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Autore: Diana_96writter    08/09/2018    0 recensioni
Yui, nuova arrivata nella nuova scuola d'elitte, timorosa delle sue grandi capacità in grado di guardare oltre l'immagine che le persone costruiscono, sconvolgerà la vita di molti studenti con il suo modo di essere, compresa quella del Presidente del Consiglio, Izana Wistaria che al suo fianco riscoprirà il volto nascosto dietro la sua maschera. Incompatibili all’inizio metteranno da parte gli scontri per affrontare insieme i problemi che la vita scolastica manderà loro contro, ma anche quelli che con la quotidianità non hanno legami. Scoprendo nell'incompatibilità una complicità che gli permetterà di trarre forza l’uno dall’altro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno alle lezioni sembrava aver avviato una corsa contro il tempo, Izana stava controllando i due gruppi candidati ai restanti posti nel Consiglio, ogni tanto si distraeva tornando a quello che era successo nell’attico, alla fine decise di rimandare alla pausa pranzo e di prendere posto in aula a leggere, ma neanche leggere riuscì a distoglierlo da quei pensieri. Anche Kiharu e Yui notarono la sua confusione, sospirò guardando le due ragazze impegnate: «Yui, comunica loro la nomina». Sussultò sorpresa dell’ordine, sarebbe stato compito di Kiharu farlo: «Sarei impegnata a fare altro». Izana le allungò il foglio senza accettare repliche: «Occupati prima di questo». Yui si arrese, prese i fogli uscendo a cercare i ragazzi scelti, Izana appoggiò la fronte alle mani incuriosendo Kiharu, era stata chiara l’intensione di allontanarla dalla stanza. Lasciò a lei la chiave per chiudere la porta dirigendosi al club di tiro con l’arco, doveva scaricare la tensione che appesantiva non solo i pensieri ma anche le spalle: «Presidente, non vorrei dirvelo, ma devo chiudere». Izana guardò l’orario tardo sorpreso, aveva scoccato poche frecce e si era perso a guardare oltre il bersaglio: «Si, hai ragione».

Sistemò la borsa sulla spalla, aveva rinunciato anche alla macchina a favore di una camminata tranquilla, riemerse dai pensieri dispersi quando si accorse che accanto al cancello qualcuno stava aspettando. Non aveva una divisa scolastica e lo stile curato, il vestiario accurato lo rendeva un possibile studente universitario, si voltò a guardare la scuola era rimasta probabilmente sono Kiharu a controllare le chiavi: «Aspetti qualcuno?». Il viso che ricordava solo oltre la maschera protettiva lo sorprese: «Aspettavo te, Izana, potresti dedicarmi qualche minuto?». Sorrise arresa al viso che felice di vederlo nascondeva preoccupazione: «Vieni dentro, avevo voglia di sfogarmi ancora un po’». Kiharu stava contando le chiavi nella sala insegnanti prima di andare via: «Finisco io, va pure». Sussultò all’improvvisa presenza, lasciò il registro chinando il capo: «Come desiderate, a domani». Attese di vederla uscire, prima di prendere la chiave della palestra, lasciò la borsa sulla cattedra e prese due spada di bambù e un paio di maschere: «Una sfida di kendo?». Izana sorrise arrotolando le maniche della camicia, allungandogli la maschera: «Capiti al momento giusto Arturo Keichi, ex capitano del club di kendo, come ho detto ho un po’ di stress da sfogare». Arturo sorrise togliendo la giacca per afferrare la spada e fargli da avversario: «Ti sei ambientato bene?». Arturo prese posizione osservando il suo avversario, avevano combattuto tante volte l’uno contro l’altro: «Ti farò da avversario solo in nome dei vecchi tempi. Mi sono ambientato bene, lo studio è faticoso ma appagante. Vedo, invece, che hai deciso di lasciarli liberi». Izana indietreggiò all’attacco irritato: «Perché avete tutti pretese sui miei capelli?».

Si scontrarono violentemente prima di prendere una pausa e salutarsi come vecchi amici: «Sei migliorato». Izana tolse la maschera protettiva sedendosi a terra: «Sei tu che sei fuori allenamento». Arturo scoppiò a ridere giocando con la spada: «Eri così sfacciato da sfidarmi ogni volta che ti andava senza sentir ragioni, signor Principe. Eri forse il miglior allenamento per il club, non ne risparmiavi uno. Qui a scuola come va? Luisa ti fa ancora la guardia?». Izana deviò lo sguardo asciugando il sudore: «Non è più nel Consiglio». Arturo sussultò sorpreso: «Luisa teneva a bada tutti gli altri, vuol dire che siete tutti uomini in quel posto?». Izana appoggiò la testa al muro: «No, Yuzo ha avuto un crollo emotivo ed ha riversato la sua rabbia su di me, è stato espulso per volere del Preside, gli altri due lo hanno assecondato e sono stati cacciati dal Consiglio e penalizzati nei voti fino al diploma». Arturo sgranò gli occhi intenerendosi al pensiero che balenò nella mente: «Non dirmi che sei rimasto a comandare da solo». Il sorriso sicuro lo tranquillizzò: «Affatto, ho un fidato segretario, una valente collaboratrice e rimetteremo in sesto il Consiglio prima del festival sportivo. Mai avrei pensato di saperti all’università». Arturo sorrise divertito alzandosi per primo invitandolo a concludere la sfida: «Ironica la via, è interessante e stranamente invitante, l’unica cosa che mi spingeva a venire a scuola e a mantenere i voti nella media era il club di kendo, finché non ti sei messo in testa di dimostrarmi che potevo fare molto di più del fermarmi a questo. Non so se ringraziarti o meno, sei stato difficile da gestire». Senza dir nulla riprese ad attaccare fino a vincere il secondo round: «Parla Keichi, dubito tu abbia fatto tanta strada solo per salutarmi». Il ragazzo ammise la sconfitta togliendo di nuovo la maschera: «Ho un problema e credo che tu solo possa risolverlo». Izana sospirò togliendo la maschera scuotendo i capelli costretti a restare sciolti: «Ma forse prima, quello che ho visto è proprio quel che penso sia?». Sussultò coprendo di colpo il collo immemore del segno lasciato da Yui: «Andiamo fuori». Arturo accennò una risata silenziosa sistemando le spade e le maschere.

Sedettero accanto alle macchinette del giardino, non c’era più nessuno a quell’ora e presto la scuola avrebbe chiuso i cancelli: «Un paio di anni fa, una matricola mi sfidò, vinse con un colpo alle spalle, scattò di me alcune foto compromettenti e per non farle girare ho dovuto sottostare alle loro richieste, credevo che una volta andato via sarebbe finita, invece continuano a tenermi legato, le richieste stanno diventando assurde e non penso di poter reggere ancora per molto, ho bisogno che li fermi prima che io possa perdere la calma o che il loro gioco comprometta il mio futuro». Izana gli allungò una bottiglietta d’acqua: «Due anni, perché non ne parlasti con il Presidente in carica?». Keichi negò stringendo la bottiglia: «Avremmo discusso di una matricola, conoscevi la sua politica sulle ‘matricole non si toccano, sono il nostro futuro’». Izana alzò lo guardo alle nuvole: «Puoi dirmi altro?». Keichi sospirò alzandosi: «Poco, se sapessero che te ne ho parlato, sarebbe sicuramente compromessa la mia carriera universitaria, Izana te lo chiedo per favore, fermali, sono più che certo che nella scuola ci siano altri casi simili al mio, fa attenzione però, sono scaltri e senza freni». Si allontanò dopo aver chinato il capo in segno di richiesta e di rispetto, Izana accarezzò il collo sospirando: «Keichi!». Si voltò sorpreso al richiamo, Izana sorrise appena indicando il collo: «È proprio quel che sembra». Sussultò alla conferma che avrebbe potuto evitare di sottolineare, sorrise salutandolo fiducioso.

Il rientro tardivo non aveva distolto l’attenzione dal lavoro da controllare e delle due richieste accettate: «Avete fatto tardi». Non si sorprese all’entrata di Zen, sospirò lasciando i fogli facendogli segno di avvicinarsi: «Devi fare una cosa per me». Zen si sorprese alla richiesta, il volto era velato dalla preoccupazione e si avvicinò per ascoltare qual era il suo compito: «Mitsuide è nel club di kendo, giusto?». Zen accennò ad un si ancora più perplesso: «Devo sapere se qualcuno ha vinto contro Arturo Keichi oltre me, è una cosa importante, vorrei che la questione fosse trattata con i guanti, pensi di riuscire a gestirla?». Lo sguardo fermo e deciso che conosceva gli assicurò la consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di delicato: «La gestirò con cura. Vi auguro una serena nottata». Izana accennò ad un si riprendendo i fogli: «A domani».

 
*

Vedere tutti i banchi riempiti dei propri ruoli gli accese un sorriso fiducioso sul volto, i due nuovi arrivati sembravano impegnarsi seriamente e non aver sottovalutato quella possibilità, quando non riuscivano a capire come agire chiedevano consigli ai due segretari, Yui era sicuramente quella più informata e Kiharu la più affidabile. Alla prima riunione Kiharu fa passata a vice presidente ma nel caso Izana fosse stato assente o irreperibile Yui avrebbe preso le redini del Consiglio finché Kiharu non si fosse sentita pronta per procedere da sola.

Tutta quella tranquillità gli permise di concentrarsi su quella richiesta personale ma ottenendo scarsi risultati, non c’erano studenti che rispettassero i canoni dei ricattatori, non c’erano apparenti casi di bullismo o di ricatti, non c’era documentazione che potesse fornirgli spunti. Chiuse la porta della villa stanco: «Ben tornato, Aniue». Rispose appena al rientro, lasciò tutto al maggiordomo salendo a stendersi sul letto, continuava a riesaminare le informazioni in cerca di una nuova via. Lo squillo del cellulare gli chiese di rispondere: «Pronto».
«Usciamo».
«Yui, sono appena tornato e sono stanco».
«Non farti pregare ogni volta, fammi compagnia, ultimamente mi hai evitata, solo un giro».
«Sei alla stazione, vero?».
«Che intuito, allora mi raggiungi o mi lasci in balia del mondo?».

Chiuse il telefono senza rispondere, alla fine cambiò velocemente la divisa uscendo di nuovo, Yui era appoggiata al muretto a guardare l’orario sul telefono, indicò la via illuminata e popolata, ma Izana entrò nella stazione senza darle scelta: «Ti accompagno a casa». Yui gonfiò le guance come una bambina ingannata, ma alla fine si arrese: «Sembri pensieroso, qualcosa ti preoccupa?». Izana massaggiò gli occhi, la testa sembrava esplodere: «Solo un numero infinito di cose». Yui gli accarezzò la guancia riuscendo a cogliere il sussulto: «Stai cercando qualcuno ma non lo riesci a trovare, se è così importante posso darti una mano, gli altri sono molto efficienti ed hanno già iniziato a prepararsi per il festival sportivo». Izana sospirò facendole segno ad un posto libero: «Va bene, ma resti tra noi, ho saputo che a scuola c’è un gruppo che probabilmente molesta fisicamente gli studenti, ma non trovo nulla che mi conduca ad una vittima o ad un molestatore, Zen sta indagando dall’interno ma nulla che ci dia un indizio, due anni fa era una matricola, ma non ho trovato nulla nei profili che corrisponda ad un possibile molestatore». Yui appoggiò il viso sulla sua spalla: «Perché vengono fuori sono adesso? E perché non hanno fatto nulla prima, se c’era questo sospetto?». Izana rimase immobile a guardare i loro riflessi tra i vetri del treno in corsa: «Il precedente Presidente lodava le matricole, prendeva in carica tutti i casi che le riguardavano da vicino e ne uscivano sempre protetti, è in parte una richiesta personale ma se sta succedendo anche ad altri ragazzi, voglio fermarli, usano delle foto per impedire agli studenti di parlare, uno di loro è un vecchio conoscente e vorrei poter fare qualcosa per fermarli prima che la situazione mi sfugga di mano». Yui chiuse gli occhi sorridendo: «Io potrei darti qualche suggerimento, ma come sai le informazioni si pagano». Izana accennò una risata: «Un altro menù di dolci?». Negò con un sospiro allontanandosi dal suo calore: «Vorrei che mi spiegassi perché hai preso da me le distanze». Izana deviò lo sguardo cercando di mentire: «A scuola non possiamo dimostrare quello che siamo». Yui invece non gli diede modo di scappare: «E cosa siamo esattamente?». Izana la guardò di colpo sorpreso alla domanda: «Voglio un appuntamento». Sussultò agli occhi cianite che erano riusciti ad ottenere il suo sguardo contrariato: «Usciamo per un appuntamento e ti dirò come puoi trovare chi stai cercando». Izana sospirò e si arrese alla decisione nello sguardo: «Sabato mattina». Yui balzò in piedi felice di averlo convinto, saltò fuori dalle porte del treno salutandolo: «Alla stazione centrale». Izana rimase a godersi la corsa senza meta prima di tornare.

 
*

Sabato mattina Yui stava aspettando vicino all’albero che avevano concordato come punto d’incontro: «Sono in ritardo?». Yui negò scrutando la scelta degli abiti probabilmente senza uno scopo preciso: «Sono arrivata un po’ in anticipo, cosa si fa?». Izana indicò la strada di negozi: «Iniziamo a camminare intanto». Yui osservava le persone e le loro posizioni, le conversazioni e le vetrine dei negozi: «La tua idea?». Guardò Izana deviato su altri pensieri: «Va bene, se non sei riuscito a trovarli con i profili, allarga il campo visivo, fa prima una ricerca generale degli studenti che hanno sempre voti eccellenti e che sembrano perfetti sotto ogni punto di vista scolastico, e tra tutti gli studenti cerca chi si rispecchia nel classico studente perfetto che non ha molto da perdere anche dopo il diploma, se non sono stati fermati prima è perché sul piano scolastico non ci sono note e nessuno parlerà se prima non saprai con chi parlare, per essere riusciti a non farsi notare per due interi anni saranno persone socievoli con tutti, con ottimi voti pur senza studiare doverosamente, dal comportamento rilassato e sicuro, abitudinari, comincia da lì, il resto verrà da se, probabilmente è il meno sospettabile di tutti».

Avevano camminato in silenzio tutto il tempo, Yui stava iniziando ad irritarsi: «Torniamo a casa, passo al supermercato a fare la spesa per il pranzo». Izana sospirò aveva capito cosa stava cercando di fare e si arrese alla possibilità che gli aveva volutamente concesso: «Mangiamo fuori». Yui si fermò qualche passo più avanti a guardarlo sorpresa: «Siamo in centro facciamo prima a mangiare fuori che a tornare, c’è un posto dove si mangia bene». La ragazza riprese speranza seguendolo in un ristorante modesto: «Per un attimo ho creduto che stessimo andando in un ristorante a cinque stelle, non ti facevo tipo da questo stile». Izana prese posto aprendo il menù: «Non lo sono, secondo Zen è un bel posto e si mangia bene». Yui accennò una risata guardando il menù, ordinarono il pranzo al cameriere e rimasero in attesa, in silenzio a guardare da due lati opposti: «Il prossimo fine settimana potremmo andare da qualche parte». Izana non le prestò attenzione: «Tipo dove?». Yui gesticolò arrendendosi alle idee scappate dai pensieri: «Non importa».

L’uomo servì i piatti lasciandoli da soli, saldarono il conto e uscirono: «Zen non aveva torto, era proprio buono».  Izana accennò ad un si guardando l’orario indicandole la via: «Andiamo». Lo seguì curiosa delle indicazioni, salirono sullo spiazzale di un grande palazzo, Yui illuminò il viso sporgendosi a guardare l’intera città, nel posto non c’era nessuno e con i binocoli posizionati davanti alle finestre di vetro poté osservare tutta la città dall’alto: «Che meraviglia!». Scesero dalla torre quando il posto iniziò a riempirsi di bambini e di gruppi in visita, ripresero il cammino verso l’area dei negozi, Yui si lasciò prendere dall’euforia divertendosi ad osservare e a provare qualche vestito che aveva attirato la sua attenzione, rinunciò al parere di Izana silenzioso quando all’ennesimo vestito negò: «Gusti troppo alti i tuoi». Izana arricciò le sopracciglia: «Ah non trovi strano un vestito che ricorda un salmone grigliato, o uno che ricorda delle pecore?». Yui scoppiò a ridere incuriosendolo: «Avresti dovuto vederti quando ho provato quello a fasce, non sono riuscita a trattenermi quando hai detto che mancava solo il sarcofago e sarebbe stato perfetto». Izana la osservò ridere e sorrise, infondo lo stava prendendo in giro come sempre, quando davanti ad una vetrina si fermò ad osservare un manichino il viso cambiò espressione, la gonna merlettata a balze di un tenue lilla e lavanda, con una maglietta con le maniche scese sulle spalle tenute su da delle bretelle. La luce che l’aveva attirata si spense quando accarezzò il pantalone, sorrise tristemente riprendendo il cammino: «Ne hai provati di più bizzarri perché non provare qualcosa di normale?». Si fermò di colpo alla domanda di Izana, già entrato: «Aspe…». Osservò ancora quel completo e si arrese ad entrare nel camerino: «Non ridere però». Izana deviò lo sguardo: «Non te lo assicuro». Aprì la tenda per uscire ad osservarsi al grande specchio in direzione del camerino: «Come ti sembra?». Si voltò a guardarla e spalancò gli occhi, le guance erano arrossate al vestito femminile che le aveva illuminato gli occhi, Yui deviò lo sguardo verso lo specchio alla reazione: «Immaginavo, non fa per me». Izana la bloccò prima che potesse metterlo da parte: «Ti sta d’incanto». Yui sussultò accarezzando la maglietta decorata: «Anche se mettessi i leggins?». Izana sorrise accennando ad un si: «Di un colore più chiaro credo che andrebbero meglio».

Yui riprese vitalità cambiandosi e comprando il completo, ripresero il cammino in silenzio, un silenzio che a lungo andare divenne imbarazzante: «Tra i fogli che mi hai dato c’è una canzone». La ragazza si bloccò di colpo presa alla sprovvista: «Ecco dov’era finita, mi stavo annoiando durante le lezioni e…vorrei riaverla…non l’hai letta vero?». Izana sorrise divertito: «L’hai davvero scritta tu?». Yui accennò ad un si sperando di poter riavere il foglio: «Kioichi ha preso in commissione una colonna sonora per un film di animazione, il tema è l’autunno e le parole sono scivolate da sole». Izana rallentò per affiancarla: «L’autunno. Ti ispira molto la stagione, ti piace l’autunno?». Yui strinse la busta rallentando il passo: «È la mia stagione preferita, tutto cambia colore, il calore si attenua e la luce diventa tenera, nonostante penso che sia una stagione malinconica per certi versi, credo che sia anche un nuovo ciclo vitale della natura, rappresenta la rinascita, gli alberi tinti di rosso, tutto avvolto nel vento, gli spettacoli che regala ai boschi sono magici, è una stagione che amo, senza togliere nulla alle altre». Izana sorrise guardando il cammino davanti a loro: «Io preferisco l’inverno, mi piace come la neve ricopre tutto e illumina la notte forse meglio della luna, da piccolo quando guardavo dalla finestra il giardino totalmente imbiancato  pensavo la luna fosse qualcosa di simile, un’enorme palla di neve, ma non vado d’accordo con l’estate anche se è comoda per allenarsi e rilassarsi». Sorrisero entrambi, era un'altra parte scoperta di quello che erano l’uno all’altro: «Sta salpando il traghetto». Yui gli afferrò il polso saltando a bordo: «Potresti pensare, che se la luna è un’enorme palla di neve, ora siamo su Nettuno, un’enorme palla fatta solo di acqua e oceani». Scoppiò a ridere appoggiandosi alla ringhiera: «Touchè, non ti azzardare a dire a nessuno della luna». Yui scoppiò a ridere, voltandosi a guardare il mare: «Il vostro segreto è al sicuro con me, vostra altezza». Izana lasciò che il vento gli scompigliasse i capelli lasciati liberi da un po’ di tempo ormai: «Andrà alla casa discografica?». Yui accennò ad un si godendosi la vista di andata e poi ritorno: «Kioichi ci va una volta al mese per consegnare le canzoni che scrive, e un giorno ci sarò anche io a cantarle».

Scese di nuovo il silenzio mentre il traghetto rientrava: «Mi chiedo se sia davvero così un appuntamento». La guardò presa dalla perplessità: «In genere il tipo di appuntamento che conosco io è diverso, dovresti dirmi tu se credi che lo sia». Yui si avvicinò incuriosita: «Mai avuto un appuntamento?». Izana rientrò dalla ringhiera a sedersi in attesa dell’arrivo: «Niente di simile, gli incontri di solito sono tra nobili e si svolgono in una delle dimore dei due, si passeggia all’interno del giardino oppure si esce a guardare le vetrine». Yui prese posto al suo fianco: «Niente di divertente come un giro sul traghetto con la tua promessa?». Irrigidì le spalle al ricordo della ragazza: «No, ha sempre accusato nausea sul mare». Yui si avvicinò ancora più incuriosita in attesa di sapere di più: «È della Spagna per questo conosci lo spagnolo». Accennò ad un si guardando verso l’acqua: «Era necessario che lo conoscessi, come era necessario che conoscessi il francese». Yui si appoggiò alla classificata panchina osservando l’attracco vicino: «E com’è stato il vostro appuntamento?». Izana sospirò, non ne voleva parlare ma si rese conto che Yui gli aveva raccontato del suo ex ragazzo, affidandogli qualcosa di importante, e che voleva sapere di più di lui: «In Spagna, abbiamo camminato per tutto il giardino parlando quasi sempre delle nostre famiglie, abbiamo fatto un giro in città, come oggi anche lei ha provato tanti vestiti, di genere diverso ovviamente, abbiamo cenato in un ristorante con una fantastica vista e siamo rientrati, abbiamo letto insieme, abbiamo ballato, abbiamo suonato, ma a pensarci bene di parole non ce ne sono state molte, da bambini eravamo più aperti, forse di lei non so neanche tanto o non mi interessa saperlo». Il traghetto attraccò invitandoli a scendere: «Rientriamo».

Presero il treno per tornare e un altro per avvicinarsi alle fermate: «Non eri molto entusiasta dell’argomento, se ti ha dato fastidio parlarmene…». Izana negò bloccando le scuse: «Mi ha fatto pensare a quando il fidanzamento è stato ufficializzato». Yui si accostò a lui per ascoltare: «Immagino un qualche scambio di regali». Izana accennò ad un si: «Immagini bene, ho apprezzato il suo, una penna stilografica di ottima qualità, ma non ho soddisfatto ancora quello che ha richiesto a me». Yui aumentò il passo per riuscire a guardarlo in attesa della rivelazione: «Non le piacciono i capelli lunghi, mi ha chiesto di tagliarli come regalo di fidanzamento, ma ovviamente ho rifiutato di farlo, e rifiuto di soddisfarlo ogni anno quando ricorre il giorno». Scese di nuovo il silenzio fino davanti alla casa della ragazza, dove le luci accese fecero intendere che Kioichi era tornato, Yui prese un respiro: «Sono felice che tu non lo abbia fatto». Si sporse in avanti affondando le mani nei ciuffi e sfregandoli scompigliandoli: «Altrimenti non avrei potuto fare questo». Scoppiò a ridere quando Izana le fermò il movimento: «Sono così solo perché hai avuto quella brillante idea». Yui sorrise accusata ritirando le braccia: «Beh se qualcosa ti piace ti vien voglia di baciarla, no?». Izana irrigidì le spalle alla chiara richiesta sotto intesa, allungò una mano sfiorandole appena la guancia: «Buona notte». Le diede le spalle lasciandola delusa davanti al piccolo cancello, Yui rientrò sospirando pesantemente: «Bentornata». Strinse i pugni chiudendo la porta, corse di sopra senza risparmiarsi i pensieri: «Mi irrita così tanto!». Kioichi non riuscì a chiedere altro mentre la ragazza saliva di sopra, sospirò preoccupato per cosa sarebbe successo dopo.

 
*

Poggiò la borsa scolastica sul banco cogliendo lo sguardo contrariato di Kioichi già pronto al suo fianco: «Cosa c’è?». Alzò le spalle ignorandolo, invece stava pensando alla sorella scesa con un’aura nera per niente promettente.
Erano tutti impegnati a preparare gli eventi in programma, Izana invece era alla ricerca del profilo di quel molestatore ancora libero nella scuola, Yui era sulle sue, non aveva detto nulla per quasi metà della settimana, si era limitata a fare i suoi doveri e andare via, alla fine lasciò perdere il caso per dedicarsi al festival sportivo alle porte: «Yui, dovresti…». La ragazza lo bloccò indicando Kiharu: «Ho già da fare, chiedi a Kiharu». Izana alzò un sopracciglio messo in allarme dalla risposta scarna, ignorò l’affronto  chiedendo alla ragazza aggiornamenti sulla situazione.

 
 
 
   
 
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