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Autore: insiemete    01/09/2018    1 recensioni
sei un tuffo in un mare di guai
[storia breve] Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=tZa-W54CoYc&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Buona lettura

 

Non mi piace il Montana. Non c'è nulla.
Probabilmente la città più grande si trova a mille miglia da qui e io non ci sono mai andata.
Non sono mai uscita molto. Mio padre non me lo permetteva. Eppure, non mi lamentavo.
Uscivo solo per andare a scuola. A volte mi mancava. Forse perché, almeno lì, prendevo una boccata di libertà, lontana da tutto e da tutti. E perché lì, almeno per quel poco, venivo considerata.
Non avevo molti amici. C'era Josie e io c'ero per lei e questo era già abbastanza. Il resto non mi importava.
Quella mattina, mi risveglia il crepitare del fuoco, la legna che arde. La mia camera puzza di fumo ed io inalo l'odore. Mi sposto e guardo l'ora: manca poco alle sette. Devo preparare la colazione ai miei fratelli. Papà non è ancora tornato e io sono preoccupata. Se avesse un cellulare probabilmente l'avrei chiamato.
Apro una finestra e assaporo l'aria. La tempesta si è portata dietro tutto il suo male: il giardinetto fuori casa è distrutto, il capanno degli attrezzi ha perso qualche tegola. Sbuffo, rattristata. Sbatto un uovo e metto a friggere del bacon. Forse dovrei sistemare il giardino. Mamma l'avrebbe fatto e ora tocca a me.
«Ciao, Pie» la voce di Jimmy trilla nelle mie orecchie. Mi giro, prendendolo in braccio. Odio quel soprannome più di qualsiasi altra cosa, ma so anche quanto lo ami lui e quindi non controbatto. Era nato dall'unione delle due cose che ama di più: i dolci e me. E Pie è una torta ripiena.
«Dormito bene, marmocchio?» domando, strofinando il naso contro la sua guancia.
Lui mi stringe a sé. «No, mi manca papà.»
Vorrei tanto confortarlo ma non posso. Chissà quando sarebbe tornato. Lo appoggio a terra e metto un uovo sul suo piatto. «Vuoi anche del succo?»
«No...» abbassa lo sguardo, impugnando con vigore la forchetta, «lo sciroppo d'acero.»
Jimmy ha la strana tendenza di mettere lo sciroppo d'acero su qualsiasi alimento. Non posso mai oppormi, piangerebbe tutto il giorno.
«I tuoi fratelli sono in bagno?» domando, guardando l'orologio sulla parete. Sono le sette passate, faranno tardi a scuola.
«Pie» grugnisce, con la bocca piena, «Austin dorme e i gemelli non vogliono uscire dalla stanza. Si sono chiusi dentro a chiave.»
Stringo i pugni. «Va bene, me ne occuperò io.»
A Bart e John piace molto stuzzicarmi, sanno che non sono forte come do a vedere e sanno che non sono poi così paziente. Si compiacciono quando perdo le staffe. Così, cerco sempre di controllarmi mentre salgo le scale e busso alla loro porta. Lo faccio per tre volte e loro non rispondono mai. Ma, mi reputo più furba di loro, così prendo una forcina e la giro nella toppa, aprendola. Bart e John sono distesi sullo stesso letto in boxer, che mi guardano allibiti.
«Come diavolo hai fatto?» John scende dal letto e avanza verso di me.
Mi chiudo la porta alle spalle e incrocio le braccia sotto il seno. «Mi dimenticavo sempre la combinazione dell'armadietto» proferisco, mostrandogli la forcina. Stranamente non risponde.
«Vestitevi e scendete.» Non gli è mai piaciuto il mio tono autoritario. Dopotutto non sono molto più grande di loro e non vogliono sentirsi sottomessi. John indietreggia e si infila un paio di jeans spiegazzati. Bart, continua a guardarmi truce.
«Devi smetterla di comandarci, non sei nessuno» sputa, tagliente come vetro satinato, velenoso come una serpe.
«Sono vostra sorella maggiore. E in quanto papà non c'è dovete ascoltarmi.»
A Bart non piace aver ordini. Lui è un solitario, molto più del gemello. Si avvicina, abbassando il viso alla mia altezza. Il suo fiato mi sfregia il volto.
«Non sei nessuno Patience, non sarai mai lei.»
Non vengo mai chiamata col mio vero nome. Non mi rispecchia.
«Non sono lei e mai lo vorrò essere, ma sono quella che non ti darà più da mangiare se non ti vesti immediatamente.»
Bart rimane muto. Apro la porta e la richiudo alle spalle. Lo odio. Lascio che la rabbia si affievolisca, prima di bussare alla porta di Austin. Se è stato difficile con i gemelli, con lui sarà ancora peggio. Austin è la persona più caparbia che conosca. Se si mette in testa qualcosa, solo lui stesso può auto-convincersi del contrario. Busso e sento un grugnito provenire dall'interno. Austin è steso sul suo letto, al contrario dei gemelli è già agghindato, perfetto nei suoi pantaloni di tela e il pullover morbido sui fianchi. Sta leggendo Lanterna Verde.
«E' pronta la colazione» dico con tono affabile. Le mani ancora mi prudono. Alza il busto e punta lo sguardo nel mio.
«Non ho fame.»
«Ma la colazione è il pasto più importante della giornata, non puoi resistere fino a pranzo senza toccare cibo...»
«Patty, ho un panino nella cartella.»
Mi ammutolisco, guardando un punto indefinito sulla parete. La camera è immacolata come al suo solito, la polvere sembra non averla mai violata. Mi chiedo a chi assomigli questo ragazzo, è il più distante fra tutti noi. Sia caratterialmente che fisicamente. Austin è l'unico corvino nella famiglia ed è anche l'unico ordinato. E' bello nella sua diversità. Abbasso il capo e faccio per andarmene, quando lui mi richiama.
«Patty, sei libera oggi?»
Aggrotto la fronte. «Mh devo andare a fare delle compere, ma sì, perché?»
Chiude il fumetto e si alza. «Mi porteresti in biblioteca?»
Rimango alquanto sorpresa dalla sua richiesta. Andare in biblioteca, per lui, è una cosa molto intima. Non me l'aveva mai chiesto prima ed ero sicura che non l'avrebbe mai fatto. Un sorriso ebete mi spunta sul viso e lo guardo trasognante.
«Davvero?» domando, forse con troppa enfasi.
Lui mi risponde serio. «Sì.»
Mi mordo il labbro, tenendo a freno il mio entusiasmo. Basta poco per essere felici. 

 

 

Mi trovate sempre su wattpad come whatlou.

  
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