Kakyo
si sedette
al suo posto, sorridendo.
-
Mamma, oggi è
il mio compleanno! Ho cinque anni!
La
donna si
voltò e gli accarezzò la testa, prima di
mettergli davanti un piatto pieno di
dolci. Il piccolo sgranò gli occhioni dorati:- L'avevo
sognato! Ho sognato che
per il mio compleanno avrei avuto un sacco di dolci!
Suo
padre gli si
avvicinò allegro:- I tuoi sogni non sbagliano mai, lo
sappiamo bene.
Kakyo
si voltò
felice, poi aggiunse:- E ho fatto anche un altro sogno! Oggi quei tipi
antipatici non verranno a disturbarci! Quindi, possiamo andare al mare?
La
madre si
chinò su di lui:- Non oggi, tesoro, tuo padre deve
lavorare...
-
Ci andremo
domenica, però!- completò l'uomo, mentre il
bambino esultava felice.
Kakyo
si voltò, sperando di poter
cambiare sogno. Ricordava benissimo cosa era accaduto quella
domenica... Aveva
perso tutto. La famiglia, la casa, la libertà... Ed era
stato costretto a
sognare. Sognare il futuro, ma senza poterlo cambiare. L'immagine di
Hokuto si
fece spazio nella sua mente, e l'indovino si arrese alla forza dei
ricordi,
incapace di fermare le lacrime. Lei era morta, e lui non aveva potuto
evitarlo,
anche se ci aveva provato con tutte le sue forze.
-KAKYO!
KAKYO, FAMMI ENTRARE!
La
voce del Kamui drago della Terra
riscosse il giovane dai suoi pensieri, ma non bastò a
mandare in frantumi la
barriera che il biondo aveva creato per impedire a chiunque di entrare
nel suo
sogno. Fuuma sferrò un pugno contro la parete di cristallo
che li separava,
senza riuscire a scalfirla. In quel momento, se l'indovino avesse
deciso di
reagire, il Drago della Terra non avrebbe avuto modo di difendersi.
Tuttavia a
Kakyo la cosa non interessava minimamente. Non aveva più
nemmeno la forza di
odiare qualcuno, nonostante non avesse perdonato il tradimento di Kamui.
-
Mi avevi promesso che avresti
avverato il mio desiderio... Kamui- sussurrò improvvisamente
il biondo, con
voce stanca. Fuuma si sedette, appoggiando la mano sulla barriera. Non
aveva il
coraggio di rivelare apertamente i suoi sentimenti, non ora almeno.
-
Tu non sai cosa desidera veramente
il tuo cuore, Kakyo...
-
Il mio cuore è morto. È morto con
Hokuto, Kamui. E tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro.
Sconfortato,
il moro cercò un modo
per attirare l'attenzione dell'altro.
Non
sopportava l'apatia del biondo, volta a nascondere la disperazione per
la
perdita di Hokuto e la delusione che provava per non essere riuscito a liberarsi.
Quando si erano uniti ai Sette Messaggeri, l'indovino non si comportava
in quel
modo... Fuuma avrebbe fatto qualunque cosa pur di far tornare Kakyo
quello di
prima. Chiuse gli occhi. Quel silenzio gli straziava l'animo, vi
avrebbe
preferito qualunque cosa. Tenendolo
sotto pressione, il diciassettenne sperava di scatenare una reazione da
parte
dell'altro...
Per
favore,
Kakyo... Reagisci. Urlami addosso, attaccami, qualunque cosa... So di
meritarmelo, ti ho sottratto a Hokuto e alla libertà che
tanto desideravi, ma
non potevo farne a meno, TU SEI IMPORTANTE PER ME!
-...
Kakyo... Oggi è il tuo
compleanno.
Il
biondo si voltò verso il mare,
quel mare che aveva visto nel sogno di Hokuto:-... Il nono di troppo.
-
Puoi svegliarti? C'è qualcosa che
non posso mostrarti in sogno, e che vorrei farti vedere.
L'altro
sospirò, mentre il paesaggio
davanti a lui mutava, diventando una collina su cui spiccava un
ciliegio in
fiore, sotto il quale si trovano due figure, una vestita di bianco e
una di
nero. Un attimo, e quella vestita di bianco si accasciò a
terra, mentre i suoi
abiti si tingevano di rosso. L'indovino riprese a parlare, fin troppo
calmo:-
Questo è quello che è accaduto l'ultima volta che
mi sono svegliato. Ero a due
passi da lei... ho cercato di raggiungerla, di avvertirla... Ma
è stato tutto
inutile- si voltò verso Fuuma- Avevo la tua età,
Kamui... Non sono riuscito a
impedire al Sakurazukamori di ucciderla. Ne sono riuscito ad
avvicinarmi. Quando
mi hanno riportato in albergo, ero già tornato
nell'incoscienza... In totale,
sono stato sveglio tre ore.
Fuuma
si illuminò:- Vanno bene... Svegliati,
Kakyo, ti prego.
Il
diciassettenne riprese il
controllo del suo corpo, fissando il volto addormentato del biondo.
Faticava a
credere che il giovane che aveva in braccio avesse davvero ventisei
anni. Gli
occhi di Kakyo si muovevano a scatti sotto le palpebre, poi si
fermarono. Lentamente,
l'indovino si svegliò dal suo sonno, abbandonando il suo
compito di sognatore e
veggente. Un'ondata di odori e sensazioni nuove e sconosciute lo
travolsero. Ebbe
bisogno di qualche secondo per riacquistare la parola.
-
Questo...questo è il mare- sussurrò
con voce roca, stupefatto - È la prima volta che lo vedo...
Fuuma
lo aiutò a sedersi sulla
sabbia, davanti alla battigia.
-
Vuoi entrare in acqua, Kakyo?
L'indovino
esitò:- Non so nuotare,
Kamui.
Fuuma
si levò la maglietta:- Ti tengo
io, stai tranquillo.
Kakyo
annuì, poi si diresse
barcollando verso l'acqua, senza nemmeno togliersi gli abiti che aveva
addosso.
Fuuma lo seguì, pronto a sostenerlo. L'indovino nuotava
lentamente, seguendo le
istruzioni dell'altro, e galleggiando di tanto in tanto per riprendere
le
forze. Nonostante fosse settembre, il sole era caldo e l'acqua
piacevolmente
fresca. All'improvviso sentì Fuuma afferrargli un braccio:-
Kakyo, è meglio
tornare verso la spiaggia... L'acqua è alta, se tu dovessi
addormentati qui
annegheresti di sicuro.
Kakyo
sorrise:- Non preoccuparti,
Kamui... Ce la faccio.
Prima
che Fuuma avesse modo di
rispondere, un pallone finì in acqua a una decina di metri
da loro. Voltandosi,
vide dei bambini sbracciarsi sulla spiaggia. Si voltò verso
Kakyo:- Resta qui a
galleggiare, vado a riportare la palla a quei bambini.
Il
biondo assentì, mettendosi a fare
il morto. Appena Fuuma si fu allontanato si voltò e
cominciò a nuotare il più
velocemente possibile verso il mare aperto. Quando fu certo che il moro
non
sarebbe stato in grado di interferire, si immerse. Sorrise tra se e se.
Dopotutto, Kamui aveva reso possibile l'avverarsi del suo desiderio.
Aprì la
bocca, lasciando che l'acqua salata gli invadesse le vie respiratorie,
mentre
davanti agli occhi si creava il volto di una ragazza sorridente, dai
capelli
corti e neri.
-
Io sono
Hokuto. Hokuto Sumeragi. Vuoi venire nel mio sogno?
Poi tutto divenne nero.
Kakyo
si riprese sulla spiaggia,
fissando Fuuma. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo:- Sei
vivo... Meno male.
Il
biondo si rannicchiò, cupo:- Hai
interferito... Mi hai impedito di liberarmi.
-
Tu non hai bisogno di morire per
essere libero, Kakyo. Il tuo vero desiderio è un altro, ma
sta a te capire
quale.- Fuuma tacque un attimo, poi passò un braccio intorno
alle spalle
dell'altro. L'indovino seppellì il volto nel suo petto,
abbracciandolo. Sentiva
le palpebre pesanti, e quella poca energia che aveva stava svanendo.
Presto si
sarebbe addormentato nuovamente.
-
È stato uno splendido compleanno,
Fuuma. Grazie.