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Autore: Sinden    09/09/2018    0 recensioni
Seguito di "Roswehn di Dale".
FF genere fantasy basata su film Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Roswehn lascia il Reame Boscoso per andare incontro a un'avventura... ma una nuova vita é in arrivo, e i fantasmi del suo passato si ripresentano, per la sfida finale.
Estratto:
"Voi siete avvelenato dall'ambizione e dall'egocentrismo. L'anno scorso siete venuto a Dale e ci avete aiutato solo per recuperare una collana, me l'ha detto Bard. Le gemme di Lasgalen, i diamanti inestimabili che Thror vi negó secoli fa. Ma dove eravate, negli anni precedenti? In quale circostanza il reame di Eryn Galen ci ha mai offerto solidarietà, durante gli inverni rigidi e le estati torride, dopo le inondazioni dovute alle piogge, quando l'acqua del lago allagava le nostre case? Quando non avevamo cibo, né si poteva pescare, perché un'improvvisa frana aveva riempito il lago di fango? Nemmeno un elfo si vide da quelle parti, allora, tanta era l'amicizia che ci dimostravate." terminò Hannes, amaro.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bilbo Baggins, Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre Roswehn si allontanava a passo svelto dalla casa di Babiyar, un altro confronto stava per avere luogo lontano da Dale, in un reame costruito in mezzo ai boschi.

"Vorrei parlarti." Legolas si avvicinó a suo padre, che stava osservando la foresta illuminata dal sole. Thranduil si giró a guardarlo, mentre si appoggiava al suo scettro. "Sai come chiamano i mortali Eryn Galen? Bosco Atro, cioè oscuro. Stupidi. Non c'é nulla di oscuro né tetro qui. La loro ignoranza è senza limiti." mormoró il re. Roswehn gli aveva raccontato tutte le leggende e le dicerie a proposito degli Elfi che si tramandavano fra la sua gente, storie fantasiose che avevano finito per far nascere quella diffidenza tanto ardua da sradicare verso il popolo di Manwë. "Non capisco le loro ottuse superstizioni." continuó il re.
"È perché non ci conoscono," rispose il principe. "Non c'è da stupirsi che abbiano timore di noi: tu non lasci avvicinare nessuno a questi confini." Suonó come una specie di rimprovero.
Thranduil lo guardó. "E continueró a farlo. Nessuno puó entrare e uscire liberamente da questo reame. Non abbiamo altra difesa che l'incessante sorveglianza, lo sai." rispose.
"Roswehn l'ha fatto, peró. E la cosa non ti ha irritato. Tutto il contrario." obiettó Legolas, sorridendo.
"Non abbiamo ancora parlato di questo, mi devi perdonare. Avrei dovuto spiegarti meglio la situazione quando sei tornato." disse Thranduil. "Non è facile per te, lo capisco." Legolas si stupì: suo padre che gli chiedeva di perdonarlo? Roswehn doveva aver compiuto un mezzo miracolo per aver ammorbidito la personalità del re in quel modo.
"Non mi devi spiegazioni, padre. È una scelta tua, come tua è la vita."
"C'è molto di cui dovremmo parlare invece, Legolas. Non solo a proposito di Roswehn: secoli sono passati dalla morte di Calenduin e in tutto questo tempo nei tuoi confronti sono stato solo un re, quasi mai un padre. Tua madre avrebbe detestato il mio comportamento." ammise Thranduil. "Quanti anni sprecati." sembrava piombato di nuovo nella mestizia che il principe ben conosceva. In quel momento capì quanta importanza l'incontro con la mortale di Dale avesse avuto per lui. Mancava da appena quattro giorni, eppure le conseguenze della sua assenza già si vedevano sul suo viso.
"Ho sempre saputo che il tuo ruolo di sovrano doveva venire prima di quello di genitore. Non devi sentirti in colpa." tentó di dire Legolas. Era strano per lui parlargli a cuore aperto, quella forse era la prima volta che discutevano del loro rapporto. "Ma c'è un dubbio che mi attanaglia, ora. E non solo me."
Thranduil corrugó la fronte. "Quale? Dimmi."
"Tu la ami davvero?" chiese il principe. "Roswehn crede di no. Crede che il tuo non sia che un affetto superficiale verso di lei. Crede di non essere importante."
"Te l'ha detto lei?" chiese Thranduil, mentre il figlio scorgeva un'ombra di dolore nei suoi occhi azzurri.
"Sì. E se non le vuoi bene, non dovresti tenerla qui. Sarebbe sbagliato." disse Legolas. "Crede che tu non la ami come amasti mia madre." Thranduil giró di nuovo il volto verso il panorama davanti a loro. Il vento accarezzava morbidamente le cime degli alberi, splendidi nel loro verde estivo.
"Quando tua madre viene nominata, si alza sempre il vento. È una cosa che ho notato molte volte, e non puó essere un caso. Sai cosa credo? Credo che sia lei." disse il sovrano, come parlando fra sé. "Vuole dirci che è vicino a noi, che il suo spirito è qui, ci protegge." guardó di nuovo il figlio. "Oh, se l'ho amata! Il nostro amore era più profondo del mare, Legolas. Eppure..." non riuscì a continuare.
"Con Roswehn è diverso?" chiese il principe.
"Quando piombó nella mia tenda, due inverni fa, fu come vedere un lampo improvviso in una notte buia. Si presentó davanti a me una donna impaurita, debole, travolta dalla catastrofe portata dal Drago. Non c'era nulla in lei che potesse attrarre la mia attenzione. Eppure, i miei occhi non riuscivano a staccarsi dal suo viso." riveló a Legolas. Suo figlio aveva iniziato a capire.
"Un amore nato al primo sguardo, allora. E con mia madre non fu la stessa cosa." disse il principe.
"No." rispose Thranduil. "No, con Calenduin fu diverso. Imparai ad amarla nel tempo."
"Quand'è così, dovresti dirglielo. Roswehn deve sapere." rispose Legolas, non troppo turbato dall'aver appena appreso che il grande amore di suo padre non era l'Elfa che l'aveva dato alla luce.
"Non posso sposarla. La nostra è un'unione al di fuori delle leggi elfiche, e comunque lei non è immortale. Dovremo dirci addio, è inevitabile." riflettè amaramente Thranduil. "Eru sa essere crudele con i suoi figli."
"Possibile che non esista un modo perché abbia anche lei la vita eterna? Che so, un incantesimo... forse Gandalf può intervenire presso i Valar in suo favore..." chiese il principe. "Certi Elfi possono rinunciare all'immortalità, perchè non il contrario?" Thranduil scosse il capo.
"No. Una leggenda dice che bere il sangue di un Drago possa donare l'immortalità a un umano. Ma è una leggenda, nient'altro."
"E se fosse vero?" chiese Legolas.
"I grandi serpenti comunque sono spariti, la loro razza è stata cancellata. Ancalagon è stato ucciso da Eärendil, Scatha e Glaurung sono morti millenni fa. L'ultimo era Smaug, e ha conosciuto la sua fine per mano dell'Arciere. La sua carcassa giace sul fondo di quel lago. In verità, non mi dispiace che tali creature se ne siano andate da questo mondo." raccontó Thranduil, che doveva fare i conti con le sue cicatrici ogni giorno, davanti allo specchio. "Esseri infernali."
"Si dice che negli anfratti del Fodorwaith ve ne siano ancora, non sono alati e non sputano fuoco. È un tipo di drago non pericoloso. Forse Roswehn..." disse Legolas. "No! Non ne parlare nemmeno." lo zittì il re. "Lei sarà di ritorno in meno di due settimane, così ha promesso. Quando tornerà, voglio che le insegni a combattere, a usare arco e frecce e pugnali e le armi in cui sei esperto. Deve poter difendere se stessa."
"Avrei dovuto farlo prima che partisse," obiettó il principe. "Perché l'hai lasciata andare verso la Contea disarmata e sola? E' pericoloso."
"Perché voleva farlo. E l'amo troppo per negarle qualcosa. Mi auguro solo che riesca ad arrivare a Rivendell sana e salva. Elrond tenterà di convincerla a tornare qui. So che ha molta influenza su di lei, lo ascolterà." mormoró Thranduil, un po' seccato di dover lasciare la sua amata sotto la protezione del Lord di Imladris. Era già in debito con lui e con Gandalf per averla salvata da Morgoth, non sopportava l'idea di dover ancora sperare nel suo aiuto.
"Magari le darà qualche Elfo di scorta fino al villaggio di Bréa. Ad esempio, quel Lindir..." scherzó Legolas.
"Eru ce ne scampi. Lindir, delicato come una piccola primula? Se per sventura incontrassero degli Orchi sarebbe Roswehn a doverlo difendere." rispose Thranduil, ironico. Legolas rise. Non si ricordava di aver mai sentito il padre fare una battuta. "Deve attraversare le Montagne Nebbiose. Questo mi preoccupa più di tutto." Continuó il re. "Spero sia abbastanza assennata da seguire il sentiero che Feren le ha indicato su quelle sue mappe. E che non si perda nei meandri dei monti."
"Se cosí fosse, andrai a cercarla?" chiese Legolas
"Sí," confermò il re, girandosi per tornare alle sue stanze. "E quando l'avrò trovata, la chiuderò in un posto da dove non potrà più scappare."

🌹🌹🌹

"Parto domattina, mamma. Ho deciso." annunciò Roswehn a cena. Suo padre non era ancora tornato dal lavoro a Palazzo Reale.
"Come, domani?! Bard non ti ha detto che è stata preparata una festa per te fra due giorni? E' la ricorrenza annuale in memoria di Thorin e del giorno in cui Dale è tornata alla vita, e il re ha colto l'occasione per celebrare anche il tuo ritorno," la informò la madre.
"Festa in memoria di Thorin..." disse Roswehn, "... e quando organizzerete una festa in onore a Thranduil e ai suoi soldati caduti per difenderci?"
"Smettila, per favore." ribatté Yohlande, "abbiamo già affrontaro l'argomento."
"No, non la smetto per niente, mamma. Anche per questo me ne vado. Non sopporto questa ipocrisia. Vi state comportando tutti come se non vi avessi detto nulla, come se il mio rapporto con lui non contasse per voi. Non l'avete più neanche nominato in questi quattro giorni..." rinfacciò Roswehn, arrabbiata.
"Io e tuo padre stiamo riflettendo. E ci vuole tempo, ci vuole... tempo. Per favore, rimani un po' con noi. Questa storia dell'Anello, da quel che ho capito, non è un tuo problema. Non è nemmeno un problema. Sbagli ad allontanarti da qui un'altra volta, sei ancora confusa." provò a dire Yohlande, senza guardarla. Era concentrata sul suo piatto di patate e fave.
"Io sarei confusa? Io non sono mai stata più lucida, mamma. Tu piuttosto: non mi guardi neanche negli occhi. Chi delle due dimostra più paura adesso?" rispose lei. Odiava parlare a sua madre in quel modo, ma le era impossibile mantenere la calma.
"L'Elfo ti ha avvelenato la mente. Edith ha ragione..." mormorò sua madre, sconsolata.
"Oh, magnifico! Adesso Edith è diventata l' Oracolo di questo posto?! Una donna che ha passato la sua vita a coltivare rose e a togliere larve d'insetto dai fiori? La sua opinione vale più della mia per te?" disse Roswehn con un tono di voce improvvisamente alto.
"Abbassa la voce, o esci da quella porta. Sai che non tollero scenate in questa casa." rispose Yohlande con calma. Nemmeno da adolescente Roswehn si era lasciata andare a sfuriate simili. E lei era sempre stata orgogliosa del fatto che sua figlia non avesse dato mai né a lei né ad Hannes i grattacapi che le figlie delle sue amiche riversavano sui genitori. Quella ragazza davanti a lei le sembrava una sconosciuta. Era arrivata a detestare Edith, che per lei era sempre stata una seconda madre, quasi. "Non capisco perché volete la mia infelicità..." disse Roswehn, facendo strenuamente ricorso a tutta la sua pazienza. La scoperta della gravidanza le aveva logorato ancora di più il sistema nervoso. "Tu mamma, sei la stessa persona che due mesi fa mi disse che potevo vivere la vita a modo mio... ma con questo naturalmente intendevi fra gli Uomini, fra la nostra gente? Non hai mai pensato che forse il destino mi avrebbe portato altrove?"
"Intendevo dire che eri libera di fare le tue esperienze di viaggio nel mondo... e poi, credevo che saresti tornata qui, e che avresti ripreso la tua vita con più serenità. Non mi sarei aspettata certo di vederti ricomparire a Dale subito... senza più il tuo onore e preda delle stesse frenesie di prima." le rispose, finalmente guardandola. Sembrava indignata. "Come hai potuto?" Ecco qual'era il problema di Yohlande: non sopportava di immaginarla a letto con lui
"Il mio onore è salvo, mamma." disse lei, ma Yohlande scosse la testa. ".... sí, invece! Lui mi vuole bene, mi tratta come fossi una regina, la sua nuova regina." continuò Roswehn.
"Ma non lo sei." disse Yohlande, lapidaria. Roswehn dovette pizzicarsi un fianco per tenere a bada la frustrazione. Non avrebbe vinto con sua madre. Avevano una personalità simile, entrambe volevano avere sempre l'ultima parola. Preferí non proseguire la diatriba, non voleva trascinarsi dietro dei rimorsi una volta lontana. Era decisa a chiedere consiglio a Elrond riguardo alla creatura che aveva in grembo. Da mezz'elfo qual'era, certamente le avrebbe potuto dare suggerimenti opportuni. In quanto a Thranduil, non doveva sapere. Non ancora.
"Va bene, non voglio litigare. Comunque, domani partirò, stasera informerò anche papà. Vado a fare una passeggiata adesso, ho bisogno d'aria." disse brevemente, poi aprí la porta e uscí. Una paesana passò di lí con il suo carretto di verdure e Roswehn notò i suoi occhi scendere verso il suo ventre. Maledetta Violette, poi pensò: non sono un fenomeno da baraccone, accidenti a tutti voi... non vi lascerò guardarmi in quel modo.
Sí, era tempo di tornare dagli Elfi, dove non avrebbe dovuto sopportare né sguardi indagatori, né pettegolezzi. Dove la sua relazione con Thranduil sarebbe stata motivo d'invidia nei suoi confronti, e non di imbarazzo. Dove tutto sarebbe tornato ad avere un senso.
   
 
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