Kyoya/Mukuro.
Day
26 cose che hai detto che significavano "ti
amo", ma io non l'ho capito.
Cap.26
Il signore dell’insonnia
Kyoya
era seduto sul suo futon, teneva i tonfa
appoggiati sulle gambe e le braccia incrociate. La luce di una candela,
che si
era tinta di viola, illuminava la stanza da letto del tempio.
“Kufufufu”.
La risata di Mukuro risuonava nella camera.
“Smettila
di disturbare il mio riposo o ti morderò a
morte, dannato Rokudo Mukuro” ringhiò Kyoya.
“Oh,
ma io ti stavo solo dicendo che, mentre riposi,
assomigli moltissimo a un petalo di ciliegio. Ti metto in guardia,
perché voglio
renderti più forte. La gente vuole renderti un giocattolo,
una bambola, devi
imparare a difenderti” disse Mukuro, apparendo sulla porta.
“Tu
devi imparare che il riposo è sacro, dannato” lo
riprese Kyoya. Le sue iridi color ametista brillarono.
<
Tu che ti senti il salvatore che libererà il
mondo dalla Mafia, non ti rendi conto che hai timore della tua
debolezza. Hai
paura che esseri come Vindice o come la tua corrotta famiglia estraneo
mi distruggano.
Mi
credi davvero così incapace? Io non sono un bambino
nascosto nelle nebbie come te > pensò.
“Oh,
tu vivi di giorno, tra le regole, ma io mi desto
di notte. Come si confà al più grande degli
illusionisti, Hibari Kyoya” rispose
Mukuro, accentuando l’ultima parte del nome
dell’altro.
Fece
apparire la sua arma e parò uno dei tonfa
dell’altro,
dando vita a un clangore metallico.
“Dacci
un taglio, erbivoro. Domani devo lavorare e
voglio dormire” ruggì Hibari.
Mukuro
gli apparve vicino all’orecchio.
“Lo
sai che in uno scontro vincerei io?” gli chiese.
Hibari
assottigliò gli occhi.
“Solo
perché bareresti, maledetto”.
Rokudo
chiuse gli occhi e lo baciò, Kyoya ricambiò con
foga e gli morse a sangue un labbro.
“In
amore e in guerra tutto è le-ci-to”
cantilenò Mukuro.
“Se
continui così ti spezzerò le ossa”
ringhiò Kyoya.
Piegò il capo e morse il collo pallido dell’altro,
fino a lasciargli un
succhiotto vermiglio.
“Non
vedi l’ora di assaggiare il mio gustoso sangue?”
chiese Mukuro.
“Esibizionista”
sibilò Kyoya.
Mukuro
scomparve e risuonò la sua risata.
“Cerco
di essere bello come il mio bellissimo ciliegio
in fiore” sussurrò. L’intera stanza si
tinse di rosa, il colore era formato da
infiniti disegni di petali di ciliegio.
Kyoya
si stese e chiuse gli occhi, posandosi un
braccio sul viso.
“Lasciami
dormire, idiota. Sarai anche il signore degl’incubi,
ma con me diventi quello dell’insonnia”
sibilò.
Mukuro
fece sparire le illusioni e comparve un se
stesso ignudo steso nel futon accanto a Hibari.
Mukuro
si abbracciò all’altro e gli posò la
testa
sulla spalla, i capelli blu notte gli ricadevano scompigliati intorno
al viso.
“Perché
desto te dagl’incubi. Per non parlare di
quanto sei carino quanto ti arrabbi” soffiò.
<
Quando capirai che tutto quello che ti dico
significa solo ti amo? > pensò Mukuro.
“Preparati
a morire, Rokudo Mukuro” lo minacciò Kyoya.
I tonfa erano rotolati di fianco al letto.
<
Non riuscirò mai a dirti che ti amo e mi farò
sempre
fraintendere. Rendi tumultuosi i miei sentimenti altrimenti
addormentati in una
stasi peggiore degl’incubi > rifletté.
“Kufufu.
Me lo dici ogni notte” disse Mukuro.
Kyoya
lo strinse a sua volta.
“Dannato,
riesci a parlare pure mentre dormi”
brontolò.
Rokudo
rise ancora, guardandolo addormentarsi, chiuse
gli occhi e si appisolò a sua volta.