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Autore: Federica_97    02/09/2018    2 recensioni
(STORIA COMPLETA)
Con la conclusione del progetto mew, le ragazze hanno continuato a lavorare nel locale che per mesi era stato la loro base segreta. 
Diplomate e con altre vite, hanno fatto un patto: continuare a lavorare lì e tenerlo aperto. 
Strawberry ha alle spalle una relazione con Ryan, non andata bene. Scelto Mark, per passare la vita con lui, parte per Londra... 
Ma la sua storia non è andata bene, tornata in Giappone con un segreto più grande di lei.
Cosa succederebbe se ragazzi si rivedessero dopo mesi dalla partenza di lei? 
''Si voltò a guardarla, senza espressione, senza saper che dire.
"E cosa vuoi? Cosa pensi che possa fare io?" 
Strawberry alzò gli occhi cioccolato per incrociare quelli ghiaccio di lui e non disse nulla.
"Vattene" fece per andare ma la ragazza lo trattene per il polso.
"Ryan io.."
"Cosa!? Torni qui e stravolgi tutto! E adesso cosa vuoi da me!?" 
"Non urlare..." 
"Vattene Strawberry!".
Si richiuse la porta alle spalle, lasciandola da sola nel corridoio del locale che ormai sentiva casa...
Da sola, esattamente come aveva fatto lui. Piangendo rese conto di non aver nessuno''
Curiosi? Leggete e fatemi sapere! 
Un bacio grandissimo a tuttei voi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5- tempo di burrasca.

 

 

 

Era passato ormai un mese da quando Ryan e Kyle avevano ospitato Strawberry.

La pancia della ragazza cresceva di settimana in settimana. E già sembrava quasi scoppiarle.

Aveva eseguito degli esami al sangue, delle ecografie, il bambino sembrava stare bene, ma ancora non si era fatto vedere. Non sapevano se era un maschio o una femmina.

Le ragazze, alla notizia della gravidanza dell'amica, rimasero molto sorprese. Non si aspettavano una cosa del genere.

Mina sembrava quella meno sconvolta di tutte.

Lory era rimasta tutto il giorno a bocca aperta a fissarle la pancia.

E Paddy... lei era Paddy e basta. Non faceva altro che toccarla, nella speranza di sentirlo muoversi, ma invano. Il bambino dormiva beatamente e non si faceva sentire.

“Uffa! Con Ryan si muove e con me no!”, aveva protestato la piccola.

Effettivamente era vero, quasi tutte le volte che parlava col biondo, suo figlio faceva le capriole e si faceva sentire.

Avevano riso tutto, era solo una coincidenza.

Alexandra, aveva preso bene la notizia di Strawberry sotto lo stesso tetto del suo ragazzo. Non aveva fatto scenate e nulla, era felice di vedere il suo lui così altruista.

Era andata a trovarla anche lei, congratulandosi con la rossa per il coraggio che stava dimostrando a portare avanti la gravidanza alla sua giovane età.

La madre della ragazza era andata spesso a trovarla. Suo padre, invece, non si era ancora fatto sentire.

Ma chiedeva sempre di lei a sua moglie.

Pian piano, gli stava passando l'arrabbiatura iniziale.

Per quanto riguarda Mark, non si era ancora fatto sentire. Strawberry gli aveva lasciato messaggi in segreteria, avvisandolo che era tutto okay.

Ryan, invece, l'aveva accompagnata ad ogni visita. Non perdendosi nulla.

La trovava abbastanza strana come situazione, lo scambiavano sempre per il padre del bambino, ad ogni ecografia. Nonostante ripetessero mille volte che non era così.

Ma era difficile crederlo, curioso per com'era.

Rimaneva in silenzio, ma sbirciava in continuazione sul monitor, come se cercasse di vedere qualcosa che il dottore non vedesse.

Ma nulla di nuovo, sempre immagini confuse in bianco e nero.

Un giorno invece, Paddy aveva insistito così tanto per andare con loro, non potettero fare a meno di portarsela dietro.

Aveva fatto mille domande, e anche il dottore si era quasi esaurito ad averla tra i piedi. Ma tutto sommato, era durato poco.

In quel momento era sera, le ragazze erano rimaste tutte al locale, eccetto Mina, e avevano deciso di organizzare una cena. Quella sera sarebbe tornata Pam, aveva finito di girare il suo film.

“Straw, vuoi una mano?”, Lory era appena entrata in cucina, mentre la rossa sfornava una delle sue prelibatezze.

“No, grazie mille Lory”, aveva sorriso lei, togliendosi il guantone da cucina.

La verde le aveva sorriso gentile, aiutandola lo stesso a sistemare un po' il casino che si era formato.

“Ragazze, aiutino?”, Alexandra era tra gli invitati della serata e si era appena offerta di aiutare.

“In realtà abbiamo finito”, disse Lory sorridendole.

“Oh, capisco”, rispose gentile lei, “Strawberry cara, dovresti riposare tu, non fare sforzi”.

“No figurati, sto bene”, disse lei sorridendo e togliendosi il grembiule rosa, regalato precedentemente da Kyle.

“Ehi balenottera, sta per arrivare Pam, che ne dici di sistemarti quei capelli e venire in sala?”. Mina aveva appena fatto capolinea in cucina.

Era bellissima come sempre, nel suo abitino da cocktail. Nonostante fossero passati anni, l'ammirazione per Pam era rimasta.

La stimava molto e voleva essere sempre impeccabile.

“Sentila! Potevi arrivare un po' più tardi, sai!”. Strawberry aveva portato le mani ai fianchi.

“Le brave signorine si fanno attendere. E poi dovevo essere bellissima”. Mina rispondeva sempre a tono, con la sua solita aria.

“Ma tu sei bella sempre, Mina!”. Anche Paddy si era unita in cucina.

Lì dentro si iniziava a stare stretti.

Erano tutte in perfetta armonia, come era sempre stato. Senza quei battibecchi, non sarebbero state loro.

“Ehi, che state combinando qui dentro?”., Ryan le osservava una per una. “Perché siete tutte qui?”.

“Magari tramiamo qualcosa contro di te, che ne sai”, disse Alexandra sorridendogli e andando ad abbracciare.

“Una vendetta per il fatto che stai sempre in disparte e il lavoro sporco lo facciamo noi”, aveva continuato Strawberry.

“Già! Concordo!”, disse Paddy.

Solo Mina parve prendere le difese del ragazzo: “Lasciale perdere, Ryan. Loro non capiscono che per gente come noi, è difficile fare certe cose”.

“Già”, fece il finto altezzoso, facendo ridacchiare Kyle che li osservava in disparte.

Aveva apparecchiato il tavolo, con Paddy tra i piedi che continuava a mostrargli i giochi di prestigio che aveva imparato da poco.

Nonostante i suoi 17 anni, era rimasta sempre la stessa bambina di 10 anni che tutti conoscevano.

Da un lato, era meglio così.

“Ma sentilo!”, fece Alexandra pizzicandolo sul fianco. “Il principino di casa!”.

Tutti scoppiarono a ridere, erano felici quella sera. Si respirava aria di complicità, e tutti erano al proprio agito.

Sentirono una macchina fermarsi nel vialetto, ed inutile dire che Mina si irrigidì così tanto da sembrare surgelata.

“E' arrivata!”, aveva esclamato, sistemandosi i lunghi boccoli blu, semi raccolti in una morbida acconciatura.

Pam entrò con la sua solita eleganza. Era bellissima, portava gli occhiali da sole, nonostante fosse già sera. Sicuramente per non farsi riconoscere in giro. Un enorme cappello dalle finiture viola scuro. Un bellissimo vestito corto, ma non volgare, nero. Era semplicemente stupenda.

“Bentornata!”, gridarono tutti insieme, accogliendo l'amica che li saluto calorosamente.

Anche lei, esattamente come Ryan, era un tipetto abbastanza freddo. Ma con le sue amiche questa sua maschera cadeva. Voleva bene loro, così come loro ne volevano a lei.

“Ragazze, sono felice di rivedervi”, disse Pam, osservandole ad una ad una. “Mina, complimenti per l'abito. E' di mio gusto”.

La blu farfugliò dei ringraziamenti molto imbarazzati. Le faceva sempre quell'effetto essere così vicina al suo idolo.

Poi, Pam, si fermò su Strawberry, che cercava di far smettere Paddy di accendere torce col fuoco. Prima o poi avrebbe mandato tutto in cenere.

“Strawberry...”, si era soffermata sulla pancia. “Wow! E che pensavo fosse tutto uno scherzo. Eccola lì, invece”.

La rossa sorrise. “Eh già, Pam. Adesso siamo in due”.

“Congratulazioni, piccola”, l'aveva abbracciata. Suscitando un po' la gelosia in Mina. A lei non l'abbracciava mai.

Finiti i saluti, decisero di mettersi a tavola. Avevano tutti fame e il profumino invitante di tutta la cena, non aiutava a distogliere il pensiero.

“Stasera mangio per due, avvertiti!”, mise le mani avanti Strawberry, prendendo posto accanto a Paddy.

“Perchè, non lo fai sempre?”, disse Mina.

“Già! Questo mese ho dovuto sborsare il doppio solo di alimenti che tu hai consumato!”. Disse Ryan, prendendola in giro.

Lei diventò rossa. “Sei bugiardo! Non è vero!”.

“Oh sì, ho le fatture”, continuò lui ridendo.

“Dai poverina, non essere cattivo”, lo rimproverò Lory, difendendo l'amica. Ma infondo anche lei era divertita da quelle battutine.

“AH!”, sospirò Paddy, attirando l'attenzione di tutti i presenti. “Era tantissimo che non stavamo così bene. Insomma, quando Strawberry era partita Ryan era sempre zitto zitto, per conto suo. Non litigava con nessuno. A me mancavano le loro liti”.

Si guardarono scambiandosi un mezzo sorrisetto.

“Era come quando c'era Mark tra i piedi, lui non si faceva vedere mai. Perché gli dava fastidio che stessero insieme. E si vedeva tantissimo che lei gli manc.... Ahi Mina!”. La ballerina le aveva tirato un calcio da sotto il tavolo. Stava già parlando troppo.

“Sta zitta, non dire nient'altro”, la rimproverò lei facendola sbuffare.

Alexandra aveva guardato il suo ragazzo. Non avevano mai parlato di Strawberry, se gli mancava o meno. Aveva troppo paura per chiedergli una cosa del genere.

“Dai, mangiamo”, era intervenuto Kyle, col suo solito fare gentile. “Buon appetito!”.

“Buon appetito!”. Ricambiarono gli invitati.

Tutto procedeva per il meglio, scherzavano, ridevano.

Pam aveva raccontato loro solo qualcosa riguardante il film. Era una storia d'amore drammatica. Non sapevano altro. Non voleva fare spoiler, sarebbe uscito tra solo 3 mesi.

Paddy invece intratteneva gli ospiti coi suoi giochi da equilibrista. Faceva invidia a dei professionisti per quanto era brava.

“Come hai imparato a fare tutto questo, Paddy?”, chiese Alexandra.

“Lavorato per strada per sfamare i miei fratellini, prof!”, rispose la biondina con tutta la naturalezza del mondo.

“Oh”.

“E poi da mew mew er...”

“Paddy! Perché non aiuti Lory in cucina?”, avevano urlato Pam e Mina, prima che parlasse ancora una volta troppo.

Inutile dire che non era per niente d'accordo, ma lo fece lo stesso.

“Strawberry?”, chiese Ryan guardandosi intorno.

“Ha detto di aver bisogno d'aria. Le girava un po' la testa”, gli rispose la sua ragazza.

“Ti dispiace se vado a controllare?”.

“No tesoro, va pure”, sorrise lei. Tornando a chiacchierare con Mina.

Pam seguì con lo sguardo Ryan, fino a vederlo sparire dall'altro lato del salone.

Voleva parlare con lui, magari appena preso a solo lo avrebbe fatto.

Il biondo invece seguì la voce di Strawberry, la sentiva parlare. Probabilmente al cellulare.

Ciao Mark, sono ancora io...” stava dicendo “...lo so che magari i miei messaggi li trovi invadenti ma... questo è l'ultimo giuro. Ti volevo solo dire che noi stiamo bene. Tuo figlio è qui con me, dentro di me, per essere precisi. Non so se è un maschio o una femmina. È birichino, tiene le gambette chiuse per non farsi vedere. Ecco io... ci tenevo solo che tu lo sapessi. Quindi... ciao”.

Aveva riattaccato, attivando il blocca schermo.

Quella sera c'era la luna piena, ed era bellissima. Le piaceva tantissimo osservarla. Si incantava davanti alla sua maestosa eleganza.

“Ancora niente?”, Ryan la riportò sulla terra.

“Hai sentito?”. Lui annuì. “Non credo risponderà, sai?”.

“Prendo il primo aereo e lo riporto qui a calcio nel sedere”.

Strawberry sorrise. “A che scopo? Se non è quello che vuole fare, non mi sento di costringerlo”.

“Straw... parliamo della vita di quel bambino. Non credo che ''non è quello che vuole'' sia una scusante. Ci pensava prima, non credi?”.

Lei non rispose, rivolgendo di nuovo lo sguardo alla luna.

Lui fece la stessa cosa. Incantato anch'esso.

“Siamo proprio dei gatti, eh?”, disse lei.

“Già”.

La ragazza sgranò gli occhi, un pensiero le aveva attraversato la testa: “Ryan! Ma se nascesse con le orecchie da gatto o la coda?!”.

Il biondo quasi gli venne un colpo per come aveva urlato. Non ebbe la forza di rispondere subito e scoppio a ridere.

“Dio Strawberry. Sei sempre la solita!”.

“Che ridi! Sono seria, scemo!”.

“Non essere ridicola. E' perfettamente normale”. Ancora rideva.

Lei sbuffò, finiva sempre per prenderla in giro.

“Dov'è Mash?”.

Il giovane la guardò. E adesso che c'entrava Mash?.

“Il robottino rosa che mi avevi regalato. Dov'è?”.

“So chi è Mash”, disse lui scostandosi i capelli dagli occhi. “E' giù in laboratorio, l'ho disattivato poco dopo la fine della battaglia”.

“Lo riattiveresti?”.

“Perché mai? E' programmato per captare alieni, non serve ad altro”.

“Era mio amico. Mi teneva compagnia”.

Ryan sospirò. E adesso chi gliela levava quella malsana idea in testa di riavere Mash con sé?.

Poi, le venne in mente un'altra cosa: “E Art?”.

Il biondo la guardò confuso. E Art, cosa?.

“Art sono io, che vuoi dire?”

“Lo so che sei tu, genio della lampada. Dico, riesci ancora a trasformarti?”.

Lui ci pensò. Effettivamente non ci aveva più provato. Ma pensava di sì. “Credo, perché?”.

“Perché tu riesci a trasformarti e noi no?”.

“Sono un esperimento fallito io, Strawberry. Credo me lo porterò dietro per tutta la vita”.

“Ah”, disse solamente. Poi la vide guardarlo, con uno sguardo strano. Chissà cosa stava partorendo la sua mente ancora.

“Ti trasformi?!”.

“Non ci penso nemmeno”.

“Dai Ryan! E' tanto carino quel micio!”.

“No”. Si portò le mani dietro la testa, avviandosi verso l'ingresso.

“Dai!”, lo seguì. “Senti, dammi la mano” gliela afferrò poggiandola sul pancione. “Vedi, anche lui/lei è d'accordo”.

Il biondo sospirò. “Lui/lei, non capisce nemmeno cosa la sua pazza madre abbia, figuriamoci se è d'accordo per una trasformazione sovrannaturale. Quindi no”. E ricominciò a camminare.

“Antipatico”, si arrese, almeno per il momento, seguendolo dentro.

C'era silenzio. La cucina era già in ordine. Erano tutti in sale, eccetto Paddy.

“Che succede?”, chiese Ryan alla piccola, vedendola muta. Non era mai successo.

“C'è il papà di Strawberry!”. Aveva esclamato lei, facendo sbiancare la rossa.

“E che vuole?”. Chiese la rossa.

“Ti cerca, vuole parlare con te”.

Lei scosse la testa, non se la sentiva.

“Vai su”, la spronò Ryan. “Vai a parlare con tuo padre”.

Dopo svariati tentativi e l'intervento di Pam, interpellata per via del quasi attacco di panico si Strawberry, si convinse e uscì fuori.

Shintaro se ne stava in un angolo indefinito della sala, non parlava con nessuno, e nessuno parlava con lui.

Erano tutti in silenzio.

La ragazza andò da lui, ad occhi bassi. “Ciao papà”.

L'uomo la scrutò. “Ciao Strawberry, possiamo parlare?”.

Lei annuì, poco convinta.

“Da soli, magari”. Lanciò un'occhiata a Paddy che nel frattempo di era avvicinata il giusto per sentire.

La rossa annuì ancora, portandolo in cucina.

“Come stai?”. Chiese il padre.

“Bene. Tu? A casa?”.

“Bene”, la osservava ancora.

“La smetti? Mi metti a disagio. Mi guardi come se avessi qualcosa che non va”.

“In effetti, Strawberry... non è del tutto normale”.

Lei sbuffò: “se sei venuto qui per litigare, tornatene a casa”. Fece per andare la Shintaro la fermò.

“Aspetta... in realtà sono qui per chiedere scusa...”.

Lei rimase sorpresa, difficilmente chiedeva scusa.

“Per il mio comportamento. Ci ho pensato molto, sono arrivato alla conclusione che... Mark è stato un bastardo, ma io non da meno. Ti ho fatto la stessa identica cosa che ha fatto lui”.

La rossa annuì. In effetti era vero. Suo padre l'aveva cacciata via, esattamente come il suo fidanzato mesi prima.

“Quindi, scusami tesoro...” la guardava. “Torna a casa con noi, ci manca averti tra i piedi”.

“Insieme alla ''cosa''?”, gli fece il verso, accarezzandosi la pancia. “Se me lo devi far pesare, allora no. Preferisco rimanere qui con Kyle e Ryan”.

In tutta risposta Shintaro l'abbracciò, lasciandola un po' spaesata. Ma era felice. Le mancava il contatto con suo padre. “Niente peso, giuro”, le aveva sussurrato, mentre lei ricambiava l'abbraccio.

Rimasero così per alcuni minuti, godendosi l'attimo.

“Mark? Dov'è?”.

Lei scosse il capo. “Non ne ho idea. Ancora a Londra, credo”.

“Quindi non ti da nemmeno notizie di lui?”.

Di nuovo un segno negativo con la testa.

“Vado a prenderlo io. Prendo il primo aereo e lo riporto qui. Chi si crede di essere? Deve assumersi le sue responsabilità. Anche tua madre rimase incinta giovane, ma io le rimasi accanto tutto il tempo e anche dopo”.

Lei sorrise, chissà come sarebbe stata la sua vita se suo padre non ci fosse stato. Chissà come sarebbe stata la vita di questo bambino, non appena fosse nato, senza un padre.

Decise di non pensarci. Voleva solo pensare al presente.

“Come mai hai cambiato idea? Su di me, dico. Solitamente rimani fermo alle tue idee ed è difficile”, chiese lei.

Lui ci pensò: “a parte tua madre che mi sgridava tutto il giorno? Ci ho pensato, davvero. Mi sono reso conto che ti stavo lasciando sola, e non volevo...”. C'era qualcosa che non le stava dicendo.

“E..?”

“E... ho avuto una spintarella da qualcuno che in questo ultimo mese ti ha sopportata, testuali parole”, ridacchiò.

Sopportata? Chi avrebbe mai usato il verbo ''sopportare''? Solo una persona.

“Ryan...”, mormorò lei. “Quando avete parlato?”.

“Non lo sai? Un paio di giorno fa. E' spuntato a casa di punto in bianco, non ha voluto sentire ragioni. Doveva parlare con me”.

Lei sorrise, tipico del biondo. Si impuntava e difficilmente rinunciava a qualcosa.

Effettivamente ora che ci pensava, un paio di giorni prima era uscito ad orario di cena, non aveva dato spiegazioni a nessuno. Nemmeno Kyle sapeva dove stesse andando. E poi, era rincasato un paio di ore dopo.

“E' un bravo ragazzo. Ha la testa sulle spalle”, disse Shintaro.

Lei annuì, era vero. Molto più maturo dei ragazzi della sua età, che tipicamente pensavano solo a sballarsi e andare in discoteca.

“Quindi pace fatta?”, chiese ancora suo padre.

Lei si strinse nuovamente tra le sue braccia e annuì. “Pace fatta, papà”.

Il resto della serata passò in fretta.

Shintaro rimase solo qualche altro minuto, trovandosi d'accordo su Ryan su come andare a riacciuffare Mark e ucciderlo.

Si era aggregata anche Paddy, con le sue mille idee assurde.

E avevano avuto l'approvazione di Pam. Tipetto sempre molto sulle sue, non dava quasi mai la sua opinione, tenendola per sé. Ma stavolta aveva parlato. Anche secondo lei doveva assumersi le sue responsabilità.

Lory invece, era rimasta a parlare con Alexandra.

Mina prendeva in giro Strawberry, che di conseguenza rispondeva a tono, imbronciandosi puntualmente.

C'era una serenità tale, che faceva invidia alla pubblicità della mulino bianco.

Erano tutti in sintonia perfetta. Nessuno si sentiva a disagio con nessuno.

Strawberry era tornata a ridere come quando aveva 13 anni, stesso sorriso, stessa spensieratezza.

Non si accorgeva, che nonostante fossero passati anni, lo sguardo di qualcuno non era mutato.

La guardava esattamente come 7 anni prima. Se la ricordava servire ai tavoli, lamentarsi, combinare guai, litigare con lui per la qualunque cosa. Morire di caldo in quella divisa tutta pieghe e merletti.

Kyle si era accorto di tutto, osservava e basta. Senza dire nulla.

Sorrideva, scuotendo il capo.

Non era il solo ad accorgersi dello sguardo del biondo, di seguirlo per vedere dove andava a finire.

Alexandra lo osservava anche. Rendendosi conto, in quel momento, che probabilmente lei non l'avrebbe mai guardata così.

In quell'aria di serenità, che si era venuta a creare, forse si nascondeva un uragano.

Forse era tempo di burrasca, e non se ne rendevano ancora conto.

 

 

 

Sono tornata ragazze mie!

Capitolo pressoché di passaggio, dovevo far chiarire Strawberry e suo padre.

E mi piaceva molto l'idea di farli incontrare tutti insieme, in armonia. Alexandra compresa. Mi piace come personaggio, anche se non è tra i miei piani farla durare con Ryan... credo che questo si fosse capito!

In ogni caso, ringraziamento speciale a Sissi1978 e a Ladyathena, per esserci sempre ad ogni mio capitolo. E ovviamente a tutti coloro che la seguo pur rimanendo in silenzio.

Grazie mille ancora e un bacio grande!

Alla prossima! <3

P.S. Solo io adoro Paddy in un modo assurdo? La amo troppo aahahhahaah

  
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