presentano
Roxanne
I'll Be Your Mary Sue
Dedicato a tutte le Mary Sue dell'Efp della sezione Saint Seiya. Vi amiamo.
E dedicato al nostro Camus di Aquarius (Ren_chan) che oggi va al mare e ci mancherà. E al nostro Hadessama (Shinji) che da oggi è finalmente in vacanza! *C* Bravissimo!
***
Veniteci a trovare: Gold Insanity
ROXANNE:
Roxanne chiuse il manga con un sospiro.
Lei era la reincarnazione di Efesto, ma lo avrebbe scoperto
solo a fine fanfic. In quel momento guardò fuori dalla
finestra della sua
cameretta con aria sognante, pensando che sarebbe stato davvero
bellissimo se i
Saint di Athena fossero esistiti davvero e uno di loro, ma anche tutti
e
dodici, volendo, fossero venuti a salvarla dalla sua grigia
quotidianità.
…se poi volevano venire anche tutti e ottantotto, che male
poteva esserci?
Accarezzò con la mano la copertina del volumetto appoggiata
sulle coperte rosa. Il volto del cavaliere di Dragone la guardava di
rimando
con lo sguardo fiero.
Fu in quel momento che sentì quella voce:
“Madre de Dios!”
Roxanne sbatté le palpebre.
Chi parlava in spagnolo in casa sua? Non poteva esserci
nessuno, dal momento che la villetta era
deserta, da quando i genitori erano morti in un incidente
stradale: era
successo prima che lei scoprisse che erano dei maghi, e lei…
ma questo è un
altro fandom.
Si girò di scatto verso la finestra da cui proveniva il
tenue bagliore lunare, annichilito dall’inquinamento luminoso
del pub di
fronte.
Qualcuno stava cercando di entrare.
Roxanne si illuminò. Guardò il manga sulle
coperte.
Ma forse… e poi quelle
parole in spagnolo…
Ci mise poco a fare due più due: il Cavaliere
d’Oro della
Decima Casa era di certo lì per lei. Si riassettò
i capelli in fretta, si
schiarì la voce e si mise ad aspettarlo accavallando
voluttuosamente le gambe:
del resto lei si chiamava Roxanne e sarebbe stata di certo,
più di chiunque
altra,
Le tende si mossero e qualcuno si spinse all’interno della
stanza.
Ma non era Shura.
Era uno degli ubriaconi del bar di sotto.
“No…” disse lei sconsolata.
Lui si fece avanti con un ghignaccio, spostandola, deciso a
rubarle l’argenteria per andarsi a fare un’altra
bevuta.
“Ehi” disse Roxanne, affranta: non cercava nemmeno
di
metterle le mani addosso? Ma che razza di cafone!
L’ubriacone stava per protestare, ma venne spalmato a terra
da un lampo di luce dorata.
Era giunto in Sicilia, alle falde dell’Etna dalla Grecia, in
un lampo grazie al Settimo Senso.
Aveva trovato la ragazza grazie al Sesto.
E per non utilizzare oltre il Cosmo, si era messo
volenteroso a scassinare la finestra.
“Madre de Dios!”
imprecò quando si schiacciò un dito tra le
imposte. Entrare di soppiatto nelle abitazioni dei civili era una
competenza
ancora non richiesta a un Cavaliere d’Athena.
Si era scostato stringendo i denti e un ubriacone puzzolente
gli era passato davanti.
“Grazie Capo! A buon rendere!”
Cosa? Pensò Shura.
Il tempo di placare il dolore e lo aveva inseguito, prima che gli
mandasse a
monte la missione. Sarebbe bastato un solo segno di violenza per
risvegliare
Efesto e Capricorn doveva evitarlo ad ogni costo.
Tramortì l’alzagomito con una bordata di Cosmo e
si trovò
davanti la fanciulla: lei sgranò gli occhioni acquamarina,
il visetto
alabastrino incorniciato da lunghissimi capelli boccolosi color
dell’ala di
corvo che le giungevano fino alle chiappe.
Chiappe sode da Mary Sue.
Sgranò gli occhioni acquamarina, il visetto alabastrino
incorniciato da lunghissimi capelli boccolosi color dell’ala
di corvo che le
giungevano fino alle chiappe.
Chiappe sode da Mary Sue.
"Oh, Shura!” miagolò “sapevo che saresti
giunto a salvarmi!”
“Madre de Dios” ribadì Shura, ma si
costrinse a farle un
sorriso. Un sorriso che riuscì estremamente caldo, latino e
sensuale.
“Oh, SHURA!” lei era estasiata. “Adesso
mi porterai via con
te, vero? Faremo tutte le cose che ho sempre sognato, vero? Andremo ad
abitare
al Santuario, faremo tante feste in casa di Aldebaran – ho
sentito dire che è
un ottimo cuoco – Milo e Kanon faranno lo spogliarello sulle
sacre pietre del
tempio – ma io non li guarderò… beh,
non tanto, perché avrò occhi solo per te,
Shura, e poi Milo è un maniaco, il peggiore, mica come
questo qui” e giù una
pedata all’ubriacone svenuto “e tu dovrai
difendermi e vi picchierete
nell’arena e io vi fermerò piangendo
perché ci deve pur essere qualcuno che
difenda la pace e si occupi di voi, mica come quella troietta con i
capelli
lilla che vi ritrovate per dea, poi diventerò la confidente
di Muino Puccino
Carino e andrò dall’estetista con Aphrodite e
spiegherò le parabole buddhiste a
Shaka che secondo me non le ha mica capite tanto bene, sai che ho
comprato il
libro Piccole Perle di Saggezza che
ha scritto un monaco tibetano? Secondo me Shaka non l’ha mica
letto! E Doko e
Shion non li voglio conoscere, tanto sono vecchi, e neanche Cancer, ma
ti
sembra che uno possa chiamarsi Maschera di Morte e far del male al
povero
Shiryu che te gli hai regalato l’Excalibur, quindi
è un bravo ragazzo. Aioros
poi è vivo? Saga è ancora schizzato? Aioria ha
davvero fatto fuori i Titani
tutto da solo? Camus è un ghiacciolo, ma io saprò
scioglierlo e diventeremo
amici! Non trovi che Marin e Shaina siano due rompipalle? Comunque ci
sposeremo, tu vivrai alla Decima e io alla Tredicesima e avremo tanti
bambini e
anche qualche gatto! Yay!” Saltellò.
Passo qualche secondo di silenzio gelido. Poi, Shura fece un
movimento del polso, un movimento molto, molto sexy, e le
offrì una rosa
scarlatta.
“Per te”.
“OH SHURA!” strillò lei,
afferrò la rosa e la portò al viso
annusandone il delicato profumo, estasiata. E cadde a terra svenuta.
Shura sorrise.
Era fatta.
Più semplice di quanto avesse creduto.
La rosa era stata uno stratagemma geniale. Ricordava
perfettamente le parole di Aphrodite.
“Shura, ascoltami
bene: qualunque cosa accada non portarla al Tempio. Mai. Mai portare al
Santuario le Mary Sue, non hai idea di cosa possano fare”.
“Que?”
aveva
domandato lui.
“Que!?
BALLANO nei
Templi. Calpestano le rose, cercano di penetrare nelle riunioni private
dei
Gold Saint e, soprattutto, non entra loro in testa che sono
incredibilmente,
esondantemente, irrimediabilmente gay. …ma diamine, Shura,
non vai mai
sull’EFP?”
“L’EFP? È forse un
qualche anatema antico?”
“Sì, più o meno.
Lascia perdere. Non ho idea di come ti sbarazzerai di lei, ma sai il
fatto tuo.
Se ti trovi in difficoltà, dalle questa: la
tramortirà e avrai guadagnato
tempo”.
E Capricorn si era trovato in difficoltà. La rosa di
Aphrodite - che non era mai stato da un estetista perché,
semplicemente, non ne
aveva alcun bisogno - si era rivelata provvidenziale.
Si fece su di lei e alzò il braccio caricando Excalibur.
“Non devi ucciderla”
si era raccomandato il Pontefice “a meno che non miri a
mettere le sue
unghiette su Mu, intesi?” Shion era molto protettivo nei
confronti del suo
allievo. “O su Doko”, precisò,
che
era protettivo anche con l’amante.
Shura aveva annuito, che tanto Doko non lo puntava mai
nessuna: il Roshi era basso.
Il punto, però, era che tutte le cose che la ragazza aveva
detto su Athena e i compagni gli avevano fatto girare le palle.
Il braccio in cui risiedeva Excalibur, carico di Cosmo,
però, richiamò il bagliore sopito nel corpo della
fanciulla.
Merda,
pensò Shura, abbassando subito la mano. C’era
mancato poco. L’atto di violenza avrebbe risvegliato Efesto.
Non poteva fare
niente.
In quell’attimo di ineluttabilità, Roxanne
aprì gli occhi.
“Oh, Shura!” Roxanne si svegliò con la
sua battuta standard
sulle labbra “Devo essere svenuta. Mi accompagni a prendere
un tè?” domandò
cortesemente. Dopotutto era l’attività abituale
dei cavalieri a riposo.
Shura poté solo sospirare – e Roxanne credette
fosse un
sospiro d’amore – e
portarla in cucina.
“Faccio io,” disse lui, che era pur sempre un
Cavaliere.
“Ma no, faccio io!” trillò lei.
“Guarda che sei appena svenuta” Shura diede prova
di una
faccia di bronzo encomiabile.
“Ma tu sei mio ospite!”
“Guarda ho già visto dove sono le
cose…” la interruppe
allungando il braccio verso il barattolo dello zucchero.
“Ma che pessima padrona di casa, sarei!”
Roxanne, che già sentiva il dolce avvampare
dell’amore e
voleva essere una Mary Sue con tutte le carte in regola,
balzò verso la credenza,
aprì l’anta con tutta la forza di un corpo di
fanciulla innamorata che ospitava
un fabbro divino, e spiaccicò con precisione invidiabile la
mano di Capricorn
nello sportello. Excalibur era fuori uso.
“MADRE DE DIOS!”
fu il grido che attraversò la Sicilia fino all’Etna.
“Oh, Shura! Perdonami!” e gli prese la mano tra le
sue.
Perdonami un corno,
pensò.
Strinse i denti, che un Saint è abituato al dolore,
però non
è che ci sia proprio affezionato.
Non poté fare a meno di ripensare al modo in cui era stato
incastrato.
La piccola Athena sedeva sul trono accanto al Pontefice
Shion. Doko sorrideva a entrambi e palesemente era chiaro che non
avrebbe mosso
un muscolo per aiutarlo.
Shura si era ritrovato candidato alla missione ancor prima
di poter dire per intero Athena
Exclamation. Non che potesse dirlo, comunque.
“Vacci tu, Shura”
lo spinse amichevolmente avanti DeathMask “Che
sei l’unico etero qui in mezzo”.
"Ehi” protestò
Aioria, ma ebbe il buon senso di tacere, dal momento che non aveva
nessuna
voglia di misurarsi con Efesto formato ragazzina.
Era stato uno sciocco ad accettare, ma in quel momento
l’espressione
piena di orgoglio di Aioros e Saga lo avevano reso fiero. Il Sacerdote
non
aveva perso tempo e gli aveva consegnato il Sigillo di Athena, con cui
avrebbe
dovuto chiudere Efesto da qualche parte e liberare la ragazza.
E adesso si trovava con un’Excalibur da riparare.
Trattenne tra i denti una bestemmia ad Hades e si volse
verso la ragazza.
Se la ritrovò con il viso a due centimetri dal suo.
“Oh, Shura… sono così
maldestra… ma so io come farmi
perdonare!” Roxanne frullò le ciglia, chiuse gli
occhi e protese le labbra
coralline verso il Cavaliere.
Capricorn saettò lo sguardo attorno. Il barattolo dello
zucchero era perfetto, se ne rese conto. Pur nel dolore,
riuscì ad elaborare un
piano.
Se la violenza avrebbe risvegliato Efesto, ecco allora che
quella diventava la strada da seguire. Prima che le labbra di lei si
incollassero alle sue la colpì sulla fronte con una tazzina
da caffè.
Fragile fronte di Mary Sue.
Per la seconda volta in dieci minuti, Roxanne finì a
tappeto.
Il cosmo di Efesto brillò ferocemente, spandendosi nella
stanza.
Pronunciò le parole rituali e sigillò il
barattolo con il
Sigillo di Athena, rapidissimo.
Era tutto finito.
Sospirò di sollievo.
Si chinò sulla ragazza, deciso a prenderla in braccio e a
sistemarla sul letto, dove avrebbe potuto riposare. Era pur sempre un
cavaliere.
Con ogni probabilità avrebbe creduto di avere sognato,
complice il manga che stava leggendo.
Solo, quando si abbassò, nel sonno lei protese ancora le
labbra.
“Oh, Shura…” mormorò languida.
“Carramba!”
esclamò lui, balzò all’indietro,
sbattè la testa
contro la lavagnetta con lista della spesa e bestemmiò
silenziosamente mezzo
Pantheon.
Aveva ragione Aphrodite,
pensò. Queste
Mary Sue sono
pericolosissime.
Senza perdere altro tempo, strinse a sé il barattolo dello
zucchero e fuggì da dove era entrato, usando tutti i sensi a
propria
disposizione per mettere più distanza possibile tra
sé e l’Etna.
Il Santuario l’avrebbe accolto come un eroe.
Grazie, Shura.