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Autore: SherryVernet    08/09/2018    0 recensioni
"La Storia è come un valzer senza fine: in tre tempi, guerra, pace e rivoluzione si susseguono all'infinito."
– Gundam Wing: Endless Waltz (1998) –
 
Ovvero: Qualunque post-EW sarebbe un'alternativa preferibile a Frozen Teardrop. Qualunque. Ne seguono settantacinque, spesso incompossibili, da scegliere a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Duo Maxwell, Heero Yui, Relena Peacecraft, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I.13

Mariemaia non ha altro da fare che ricordar la guerra – e, alla sua età, così si ricorda: come si sogna.

Due volte all'anno, Heero va a lasciarglielo avere – un dono di Natale, uno di compleanno – ed a veder Wufei, che veglia su di lei come un compagno di cella o un fratello maggiore, un guerriero sconfitto che non abbia un altro comandante da seguire, guardiano e tutore dell'orfana cui ha ammazzato il padre.

Une apre la porta come un cappellano schiude i cancelli d'un vecchio cimitero; e Heero scende nella tomba a conferire – da soldato scelto a generale, da bimba a ragazzino – coll'ultimo fantasma di cui è l'assassino.

La prima volta, sei mesi dopo la sua sola sconfitta, lei ha otto anni appena da qualche ora; il rimorso negli occhi ha lasciato il posto ad una qualche tristezza, quella malinconia che prende chi è sempre vissuto con assoluta certezza e poi l'ha persa. Nei toni pastello, infantili, dei suoi vestiti, della sua cameretta, immobile sulla carrozzella, sembra una statua sepolcrale, un angioletto grottesco, colla faccia di pietra e la testa rossa. Lei non gli dice niente, niente gli domanda – forse non c'è niente da aggiungere, forse c'è troppo che ancora non capisce –; lui non le risponde. Nella luce del maggio, alla finestra, Wufei legge sottovoce versi sui campi, sul bestiame, sulla pace, con la spada al fianco ed in alta uniforme.

La seconda volta, lei è già stanca, consumata da una fame segreta che le ha scavato il viso, rendendola più gracile e più grande. "La pace è logorante", gli spiega, la voce bianca, nitida e squillante – la cosa più viva, più brillante, in quel mattino esangue di dicembre –, svelando ed assolvendo quello che anche lui sente. Dal suo canto, Wufei ha un libro chiuso di poesie in grembo – parole antiche, ideogrammi eleganti, sull'assenza, la quiete, l'inverno. Une entra portando tè e biscotti, un'offerta votiva per i morti; di loro tutti, morti a loro volta, nessuno l'accetta.

La nona, Mariemaia veste abiti più pallidi, spogliati di colore, quasi una divisa carceraria sul fondo cipria e confetto della carta da parati coi soliti caroselli stregati e carillon rotti, che sono tagli per misurare i giorni in cella quando il tempo non passa, quando la condanna non si sconta. Ha le braccia e le gambe troppo lunghe, le ginocchia magre, sempre ferme; è in quel limbo indeciso tra infanzia e adolescenza, quando in atto si è nulla, in potenza chiunque – a meno che ogni alternativa non sia stata bruciata, assieme ad un accordo di non belligeranza, alla beata innocenza e al resto d'una vita, in un colpo di stato a sette anni, durante le vacanze. Che stia crescendo, anche a Heero è evidente; così come evidente che per nessuno di loro cambierà niente. Sulla scrivania, tra la polvere e la carta da lettere che Mariemaia non usa, Une ha deposto fiori di campo – ginestre, malva, camomilla; giunchiglie, fiordalisi e margherite – che già stanno sfiorendo e odorano di sterpaglie secche, come l'aria attorno a certe lapidi coi nomi consumati dalla pioggia e dal vento, o dalla lima di chi se ne vergogna. Wufei scorre un romanzo di formazione o sul venire al mondo; solo con un dito tiene il segno.

La tredicesima volta, lei lo accoglie col fuoco negli occhi: è un fervore, un'arsura nuova, che Heero riconosce e che lei ancora non capisce, ma che la consuma laddove lo spirito si trasforma in un fatto materiale, al posto di quello che non sentirà mai per davvero sotto al mezzo busto – le cosce, le caviglie, ciò che le si cela tra le anche – per una pallottola rimbalzata male tra la dodicesima costola e la spina dorsale. "Lo sai che siamo vivi tutt'e due?", gli rivela comunque, temeraria, vorace ed incurante, in un'offerta ed un giuramento segreto, o una trattativa che sa di congiura e profuma d'intrigo, di guerra promessa. Wufei sfoglia un volume di poesie erotiche che sono forse anche d'amore, distrattamente, ripetendo a mente l'Arte di Sun Tzu, quasi sorpreso di ricordarla ancora tutta, parola per parola.

La volta dopo, Heero ritorna trascinando Duo per mano e per la treccia, come uno scudo o un vessillo sfacciato in mezzo alla battaglia, con l'onestà crudele che a un'altra combattente non vuole risparmiare e che le deve. Ma Mariemaia si limita a guardarli tutt'e due, con triplicato ardore ed un sorriso ferale, come se Zero-Due fosse un regalo nuovo da scartare – e forse lo è; meglio: è un'arma da usare, se solo Heero glielo lasciasse fare. "Che cosa vuoi da me?", l'accusa lui, ed è una scusa, quasi una difesa; tuttavia è esitante. "Niente che tu non possa darmi, Zero-Uno. Niente che tu non m'abbia già dato", gelida e dolce, lei gli risponde. Wufei scuote il capo, corruga la fronte; tra il divertito e lo sconsolato, guarda al trattato sulla retorica, la diplomazia, la persuasione, che mezz'ora prima le stava declamando.

La volta ancora successiva non è né a mezz'estate né d'inverno; è bensì una visita d'urgenza, che interrompe il rito e spezza l'incanto, prima del tempo: comunque vada, non ce ne sarà un'altra; i caroselli stregati, i carillon rotti, non staranno più fermi su sé stessi contando un altro anno. Heero entra con Duo e due borsoni a testa, pesanti come pesa solo il metallo – è un peso familiare, che lo fa sentire più leggero. In piedi, tra il muro e il secretaire, c'è anche Trowa, serio e silenzioso come sempre; con la grazia usuale e con riverente gentilezza, regge la testa di Quatre fluttuante nello schermo, su un canale certo così sicuro che neanche Heero lo potrebbe craccare. Mariemaia ha l'età che aveva lui quando si trasformò in una stella cadente per un'operazione di violenza e terrore, di liberazione – in cui avrebbe potuto perder tutto, ma per fortuna non aveva niente. Come una stella fissa, oggi lei è raggiante, fulgente in un bagliore di sangue. Une è discretamente assente, in avanscoperta o per poter negare. Stavolta Wufei non sta leggendo niente, però ha in mano una mappa ed un giornale – non importa quale: la prima pagina è comunque un necrologio per Relena Darlian; qualcuno annuncia anche un funerale.

"Bene, signori!", sorride la ragazzina che è ritornata ad esser generale. "Qual è la situazione? Abbiamo una guerra da finire. È giunta l'ora di resuscitare".

   
 
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