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Autore: MadAka    11/09/2018    1 recensioni
Tutto ha inizio con un disegno. Perché è proprio un disegno quello che si trova Ewan, cantante degli Shards, nella tasca dei pantaloni al termine di un concerto. Due figure ben rappresentate su carta, lui e una ragazza e nessun indizio per risalire all'autrice.
Contro ogni previsione, il pensiero di individuare chiunque gli abbia dedicato quel piccolo bozzetto si appropria di lui, portandolo a incontrare una persona che sentiva già di conoscere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Two sips of whiskey in the flask but I’m not gonna drink them | I swear I’ll make it last |

Til we’re drinking out of the same glass again

Passenger. Patient Love.

 

 

 

The SSE Hydro, Glasgow, 2 luglio

Ore 9:54 PM

 

Esibirsi a un concerto liberava Ewan da qualsiasi tipo di pensiero, portandogli esclusivamente sensazioni positive.

Quella sera, però, qualcosa continuava ad affacciarglisi in mente, ricordandogli ogni minuto il perché della presenza degli Shards a Glasgow. A ogni canzone, quando la musica stava per iniziare e prima ancora che il cantante potesse aver modo di ricordare le parole del testo, nella sua mente si ripresentava il disegno che qualcuno, in quella città, gli aveva messo in tasca cinque mesi prima. Sapeva che il reale motivo di quel nuovo concerto a Glasgow era quello di riuscire in qualche modo a rintracciare la ragazza del disegno – perché non aveva mai dubitato si trattasse di una ragazza – ma voleva anche che quello fosse un nuovo concerto della propria band e, per tale motivo, stava dando il meglio di sé.

L’energia e la carica che il pubblico gli trasmetteva lo stavano facendo sentire più vivo che mai, al punto di caricarlo dell’euforica convinzione di sapere che tutto sarebbe andato secondo i propri piani. Avevano aggiunto Penelope alla scaletta della serata e il momento di suonarla era finalmente giunto.

Quando concluse Sin, mentre il pubblico urlava e applaudiva per far sentire tutto il suo sostegno, Ewan guardò in direzione dei compagni, ricevendo da loro i cenni di incoraggiamento di cui aveva bisogno. Avvicinò il microfono alle labbra e respirò a fondo, sentendo davanti a sé il silenzio formarsi.

«Ehi» esordì, ricevendo in risposta un boato che lo fece sorridere. «Vi ringrazio tantissimo per esserci stasera, anche se abbiamo suonato qui solo cinque mesi fa.»

Un nuovo boato, qualcuno urlò frasi di apprezzamento da lontano.

«Ora abbiamo in scaletta un pezzo nuovo, che non abbiamo mai fatto prima. Si intitola Penelope.

«Questa canzone è fortemente legata alla vostra città, sapete? Quando abbiamo suonato qui, a febbraio, qualcuno mi ha fatto un bellissimo disegno che ho trovato a fine concerto. Non so chi lo abbia fatto, purtroppo, ma è davvero bello.» Si passò una mano fra i capelli scuri, lievemente in imbarazzo all’idea di raccontare quella storia davanti a centinaia di persone. «A ogni modo, quel piccolo disegno mi ha ispirato questa nuova canzone e ci tengo a far sapere alla persona che lo ha eseguito, sperando sia qui stasera, che questa canzone è per lei.»

Chiuse gli occhi, ascoltando l’emozionante risposta del pubblico. Ispirò a fondo appena sentì Chris eseguire alla tastiera le prime note del brano. Sapeva che era arrivato il momento che aveva atteso e rincorso negli ultimi cinque mesi e sentì tutte le tensioni e le ansie scivolargli di dosso.

 

 

 

 

Congress Rd, Glasgow, 3 luglio

Ore 12:18 AM

 

Gli ultimi due ragazzi si allontanarono dagli Shards commentando entusiasti le foto che avevano appena fatto con i membri della band, sebbene a dividerli vi fosse un alto cancello con sbarre in metallo, quello che delimitava l’area backstage del concerto. Ewan li guardò allontanarsi, la fiducia ancora forte in sé, attendendo l’arrivo di altre persone.

Il concerto si era concluso nel migliore dei modi. Penelope aveva riscosso successo, il cantante lo aveva capito dalla reazione estasiata del pubblico, così come gli era stato direttamente rivelato dal gruppetto di fan che aveva atteso la loro uscita a fine concerto, fermandoli prima che potessero salire sul tourbus per rientrare in albergo. Fra di loro, però, nessuno aveva parlato del disegno, se non per dire che quella storia aveva del fascino incredibile.

Tuttavia, guardando gli ultimi ragazzi allontanarsi e non vedendo nessun altro sopraggiungere nella loro direzione, Ewan dovette arrendersi all’evidenza che il suo tentativo era fallito. Avrebbe dovuto accettare il fatto che non avrebbe mai incontrato la ragazza a cui aveva pensato continuamente negli ultimi cinque mesi, pur non avendo alcuna idea di chi fosse.

Sentì gli occhi degli amici su di sé; era certo che stavano tutti pensando la stessa cosa. Si voltò verso di loro, abbozzando un sorriso e stringendosi nelle spalle. I quattro si guardarono in silenzio.

«Mi spiace, Ewan » disse Chase, parlando a nome di tutti.

Nei mesi precedenti, mentre provavano e componevano le musiche per Penelope, i tre amici avevano avuto modo di capire quanto, inspiegabilmente, Ewan fosse ossessionato dal disegno che una sconosciuta gli aveva fatto. Il cantante non era mai riuscito a spiegare il perché di quella sua fissazione, ma diventava evidente ogni giorno più del precedente e non gli dava pace. Aveva insistito con Eddie per poter ottenere una nuova data a Glasgow, attendendo quella sera con desiderio sempre crescente. Aveva riposto in quel solo concerto tutte le sue speranze, sentendosi catapultato in qualcosa al limite del surreale.

Tuttavia dovette accettare l’esito di quella sera, così palese da non poter venire ignorato. Le possibilità erano due: lei non era venuta al concerto, oppure non voleva far sapere al cantante chi fosse. Quale delle due fosse la motivazione esatta, però, a Ewan non importava. Dentro provava una gran delusione che solo un nuovo concerto avrebbe potuto aiutare a superare.

Si incamminò seguendo i suoi amici, costringendo la sua mente a pensare a tutt’altro, proiettandola sullo show appena concluso e sentendosi un po’ più sollevato nel ripercorrere quei ricordi.

A un tratto sentì uno scoppio provenire alle sue spalle. Sì voltò di scatto, lievemente preoccupato, così come fecero Trent, Chris e Chase. Il botto non era stato molto forte, forse per quel motivo ciò che era più forte nel cantante – insieme alla preoccupazione – era la curiosità.

Voltandosi, contro ogni possibile previsione, i quattro Shards videro arrivare verso di loro una pioggia di coriandoli. Ewan fu quello che ne rimase più colpito; molteplici rettangoli di carta colorata volteggiavano nell’aria, arrivando fino al punto in cui si trovava lui, posandosi ai suoi piedi. Seguì a ritroso il tragitto dei coriandoli, trovando quella che era stata la loro fonte e dello scoppio che li aveva preceduti. Lì, oltre le sbarre del cancello, il tubo dei coriandoli ancora in mano, stava ferma una ragazza. Guardava in direzione degli Shards, sorridendo, gli occhi fissi in quelli di Ewan.

Colpito e incuriosito, il ragazzo si avvicinò d’istinto verso di lei – che aveva forse venticinque anni o pochi in più – osservandone il viso, i capelli scuri raccolti in una lunga treccia che le ricadeva sulla spalla e un abbigliamento a metà fra l’indie e il grunge. La raggiunse al cancello e si fermò; alle sue spalle Trent, Chris e Chase assistevano immobili alla scena.

Ewan e la ragazza si guardarono, sorridendosi reciprocamente, dopodiché lei tese al cantante, oltre la cancellata, un biglietto. Era il biglietto del concerto degli Shards appena concluso su cui lei – e Ewan la riconobbe subito – aveva disegnato con un pennarello la stessa figura femminile che aveva raffigurato accanto al cantante nel disegno che lui si era trovato in tasca cinque mesi prima. Sebbene non vi fossero colori a confermare la cosa, Ewan aveva guardato quel piccolo disegno così tanto che non ebbe il minimo dubbio si trattasse della stessa figura, così come si trattava dello stesso disegnatore.

«Hai scritto di Claire» gli disse d’improvviso la ragazza, con dolcezza.

Il cantante alzò gli occhi su di lei, incredulo. L’aveva trovata. Aveva trovato la ragazza a cui aveva pensato continuamente negli ultimi cinque mesi. Non la riconobbe solo dal lavoro che lei gli aveva appena porto, ma anche dagli occhi, gli stessi della ragazza disegnata. Per un lunghissimo momento quella situazione lo fece sentire strano, come se fosse alle prese con qualcosa di molto simile a un sogno. Aveva tutte le sembianze di qualcosa di irreale, eppure non lo era affatto. In quel momento lui era lì a Glasgow e di fronte vi era la persona che aveva tanto cercato; avrebbe potuto toccarla se solo avesse voluto e un primo contatto era già avvenuto nel momento esatto in cui le loro mani si erano sfiorate nel passaggio del biglietto.

«Sei tu» mormorò infine.

La ragazza si strinse nelle spalle. «Dipende dai punti di vista. Non ci assomigliamo molto» disse con un sorriso, indicando in direzione del disegno che Ewan ancora teneva in mano.

Lui controllò il biglietto, confrontando la persona che aveva davanti con quei rapidi e precisi tratti schizzati sulla carta. Trovò che la giovane sotto i suoi occhi fosse ancora più bella di quella disegnata nei lavori che aveva avuto modo di vedere, mentre una parte dentro di sé gli disse ostinata che era esattamente come l’aveva immaginata fin da subito, quando si era disegnata nella sua mente con le parole e le note di Penelope.

«Speravo di incontrarti, sai? Quel disegno che mi hai fatto a Glasgow, la volta scorsa, mi è davvero piaciuto» le rivelò il cantante, restituendole il biglietto e passandosi una mano fra i capelli, sopraffatto dalla situazione e incapace di resistere all’impulso di continuare a sorridere.

Lei tormentò per un breve istante la treccia con la mano libera, guardando imbarazzata da un’altra parte. «Io…» attaccò, ma dovette respirare a fondo prima di riuscire effettivamente a proseguire. «Non era mia intenzione metterti in tasca quel disegno. Lo avevo fatto perché speravo di riuscire a farmelo autografare a fine serata. Solo che, durante Chalk, mi sei passato così vicino che mi è bastato allungare appena la mano.»

Se non ci fosse stato buio Ewan avrebbe potuto vederla mentre arrossiva.

«Sono contento che siano andate così le cose» rispose lui, sovrappensiero.

I due tornarono a guardarsi, in silenzio. Il cantante si voltò un attimo in direzione degli amici, accanto al tourbus, fermi a osservare la coppia che si era appena formata. Tutti e tre temevano di rovinare quel momento e per tale motivo nessuno aveva il coraggio di intromettersi.

Ewan tornò a rivolgere la sua attenzione alla ragazza. «Ti chiami Claire?» domandò, alludendo al nome che lei aveva pronunciato prima.

Di tutta risposta quest’ultima scosse la testa. «No. Questa è Claire» disse, sollevando il biglietto e mostrando nuovamente il personaggio da lei raffigurato. «Io mi chiamo Amelia.»

Poter dare un’identità alla figura che aveva immaginato per mesi fece sentire sorprendentemente appagato Ewan. Rimase a guardare la ragazza – Amelia – con attenzione, registrando meglio che poté il suo viso, il sorriso, gli occhi. Averla trovata era una sensazione unica, qualcosa che sentiva di non aver mai provato prima. Proprio per quel motivo, però, non voleva che finisse tutto in fretta come, al contrario, sembrava essere predestinato ad accadere. Protrarre ancora quell’attimo, renderlo qualcosa di molto vicino all’eternità, era appena diventato il suo nuovo desiderio. Aveva aspettato troppo per consentire a quel momento di allontanarsi e avrebbe fatto del suo meglio per impedire che ciò accadesse.

Tuttavia la realtà dei fatti era pronta a strapparlo alle sue illusioni ancora una volta.

«Ewan.»

Sentì Chris chiamarlo alle sue spalle. Si voltò verso i suoi compagni, distanti abbastanza da non capire cosa stava accadendo.

«Dobbiamo rientrare in hotel» gli ricordò Chase.

Il cantante rimase in silenzio, dopodiché si voltò nuovamente verso Amelia. Non era affatto stanco e, soprattutto, non aveva alcuna voglia di separarsi da lei, non ora che l’aveva finalmente trovata. Fece scorrere gli occhi sull’alta cancellata che lo separava dalla ragazza e sorrise. Erano un paio di metri, niente che non avesse già affrontato.

«Hai da fare?» chiese ad Amelia, divertito dall’idea che gli era appena venuta in mente.

«Cosa? Ora?» domandò lei in risposta, perplessa.

«Sì, ora.»

«No. Non ho niente da fare, è l’una di notte» rispose infine, soffocando una risata.

Quelle parole bastarono al cantante. Si voltò nuovamente verso i tre amici e sorrise loro. «Prendo un taxi» disse.

Trent, Chris e Chase capirono subito le sue intenzioni. Si misero a ridere o sorrisero, ma salutarono tutti l’amico con un cenno. Se Ewan avesse prestato attenzione, inoltre, avrebbe potute sentire Chris che intonava appena le parole di Patient Love di Passenger.

Subito dopo il cantante tornò a concentrarsi sul cancello, prese meglio le misure e vi si arrampicò sopra. Si aggrappò con agilità nei punti giusti, sotto lo sguardo incredulo di Amelia, infine atterrò con precisione al fianco della ragazza, dal lato opposto della cancellata.

«Ti va di andare a bere qualcosa?» propose poi il cantante, con una naturalezza disarmante.

Lei lo guardò sorpresa, senza riuscire a proferire parola per diversi secondi. Fu evidente per Ewan che non riusciva a credere a quello che stava succedendo, lo capì dai suoi occhi e la cosa gli fece tenerezza. Quella era un’ottima occasione per farle capire che, dopotutto, lui era un ragazzo normalissimo.

Amelia spostò lo sguardo in direzione degli altri componenti della band e li vide salire sul tourbus, chiacchierando fra loro. Era come se fossero avvezzi a situazioni del genere, come se il loro cantante abitualmente scavalcasse cancelli per chiedere a una sconosciuta di bere qualcosa insieme. Quello che, però, lei non poteva capire era il fatto che per Ewan lei non era affatto una sconosciuta. Dentro di lui qualcosa continuava a ripetergli che Amelia era esattamente come l’aveva immaginata, che l’aveva aspettata e pensata per cinque mesi per poi trovarsi davanti ciò che sapeva avrebbe trovato. Sentiva di conoscerla.

«Perché vorresti farlo?» domandò di punto in bianco la ragazza, riferendosi all’offerta che il cantante le aveva appena fatto.

Ewan, di tutta risposta, si strinse tranquillo nelle spalle. «Perché voglio conoscerti» rispose.

Per lei tutto quello che stava accadendo non poteva essere reale, soprattutto perché non avrebbe neanche potuto immaginare una simile situazione. Quando a febbraio aveva messo il suo disegno in tasca a Ewan, mentre lui le sfilava accanto cantando, aveva agito di impulso, senza alcun intento preciso e, certo, mai avrebbe creduto di ritrovarsi lì, davanti a un uomo che ammirava, cantante della sua band preferita e sua unica infatuazione da anni.

Dopo un lungo, chiaro, momento di indecisione e smarrimento, Amelia si decise a cogliere al volo quell’occasione, consapevole di quanto fosse unica nel suo genere. Sorrise. «Mi viene difficile credere che stia succedendo tutto davvero» ammise.

«Eppure è così.» Ewan rimase in attesa. Non voleva mettere alcun tipo di fretta ad Amelia, gli bastava anche solo averla davanti e saperla lì per lui.

«Bere qualcosa insieme ti basterebbe per conoscermi?» chiese infine la ragazza, con lo stesso tono incredulo che non la voleva abbandonare.

«No, naturalmente» rispose lui consapevole. «Ma può comunque aiutare. In fin dei conti abbiamo tutta la notte.»

Amelia sollevò le sopracciglia, sorpresa. Sul suo viso affiorò un sorriso, che si rifiutò di nascondere. «D’accordo» esclamò. «Sarei pazza a rifiutare un simile invito.»

Ewan le sorrise, radioso. «Conosci qualche posto aperto fino a tardi?» le chiese.

Lei annuì, indicando in un punto alla sua sinistra. «Ne conosco uno proprio bello. E anche molto tranquillo.»

«Direi che è perfetto» concluse il cantante.

I due si avviarono, uno al fianco dell’altra, mentre la luce elettrica dei lampioni proiettava lontano le loro ombre. Si poteva quasi respirare l’atmosfera che vi era fra loro, carica di incredulità, appagamento e felicità, una combinazione tanto rara da essere addirittura magica.

 

  
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