Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Diana_96writter    11/09/2018    0 recensioni
Yui, nuova arrivata nella nuova scuola d'elitte, timorosa delle sue grandi capacità in grado di guardare oltre l'immagine che le persone costruiscono, sconvolgerà la vita di molti studenti con il suo modo di essere, compresa quella del Presidente del Consiglio, Izana Wistaria che al suo fianco riscoprirà il volto nascosto dietro la sua maschera. Incompatibili all’inizio metteranno da parte gli scontri per affrontare insieme i problemi che la vita scolastica manderà loro contro, ma anche quelli che con la quotidianità non hanno legami. Scoprendo nell'incompatibilità una complicità che gli permetterà di trarre forza l’uno dall’altro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Yui stava camminando nei corridoi del costrutto abbandonato, secondo quello che sapeva, il Preside voleva farlo ristrutturare per renderlo di nuovo funzionante, aprì la porta dell’unica aula movimentata: «Così rendi le cose più difficili». Mimura seduto sul banco sorrise maligno, i ragazzi nella stanza la circondarono per bloccare le vie di fuga ma Yui non si lasciò spaventare: «Non permetto a nessuno di mettermi i bastoni tra le ruote e non mi è piaciuto il tuo tono ragazzina, sistemiamo le cose». Lanciò il bigliettino accartocciato ai suoi piedi: «Sapevo che era una trappola, era fin troppo evidente, sciocco». Alla presa stretta dei due compagni, Yui non oppose resistenza, Mimura la guardava dall’alto, gli occhi pervasi dalla voglia di legare chi nella scuola era la più libera di tutte: «Sei stata tu sciocca a venire qui da sola pur sapendo che era una trappola, non ti farò sconti perché sei una ragazza». Yui accennò una risata dilatando l’aria di vittoria dipinta sul volto maschile: «Ti avverto Mimura, sei ancora in tempo per tornare indietro, ma se continuerai mi vedrò costretta a reagire». Il ragazzo scoppiò a ridere prendendo qualcosa dalle mani di uno dei tanti ragazzi: «Hai osato sfidarmi e minacciarmi davanti alla mia classe, non te la farò passare liscia». Il luccichio della lama le attraversò gli occhi, Mimura le afferrò saldamente la codina legata alta e con un sorriso sinistro avvicinò le forbici per reciderla. Il cuore sembrò risvegliarsi di colpo, i battiti le scuotevano il petto rumorosi, i muscoli fremevano e all’idea che quella lama potesse sfiorare i suoi capelli, il respiro si fece lento e la mente fu avvolta dal vuoto, i pensieri congelati e il controllo perso.

Izana spalancò la porta riprendendo fiato, corse al piano superiore quando i colpi e i gemiti ruppero il silenzio: «Yui!!». Rimase a guardare l’aula nella penombra, le finestre erano oscurato dallo tempo e i ragazzi che le avevano teso l’agguato erano stesi a terra prede del dolore e della paura. Qualcuno perdeva sangue dal naso, qualcun altro stringeva la spalla o lo stinco preda del dolore, Mimura era stato sbattuto contro la cattedra in disuso, gli sanguinava la fronte e tremava come una foglia davanti alla ragazza con una treccia sciolta che lo stava divorando con lo sguardo: «Mo…mostro!». Yui sollevò appena il viso per intimarlo a tacere: «Questo mostro ti aveva avvisato, ma tu non hai voluto ascoltarlo». Mimura era talmente scosso  che davanti ad uno sguardo cianite che sembrava diventato rosso scarlatto, perse i sensi.

Izana non disse nulla anche quando scese il silenzio, si rese conto delle forbici a terra e dei ciuffi femminili lasciati cadere a terra: «Perché…». Sussurrò Yui tremante voltandosi contrariata verso di lui: «Perché arrivi sempre quando voglio che non mi veda nessuno?». Izana lasciò libero un respiro e a passi lenti avanzò nell’aula, Yui indietreggiò veloce, l’espressione contrariata si trasformò in preoccupazione: «Sta lontano…». Addolcì la voce cercando di mettere le distanze con Izana, la mano maschile le afferrò dolcemente il polso e la strinse in un abbraccio di rassicurazione: «Perché sono il tuo…Presidente, e so quando hai bisogno di me, andiamo via, vieni». Yui sfregò gli occhi sulla divisa senza accennare a muoversi, il Presidente prese il cellulare avviando la chiamata mentre accarezzava la ragazza stretta a lui. Kiharu chiese di uscire dalla lezione per rispondere ad una chiamata imprevista: «È così urgente?». Izana sospirò guardando i visi spaventati: «Chiedi a qualcuno dell’infermeria di venire a controllare, c’è stata un’aggressione e molti di loro sono feriti, se è il caso chiama anche un’ambulanza, puoi dire che stai lavorando per il Consiglio così non ti rimprovereranno per le lezioni». Kiharu accennò ad un si avviandosi verso l’infermeria: «Perdonate se lo chiedo, ma di solito chiamate Yui per queste situazioni». Izana la osservò ancora nascosta nella sua spalla, gli occhi leggermente arrossati per le lacrime che si era costretta a fermare sfregandoli: «È Yui la vittima dell’aggressione, lei sta bene, la porto via con me, gli altri li lascio a te». All’affermazione riprese il controllo dei suoi pensieri: «Mi porti dove?». Izana la invitò a camminare verso la porta: «A casa con me, volevi parlarmi di una cosa, ricordi? Ah ma prima…». Non gli servì imporsi quando chiese i cellulari, chi era ancora cosciente si tirò indietro da quei ricatti, si erano già arresi da tempo e aspettavano solo che qualcuno ne scoprisse i misfatti.  Entrarono nella macchina appena arrivata e Izana inviò un messaggio essenziale a Zen chiedendogli anche di recuperare le due borse lasciate a scuola. Arrivati alla maestosa villa Izana fece strada chiedendo ai domestici di trovare dei vestiti per Yui e di assegnarle una camera, Izana si fermò davanti alla porta e Yui abbassò lo sguardo: «Prendo il portatile e ti raggiungo, fa come se fossi a casa tua». Yui sorrise appena: «Come se la dimora di un Principe fosse come casa mia».

Ignorò la provocazione muovendosi per i corridoi, Yui ne approfittò per fare una lunga e rilassante doccia, lasciandosi scivolare da dosso le emozioni negative di quella giornata, uscì dalla doccia trovando dei vestiti comodi appesi ad una gruccia, sorrise ringraziando le domestiche, asciugò i capelli accarezzandoli con molta cura. Li legò in una coda alta mentre usciva dal bagno e riconosceva Izana seduto alla scrivania a guardare il portatile: «Perché hai preso i loro telefoni?». Izana sospirò chiudendo la cartella: «Perché a quanto ne so, c’è abbastanza per poterli incastrare e fermare questa follia, tu più tosto spiegami perché sei andata lì da sola». Yui deviò lo sguardo all’accusa giusta che non poteva rifiutare di accettare, accarezzò i capelli stringendosi nelle spalle: «Non pensavo che fossero gli stessi che cercavi, una mia compagna di classe non ha partecipato alla gara dei 200 metri perché qualcuno le aveva lasciato un vistoso morso sul polpaccio, ha dovuto coprirlo con le bende e fingere una slogatura, l’ho convinta a dirmi tutto ed è scoppiata in lacrime. Volevo solo avvisarlo, so che non sarei dovuta andare da sola, sapevo bene che era una trappola l’incontro che mi aveva proposto, ma se mi avessero aggredito come hanno fatto, avrei avuto la scusa per invocare la legittima difesa e metterli fuori gioco. Quando perlò…ho visto le forbici, quando…ha afferrato i miei capelli, ho perso il controllo, neanche ricordo cosa io abbia fatto, so solo che mi sono liberata e che dovevo…volevo farlo sentire così terrorizzato, mi ha chiamata mostro quando il mostro era lui, come si invertono facilmente le parti quando da cacciatore diventi preda».

Izana sospirò cercando di avvicinarla ma Yui si allontanò: «Mi hai rinfacciato il fatto che non ti sfiorassi, per tutta la settimana e adesso non vuoi lasciarti consolare? Sei tutt’altro che semplice». Yui indietreggiò ancora trovandosi con le spalle al muro: «Potrei non riuscire a controllare i miei istinti, se ti avvicinassi troppo e non voglio che ti avvicini, hai dato la resa con me, no?». Izana alzò lo sguardo al cielo sbottonando la giacca della divisa scolastica: «Non ho mai detto che mi arrendevo, solo che è difficile convincerti quando sei già convinta di tuo, ti riaccompagno a  casa, Kioichi si preoccuperà quando saprà che sei uscita prima». Yui deviò lo sguardo alla vicinanza di Izana: «Non lo saprà». Il ragazzo incrociò le braccia severo: «Non puoi nasconderglielo». Yui strinse la maglia comoda irrigidendo le spalle: «Non lo saprà…non subito almeno». Izana alzò lo sguardo perplesso: «Che significa?». Yui sospirò arrendendosi alla pressione che Izana non avrebbe lasciato andare: «Kioichi non è a casa, è fuori città». Izana sussultò al ricordo della comunicazione che aveva lasciato ai professori: «Ha comunicato un problema di salute, non di essere…». La ragazza bloccò il rimprovero con un cenno negativo: «È una questione di lavoro, non poteva informare la scuola». Izana avanzò di un altro passo preoccupato: «Quanto fuori città?». Yui si strinse nelle spalle, non poteva mentire sotto quello sguardo: «Molto, è a Manhattan». Izana sgranò gli occhi: «Fino a Manhattan per questioni di lavoro?». Yui sospirò di nuovo immaginando che poteva dirgli il vero motivo dell’assenza del maggiore: «Una delle ultime canzoni che ha scritto è sotto accusa di plagio, è capitato altre volte, le persone sono capaci di fare e dire cose di ogni tipo per superare chi è già in alto, fin ora Séline ha sempre risolto con facilità, ha le capacità di un avvocato e ottime conoscenze  del diritto, ma la canzone che ha scritto è stata scritta su di lei e per lei, Kioichi ha pensato che questa volta sarebbe stato meglio essere presente, questa mattina è partito per Manhattan, tornerà solo lunedì pomeriggio». Izana sospirò indietreggiando per lasciarle spazio: «Sei da sola per l’intero week-end, per questo mi avevi chiesto di fare qualcosa la scorsa settimana?».

Yui accennò ad un si restando in silenzio, Izana sospirò facendole segno di non muoversi uscendo dalla stanza per avviare la chiamata: «Aniue, sono in cammino proprio adesso». Izana sospirò al telefono: «Zen, all’inizio della settimana volevi chiedermi qualcosa, non è vero?». Il minore sussultò sorpreso: «In effetti, ma eravate preso da Yui e ho pensato di rimandare». Izana strinse l’apparecchio telefonico: «Di cosa si trattava?». Zen sistemò le due borse sulla spalla per comodità: «Volevamo passare un week-end alle terme qui vicino, perché me lo chiedete?». Izana chiuse gli occhi immaginando che l’idea fosse di Yui: «Si tratta di Yui». Zen sospirò pensando alle voci che giravano: «Ho sentito dell’aggressione, sta bene?» Izana accennò ad un sì, anche se non poteva vederlo: «Abbastanza, ha già fatto il giro della scuola?». Zen guardò la strada che lo separava dalla stazione: «Hanno chiamato l’ambulanza, erano tutte ferite lievi tranne una slogatura alla spalla e un ematoma su uno stinco, tutto lieve, sono stati portati tutti via e comunicheranno le condizioni al Preside, il quale aspetta spiegazioni da entrambi, immagino che Yui non voglia tornare a casa per non affrontare Kioichi». Izana sospirò pensando a qualcosa per evitarle di passare il week-end rinchiusa in quell’aggressione: «Ho appena scoperto che Kioichi rientrerà solo lunedì pomeriggio, resterà a casa da sola, e preferirei che non fosse così, puoi chiamare i tuoi amici e invitarli qui?». Zen si fermò di colpo sorpreso: «Credo di non aver capito». Izana sorrise divertito al dejà vu: «Ho detto che puoi invitare i tuoi amici a passare il week-end alla villa con noi, non abbiamo problemi di spazi, quando rientri fammi sapere».

Chiuse la chiamata lasciandolo senza fiato al permesso mai ricevuto, sorrise appena componendo un altro numero mentre saliva sul treno. Izana sospirò spegnendo il cellulare e rientrando in camera, Yui aveva preparato la borsa scolastica: «Grazie per l’ospitalità, vado». Izana arricciò le sopracciglia: «Non vai da nessuna parte». Yui gli lanciò uno sguardo: «Ho preso una decisione e vado via, non sono come te». Izana le afferrò il polso tirandola indietro in un abbraccio, Yui cercò di colpirlo con una gomitata che fu bloccata dalle abilità del ragazzo: «Devo ancora parlare, non ti permetterò di chiuderti e di non lasciarmi entrare». Le impedì di correre verso la porta per affrontare la questione una volta per tutte: «Sono stanca di questo gioco, sei titubante solo a sfiorarmi non riusciresti mai a tenermi vicina Izana, lasciami andare, ho capito che hai troppe cose per la testa e che non puoi dedicarmi un minimo di attenzioni, perciò lasciamo perdere, collaboriamo solo per la scuola e saremo tutti felici, lontani e felici». Il ragazzo le bloccò la via quando tentò di nuovo di allontanarsi: «Smettila di prenderti in giro, io non faccio per te, tu vuoi una persona da poter tenere sotto controllo, che faccia e dica quel che vuoi, io sono l’esatto contrario di quel che vuoi quindi non vedo motivo per continuare a prenderci in giro in una storia che non è neanche iniziata e che non vuoi che inizi, non sping…».

Aveva ignorato la voce del ragazzo che stava cercando di parlare sulla raffica delle accuse, quando la spinse al muro e reclamò il silenzio con un bacio scoccato come una freccia da un arco: «Lasciami parlare». Yui negò allontanandolo spingendolo con le braccia, Izana le afferrò dolcemente i polsi per poter avere campo libero, baciandola di nuovo: «Non è…». Ancora e ancora finché non si arrese all’insistenza: «Ascoltami per favore, ho capito, ma hai frainteso, Yui». Sospirò appoggiando la fronte alla sua spalla senza fiato: «Frainteso? Va bene, parla allora». Izana sospirò lasciandola andare e rialzandole il viso: «Hai creduto che non volessi sfiorarti perché ero incerto, perché stavo pensando al fidanzamento combinato che non volevo abbandonare, hai ragione su come fare devo ancora riflette, ma hai frainteso, è che io ho tante cose a cui pensare, troppe cose a cui pensare, ma se ti sfiorassi nella quotidianità, non riuscirei più a resisterti, è questo il motivo».

 Yui alzò lo sguardo sorpresa: «Resistermi?». Izana accennò ad un si appoggiando la fronte alla sua: «Il pensiero di baciarti, di tenerti per mano, di vederti ridere e scherzare con gli altri, ricordarmi di quando arrossisci, Yui tutto questo per me è nuovo, fin ora ho sempre pensato che non avrei dovuto cercare altre ragazze perché ero già promesso, con una persona che vive distante da me e con cui non sono a contatto tutti i giorni, con te è diverso. Attiri troppo la mia attenzione, impedendomi di concentrarmi su tutto quello che mi ha reso quel che sono, non è insicurezza intesa in quel modo, io…per me hai una grande importanza, ma devi darmi un po’ di tempo per trovare il giusto equilibrio tra le cose, sei entrata nella mia vita sconvolgendo tutto e ora ci devo fare i conti, non posso andare avanti allo sbando, ho delle responsabilità che condivido e voglio condividere con te, ma devo prima rimettere a posto quello che hai scombussolato, non voglio lasciarti andare, perché con te per la prima volta sento cosa significhi vivere, dammi solo un po’ di tempo, ok? Solo un po’ più di tempo». Yui strinse gli occhi rilassando le spalle, osservò il viso sicuro di quelle parole e diede la resa stringendolo per quando lo spazio libero le permettesse: «Avresti dovuto dirmelo prima». Izana accennò ad un si ricambiando la stretta: «Te l’ho detto adesso, credi di poter aspettare ancora un po’?». Yui sospirò alzando lo sguardo: «Evita di farmi diventare vecchia però». Izana accennò una risata avvicinandosi di nuovo alle labbra: «Se smetterai di farmi venire i capelli bianchi».

Zen rimase fermò davanti alla porta perplesso, aveva ascoltato dal filo della porta lasciata aperta e si stava chiedendo se fosse il caso di interromperli, indietreggiò trovando una soluzione diversa: «Avvisate mio fratello che sono tornato e preparare le stanze per gli ospiti». Le due ragazze si inchinarono e si divisero i compiti: «Izana-sama, vostro fratello è rientrato e desidera conferire con voi». Izana sussultò allontanandosi dalla ragazza: «Sarò nel salone tra un attimo». Yui deviò lo sguardo, Izana le accarezzò il viso baciandole la fronte: «Quando vuoi raggiungici nel salone». Yui accennò ad un si avvertendo il vuoto quando lasciò la stanza, sospirò appoggiando la mano sul petto: «Non poteva essere una persona normale». Sorrise prendendo in giro quella stessa frase detta prima, guardò il portatile lasciato acceso incuriosita dal contenuto dei telefoni. Izana entrò nel salone trovando Zen affacciato al balcone: «Ben tornato». Sorrise rientrando nella stanza: «Aniue, avrei invitato Shirayuki e Yui a passare il week-end in questa villa, Mitsuide purtroppo è già organizzato e Kiki vorrebbe riprendere con lo studio, ho il vostro permesso per ospitarle?». Izana sorrise accennando ad un si: «Non è con te però». Zen negò guardando verso il corridoio: «Arriverà in serata, era ancora a scuola quando gliel’ho detto, quando ho nominato Yui e le ho detto che Kioichi non c’era ha detto che sarebbe venuta e che le serviva solo il tempo per prendere il necessario, Yui come sta?».

La ragazza entrò nel salone sorridendogli: «Sto bene, grazie Zen, gli altri invece?». Zen la avvicinò rasserenato che non avesse vistose ferite: «Lividi e ferite qua e là, una spalla slogata, un ematoma e un colpo alla testa, li hai conciati per bene». Yui si strinse nelle spalle a quello che non vedeva come un complimento: «Dovevamo solo parlare di Izumi ma mi hanno teso una trappola, mi sono solo difesa, Shirayuki verrà più tardi?». Zen accennò ad un si: «Sarete nostre ospiti per tutto il fine settimana, ho dato ordine di preparare le camere». Yui sorrise rincuorata dalla presenza della ragazza: «Izana-sama ci sono ospiti».

Shirayuki attese nell’ingresso rigida come una statua, ma alla visione di Yui si sciolse e corse ad abbracciarla: «Ben arrivata, Zen ha fatto preparare le nostre camere, dopo le andiamo a vedere». Shirayuki accennò ad un si soddisfatta chinando il capo davanti ad Izana in avvicinamento: «Non credo allora sarà un problema aggiungere altre due stanze».

La voce sconosciuta sorprese anche i due Principi, Izana sussultò osservando le due ragazze entrare accolte dai domestici, sbiancando di colpo: «Margareth». Zen indietreggiò alla visuale di chi l’accompagnava: «Lady Eleanor, perché siete qui?». Margareth sorrise scostando il vestito lungo e largo togliendo il cappotto leggero lasciandolo ai domestici, sistemò i lunghi capelli biondo acceso, sfiorandosi regalmente la guancia con un sorriso: «Siamo state invitate a passare il fine settimana con i nostri futuri sposi, Izana-sama è un onore potervi rincontrare, anche se temo abbiate mal preso il nostro arrivo». Izana sussultò fulminato dallo sguardo del minore: «Non ero stato informato del vostro arrivo, siete state invitate entrambe?». Margareth avanzò sicura avvicinandosi e porgendogli la mano: «Lady Lorene-sama ha convenuto che il tempo passato dal nostro ultimo incontro si stesse prolungando troppo, ha invitato entrambe a venire a trovarvi, dopo aver saputo che avevate invitato nella villa estiva un gruppo di studenti». Izana sospirò rilassando le spalle, prese la mano portandola alle labbra: «Avreste potuto avvisarmi, sapete bene che non sono un amante delle sorprese». Margareth alzò le spalle ritirando la mano: «Perdonate il mancato avviso, siamo gradite ospiti?». Izana guardò incerto le altre due ragazze e sospirò arreso: «Siete le benvenute».
 
   
 
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