Serie TV > Braccialetti rossi
Segui la storia  |       
Autore: Civaghina    11/09/2018    0 recensioni
Com'era la vita di Leo, prima della terribile scoperta della Bestia?
Com'è cambiata la sua vita quando si è trovato davanti ad una verità così devastante?
La storia di Leo prima di Braccialetti Rossi, ma anche durante e dopo: gioie, dolori, amori, amicizie, passioni, raccontate per lo più in prima persona, sotto forma di diario.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quante emozioni per Leo, in questa giornata! C'è Rocco che è stato operato, e non si sa se si sveglierà; c'è Nicola che si è sentito male; ci sono i sentimenti per Cris, che fanno tanta paura; ci sono i Braccialetti che se ne vanno..., e il nostro Leone si ritrova continuamente sul punto di piangere, con la sensazione che la sua vita stia nuovamente precipitando... Per fortuna, però, non tutto è perduto...


Domenica, 16 giugno 2013

Non mi ero sbagliato: di dormire neanche a parlarne. Io e Vale abbiamo parlato fino a tarda notte, ma poi lui è crollato, ed io sono rimasto seduto sul letto, a lanciare e rilanciare la pallina di Matteo come un automa. È proprio una pena dover aspettare così, senza potere fare niente, senza nemmeno sapere niente. Fa schifo stare dentro la sala operatoria, ma fa schifo pure aspettare fuori, impotenti. Sono quasi le 5 ormai; non ho idea di quanto duri un'operazione al cervello, ma sono già passate tantissime ore; magari hanno riportato Rocco in stanza.

Vado a vedere ma... no: la stanza è ancora vuota.

Vuota.

Fino a pochi giorni fa era piena, e adesso è vuota.

Mi sembra di rivederci lì, tutti insieme, in quella sera d'inverno intorno al letto di Rocco, a urlare Watanka mentre nasceva il nostro gruppo, mentre ci chiedevamo cosa ne sarebbe stato di noi, delle nostre vite... Ecco cosa ne è stato di noi: uno non c'è più, e adesso rischiamo di perderne pure un altro; e per come sto messo, quello dopo potrei essere io. Che merda! È una di quelle notti che non vorresti vivere mai; una di quelle da cui speri di svegliarti accorgendoti che è solo un incubo, e che nessuno è davvero in pericolo.

Nessuno.

Esco fuori dall'ospedale: ho voglia di andare agli Ulivoni e di starmene un po' sulla panchina di Nicola; magari a questo punto aspetto anche l'alba per veder sorgere il sole.

Quando arrivo sullo spiazzo antistante l'ospedale, mi accorgo però che non sono mica l'unico a non riuscire a a dormire, e che ha avuto l'idea di andarsene agli Ulivoni: seduta su un masso, c'è Cris; sono ancora molto lontano e lei mi dà le spalle, perciò non so come abbia fatto a sentirmi arrivare, fatto sta che ad un tratto si volta verso di me, ed è così bello vederla, in una notte desolata come questa, che di sicuro mi si legge in faccia; rimaniamo a guardarci per qualche secondo, poi lei mi sorride ed io mi decido a raggiungerla.


Se lo sentiva che era lui.

Ha sentito un rumore, uno stridere di ruote quasi impercettibile, e ha capito; o forse non ha sentito nemmeno quello: ha percepito la sua presenza e basta. Si gira verso di lui e si accorge che la sta guardando con un'espressione così dolce sul viso, da restarne incantata; si guardano negli occhi, da lontano, e per un momento lei teme che lui rimanga lì, senza raggiungerla; teme che dopo quello sguardo, lui se ne vada via.

E allora gli sorride, per fargli capire che non vuole che se ne vada.

E Leo non se va.

Leo la raggiunge.

La guarda ancora in quel modo così dolce, accennando un sorriso, e si sistema con la carrozzella alla sua destra, senza dire niente; per un po' rimangono così, nella notte fresca e silenziosa.

Non voglio perdere anche Rocco” dice lui ad un certo punto; e il tremito nella sua voce fa tremare anche lei. “Non posso perdere anche lui”.

No, nemmeno Cris vuole perderlo, ma più di ogni cosa si augura che non lo perda lui; sa che lui non può perderlo: sarebbe troppo.

Troppo.

È stata una delle prime persone che ho conosciuto qui. A parte medici e infermieri, intendo”. E potrebbe sembrare strano, sentirgli dire che lo ha conosciuto, ma in fondo lei lo sa che è vero: tutti loro conoscono e amano Rocco, anche se non ci hanno mai parlato. Vabbè, Toni dice di averci pure parlato, ma lui non fa testo. “Il giorno che Rocco è arrivato, io ero qui.”

Oh... eri già ricoverato...?”

No, ero venuto a pranzare con mia madre, insieme a mio padre e ad Asia. Lo facevamo tutte le domeniche.”

Che cosa carina!” esclama Cris sorridendo.

È stata l'ultima volta che abbiamo mangiato insieme”.

E lei si sente una stupida; una stupida che ha fatto un commento stupido e superficiale. Lo sa quanto Leo tenesse a sua madre -quanto ci tenga-, e ha appena definito una cosa “carina” il loro ultimo pranzo insieme.

Leo, mi... mi dispiace..., scusa, io non volevo dire...”

Di che ti scusi?” le domanda lui stringendosi nelle spalle. “Hai detto una cosa vera. Era carino venire a pranzare qui la domenica, cercare di mantenere una specie di normalità... Ed è stata molto carina anche quella giornata. Il giorno dopo era il mio compleanno, e a sorpresa mi hanno regalato una Vespa.”

Hai una Vespa?!” esclama lei sorpresa, ripensando al casco che ha visto in camera sua l'altro giorno.

Sì. Peccato che non l'ho mai usata. Anzi, una volta in realtà sì.”

E... come mai l'hai usata solo una volta? Non dirmi che hai avuto subito un incidente!”

Ah, volendo possiamo chiamarlo incidente... Mi ero già iscritto al corso per il patentino, ma poi la Bestia mi ha fatto cambiare i piani”. E ancora una volta lei si sente una stupida. “Sai, erano due anni che la desideravo... e loro... niente! Dicevano che non mi serviva, ma la verità è che mio padre aveva paura che mi andassi a sfracellare da qualche parte. Fosse stato solo per mia madre, me l'avrebbero di sicuro comprata prima. E finalmente l'anno scorso è arrivata: bellissima, rossa fiammante, proprio come la volevo io! Ma si vede che non era destino”.

Leo sospira, piega le labbra di lato, guarda dritto davanti a sé, e lei ormai lo sa che quando fa così, la tempesta è in agguato: le sembra quasi di vederla arrivare nei suoi occhi. “Anche io ho una Vespa. Ma me l'hanno regalata a quattordici anni appena compiuti” gli dice con una vena di malinconia nella voce. “Io la volevo color corallo, e invece me l'hanno presa di un verdino metallizzato... A dire il vero... non so nemmeno se la desiderassi veramente...”

No?!”

Mio padre mi accompagnava a scuola tutte le mattine, prima di andarsene in azienda. Era un momento solo nostro. L'unico. Quindi la Vespa l'ho vissuta un po' come un abbandono.”

Pensa te! E invece io mi sentivo uno sfigato a non avere lo scooter, perché i miei amici ce l'avevano praticamente tutti!”

I miei amici invece avevano quasi tutti l'autista! Noi lo usavamo solo per le lunghe trasferte, altrimenti no.”

L'autista!” esclama Leo ridendo, mentre lei realizza che ha appena usato il tempo passato, parlando dei suoi amici. E, del resto, non è così? Non sembrano appartenere tutti a un modo lontanissimo, quei ragazzi e quelle ragazze che poi, in realtà, più che amici suoi, erano figli degli amici dei suoi genitori, che si ritrovava alla scuola privata, al circolo di golf, in quei noiosi e ipocriti pranzi di beneficenza dove lei si chiudeva in bagno a vomitare, in quei cocktail party in cui si vestiva a festa per compiacere sua madre, e in cui non si era mai sentita a suo agio... Passato: non c'è altra parola più perfetta per descrivere quel mondo che ormai le appare lontano anni luce, quel mondo che non le appartiene più -non le è mai appartenuto- e che è così distante da questo mondo fatto di sorrisi e di abbracci veri, di fiducia, di sostegno, di complicità, di due ragazzi pelati e senza una gamba che le sono piaciuti come mai nessuno prima, di uno picchiatello e di un altro in coma, e di quell'altro ancora da qualche parte lassù a ridere di tutti loro.

I suoi amici.

Questi sono i suoi amici.

Suoi.

Suoi.

Suoi.

Se lo ripete, con gioia crescente.

I suoi amici: così speciali, preziosi, luminosi, come quest'alba che è appena sorta.

Secondo te... se ci fossimo incontrati fuori di qui, saremmo comunque diventati amici?” chiede a Leo, titubando un po'.

Non credo che ci saremmo mai incontrati: ambienti troppo diversi!” le risponde lui con un sorriso sarcastico.

Magari sarebbe potuto succedere, che ne so... in una discoteca...”

Beh, sì...” annuisce lui. “Io sicuramente avrei provato a rimorchiarti!”

E io sicuramente ti avrei mandato a fare un giro!” ribatte lei ridendo, anche se sa benissimo che sta dicendo una bugia: a Leo probabilmente sarebbe bastato mezzo sorriso per rimorchiarla.

Ah sì?!”

Sì!”

Peggio per te! Guarda che con i capelli, in piedi... e col ballo nel sangue che c'ho io...” le dice sorridendo e muovendo le spalle come se ballasse. “Ti perdevi un'occasione, eh?!”

Leo ride, e anche lei ride: “Non è che ogni tanto ti sopravvaluti un po'?”

Io?! No, mai!!” esclama lui ridendo. “Alla fine però... sì, dai... saremmo comunque diventati amici!”; si guardano negli occhi e, inaspettatamente, è Leo quello che distoglie lo sguardo per primo, e Cris giurerebbe che sembra quasi imbarazzato. Forse perché sa benissimo, così come lo sa lei, che quello che provano l'uno per l'altra è già andato da tempo ben oltre l'amicizia? Non sa se questo sia il momento giusto, oppure no, per provare a dirgli ciò che si porta dentro, ma tra poche ore sarà dimessa e, dentro di sé, sa perfettamente che se andrà via senza dichiarare a Leo i suoi sentimenti, se ne pentirà di certo.

Ci sono anime gemelle predestinate da... milioni di anni...” comincia a dirgli, richiamando a sé tutto il suo coraggio.

Leo la guarda e annuisce: “Sì...” le dice deglutendo, mentre lei sente il proprio cuore battere all'impazzata. “Il nostro gruppo, per esempio! Sicuramente dall'età della pietra!”.

Niente.

Non c'è niente da fare: per l'ennesima volta Leo non l'ha capita: “E invece ci sono persone predestinate a non unirsi mai...”.

Sì.”

Senti..., devo dirti una cosa che...”

Cosa...?!” le domanda lui interrompendola bruscamente.

Oggi vado via” gli dice senza avere il coraggio di guardarlo. “Per i medici sono guarita, e così mi mandano a casa”; ha una tremenda paura di voltarsi a guardarlo, però lo fa: deve sapere che effetto ha avuto su di lui ciò che gli ha appena detto.

La tempesta.

Ecco arrivare la tempesta che già si era annunciata, minacciosa e inarrestabile. Leo però ha anche gli occhi lucidi, potrebbe piangere da un momento all'altro, e lei questo non se lo aspettava.

Non hai nient'altro da dire...?” gli chiede sperando che finalmente lui si decida ad ammettere i propri sentimenti.

E cosa?!” le risponde invece con tono brusco. “Che ci mancherai?! Che senza di te i Braccialetti...”

Sì” annuisce lei sorridendo. “Magari”. E magari che ti mancherò, che senza di me tu ti sentirai perso, e che... “Però dovresti anche dire che sei contento per me.”

Sono molto contento per te”. No, non è vero, non è contento: ha il tono duro, la mascella contratta, la tempesta negli occhi; non è per niente contento, ma è troppo orgoglioso per ammetterlo.

E lei ci tiene troppo per non rimanerci male.


Cris se ne va.

Oggi.

Tra poche ore.

Non so spiegare esattamente l'effetto che questa notizia ha avuto su di me. Di cattive notizie, da qualche anno a questa parte, ne ho ricevute tante, e di certo ben peggiori di una ragazza che se ne va (che poi, diciamocelo, non è nemmeno la mia ragazza!), eppure è stato un crescendo di emozioni sgradevoli e indesiderate: incredulità, disappunto, rabbia, tristezza, voglia di piangere, senso di vuoto.

Cris se ne va.

L'ho persa per sempre.

In realtà non l'ho nemmeno mai avuta, o forse sì, per qualche istante: quella volta in sala chemio che poi ci siamo baciati, o in ascensore, o tutte le volte che sono riuscito a farla mangiare di gusto, o nello sguardo che ci siamo scambiati mentre guardavamo i fuochi sul terrazzo, o quando ho detto "Ti voglio bene papà" e lei era lì. Quelle volte, un po' mia lo è stata.

E adesso l'ho persa.

Ho perso qualsiasi possibilità di costruire qualcosa con lei, perché lei se ne va. Che le piaccio è evidente, e forse le piaccio pure tanto. Ha provato a farmi quel discorso sulle anime gemelle predestinate che io ho sminuito con una battuta cretina, ma non posso permettermi di crederci, non posso illudermi di riuscire ad avere una storia con lei, non così, non con me chiuso qui, lei libera là fuori, e la Bestia a fare da terzo incomodo.

Non funzionerebbe.

Non funzionerebbe mai, lo so già, ci sono già passato, lo so già come andrebbe a finire, e allora che senso ha? Pensavo che avremmo avuto ancora del tempo da passare insieme qui, giornate felici e altre disastrose, momenti in cui ridiamo fino alle lacrime e altri in cui non facciamo che non capirci e litigare. E altri sorrisi, e confidenze, e avventure fuori dai reparti, e notti insonni, e baci, forse.

E invece il tempo a nostra disposizione è finito.

E Cris se ne va.


Me ne vado io per primo, con la scusa che mi aspettano per una visita anche se non è vero: non ho voglia di restare qui con lei, col rischio che capisca come mi sento. Passo dalla camera di Rocco, ma ancora non c'è, e sto cominciando seriamente a preoccuparmi; vado allora a Chirurgia, sperando di riuscire a sapere qualcosa, ma in giro non c'è nessuno a cui chiedere; poi vedo Piera, seduta in un angolo della sala d'attesa del Blocco Operatorio.

Ciao Leo...”

Ciao...” le rispondo quasi mormorando, per poi avvicinarmi a lei e mettermici davanti con la carrozzella.

Pare che l'operazione sia finita” mi dice accennando un sorriso e abbassando lo sguardo.

Cos'hanno detto i medici?”.

Lei si tortura le dita delle mani, e questo gesto mi ricorda tanto papà; poi solleva la testa a guardarmi e mi sorride debolmente: “Solo che è vivo”; io annuisco e distolgo lo sguardo; “solo che è vivo” non mi sembra un granché; quelli lì si parano sempre il culo. “Mi pare molto, no?” mi chiede lei cercando il mio sguardo, così mi sforzo e improvviso per lei il miglior sorriso possibile.

Sì”; lei sorride compiaciuta, ma giurerei che potrebbe scoppiare a piangere da un momento all'altro; le prendo le mani, così almeno smette di torturarsele, e gliele stringo tra le mie. Vorrei che non dovesse più starsene ad aspettare un giorno che forse non arriverà mai. Vorrei che non dovesse più passare le sue giornate qua dentro, che non dovesse più metterci piede, se non per travestirsi da pagliaccia e far divertire i bambini. “Vedrai che andrà bene”, vorrei dirle, ma non lo faccio, perché non sono affatto sicuro che andrà bene. E vorrei tanto poterglielo dire; vorrei tanto che qualcuno glielo dicesse, e vorrei tanto che qualcuno lo dicesse pure a me; vorrei qualcuno che mi spiegasse come stanno davvero le cose, e non che dica semplicemente che è vivo: qualcuno che mi dicesse che vivrà, e si sveglierà, e starà bene, e tornerà alla sua vita di prima.

C'è solo una persona che può dirmi come stanno davvero le cose: il dottor Alfredi; lui non mi mente mai.


Lo trovo nel suo studio, è libero, e ha tempo di ricevermi e di spiegarmi perché hanno deciso di operare Rocco.

Cioè Rocco, senza l'operazione...” comincio a dire io, un po' incerto, perché mi fa paura esprimere a voce alta quello che credo di aver capito dalla sua spiegazione.

Sarebbe morto. O sarebbe entrato in un coma ancora più profondo.”

E così invece?”; glielo chiedo d'istinto, tutto d'un fiato.

Così invece... almeno il problema della pressione è risolto, dopo un intervento molto difficile.”

L'ha operato lei?”

No” mi risponde accennando un sorriso. “Però ero lì, e ti assicuro che... stare accanto a quel chirurgo, guardare la sua rapidità, l'esattezza delle sue scelte..., la sua velocità... è stato come per te stare seduto dietro a Valentino Rossi in un Gran Premio.”

Cavolo!” esclamo ridendo. “Scusi, ma se tutto è stato così perfetto, cosa manca a Rocco per svegliarsi?”.

Lui sospira e si siede sulla sua poltrona: “Questo non lo sappiamo. È uno di quei casi in cui il medico si arrende, e aspetta. Così come aspetta la sua mamma, come aspetti tu, come aspettano tutti”.

Aspettare.

Ancora aspettare.

Piera, io, tutti.

Alla fine non mi ha detto niente di nuovo: aspettare.

Ancora.

Non si sa per quanto.

Aspettare.

Non si sa cosa.

Deglutisco, e mi faccio coraggio per fargli quella domanda: “Rocco... potrebbe non svegliarsi più?”.

Lui inspira e poi annuisce: “Sì. potrebbe non svegliarsi più”.

Ancora una volta, il dottor Alfredi mi ha dato quello che volevo: la Verità; ma, ancora una volta, non è la Verità che avrei voluto sentire. Mi viene da piangere, ed è meglio che me ne vada prima che succeda: “Ci vediamo”; volto la carrozzella e vado verso la porta, poi mi giro di nuovo verso di lui: “Comunque... se vede quel chirurgo..., lo ringrazi da parte nostra, i Braccialetti...”

Ma... guarda che lo conosci benissimo.”

Come si chiama...?”

Si chiama... Maria Pia Lisandri”

Come ha detto?!” gli domando incredulo. La Lisandri?! Non sapevo nemmeno che operasse!

Hai capito bene” mi risponde, annuendo compiaciuto.

La Lisandri?! La Strega?!” esclamo, ancora incredulo, e lui non riesce a trattenersi dal ridere.

Sì... a volte può sembrarlo, ma ti assicuro io che è... una bellissima principessa”.

Addirittura una principessa, adesso mi sembra esagerato, però mi tocca ammettere che se sono ancora vivo, è in gran parte merito suo; e lo stesso vale per Rocco, a quanto pare.

Grazie” gli dico con un filo di voce, prima di andarmene.


Ciao” dico entrando in camera.

Ciao” mi risponde Vale, intento a fare colazione a letto. Io guardo il vassoio con la mia colazione, indeciso se mangiare o no: non ho molta fame. “Stamattina mi sono svegliato presto e non c'eri.”

Sono stato a fare un giro.”

All'alba?” mi chiede lui con tono sarcastico.

Non ho chiuso occhio stanotte” gli rispondo annuendo. “Forse un po' per l'ansia... Sono stato a vedere il sole tra gli ulivi.”

Cris è stata dimessa” mi dice ad un tratto, e giurerei di percepire nella sua voce un intento provocatorio. “Se ne va oggi.”

Lo so. Me l'ha detto.”

Aah... e dove l'hai vista, scusa?”.

Non ho voglia di reagire alle sue provocazioni e cerco di mantenere il tono di voce più calmo possibile. “L'ho incontrata fuori.”

E non ti dispiace che se ne va?”; ancora quel tono del cazzo, e quell'espressione sulla faccia che mi fa venir voglia di prenderlo a pugni.

No” gli rispondo sfregandomi un occhio. “Se è guarita che sta a fare qua dentro?”; mi giro per andarmene: se resto ancora qui, va a finire male.

Mi ha lasciato”; a quelle parole mi blocco di colpo, e per un attimo mi si blocca pure il respiro. “Questo te l'ha detto?”

No” dico voltandomi verso di lui. “Non lo sapevo.”

Davvero?!”; ancora quel tono lì. Ma che cazzo vuole da me?! Cosa vuole sentirsi dire?! Che mi piace Cris?! Che sono innamorato di lei?! Che l'ho sempre voluta e che quando si è messa con lui ho rosicato di brutto?! Che adesso che lei se ne va niente sarà più lo stesso?! Che me ne sono fregato di lui, della nostra amicizia, del gruppo, di tutto, pur di poterla baciare in quell'ascensore, fino a lasciarla senza fiato?! Che il fiato adesso manca a me, perché non voglio che lei vada via, ora più che mai, ora che ha lasciato lui, ora che mi ha fatto tutto quel discorso sulle anime gemelle?! Che me la sto facendo sotto?! Che la perderò perché non posso permettermi di averla per davvero, perché non posso permettermi di perderla poi, dopo averla avuta?! È questo che vuole sentirsi dire?! Questo?!

Davvero” è quello che invece gli dico; e poi siccome mi dispiace pure per lui, che mi sembra stia da cani, mi avvicino al suo letto e cerco di rassicurarlo: “Ma dai, stai tranquillo...” gli dico appoggiando una mano sul tavolino. “Vedrai che... secondo me ti ha lasciato perché... per proteggerti, dai! Così almeno non soffri!”

Mi ha lasciato perché è innamorata di te!” sbotta lui spostando con decisione la mia mano.

E questa quando t'è venuta in mente?!” esclamo ridendo.

Smettila di... di trattarmi come un'idiota! Credi che n... non ho gli occhi per vedere?!”

Senti Vale..., non ho tempo per le tue cazzate. Cris se ne va, e ti girano. Perfetto! Però io, con le tue paranoie, non c'entro!”

Ah! Le mie paranoie?! Quindi sarebbero le mie paranoie?! Perché invece non ammetti che è tutto vero, eh?!”.

Io rido e poi applaudo: “Bravo! Hai ragione tu!” dico alzando le mani in segno di resa. “Vero! Però adesso... ho cose molto più importanti da fare, ok?”; meglio davvero se me ne vado. “Ciao ciao!”.


Nicola si è sentito male.

Dopo aver lasciato Vale, me ne sono andato sul terrazzo, ma poco dopo lui mi ha raggiunto. “Nicola si è sentito male!” mi ha detto col fiatone: deve aver corso parecchio per venire ad avvisarmi.

Io ho lasciato cadere il pallone che avevo in mano e sono corso verso l'ascensore; “Cos'ha avuto?!” gli ho chiesto mentre aspettavamo che l'ascensore raggiungesse il piano, ma lui non ha saputo rispondermi e nella mia testa rimbombava la mia stessa voce che mi diceva: “No, no, anche Nicola no, ti prego no. Ti prego, no”.

Ci raggiungono anche Cris e Toni, e insieme arriviamo a Terapia Intensiva, nel momento esatto in cui la Lisandri esce dalla porta.

Allora...?!” le chiedo andandole incontro, mentre pure gli altri la riempiono di domande.

Purtroppo Nicola ha avuto un ictus, ragazzi” ci risponde lei. “Non sappiamo ancora quale sia la gravità.

No, no, anche Nicola no.

Anche Nicola no.

Voglio vederlo!” dico mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime; faccio per avanzare, ma la Lisandri mi blocca.

No, Leo. Sicuramente dopo potrai vederlo, adesso non è il caso. E comunque, stanno riportando Rocco in camera”.

Rocco?!”. La conosco ormai, la Strega: voleva che mi togliessi di torno e ha trovato il modo perfetto per farlo; mi asciugo gli occhi, mentre corro verso la stanza di Rocco, seguito dagli altri. Questa giornata è un continuo alternarsi di robe assurde. Non immagino cos'altro possa capitare.


Mentre andiamo verso la camera di Rocco rallento, lasciandomi superare dagli altri; non lo so cosa mi succede, ma è come se avessi paura di arrivare lì e di vederlo diverso. Sì, l'ho sempre visto steso su quel letto, inerme, perso in chissà quale limbo..., ma adesso ne sono spaventato, non so perché. Non so se è il sapere che nonostante l'abbiano operato potrebbe comunque non svegliarsi più o anche morire; Cris, Vale e Toni si fermano di botto davanti alla porta della sua stanza, ed io li raggiungo, finendo poi col passare davanti; ok, non sono un vigliacco: vediamo cosa c'è da vedere, per quanto male possa fare: Rocco è sdraiato sul letto nella stessa identica posizione di sempre, ma ha la testa fasciata, la flebo, ed più pallido del solito; accanto a lui c'è Ester, mentre Piera è abbandonata su una poltrona, con Laura in piedi dietro di lei a massaggiarle le spalle.

Come sta?” chiedo ad Ester quando si avvicina a noi.

Ragazzi, non potete entrare...” sussurra lei.

È andata male...?” le domando con la voce strozzata.

Rocco sta bene” mi risponde accennando un sorriso. “Dobbiamo solo aspettare adesso”.

Cris mi ha appena appoggiato una mano sulla spalla e la cosa mi sorprende, dato il modo in cui ci siamo lasciati prima, ma faccio finta di niente, mentre Vale chiede ad Ester per quanto ci tocca aspettare.

Eh... questo non lo può sapere nessuno. State qua, eh?” ci dice lei facendoci segno di non entrare in stanza.

Io annuisco e guardo Rocco; mi viene da piangere, non ci posso nemmeno pensare che sto rischiando di perdere altre due persone a cui tengo; oltre a Cris, naturalmente, perché anche sei lei sta bene, la sto perdendo comunque. Che merda! Deglutisco, trattengo le lacrime, resto immobile e in silenzio ad ascoltare il bip costante dell'elettrocardiografo, e pure gli altri; poi Cris, che è alle mie spalle, si china verso di me e a voce bassissima mi chiede: “Hai visto le mani di Laura?”.

Io mi giro appena verso di lei, poi guardo Laura che sta ancora massaggiando Piera e annuisco: “Sì. Che hanno?”

Alcune persone non... non riescono a parlare con le parole, però...”; la sua voce è un sussurro, il suo viso è vicino al mio e il suo respiro su di me mi dà i brividi. Ancora una volta sta cercando di dirmi qualcosa e, anche se questo mi spaventa a morte, stavolta non ce la faccio ad essere stronzo.

Lo vedo” le rispondo. “Si può parlare in tanti modi”; mi giro a guardarla, e il suo viso è ancora così vicino al mio che se non ci fosse Vale accanto a me la bacerei all'istante, fregandomene delle conseguenze; ma Vale c'è, e c'è ancora quella maledetta paura di crederci davvero, al fatto di poter stare con lei: non mi posso permettere di soffrire ancora.


Finalmente ho avuto il permesso di vedere Nicola, ma in effetti non so se sia un bene o un male; non riesco a guardarlo ridotto così, incosciente, e con tutti quei fili attaccati addosso: mi ricorda mamma e mi fa male. Resto con lo sguardo basso, gli tengo stretta la mano destra, ogni tanto sollevo lo guardo su di lui ma non resisto a lungo e lo abbasso di nuovo.

Sono stufo di tutto questo aspettare, di tutto questo dolore, di tutta questa sofferenza, di questi silenzi interrotti solo da suoni artificiali, delle persone che stanno male e che a volte muoiono pure.

E di quelle che stanno bene e se ne vanno, lasciandomi per l'ennesima volta qui.

Poi arriva Ruggero e si posiziona con la carrozzella dall'altra parte del letto, accanto a Nicola: “Come sta?” mi chiede.

Io mi stringo nelle spalle: “Pare che non sia l'Alzheimer... Stanno provando a stabilizzarlo con una tonnellata di farmaci... Stanno tutti là dentro” dico indicando la flebo.

Chissà che sballo!” esclama lui con un sorriso sarcastico.

Mah... insomma!” gli rispondo pensando a tutte le flebo piene di tonnellate di farmaci che mi sono sorbito nell'ultimo anno, e che più che sballarmi mi rincoglionivano.

Ma lo operano?”

No, non credo. Hanno paura che... che non sopporti un intervento”; cala il silenzio, triste e pesante, ed io non riesco a reggerlo: “Hai saputo che... Vale e Cris si sono lasciati?”

No, non lo sapevo. Vabbè, tanto...”

Cosa?”

No, dico, tanto si sapeva che non durava.”

Ma che dici?” gli domando un po' a disagio. “Guarda che andavano d'amore e d'accordo, eh?”

Forse l'accordo c'era... L'amore non credo proprio.”

No, ti sbagli”; se mi fermo a rifletterci anche solo per un secondo, lo so che lui ha ragione, lo so che Cris non era innamorata di Vale e che, molto probabilmente, è innamorata di me già da tempo, ma mi è più comodo non pensarci.

Ti sbagli tu: erano una coppia né carne né pesce! Non lo so... c'è gente che insieme forma una bella coppia, e gente che invece non la forma. L'ha lasciato lei, vero?” mi chiede con un sorriso beffardo.

Sì” gli rispondo imbarazzato ma anche compiaciuto, mentre lui sorride soddisfatto.

Per forza. Se c'era sopra una scommessa facevo bingo! Tu e Cris invece fareste una bella coppia!”; credo di essere arrossito e lo guardo senza dire niente. “Ti piace lei, vero?”

Beh...” ; muovo la testa di lato, mi stringo leggermente nelle spalle, abbasso lo sguardo; “Abbastanza” gli dico sfregandomi un occhio.

Come?! Non abbiamo sentito!” esclama indicando Nicola. “Puoi ripeterlo, guardandomi negli occhi? La domanda è: ti piace?!”.

Io lo guardo e sorrido: “Sì. Molto.”

Beh, allora vai da lei e diglielo, no?”

No, è inutile... È stata dimessa, tra un po' se ne va.”

Cazzo! Questo sì che vuol dire avere uno che ti ha fatto una macumba!”

Già...” rispondo con un filo di voce.

E tu come stai?”

Io...” dico stringendomi nelle spalle. “Io... sto bene.”

Come...?” mi domanda mentre mi sfrego un occhio. “No, è che io e Nicola, proprio oggi non... non ci sentiamo bene! Come dici?”

Sto di merda...!” ammetto sospirando, e lui sorride.

Così va meglio.”

Sì, però... non devo pensarci!”

Beh... i tuoi guru personali avrebbero una sentenza!”

Vai, spara!”

Non pensare a qualcuno che ci piace, specie se ci piace molto, è i-m-p-o-s-s-i-b-i-l-e!”; mi spara addosso la sua sentenza, che purtroppo è terribilmente vera, poi prende la mano sinistra di Nicola e la stringe: “Dai, vecchia quercia! Non mollare, eh! Altrimenti...”; mi indica ridendo, e rido anch'io; poi lui se ne va, ed io rimango ancora un po', a tenere stretta la mano destra di Nicola, e a ripensare alla sera della gara di corsa in carrozzella tra me e Ruggero, in cui Nicola aveva fatto da arbitro e in cui Cris aveva fatto un tifo scatenato, e poi mi aveva dato quel mezzo bacio, e poi c'erano stati i fuochi e quello sguardo sul terrazzo... e tutto mi sembrava così bello e senza fine.

E invece, ancora una volta nella mia vita, tutto sta precipitando.


Dopo pranzo me ne vado a giocare a basket per distrarmi un po', e pochi minuti dopo arriva anche Ulisse per la sua pausa caffè.

Sai che di te non so proprio niente, Ulisse?” gli dico mentre lancio a canestro e, incredibilmente, faccio di nuovo centro.

Non sai perché non c'è niente da sapè!” mi risponde sedendosi vicino al muretto. “Sono uno normale, come tanti!”

Normale non mi sembra proprio!” rido andando accanto a lui. “Poi un giorno se mi va te lo spiego! Ma una moglie ce l'hai?”

Sì. È di qua. E per lei che ho lasciato Roma...”; e dal modo in cui l'ha detto, giurerei che è ancora perdutamente innamorato di lei.

E dei figli?”; lui sorride e alza sette dita delle mani. “Sette?! Mamma mia!” esclamo ridendo.

Mamma mia lo devo di' io!”

Ma sei mai stato ammalato?”.

Lui sembra pensarci un attimo, poi scuote la testa: “Mai. A parte qualche influenza...”

Cioè, mi stai dicendo che... non sei mai stato ricoverato in un ospedale?!”

Mai.”

Fortuna...” gli dico provando un po' d'invidia nei suoi confronti e guardando l'orizzonte. “Poi però le hai scontate, eh?! Qua dentro ti fanno fare turni su turni! Sei più sfruttato di un minatore!”.

Rido, e lui annuisce sorridendo, ma poi si fa serio: “La fortuna è un'altra.”

Sarebbe?!”

Lavorare qui, conoscere gente come te! Per me è un onore.”

Addirittura?”; addirittura un onore?! “Perché, che c'ho io di speciale?”

Sei coraggioso. Ecco che c'hai. Ma no coraggioso come certi fanatici stronzi..., no. Tu vivi ogni giorno facendo a pugni col tumore, e ve menate de brutto, eh! Lui mena te, te meni lui... Crocca su crocca, pigna su pigna. Io non ho mai conosciuto nessuno col coraggio tuo!”.

Le sue parole mi lusingano, ma allo stesso tempo mi sembra quasi di non meritarle, dato come mi sto dimostrando vigliacco con Cris: “Però in una cosa non sono coraggioso per niente...”

Si vede che è una cosa di cui... ti importa poco.”

No, è proprio il contrario... mi importa moltissimo.”

E perché non la prendi di petto?”

Perché ho paura che...” gli rispondo stringendomi nelle spalle. “Che se poi mi scopro sto peggio.”

Capito...!” annuisce lui sorridendo. “Dal tono che stai usando... mi sa che stiamo parlando d'amore, giusto?”

Giusto” gli dico ricambiando il sorriso. “Dici che sto facendo una cazzata?”

Oddio, se proprio me lo chiedi... la faccia di uno che sta facendo una grandissima cazzata ce l'hai!” esclama ridendo.

Sai che hai ragione.... Sì..., mi sa che hai proprio ragione!”; tolgo il freno alla carrozzella, gli do una pacca sulla spalla e mi precipito verso il portone: “Ma che coglione che sono! Grazie Ulisse!”.

Sono proprio un coglione! Un vero e proprio coglione! Ma vigliacco, no! Non lo sono mai stato e non ho intenzione di diventarlo adesso!

Succeda quel che succeda, Cris deve sapere cosa provo per lei: devo avere il coraggio di dirglielo, devo avere il coraggio di provarci, di vivermi questa storia senza pensare alle conseguenze, al dopo, a come potrei starci male, a che schifo sarà con lei lontana da qui.

Ci devo provare!

Ne ho passate tante, non posso lasciarmi spaventare da una cosa così; non è vero che l'ho persa, non ancora! Ho rischiato che succedesse, col comportamento che ho avuto con lei dal giorno che ci siamo conosciuti, ma non è successo, non l'ho persa! Anche quando sembrava di sì, invece no! Anche quando sembrava che avesse preferito la calma e la tranquillità di Vale a tutti i miei casini, non era vero! Stava solo scappando da me, perché aveva paura, ed è quello che io sto facendo adesso! Che stavo facendo, anzi: perché non voglio più scappare! Non scappo più! E adesso corro da lei e le dico tutto.


Cris!” la chiamo ad alta voce, andando verso di lei, muovendo la carrozzella più veloce che posso. “Cris! Ehi, Cris! Cris!”; lei cammina lentamente verso di me, mentre io corro, corro da lei, senza riuscire a trattenere la mia gioia; lei mi sorride ed io l'ho quasi raggiunta, ma vengo fermato da Vale.

Leo, Leo, Leo!”

Vale, Vale, ho fretta! Non è il momento migliore!”

No, ti devo parlare” mi dice trattenendomi per un braccio. “È importante!”

Ma non possiamo farlo dopo?!”; adesso ho solo voglia di correre da Cris, di tirarla verso di me, di baciarla e di dirle tutto quanto.

No, Leo, adesso, un attimo! Vieni dentro con me!” mi dice tirandomi per un braccio, verso la nostra stanza.

Ma... parliamo dopo, dai!”

No, Leo, dopo no!”.

E va bene, sentiamo cosa c'è di così urgente! “Cris, aspettami! Non andare via!” le dico mentre seguo Vale. “Torno subito!”; lei annuisce, ed io continuo a guardarla sorridendo mentre seguo Vale. “Dimmi.”

Ecco, Leo, io...”

Dai, cosa c'è?”; e su, Vale! Che non ho tempo da perdere!

Me ne vado” mi annuncia stringendosi nelle spalle.

Dove, te ne vai?” gli chiedo mentre mi viene da ridere. Che la Lisandri gli abbia dato un permesso? Oppure gli cambia reparto?! No, cazzo, non voglio un nuovo compagno di stanza.

A casa. Mi dimettono”.

Lo dimettono.

Non ci posso credere.

Io sono qui da un fottutissimo anno, e neanche a parlarne! Lui è qui da uno sputo di mesi, e se ne va.

Anche lui se ne va.

Come al solito, tutti se ne vanno, tranne me.

Come al solito, resto solo io.

Ah, no: io e la Bestia, certo!

Quando?” gli domando deglutendo.

Ora”.

Ora.

Due in un colpo solo: perfetto! Io resto qui, e loro se ne vanno, saranno fuori, saranno liberi, potranno vedersi quando gli pare, e magari sboccia pure l'amore, chissà! Magari Cris cambia idea e torna con lui. Annuisco nervosamente, distolgo lo sguardo, sbatto la mano sul ginocchio..., beh, almeno stavolta non ho preso a pugni niente e nessuno, anche se la tentazione è forte.

Leo, lo sai...” mi dice Vale sospirando. “Da quando era morto Davide avevo deciso di rimanere... L'avevo fatto per te, per Cris, per tutti noi... Ma poi...”

Non mi dire niente” lo fermo io bruscamente, sollevando l'indice per chiedergli di stare zitto. “Ho capito. Ricevuto”.

E avrei dovuto capirlo prima, che tutto sarebbe finito, che tutto stava per finire, perché questa è la storia della mia vita, e tutte le volte che le cose sembrano andare bene poi finisce tutto in merda! Che poi, cosa dovevo aspettarmi?! Che lui e Cris sarebbero rimasti qui con me per chissà ancora quanto tempo?! Loro sono guariti, loro stanno bene, loro! Loro se ne possono andare, e l'unico sfigato che resta qui sono io. Come sempre. E vorrei dirgli che mi mancherà, e vorrei dirgli che sono felice per lui, perché almeno lui ce l'ha fatta, e in qualche modo riotterrà la sua vita di prima, ma non ci riesco: la mia vita di prima è sempre più lontana, e la mia vita di adesso è proprio uno schifo. Non ce la faccio proprio ad essere felice per lui, così come non ci riesco per Cris. Tolgo il freno alla carrozzella, e vado verso il mio letto: “Te ne vai?! Perfetto!”

E non ti arrabbi?”

No, anzi!” esclamo prendendo la chitarra e spostandola dal mio letto al suo. “È una bellissima notizia! Per te, e anche per me! Mi prendo il letto della finestra! Prima che se lo prenda chi viene al posto tuo! E questa...” dico prendendo il suo cavalletto e l'altra roba per dipingere. “È roba tua! Poi te la porti a casa! E qua...”; sposto la roba che c'è sul suo comodino. “E qua ci sto io!”; sorrido nervosamente, mentre lui mi guarda, immobile e stranito, staccare dal muro sopra al suo letto tutti i disegni che ha fatto. “Vedi i capolavori tuoi?! Te li porti a casa!”; li lascio cadere sul letto, poi torno verso di lui. “Mi ero rotto di stare qua, sai?!” gli dico sbattendo una mano sul tavolino del mio letto. “Quando stai troppo tempo nella metà di una camera... alla fine ti spalla”; tiro fuori il cassetto del mio comodino e ci butto freneticamente dentro un altro paio di cose.

Leo, poi devo dirti anche un'altra cosa che riguarda Cris! È molto complicata...”. Certo! Mi manca solo di sentirlo parlare di Cris e del suo cuoricino infranto, adesso! “Ti puoi fermare un attimo?!” esclama alzando la voce.

Io lascio ricadere con forza il cassetto sul suo letto e mi giro verso di lui, alzando la voce a mia volta: “Che c'è?!”

È una cosa che riguarda voi due... che parte da molto lontano e... sì, insomma... parte da quando eravate dei... dei piccoli dinosauri e...”

Dinosauri?! Ma che cazzo dici?!” gli domando urlando; che cazzata è mai questa?! Si è fumato qualcosa?! Riprendo a spostare la mia roba, finché entra Cris insieme a Toni.

Ma che succede?!” chiede lei.

Mi prendo il letto buono!” le rispondo fermandomi e guardandola. “Lo sapevi che anche Vale se ne va?!”

Cris, colta alla sprovvista, guarda Vale che però tiene lo sguardo basso, poi guarda me e annuisce: “Sì”.

Sì.

Lo sapeva.

Mi sento tradito, avvilito, deluso, incazzato: con lei, con lui, col mondo intero che ancora una volta mi saluta da lontano. “Perfetto” dico deglutendo. “Ma com'è che sono sempre l'ultimo a sapere le cose?”; la mia voce trema, contro la mia volontà; provo a renderla ironica, ma sto veramente di merda. “Una volta qua dentro... ero il Leader. E poi? Cos'è successo?”. Nessuno di loro mi risponde, anzi, fanno pure fatica a guardarmi. Riprendo a sistemare le mie cose, ma sono troppo nervoso. “Metto a posto dopo! Toni, andiamo da Rocco e Nicola.”

No, aspetta Leo, io...” mi risponde lui un po' imbarazzato. “Me ne vado perché... sono guarito, vedi? L'ospedale non mi fa restare!”

Vai in comunità?” gli domando preoccupato.

No! Perché... la mamma di Vale ha ottenuto una sospensione, e vado a casa da mio nonno”.

Lieto fine anche per Toni. Fantastico! Ma non riesco ad essere felice nemmeno per lui. “Perfetto”; sono di nuovo sul punto di piangere, ancora, per la millesima volta oggi. “Grande notizia! Davvero!” esclamo ostentando un'allegria forzata. “Che giornata ragazzi! E chi se la dimentica?! Sono contento per voi. Per tutti e tre. Molto contento”. Me ne vado: non sto di certo qua a salutarli tra abbracci e promesse di rivederci presto che tanto non verranno mantenute! “Permesso!” dico andando verso di loro che si spostano per farmi passare. “Buona fortuna!”

Non c'era qualcosa che volevi dirmi?” mi domanda Cris quando sono già sulla porta.

Non era niente di importante. Neanche me la ricordo più”.

Sono ormai in corridoio quando Toni mi richiama: “No no no no! Aspetta! Aspetta! Aspetta!”

Che c'è ancora?!” urlo tornando indietro.

Lo sento!” esclama lui meravigliato. “Lo sento di nuovo! Sento di nuovo Rocco!”

Rocco?!”

Rocco! Stanno parlando!”

Ma chi?” gli chiedo, indeciso se credergli o meno.

Rocco e Nicola! Dai, andiamo!”.

E non lo so se sia vero o no, non lo so se Rocco e Nicola stiano davvero parlando nella testa di Toni, e se questa sia una cosa positiva o negativa, ma devo per forza andare a vedere che succede. Giro la carrozzella e corro verso la stanza di Rocco: stavolta non mi lascio superare da nessuno ed arrivo per primo.


Apparentemente non è cambiato nulla; mi avvicino lentamente al suo letto, per poterlo guardare da vicino, ma mi sembra tutto identico a prima. Ci sistemiamo tutti intorno a lui, in attesa che succeda qualcosa, in attesa che “parli” di nuovo con Toni, ma non succede niente.

Cosa possiamo fare?” gli domanda Vale.

Dobbiamo solo pensare a lui” risponde Toni. “E mandargli amore”; Toni prende la mano di Rocco e la stringe, poi allunga l'altra mano a cercare la mia, che a mia volta prendo quella di Cris, e lo stesso fa lei con Vale, e Vale con Rocco. Adesso siamo tutti collegati, per mandargli amore, qualsiasi cosa significhi. “Chiudiamo gli occhi” ci dice Toni, e tutti lo facciamo, anche io, anche se non mi piace sentirmi dire quello che devo fare, ma in questo caso credo che lui sia l'unico che abbia una minima possibilità di capirci qualcosa.

Restiamo ad occhi chiusi, aspettando, non so per quanto tempo. La mano di Cris è calda, lo so che devo concentrarmi su Rocco, ma lei è così vicina, e sento il suo profumo, e mi distrae. Alla fine, preso dalla rabbia non le ho più detto niente, e forse è meglio così. Ok, basta, devo pensare a Rocco, mandargli amore, richiamarlo qui, fargli sentire che voglio che si svegli, che torni, che voglio conoscerlo davvero, che voglio sentire la sua voce, ma non come fa Toni, nella testa, sentirla per davvero, con le orecchie; poterci parlare, e raccontargli tante cose, del giorno che è arrivato qui, e del giorno che ci sono arrivato io, e di come mi abbia fatto da psicologo senza saperlo, o forse lo sa; e che ho voglia di vedere i suoi occhi aperti, e il suo sorriso, e la gioia di quando abbraccerà di nuovo sua madre, e...

Toni...”: una voce, leggera, sussurrata, lieve, da bambino.

Sì...!”: la voce di Toni, commossa, quasi soffocata, in un misto tra il riso e il pianto.

Apro gli occhi e non ci posso credere: è sveglio! Rocco è sveglio! Lascio immediatamente le mani di Toni e Cris e afferro una mano di Rocco, ancora incredulo, senza sapere cosa dirgli, mentre tutti lo guardiamo, felici, allibiti, e lui sorride; sorride! Non è spaventato, non è confuso, sembra sapere benissimo chi siamo e ci sorride.

Ciao...” gli dice Cris facendogli una carezza.

Ragazzi, che sta succedendo?” ci chiede Piera entrando nella stanza e vedendoci tutti addossati a Rocco. “Dovete fare piano”; poi si accorge che è sveglio e sul suo viso passano mille emozioni in un secondo. “Amore mio...” sussurra quasi senza fiato.

Mamma...”

Amore... Amore mio...” continua a ripetere Piera, in estasi. “Ciao cucciolo...”. Chissà cosa sta provando in questo momento, chissà che tumulto, chissà che razza di emozione è..., forse uguale al giorno che è nato, e forse è quello che proverò io quando guarirò... Lei comincia ad accarezzarlo, a baciarlo e, senza dirci niente, noi altri ci guardiamo e capiamo che è arrivato il momento di lasciarli da soli e di andare ad avvisare tutti quanti: Rocco si è svegliato!


E anche Nicola si è svegliato! Me lo dice la Lisandri quando vado a chiederle notizie, e mi concede pure di stare un po' con lui, a patto che non lo faccia stancare.

Non sai quanto sono contento, Nicola!” gli dico tenendogli stretta una mano. “Ci hai fatto preoccupare tutti quanti! Mi sei mancato un casino, non solo a me!”

E la vostra band come va?” mi domanda lui; è ancora attaccato alla flebo e a varie macchine, ma sembra abbastanza in forma.

E quella... quella è finita” gli rispondo stringendomi nelle spalle. “Così.”

Come?! Eravate così bravi!”

Beh... bisognerà cercare gente nuova” dico facendo finta che la cosa mi lasci indifferente. “Ormai siamo rimasti solo in due: io e Rocco. Sì, perché... Cris, Vale e Toni sono stati dimessi.”

Come?” mi chiede lui, ed ecco che mi viene ancora da piangere! Maledizione! Oggi faccio concorrenza ad Asia quando guarda quei suoi stupidi film! “Ma quando?”

Credo che stiano andando via proprio ora...”

E che stai facendo qui?”

Beh... sono venuto a trovare te, no?”; uso un tono allegro, gli sorrido, ma stavolta sono davvero sul punto di crollare.

Ma devi andare a salutarli...!”

Non lo so... non mi piacciono i saluti!”

Leo...”

E poi devo pensare a chi resta, non a chi parte. No? Sai, sono arrivati due ragazzi nuovi che potrebbero essere il Bello e il Furbo!”

Leo...”

Ce n'è anche uno più o meno della mia età che potrebbe essere il Leader, se non ci fosse già un Leader, che poi sarei io, no?!”

Leo...”.

Nicola prova a intervenire, più volte, ma io parlo a raffica senza lasciargli spazio. Non posso lasciargli spazio, perché se mi fermo è la fine. “Devo anche passare al piano delle ragazze, sì... Per vedere se ce n'è qualcuna che...”; la vista comincia ad annebbiarmisi, e la mia voce è sempre più instabile.

Leo!”

No, perché sai, sono arrivate due carine che... Guarda, come si dice... dos è meglio che one, no?”; Nicola ride, e rido anch'io, ma devo sembrare patetico, perché sto proprio per piangere.

Leo...”

Vedrai che tra poco torna tutto come prima, si ricomincia a far casino!”

Leo” ripete ancora una volta, ma stavolta con più decisione.

Sì...”; mi fermo un attimo, e arrivano le lacrime, prepotenti, inarrestabili. “No, poi dopo dico che...”; provo a parlare, tentando di distrarmi, ma ormai è troppo tardi e scoppio a piangere; appoggio la testa contro il materasso, stringo il braccio di Nicola, e piango tutte le lacrime che non ha fatto che trattenere per tutto il giorno.

Devi andare a salutarli” mi dice lui, ed io sollevo la testa a guardarlo.

No, io non ce la faccio, Nicola!”; abbasso di nuovo la testa, sento addosso tutta la tristezza del mondo, non riesco a smettere di piangere.

Ma sì che ce la fai!”

Non ce la faccio!” ribadisco senza sollevare la testa.

Vai!” esclama lui scuotendomi. “Vai! Gira quella cosa e vai!”.

Mi tiro su, lo guardo negli occhi, e so che ha ragione, lo so. Lo so, cazzo! Lo so! Raddrizzo la schiena, mi asciugo la faccia con la maglietta... Nicola ha ragione: devo andare! Se lascio che vadano via così, dopo me ne pentirò di sicuro e ci starò ancora più male. Non mi piacciono i saluti, però stavolta devo.


Ho paura che sia troppo tardi.

Muovo la carrozzella più veloce che posso, fino a farmi bruciare i muscoli delle braccia, ma devo assolutamente raggiungere Cris e gli altri prima che vadano via. Ho inutilmente perso del tempo, sono stato un vigliacco, e forse adesso è troppo tardi.

O forse no.

Sono ancora tutti qui, perfino Rocco, sulla carrozzella, guardato a vista da Carlo.

Ragazzi che fate?!” urlo irrompendo nel cortile. “Non salutate il capo?!”

Leo!” esclama Vale scendendo di fretta dall'auto e mettendosi sulla carrozzella che era ancora lì vicino.

Leooo!” esulta Toni correndomi incontro. E anche Cris, che stava per salire sulla macchina di sua sorella, inizia a correre verso di me, fino a che tutti mi raggiungono e ci stringiamo in un abbraccio pieno; sì, pieno; di tante cose.

Ci sono tutti i mesi trascorsi insieme in questo abbraccio, ci sono i giorni in cui siamo stati due, e poi tre, e poi quattro, e sei, e poi cinque.

C'è tutto quello che abbiamo condiviso: tutte le risate, tutte le lacrime, le confidenze, i litigi, l'allegria, il dolore, i giorni di sole, quelli di pioggia, le giornate senza fine e quelle che sono passate troppo veloci, le notti insonni, le battute cretine, i discorsi importanti, la paura, la fiducia, il coraggio, le delusioni, le brutte notizie, quelle belle, i segreti, la rabbia, l'amore.

L'amore.

Credo che l'amore rimanga la cosa più importante che abbiamo condiviso.

L'amore, in tutte le sue forme. Siamo stati, l'uno per l'altro, molto più che semplici amici: siamo stati una famiglia, e tutto questo so che non finirà; comunque vada tra noi, quello che abbiamo condiviso resterà per sempre; ovunque saremo nessuno di noi sarà mai più solo, questo è il tacito patto che ci siamo scambiati in quella notte di febbraio, ed io so che è vero, e che nessuno di noi lo tradirà mai. Li stringo tutti a me, vorrei quasi avere più braccia, vorrei non aver sprecato tempo prezioso; li accarezzo sulla testa, uno per uno, mentre sento la mano di Cris sfiorarmi il collo e rabbrividisco. “Braccialetti rossi...!” grido sollevando il braccio con al polso il braccialetto.

Watanka!” urliamo tutti slegandoci dall'abbraccio per sollevare in alto i braccialetti.

E poi è ora di salutarci: ancora qualche abbraccio, qualche stretta di mano, qualche sorriso..., e poi restiamo solo io e Rocco, mentre gli altri vanno alle macchine.

Cris indugia, cammina lentamente, si gira un paio di volte a guardarmi, io sollevo la mano in un saluto che rimane a mezz'aria, immobile, come me. Mi guarda ancora, ormai è praticamente arrivata alla macchina, Carola è già seduta al posto guida, ma lei procede ancora piano, pianissimo... e ancora mi guarda. Mi tremano un po' le gambe, e il cuore mi sta battendo fortissimo, non voglio che vada via così, però ho paura, cazzo!

Lei mi rivolge un ultimo sorriso, poi sale in auto, mentre io penso che ormai non c'è più niente da fare.

Se ne sta andando.

L'ho persa.

Leo...!” mi chiama Vale. “Dai!”.

Sembra che oggi io abbia bisogno di spinte continue, per fare qualsiasi cosa; deglutisco, accenno un sorriso, annuisco, e poi corro verso la macchina di Carola: “Cris!”; lei scende immediatamente ed io mi fermo ad aspettarla nello spiazzo vicino alla fontana. Mi raggiunge a passo svelto, i tacchi dei suoi stivaletti rimbombano, è la prima volta che la vedo senza le sue All Stars rosse, ha pure un vestitino carino che le lascia scoperte le gambe, ma ero così agitato che non ci avevo nemmeno badato. “Avvicinati” le dico prendendole una mano. Vorrei poter essere io ad avvicinarmi a lei, ma purtroppo non è possibile, non ancora. Lei si china verso di me, ed io trovo finalmente il coraggio di dirle quello che provo per lei: “Ti amo”; ed è un po' come ammetterlo finalmente con me stesso.

Trattengo il respiro, mentre lei annuisce e mi rivolge un sorriso stupendo: “Anch'io”.

Faccio un sospiro di sollievo e poi la bacio; le appoggio una mano dietro la testa, la tiro verso di me, lei si siede sulle mie gambe e ci baciamo ancora, a lungo, profondamente, dimenticandoci di tutto e tutti: è come se ci fossimo solo noi.

Non l'ho persa.

Se ne andrà, ma tornerà.

Avremo ancora tanto tempo a disposizione, potremo provare a costruire qualcosa, vada come vada. Sarà difficile, ci saranno giorni duri, ma vale la pena provarci. Non posso perderla prima ancora di averla avuta.

E adesso lei è qui.

Adesso Cris è mia.

Adesso io sono suo.

Mi ero dimenticato quanto fosse bella la sensazione di appartenere a qualcuno.



   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Braccialetti rossi / Vai alla pagina dell'autore: Civaghina