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Autore: Red Saintia    01/09/2018    8 recensioni
Beh... ce poco da spiegare, oggi è il primo Settembre e un omaggio al mio personaggio femminile preferito è d'obbligo. Per quanto apprezzi le altre interpretazioni della dea Athena, per me questa protagonista avrà sempre e solo un unico volto, quello di Saori Kido.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni mattina le ancelle addette alla sua persona erano lì per aiutarla a prepararsi.
Il chitone bianco e i paramenti che rappresentavano la sua divinità erano disposti sul letto pronti per essere indossati. Era giornata di udienze e alcuni cavalieri d’oro si trovavano già nella sala del trono in attesa della loro dea.

“Ecco mia signora siete pronta.” Disse una delle ancelle

“Vi ringrazio, adesso potete andare posso finire anche da sola.” Disse loro

“Come preferite milady.” 

Una delle due fanciulle prima di lasciare le stanze della dea si voltò tornando sui suoi passi.
“Mia signora mi concedete di dirvi una cosa?” chiese timidamente

“Ma certo, dimmi pure.”

“Beh… è solo un mio pensiero quindi prendetelo come tale, ma forse almeno oggi potevate rimandare le udienze e concedervi una giornata solo per voi?”

Saori sorrise apprezzando di vero cuore quel pensiero sincero e spontaneo della sua ancella.
“Ti ringrazio Elettra, sei gentile a preoccuparti per me, ma vedi i cavalieri che mi attendono sono venuti qui apposta per parlarmi ed espormi le loro richieste. Sarebbe oltre modo scortese da parte mia rifiutarmi di riceverli per un motivo così banale.”

“Mia signora non penso che la ricorrenza della vostra nascita sia un giorno banale, anzi dovrebbe essere motivo di festa per tutti i saint.”
La giovane dea abbassò lo sguardo impugnando lo scettro di Nike.

“La ricorrenza della mia nascita…” ripetè a voce bassa, come se quelle semplici parole rappresentassero un mistero insondabile pur essendo così comuni e naturali.

Un silenzio improvviso calò nella stanza e la giovane ancella temette davvero di essere stata inopportuna con le sue parole. Un leggero bussare alla porta e il conseguente palesarsi del Gran Sacerdote distolsero l’attenzione di tutte che si calamitò sulla nuova presenza appena arrivata.

“Buongiorno Sommo Saga.” Salutarono entrambe le fanciulle abbassando il capo in segno di rispetto.

“Buongiorno a voi.” Ricambiò il saluto pur non degnandole di uno sguardo, puntando gli occhi direttamente su Saori.

“Avete svolto il vostro compito, adesso non fate perdere ulteriore tempo alla vostra dea con discorsi futili, tornate alle vostre mansioni. Andate!” disse perentorio

“Certamente, subito Sommo Saga. Con permesso.” Si affrettarono ad inchinarsi lasciando in un attimo la stanza.

Athena sollevò lo sguardo in quello dell’uomo che le era accanto.
“Sei stato al quanto severo con le mie ancelle Gran Sacerdote, le ragazze non dicevano nulla di male.” Gli disse

“Niente affatto invece. Non voglio in alcun modo che delle sciocche ragazzine turbino il vostro animo con discorsi futili.” Rispose

“Ritieni questo giorno futile Saga?” quell’affermazione lo spiazzò. Temeva di essere stato frainteso e non era quella la sua intenzione.

Lui desiderava solo non impensierirla con un argomento che sapeva essere molto delicato.
“Niente di ciò che riguarda la mia dea è futile. Tutto quello che concerne la vostra persona a per me la priorità e la massima importanza, per questo non voglio che abbiate pensieri tristi. Soprattutto oggi.”

“Capisco…” disse sorridendo “Adesso è meglio che andiamo, gli altri ci attendono.” Rispose

“Certamente mia signora.”

Saga l’accompagnò come di consueto nella sala del trono dove Athena prese posto sul suo scranno dorato mentre il Gran Sacerdote era alla sua destra. Le udienze cominciarono e tutte le richieste esposte quel giorno vennero accuratamente ascoltate.
Milo e Camus parlarono di alcuni problemi  nella vicina Rodorio che richiedevano un intervento immediato per evitare spiacevoli rivolte. Mur invece espose la necessità di ripristinare quanto prima l’agibilità di alcuni dei dodici templi danneggiati dalle precedenti battaglie. E Shaka fece espressamente richiesta di prendere con se due giovani allievi per allenarli come futuri saint.

Oltre ai cavalieri d’oro anche comuni cittadini che abitavano nei pressi del Santuario o nei paesi limitrofi fecero le loro richieste, onorati ed emozionati di poter parlare personalmente con la dea Athena.
I cavalieri presenti, come anche gli altri del resto, sapevano benissimo che quello non era un giorno come gli altri, e se evitavano apertamente l’argomento era solo perché la stessa Saori in più di un occasione aveva dichiarato di non gradire particolari festeggiamenti.

Quando tutte le richieste furono accolte con il benestare di Athena e del Gran Sacerdote i cavalieri si congedarono salutando la loro dea. Solo Mur prima di lasciare il tredicesimo tempio si attardò a parlare con la fanciulla.

“Mia signora, so che questo giorno rappresenta per voi un enorme conflitto interiore. Lasciate però che in qualità di custode della prima casa io vi porga comunque i miei più sinceri auguri a nome mio e di tutti i cavalieri d’oro.”

Sentendo quelle parole Saga si mosse in direzione di Mur con il preciso intento di riprenderlo dichiarando inopportuno il suo intervento.
Saori capì subito le sue intenzioni e alzandosi dal trono lo bloccò per un braccio.

“Mia signora io…” provò a spiegare, ma lei gli intimò di tacere.

Si avvicinò al cavaliere d’Ariete stringendogli le mani.
“Ti ringrazio molto del pensiero cavaliere, e porgi anche agli altri il mio personale ringraziamento. Credimi non sei stato affatto fuori luogo, anzi, ti sei dimostrato sensibile ed attento come sempre.” Gli disse, rivolgendo lo sguardo verso Saga mentre pronunciava quelle ultime parole.

“Di nulla Athena, è il minimo per noi porgervi gli omaggi in questo giorno. Adesso vi lascio, non vi trattengo oltre.” Così dicendo si accomiatò da entrambi tornando verso la prima casa.

Il tredicesimo tempio si era improvvisamente svuotato, nessun mormorio di voci era più udibile il silenzio era calato d’incanto. Solo i passi lievi e lenti della dea facevano da eco in quella quiete.
La fanciulla si apprestava a rientrare nelle proprie stanze ma la voce del Grande Sacerdote fermò i suoi passi.

“Io… io sto cercando solo di proteggerti nient’altro.” Le disse, dandole insolitamente del tu.

“Da chi o da cosa vorresti proteggermi Gran Sacerdote? A me sembra che questo giorno provochi più ansia a te che a tutti gli altri. Ti crea fastidio il solo sentirne parlare ammettilo?” disse alzando notevolmente il tono di voce, che fece un assordante eco per tutto il tempio.

Saga strinse i pugni distogliendo lo sguardo, le sue parole così dirette e taglienti riuscirono a penetrare la corazza di distacco che si era sapientemente costruito.

“Credo che dovrò conviverci fino alla fine dei miei giorni…” disse. Lei lo guardò dubbiosa.

“Con cosa dovresti convivere spiegati?”

“Con il fatto che potrei anche morire e tornare a nuova vita altre mille volte ma ciò che ho fatto non potrà mai essere dimenticato o cancellato.”

Saori si avvicinò ulteriormente a lui, erano uno di fronte all’altro adesso, e Saga fu costretto a guardarla di nuovo negli occhi e a perdersi in quell’immenso universo che essi rappresentavano.

“Ti sbagli Saga. I tuoi errori ti sono stati perdonati tanto tempo fa, nessuno nutre rancore o vendetta nei tuoi confronti. Adesso ricopri il ruolo che ti sei guadagnato di diritto stavolta, quindi trova la pace in te stesso e metti quiete nel tuo animo. Io ho piena fiducia in te.” Disse risoluta

“Grazie Saori. Come sempre le tue parole mi sono di conforto." Rispose inginocchiandosi e baciandole le mani.
Anche lo sguardo di lei si addolcì e per un istante in quel gesto i sentimenti dell’uomo presero il posto dei doveri che il suo ruolo gli imponeva.

D’un tratto dei passi ruppero il silenzio di quel momento e una voce ben nota si insinuò in quell’attimo d’intimità.

“Scusate… sono ancora in tempo per avere un colloquio con Athena?”

Saori sollevò lo sguardo e i suoi occhi s’illuminarono improvvisamente.
“Seiya sei qui!” disse sorpresa e nello stesso tempo felice di vederlo.

Il Gran Sacerdote si sollevò notando il repentino cambiamento della fanciulla che non si attardò nell’andare incontro al cavaliere di Pegasus.

“Lo so che la mia presenza non era prevista, ma volevo vederti.” Le disse, nascondendo insolitamente le mani dietro la schiena.
Saga avrebbe voluto fulminarlo con lo sguardo ma si diede un contegno in virtù del ruolo che ricopriva.

“Cavaliere di Pegasus non puoi presentarti davanti alla tua dea senza essere stato convocato. Queste sono le regole.”

“Beh… almeno oggi si potrebbe fare un eccezione no?” disse strizzando l’occhio.

“Non essere impudente ragazzino!” gli rispose

Saori intervenne subito per sedare lo scambio di sguardi, non proprio amichevole, tra i due.
“Gran Sacerdote concediamogli questa libertà almeno stavolta. Consideralo un regalo di compleanno che ti chiedo.” Gli disse

Saga sospirò rassegnato e poiché fu lei a chiederlo decise di soprassedere.
“Come desideri mia signora.” Rispose

“Ti ringrazio Saga, puoi anche ritirarti adesso, ritieniti libero da qualsiasi impegno per l’intera giornata.

“Ma, Athena…” provò a replicare ma la fanciulla era già intenta a conversare con Seiya.

Decise quindi di ritirarsi nel sua stanza privata e dedicarsi alla lettura. Mentre lasciava la sala del trono vide di sfuggita che il cavaliere di Pegasus porgeva alla fanciulla un delicato mazzo di fiori accuratamente tenuto nascosto dietro la schiena. Lei ovviamente lo accettò entusiasta e Saga andò via con un sorriso amaro sulle labbra.

“Sono bellissimi Seiya grazie.”

“Non sono niente di che, semplici fiori di campo ma hanno un profumo delicato e dei bellissimi colori e così vedendoli ho pensato a te.”

“E’ stato un gesto molto carino da parte tua.”

“So che Athena non può ricevere regali, ma credo che dei semplici fiori non si neghino a nessuno.” Le disse

“Giusto. Ti ringrazio davvero, hai portato una ventata di freschezza in un  giorno un po’ mesto a dire il vero.” Rispose inebriandosi di quel dolce profumo.

“Buon compleanno Saori, tanti auguri di vero cuore, e ricordati che per me prima di essere Athena sarai sempre la ragazzina capricciosa e prepotente di quando eravamo piccoli.” Le disse sorridendo

“Grazie mille Seiya. E’ bello sapere che mi ricordi ancora così.”

“Ti ricordo eccome, anche se adesso il mio dovere è proteggere la parte divina che è in te, per me sei e resterai sempre solo Saori Kido. E in questo giorno è la sua nascita che io festeggerò sempre.”

Gli occhi della fanciulla si velarono di lacrime, commossa da quelle parole e dal loro significato che solo ad entrambi era concesso capire.
Non servivano parole tra di loro, si conoscevano nel profondo più di chiunque altro, due anime affini legate da tempi immemori. E anche se la bocca voleva gridare a gran voce ciò che il cuore celava, la ragione mise un freno alle parole.
Per lei in quel momento, in quel giorno contava solo la sua presenza e per lui solo la sua serenità.

“Seiya, lo sai che…” tacque mordendosi le labbra

“Certo che lo so. E per me è lo stesso, ora e per sempre.” Le rispose asciugandole le lacrime con il dorso della mano.
 
 
Quei semplici e fragili fiori di campo a prima vista destinati ad una breve durata restarono per lungo tempo nelle stanze della dea, impregnati del suo avvolgente cosmo divennero rigogliosi e sempre come appena colti.
Lei li ammirava con un dolce sorriso ripensando alle parole del cavaliere. E da quel giorno il primo settembre ebbe per lei un significato totalmente diverso.
 
   
 
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