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Autore: Pendragon_97    01/09/2018    1 recensioni
Quanto pericolosa può rivelarsi una domanda posta nel momento sbagliato?
Galvano non intendeva certamente rievocare in Artù lontani ricordi che solo la battaglia di Camlann avrebbe svelato al mondo...
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galvano, Gwen, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Morgana/Artù
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Un immenso salone ridondante di ospiti, colti aristocratici e valorosi guerrieri era quanto – di unico – Artù riuscisse a mirare dalla propria postazione. Ovunque il suo sguardo osasse trovare rifugio, ecco che - oramai meccanicamente - si vedeva costretto ad accennare il consueto sorriso di rito all’ennesima figura che inevitabilmente finiva col fissare. Possibile che avessero invitato così tante persone da rendere affollato persino il grande salone di Camelot? Su un particolare doveva essere sincero; Uther aveva decisamente più gusto nell’organizzare feste e ricevimenti. Mai, ad eccezione di rarissime occasioni, Artù aveva avuto la sensazione di soffocare tra il convulso chiacchiericcio degli ospiti o tra le grasse risate di qualche uomo palesemente alticcio.
Ma cosa era effettivamente mutato?
Il chiasso degli invitati? La capienza del salone? O il proprio limite di sopportazione?
Possibile che le feste indette dal padre si discostassero a tal punto dalle proprie? Non poteva crederlo.
Con eleganza, il biondo sovrano accavallò la gamba destra sulla sinistra mentre stancamente perseverava nel proprio silente fissare gli ospiti divertirsi. Perché, si domandava, egli aveva iniziato con l’odiare quegli eventi che un tempo con ansia attendeva?
In passato… non era solo a parteciparvi, Morgana soleva sedere al proprio fianco.
Sgranò inconsapevolmente gli occhi quando, dinanzi all’ennesimo turbinio di folti pensieri, la propria mente riportò a galla il nome della Pendragon. Perché, da quando ella era fuggita, ogni aspetto della sua esistenza pareva fatalmente incompleto? Eppure, aveva una moglie accanto e un popolo che per lui avrebbe speso anima e cuore. Cos’altro poteva bramare?

«Ritengo che tale disputa possa essere risolta solo dal primo Uomo di Camelot!», fu la voce di Galvano a riscuoterlo dai propri bui pensieri. Alzò il capo, accennando il sorriso più convincente che possedesse.
«Ebbene, sentiamo» replicò, prestandosi al gioco. Se non avesse tentato, probabilmente non sarebbe mai uscito da quel nefasto oblio di soppressa malinconia.
«Chi è, secondo voi, la Dama più bella di Camelot?» domandò il Cavaliere. Il tono della sua voce, congiuntamente al contenuto della questione, aveva contribuito ad attirare più di qualche attenzione. Si poteva affermare che l’intero salone non attendesse altro che il proprio parere.
Morgana, il suo cuore subito sussultò. Mai aveva conosciuto donna più avvenente, a nessuna aveva più concesso gli stessi privilegi di cui la Strega aveva invece potuto forgiarsi. Morgana lo aveva visto piangere, gioire e arrabbiarsi. Lei c’era quando Artù era divenuto un uomo, quando aveva vinto il primo duello al campo e quando aveva abbracciato la spada come propria arma da combattimento. Morgana e Artù erano cresciuti assieme, erano l’uno parte dell’altra.
«Lo domandate ad un uomo felicemente sposato, Ser Galvano» falsamente replicò, portando lo sguardo e una mano sulla figura della propria Regina. A volte si chiedeva se Ginevra avesse mai sospettato nulla, se avesse mai osato immaginare la forza e la purezza di quel vecchio, pericoloso sentimento.
«La mia Regina è la Dama più bella di Camelot» concluse infine, con enorme difficoltà.
Conosceva Morgana. Se fosse stata presente, in quel preciso istante, ne sarebbe sicuramente risultata offesa. Lei, che con orgoglio aveva rivestito i panni dell’amata Pupilla del Re, non gli avrebbe mai perdonato un simile affronto! Sorrise malinconicamente, stringendo la mano di Ginevra con la vana convinzione… di avere Morgana, accanto.
«Siete scontato, Maestà. Vi sarà pure qualche – ehm – piacere proibito… che tenete nascosto! Non esiste l’uomo perfetto, ad eccezione di me, ovviamente!» riprese il moro scherzosamente, alzando in alto il boccale di birra. Era una chiara provocazione a cui, tuttavia, doveva replicare. Se solo fosse stato più facile governare le proprie emozioni…!

A quali dei tanti – miei – piaceri proibiti vorresti avere accesso, Galvano?
A tutti? A nessuno? A qualcuno in particolare? Ma quale differenza potrebbe fare… quando ognuno di essi avrebbe abbastanza potere per gettare così tanta infamia su un qualunque popolano da costringerlo ad emigrare altrove! E se un singolo segreto poteva rovinare una famiglia di comuni mercanti, quanto poteva essere proibito per un membro della famiglia reale? Specialmente se quest'ultimo risulta essere il solo erede al trono. 
Oh folle, audace Galvano! Appartenevi forse alla più fortunata delle gerarchie, eppure ne sei tenacemente voluto fuggire per divenire… Cavaliere. Ignori che un qualsiasi contadino, povero di abiti, oro e responsabilità detiene il solo privilegio che non è possibile acquistare: la libertà. Libertà di seguire il proprio istinto, di proteggere e credere ciò che si ama.
Un Re, invece, deve limitarsi ad apparire e spesso dimentica di essere. Ma per quanto io possa sembrare perfetto e irremovibile – come tu affermi -, non smetterò mai d'essere l'amante di mia sorella. Continuerò a cadere laddove in molti ci giudicherebbero alla strenua di un orribile, fatale abominio.

«…chiedo perdono, Sire. Non intendevo…», ancora una volta fu Galvano a riportarlo pesantemente alla realtà. Troppo a lungo aveva esitato, rapito com’era da quello sciocco peregrinare. Ma cosa diavolo gli stava accadendo? Quei fittizi scorci di realtà che la propria mente riproduceva non erano altro che mere, dolorose illusioni…
«Non dovete scusarvi, Ser. La vostra domanda è lecita così come la curiosità dei molti qui presenti.
Non vorrei però annoiarvi con vecchie storie di poco conto che… chiunque sia stato ragazzo potrà certamente comprendere. Divertiamoci. La serata è appena cominciata!».
Al brindisi del Pendragon, l’intera corte rispose.
«Lunga vita al Re!»
«Lunga vita alla Regina!», i cortigiani gridarono prima di tracannare l’ennesimo boccale di birra.
Ma quanto, effettivamente, si sarebbe prolungata quell’esistenza ombreggiata da un amore per sempre perduto? Quanto a lungo Artù sarebbe sopravvissuto senza Morgana?

Sorella mia,
potrei scrivere storie – se solo l’inchiostro ci rendesse giustizia -, probabilmente nasceranno poemi e ballate saranno cantate quando i nostri nomi faranno eco negli infiniti orizzonti del tempo. Mai ho amato e mai amerò qualcuno come ho amato te.
Non ho mai guardato nessuno con occhi tanto innamorati come accadeva quand'ero con te.
Tu sei stata la mia prima donna, il mio primo e unico, vero amore. Dopo, certo, sono venute altre persone ma nessuna è riuscita nell'arduo tentativo di sostituirti, sorella mia. 
Nel bene e nel male, quel legame che prima ci ha uniti e poi divisi contribuirà a mantenere le nostre memorie vivide nella mente degli uomini.
Mai ci sarà Artù senza Morgana, né Morgana sarà nominata senza un Artù a seguire.
Null'altro per noi domando; reputo il solo averti amata, un onore superiore a quello di un Re.

In un fiume di birra, il Pendragon decise di annegare il proprio dolore. Non conosceva rimedio più valido di una bella sbronza per bloccare quella cascata di ricordi.
Ai propri doveri di Re e di marito avrebbe pensato l’indomani. Quella notte doveva trovare il coraggio di seppellire, nelle ceneri del proprio cuore, un amore destinato ad accompagnarlo fino al suo ultimo respiro…

   
 
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