avvertire la necessità di parlarti di qualsiasi cosa mi passi per la mente per poi non farlo mai, ad aver bisogno di te senza trovarti al mio fianco.
La luce nelle iridi del giovane si affievolì un po’, ma lui non smise di fissarla neanche per un istante. - Certo, lo capisco. - Racimolando tutto il coraggio rimastogli, posò una mano su quella di lei. - Anche tu mi manchi, Violet.
Per la prima volta, un sorriso animò il viso della ragazza. Lo aveva amato, Dio se lo aveva amato, di quell’amore folle e senza freni di cui sono capaci solo gli adolescenti. Lo aveva amato in un modo sbagliato che però le era parso così giusto. Lo aveva amato e continuava ad amarlo, ma stavolta niente più errori. Avevano un’eternità da trascorrere l’uno al fianco dell’altra e non potevano permetterseli, perché anche se loro due erano morti il sentimento che li legava era più vivo che mai, ed era destinato ad accompagnarli per il resto delle loro esistenze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:
Salve a tutti! È da tanto che non mi faccio viva su questo fandom (a dir la verità ho pubblicato una storia sola, quindi potete considerarmi una perfetta sconosciuta xD), eppure ho in cantiere un po’ di roba su AHS in vista dell’ottava stagione in programma tra due settimane (il cross-over tra Murder House e Coven, ancora non ci credo *^*).
Ho deciso di iniziare con una Violate perché sono la mia OTP suprema dello show e mi mancano un botto. Se devo essere sincera, però, ho paura di aver un po’ floppato con questa breve OS su di loro: mi sembra di aver utilizzato un tono troppo adolescenziale, sebbene i due protagonisti siano, appunto, degli eterni teenager. :/ Spero che questi miei timori siano infondati, ma se così non fosse non esitate a farmelo sapere. ;)
Ringrazio di cuore chiunque abbia letto fin qui e spero che qualcuno si fermi per lasciare una recensione, così da farmi sapere il suo parere. ;*
Baci da Fandoms_Are_Life.

   
 
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