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Autore: RaidenCold    30/08/2018    0 recensioni
Premessa: questa storia è un omaggio al film "Alien Covenant", di cui ricalca in buona parte la trama (anche il criterio con cui ho scelto il titolo è lo stesso del film), ed è ambientata in un universo alternativo dove il Third Impact non è avvenuto.
Sono passati alcuni anni dalla morte dell'ultimo angelo: dopo lunghe ricerche, viene trovato un pianeta che ospiterebbe un essere avente la stessa natura di Adam e Lilith. La Nerv decide dunque di mandare ad esplorarlo una squadra di cui fa parte anche Shinji, che con gli anni ha sviluppato una sorta di ossessione verso gli angeli. Questo nuovo mondo sarà ostile ai lilin?
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rei Ayanami, Shinji Ikari, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Misato uscì dall’infermeria, con qualche cerotto sul viso, ed incrociò Shinji che sedeva chino nel corridoio, con le ginocchia portate al petto, avvolte nelle braccia; in quel momento le parve di essere tornata a dieci anni prima.

“Come sta Asuka?” - chiese delicatamente la donna sedendosi accanto a lui.

“Sta riposando; le funzioni vitali sono normali è solo stanca… tanto stanca.” - Shinji chiuse i pugni e serrò i denti nervosamente - “E’ stato come quella volta con quell’angelo di luce, dovevo saperlo che le conseguenze potevano essere le stesse!”

“Non è colpa tua, Shinji.”

“Sì invece, Asuka è venuta solo perché ho voluto esserci a tutti i costi.”

“Makoto invece sarebbe venuto in ogni caso.”

Shinji a quel punto fece un’espressione rammaricata:
“Mi dispiace tanto, era un brav’uomo…”

“Sì lo era, come le altre persone che hanno perso la vita in questa spedizione.”

“Yamada e Kensuke se la caveranno?”

“Yamada è nelle stesse condizioni di Asuka; Kensuke ha delle brutte ferite, ma ha la pellaccia dura il ragazzo…”

“Capisco.”

“Tuo padre è in stato di shock.”

“Lo so, adesso sta riposando in camera sua.”

“Sei stato coraggioso, e magnanimo. Quando torneremo sulla Terra, tenendo a mente ciò, prova a parlare con tuo padre.”

“Magari è la volta buona che facciamo pace.” - rispose il ragazzo sorridendo senza allegria.

“Fra poco la Exodus dovrebbe riaprire il varco che ci condurrà a casa; ti va di bere qualcosa di caldo intanto?”

“Sì, ma vorrei sapere dov’è Rei prima."

“Credo sia nella sua stanza.”
“D’accordo, precedimi pure in caffetteria, arrivo fra poco.”

 

 

“E’ stata un’ecatombe…” - commentò Ritsuko mescolando il caffè con un bastoncino.

“Già, e tutto quel che abbiamo scoperto è che dobbiamo stare alla larga dalle Uova della vita.” - rispose Misato.

“Almeno abbiamo fatto chiarezza sul furto dell’Eva 00…”

“Ritsuko, tu sapevi dei cloni di Rei Ayanami?”

“Sì, ne ero diretta responsabile; francamente mi incuriosisce il fatto che due di essi si siano incontrati, poiché non ritenevo possibile che la sua anima potesse agire su due corpi contemporaneamente.”

“Come può la stessa anime sdoppiarsi?”

“E’ successo tutto dieci anni fa, quando attivammo lo 00 per un test di pilotaggio: l’Eva andò fuori controllo e dovemmo forzare l’espulsione del pilota per la sua incolumità. Il pilota, la first children, era Rei Ayanami, che da quel momento non fu più la stessa, ma ce ne accorgemmo troppo tardi: finse di essere rimasta la solita impassibile Rei, mentre dentro di sé covava sentimenti contorti e folli, che da lì a poco l’avrebbero portata a fare quel che ha fatto. In pratica l’Evangelion aveva tentato di assorbire la sua anima, che per sopravvivere si è scissa in due parti, ma la parte nuova è rimasta nel corpo, mentre la vecchia ha avuto la peggio ed è rimasta nell’Eva.”

“Ma se l’anima era nello 00, che era su questo pianeta, come avete fatto a recuperarla?”

“E’ complicato; per fartela breve abbiamo aperto la camera del Guf.”

“Dunque l’Eva 00 è di fatto morto, ecco perché l’altra non riusciva a riattivarlo…”

“Già, è solo un guscio vuoto.”

A quel punto alcune spie presero a lampeggiare, e Misato uscì dalla stanza affacciandosi ad un oblò: illuminata dai caldi raggi del Sole, la Terra brillava cerulea esattamente dove l’avevano lasciata.

“Siamo a casa.” - disse Misato allietata.

“Sì, io vado ad avvertire Maya.”

“Io cerco Shinji.”

“A proposito, non avevi detto che ci avrebbe raggiunte?”

“Sì, dev’essersi fermato a parlare con Rei…”

 

Ayanami osservava l’Evangelion 01, nuovamente ingabbiato nella stiva.

Shinji la vide e si avvicinò con discrezione:
“Immaginavo tu fossi qui.”

La ragazza non rispose, limitandosi a scrutarlo roteando gli occhi.

“Sembra passata una vita da quando abbiamo parlato qui, e invece è stato appena due giorni fa; eppure, Ayanami, mi sembra di conoscerti da sempre.”

“Ne sono lieta.” - rispose lei monocorde, mentre riportava lo sguardo al colosso viola.

“E’ là dentro vero?”

“Sì.”
“Ma come ha fatto a salire a bordo?”

“Non ha più un corpo fisico, si è ipersincronizzata ed è disciolta nell’LCL.”

“Capisco; che intendi fare?”

“L’anima dello 01 non può tenerla all’infinito, non è abbastanza forte da sola, e io sono l’unica che può fermarmi.”

“Non posso lasciarti andare da sola.”

“Anche se venissi con me non cambierebbe nulla.”

“Un modo per usarmi c’è.”

Rei si voltò, mostrando un’inedita espressione turbata:
“No…”

 

Rei camminava in una distesa sconfinata, dalle tinte cerulee; un cielo infinito, terso e indefinito.

“Non puoi tenermi per sempre qui, Yui…”

La donna si ergeva alla sue spalle, osservandola con sguardo austero:
“Ti terrò qui finché potrò.”

A quel punto Rei scoppiò a ridere:
“Sono venuta io da te, non hai mai avuto il controllo di questa faccenda!”

“Adesso basta.”

Si voltò colpita di udire la sua voce:
“Shinji” - poi vide la sua controparte - “e anche tu…”

“Fermati Ayanami, ti prego.”

“Non… non posso farlo Shinji, non a questo punto.”

“Lo so, ma cerca di farlo per me.”

Un lacerante conflitto si dipinse sul suo volto:
“Non posso… non posso…!”

“Sì che puoi.”

La voce della ragazza divenne tremula e irregolare:
“Ho sacrificato un intero pianeta per arrivare dove sono ora!”

“Non distruggerne un altro.”

“E poi cosa?! Non ho nient’altro, non c’è niente per me in questo mondo ora!”

“Ci sono io.”

Rei ammutolita guardò Shinji con le labbra socchiuse e gli occhi sgranati.

“Resterò con te, qui nell’Eva.”

“Resterò anch’io.” - aggiunse la Rei dal plugsuit nero.

“Che cosa vuoi da me…?”

“Se lo desideri, possiamo diventare una cosa sola.” - rispose Rei andando in contro alla sua gemella.

“Perché lo faresti?”

“Per non sentirci più sole.”

A quel punto anche Shinji si avvicinò, tendendole la mano sorridendo:
“Resta con noi.”

“I-il mio Shinji…” - sospirò Ayanami allungando tremolante il braccio verso la mano tesa, ritraendolo poi di scatto.

“Non posso farlo… devo creare un paradiso, un vero paradiso, non come questo qui! Poi, Shinji, staremo insieme per sempre!”

Shinji sollevò mesto il capo, e fece un cenno a Rei: un sottile AT-Field dall’aspetto tagliente, simile a una lama, fece la sua comparsa sulla mano della ragazza, che la puntò alla gola di Shinji, sotto lo sguardo confuso dell’altra.

“Perdonami Ayanami ma se non vuoi darmi retta, allora mi rifiuto di vedere il mondo che stai progettando.”

“Che state facendo?!” - urlò disperata mettendosi le mani tra i capelli
“Questo che vedi” - disse Rei - “è solo un simulacro del corpo di Shinji, ma in esso vi è tutto il suo animo: uccidendolo ora, porrei fine alla sua vita fisica e spirituale.”

L’altra si voltò sconvolta verso Yui:
“D-devi fermarla, è tuo figlio!”

Yui chinò il capo:

“Solo tu puoi farlo, Rei.”

La ragazza cadde in ginocchio e scoppiò a piangere in preda alla disperazione:
“No, no, no, no, no… non puoi lasciarmi Shinji! E tu smettila di puntare quella cazzo di lama al suo collo!!!”

“Mi dispiace tanto Ayanami” - sospirò il giovane - “Avrei tanto voluto incontrarti in altre circostanze…”

Un pesante silenzio piombò in quel mondo sconfinato: ora tutto era letteralmente in mano a Rei Ayanami.

I secondi sembravano non scorrere, come se il tempo stesso nella testa di Shinji si stesse rifiutando di andare avanti; sorrise, ripensando a quella situazione di dieci anni prima, in cui era lui ad avere in pugno la vita di Kaworu, il quale aspettava il silenzio la sua condanna, sorridendogli fino alla fine.

«Perdonami, Asuka.»

 

La volta si divenne fosca, come se un temporale fosse piombato in quella dimensione: Yui non era riuscita a tenere a freno il suo animo alla vista del figlio che cadeva morente.

“Perdonami…” - singhiozzò Rei, abbandonandosi a lacrime di incosolabile tristezza.

L’altra corse disperata e prese il ragazzo tra le braccia:
“Non morire, non morire!”

Shinji era coperto di sangue, che sgorgava copioso dal profondo taglio di fianco sulla gola, e come Kaworu aveva fatto con lui dieci anni prima, stava sorridendo dolcemente alla ragazza.

 

 

Tutte le sirene della nave squillavano impazzite, e Misato correva a perdifiato verso la stiva: giunse appena in tempo per vedere il colosso viola tuffarsi nello spazio oscuro, per poi scomparire in uno specchio ancor più buio.

 

 

 

La forma del mondo, ora dilaniato e tinto di colori infuocati, andava sfibrandosi, e ogni cosa si comprimeva in quella luce scarlatta, accompagnata da rombi temporaleschi.

“Che cosa avete fatto…?” - domandò Rei con voce strozzata, mentre ancora stringeva a sé Shinji.
“Ho aperto un nuovo varco di Dirac” - spiegò Rei - “ma ora questo varco sta scomparendo, e noi siamo al suo interno.”

“Pazze, diverremo niente…”

“Questo pare essere il nostro destino.” - rispose Yui.

“Avremmo potuto vivere in eterno…”
“La colpa è solo tua.” - la rimproverò la gemella.

“E tu Shinji, tu mi hai ingannata più di tutti… sapevi che il mio dolore per te mi avrebbe impedito di fare qualunque cosa.” - posò la mano sul viso insanguinato del ragazzo - “Però non deve finire così…”

Si alzò in piedi e guardò la genitrice negli occhi:
“Ho bisogno di te, Yui.” - chiese austera ma al contempo supplicante.

“Ti ascolto.”

“Posso salvare Shinji, ma devi aprire una camera e cacciarlo fuori dall’Evangelion.”

“E poi?”

Rei sorrise senza allegria e guardò quel cielo capitolante sempre più privo di forma:

“E poi sarà come se io non fossi mai esistita.”

 

   
 
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