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Autore: ValeS96    03/09/2018    3 recensioni
"Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato."
[Johnlock]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il computer mi dà fastidio. Nessun dolore cervicale, nessun dolore oculare, nessun sovraccarico di lavoro.
Mi dà fastidio.
Tensione in fondo alla gola.
Deglutisco. Rimane. Deglutisco e tossisco piano.
Persistente. Tossisco più forte. Deglutisco.
Nessun effetto. Meglio provare a bere.
«Sherlock, tutto bene?»
Acqua. Ho bisogno di aprire la gola.
«Sherlock?»
L’acqua entra e ho ancora un blocco nella gola.
Deglutisco.
Nausea.
Sale, supera il fondo della gola. Vomito? No.
Voglio sedermi. Sedia? No. Divano.
Petto in fuori, comodo. No, ora non lo è più.
Respiro male.
Gola libera, ho bevuto, non c’è niente.
Nausea sale.
Digestione? Non ho pranzato oggi. Fame? Impossibile (già testata la mia resistenza).
Pulsazioni accelerate. Dito sul collo. Accelerazione immotivata.
Deviare la concentrazione: caminetto. Non respiro. Libro leggermente inclinato verso destra. Non respiro.
Scrivania piena. C’è ancora il tè, no ho la gola bloccata, il tè no.
Sento un sospiro: John. Dovrei dirgli qualcosa.
Non respiro. Naso. Non passa aria.
Nausea, in gola c’è ancora qualcosa.
Violino. Voglio? No, o forse sì. Non lo so.
Mi alzo. Violino. Imbraccio. Mi tremano le mani.
Non respiro.
Ho bisogno di aria: il violino pesa.
Bach? No, Paganini. No, non respiro.
Suono lo stesso, casuale, qualcosa.
Mi tremano le mani, non sento.
«Sherlock, mi stai facendo preoccupare.»
No, basta violino, mi dà fastidio, non respiro.
Se apro la bocca, John capirà, si preoccuperà. No, non importa. Aria.
Ossigeno, aria entra, polmoni quasi pie… no, manca ancora aria.
Finestra: mi fa male il petto.
Peggiora. Dannazione.
Ossigeno, asfalto, c’è buio.
Rumore di macchine, luci confuse.
Mi gira la testa. Non mi ricordo bene cosa ho appena pensato.
Non respiro. Bocca, ossigeno, manca, riempi, ancora, non basta.
Bocca, ossigeno, manca, riempi, ancora, non basta.
Ho perso un secondo. Sono sicuro. Non mi ricordo.
Vuoto di testa, ciondola.
Non respiro, ossigeno, per favore. Guarda avanti, luci in casa, tende tirate, è tardi, probabilmente sono appena tor… Chi abita lì davanti?
«John, chi abita lì?»
«Cosa?»
«Chi abita lì?»
Indico con il dito che trema. O forse non è il dito. Non lo so, non sento il braccio.
Mi sto aggrappando.
John è qui. Quando è arrivato? Non me lo ricordo.
Ossigeno, forse ora l’ho sentito.
«I Wilkinson, perché?»
Wilkinson, Wilkinson. Marito e moglie? 45 anni? No, anziani, no.
«Sherlock che ti prende? Di' qualcosa, per favore.»
«Non respiro.»
Rientro e torno sul divano. Scomodo. Ora respiro peggio di prima.
Bocca, male al petto, ossigeno, manca.
Bocca, dolore, aria, per favore.
Basta.
«John non sento l’aria.»
Palazzo mentale, subito: la testa gira, non vedo. Blocco in gola, soffocamento, no impossibile, non posso soffocare, io non mangio, oggi non ho pranzato, John mi ha parlato di quella cosa, non respiro, non respiro.
Divano si inclina. No no, impossibile, non capisco gira la testa. Ho bisogno di buio.
Le mani sulla faccia tremano ancora.
Sento qualcosa sul collo. E’ freddo.
«Hai i battiti accelerati.»
Forse erano le dita di John prima.
«Non riesco… Il palazzo mentale…»
«Lascia perdere il palazzo mentale adesso. Alzati.»
No.
Non respiro, ora le gambe non le sento. Lo stomaco, il petto tira, qualcosa fa male, non so dove sia.
«Alzati subito, Sherlock.»
John è arrabbiato. Infatti ora il braccio fa più male. Sono in piedi? Perché sto camminando?
L’aria è fredda.
«Respira. Con la bocca aperta.»
«Non…»
«Guarda là.»
Seguo il suo dito. Indica il palazzo, no, il cielo. Luna.
«Non smettere di respirare. Respira. Respira. Respira.»
Respiro. Respiro. Respiro. Non funziona.
«Non piangere. Concentrati.»
Piangere?
Respiro. Respiro.
«Non la… sento… John…»
«Respira ancora, pensa solo a quello. Guarda avanti.»
No no, non entra John, non entra non sento più la testa ma perché…
«John non riesco, resta… per favore.»
«Sono qui. Respira. Dalla bocca Sherlock, è importante. Concentrati.»
Freddo, aria fredda, la sento forse. No, non arriva ai polmoni.
«Non funzionano…»
«Funziona, forza.»
«Non te ne andare.»
«Sono qui.»
No no lui se ne andrà non posso io non capisco perché lui se ne va, mi lascia qui e poi io se non respirerò cosa farò, bocca, ossigeno, quasi, fresco, un po’.
Mi lascia qui, e qui è buio e non può andare bene da solo voglio John non voglio stare da solo non voglio stare da solo.
«Non voglio stare da solo.»
«Non sei solo, respira.»
«Lo sto… facendo.»
«No, non ti stai concentrando.»
«John tu te ne vai.»
«Non me ne vado, guarda, sono qui.»
Il braccio pulsa, forse mi sta toccando
«Non respiro, perché non respiro?»
«Concentrati. Pensa solo a questo.»
Sento dei singhiozzi.
«Non piangere, va tutto bene, continua a guardare avanti.»
«Soff...oco…»
«No, fidati di me, non soffocherai. Inspira, espira. Inspira, espira.»
«Ho paura.»
«Non avere paura.»
«Non… lasc…iarmi.»
«Non ti lascio, te l’ho detto, sentimi, sono qui.»
Calore da qualche parte.
«Sì che… lo… fai, lo fai s…empre.»
«Respira, per favore.»
«Sm... ett… ila.»
«No, non la smetto. Sherlock, guarda laggiù.»
«Ho paura... di... mo… mor...ire.»
«Non muori, stai tranquillo.»
«Aria…»
«Respira ancora, forza.»
Ossigeno, forse.
«Man…dala via…»
«Sh…»
«Mi ucciderà… Arriva…»
«Non arriva nessuno, Sherlock.»
«Mary… ti porta... via da m...me…»
«Sh. Respira.»
«Ti porta via... tutte le… vo…lte…»
Sale sulla bocca. Sale?
«Guarda avanti, Sherlock, non farmelo ripetere.»
«Lei.. Ti porterà… via anc...ora questa volta per s...em...pre…»
«Tranquillo, Sherlock, tranquillo.»
«Mi uccidono.. Arriva qualcuno…»
«Non arriva nessuno, vedi?»
«Arrivano. Ti.. portano.. via. Mary, è…lei.»
«Mary è a casa.»
«Ho... bisogno io… di te, non… lei.»
«Sherlock, ti prego.»
«Mi trover…anno qui. Mi uc…cideran…no. Tu sarai via.»
«Forza, sto respirando anche io con te.»
«Non v…voglio che resp...iri voglio…»
«Shh…»
«Vo...glio te qui.»
«Sono qui.»
«No.»
La faccia bagnata, sta cadendo qualcosa.
No, ora non lo sento.
Sento qualcosa sul viso, non vedo, è tutto sfocato, dov’è la Luna? Era lì…
«Respira, per favore.»
Ora le percepisco. Le sue dita. Sul viso, un secondo, le ho sentite.
Bocca, ossigeno, manca, riempi, ancora, non basta.
Bocca, ossigeno, manca, riempi, ancora, non basta.
Bocca, ossigeno, manca, riempi, ancora, non basta.
Bocca, ossigeno, riempi, ancora, forse.
Bocca, ossigeno, riempi, ancora, forse c’è.
Bocca, ossigeno, riempi, ancora, forse c’è.
Ora la sento.
Ma sto ancora piangendo. Le guance di nuovo bagnate.
«Inspira, espira. Inspira, espira. Inspira, espira.»
Inspira, espira, inspira, espira, inspira espira.
Il petto si apre un po’. Piango ancora.
Inspira, espira. Guarda avanti. Guarda avanti.
«Continua così, bravo.»
Singhiozzo ancora.
«John…»
Singhiozzo. Va meglio. Più aria.
«Sono qui.»
Singhiozzo.
«Tranquillo.»
Mi sento avvolgere. Appoggio la testa, non so dove.
Piango ancora.
Tessuto.
Profumo.
Inonda ovunque.
John. John mi inonda. Non sento niente.
Inspira, espira. Deodorante. Sapone.
Inspira, espira. Camicia pulita.
Inspira, espira. La sento. L’aria. John.
Forse non arrivano. Non lo so.
«Non arriva nes...suno?»
«No, non arriva nessuno.»
«John…»
Ora lo percepisco di più, ho la testa sul suo petto di John, sì. E quelle intorno sono le braccia di John. Sento qualcosa sfiorarmi la fronte. Labbra.
Il profumo, ancora. John. John. Resta con me, resta, resta.
«Resta.»
Sospira. Lo percepisco.
Affondo il viso.
Inspira, espira. Mi stavo dimenticando.
Inspira, espira. Forse non serve più.
Inspira, espira. Provo a non pensarci.
Inspira, espira. Automatico. Ancora. Polmoni quasi pieni.
Fa ancora male il petto.
La gola brucia.
«Va meglio?»
Rimango lì, il petto di John. Si alza, si abbassa, profuma.
Voglio rimanere qui. Qui sono al sicuro. Abbracciami ancora.
Mi muovo, non so perché.
No, è John  che si muove. Respira profondamente.
Le sue mani nei miei capelli.
«Mi hai fatto preoccupare. »
«Non te ne andare.»
«Sono qui.»
«Ti sento, John.»
Sospira ancora. Più veloce. Non lo so.
Alzo le braccia. Sono intorno alla sua schiena, la tocco. John.
John. Resta con me.
Il petto non fa più tanto male. La gola brucia.







 
  
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