“Two sips of whiskey in the flask but I’m
not gonna drink them |
I swear I’ll make it last |
Til we’re drinking out of the same glass again”
Passenger.
Patient Love.
The
SSE Hydro, Glasgow, 2 luglio
Ore
9:54 PM
Esibirsi a un concerto liberava Ewan da
qualsiasi tipo di pensiero, portandogli esclusivamente sensazioni positive.
Quella sera, però, qualcosa continuava
ad affacciarglisi in mente, ricordandogli ogni minuto il perché della presenza
degli Shards a Glasgow. A ogni canzone, quando la musica stava per iniziare e
prima ancora che il cantante potesse aver modo di ricordare le parole del
testo, nella sua mente si ripresentava il disegno che qualcuno, in quella
città, gli aveva messo in tasca cinque mesi prima. Sapeva che il reale motivo
di quel nuovo concerto a Glasgow era quello di riuscire in qualche modo a
rintracciare la ragazza del disegno – perché non aveva mai dubitato si
trattasse di una ragazza – ma voleva anche che quello fosse un nuovo concerto
della propria band e, per tale motivo, stava dando il meglio di sé.
L’energia e la carica che il pubblico
gli trasmetteva lo stavano facendo sentire più vivo che mai, al punto di
caricarlo dell’euforica convinzione di sapere che tutto sarebbe andato secondo
i propri piani. Avevano aggiunto Penelope
alla scaletta della serata e il momento di suonarla era finalmente giunto.
Quando concluse Sin, mentre il pubblico urlava e applaudiva per far sentire tutto
il suo sostegno, Ewan guardò in direzione dei compagni, ricevendo da loro i
cenni di incoraggiamento di cui aveva bisogno. Avvicinò il microfono alle
labbra e respirò a fondo, sentendo davanti a sé il silenzio formarsi.
«Ehi» esordì, ricevendo in risposta un
boato che lo fece sorridere. «Vi ringrazio tantissimo per esserci stasera,
anche se abbiamo suonato qui solo cinque mesi fa.»
Un nuovo boato, qualcuno urlò frasi di
apprezzamento da lontano.
«Ora abbiamo in scaletta un pezzo nuovo,
che non abbiamo mai fatto prima. Si intitola Penelope.
«Questa canzone è fortemente legata alla
vostra città, sapete? Quando abbiamo suonato qui, a febbraio, qualcuno mi ha
fatto un bellissimo disegno che ho trovato a fine concerto. Non so chi lo abbia
fatto, purtroppo, ma è davvero bello.» Si passò una mano fra i capelli scuri,
lievemente in imbarazzo all’idea di raccontare quella storia davanti a
centinaia di persone. «A ogni modo, quel piccolo disegno mi ha ispirato questa
nuova canzone e ci tengo a far sapere alla persona che lo ha eseguito, sperando
sia qui stasera, che questa canzone è per lei.»
Chiuse gli occhi, ascoltando l’emozionante
risposta del pubblico. Ispirò a fondo appena sentì Chris eseguire alla tastiera
le prime note del brano. Sapeva che era arrivato il momento che aveva atteso e
rincorso negli ultimi cinque mesi e sentì tutte le tensioni e le ansie
scivolargli di dosso.
Congress Rd, Glasgow,
3 luglio
Ore
12:18 AM
Gli ultimi due ragazzi si allontanarono
dagli Shards commentando entusiasti le foto che avevano appena fatto con i
membri della band, sebbene a dividerli vi fosse un alto cancello con sbarre in
metallo, quello che delimitava l’area backstage del concerto. Ewan li guardò
allontanarsi, la fiducia ancora forte in sé, attendendo l’arrivo di altre
persone.
Il concerto si era concluso nel migliore
dei modi. Penelope aveva riscosso
successo, il cantante lo aveva capito dalla reazione estasiata del pubblico,
così come gli era stato direttamente rivelato dal gruppetto di fan che aveva
atteso la loro uscita a fine concerto, fermandoli prima che potessero salire
sul tourbus per rientrare in albergo. Fra di loro, però, nessuno aveva parlato
del disegno, se non per dire che quella storia aveva del fascino incredibile.
Tuttavia, guardando gli ultimi ragazzi
allontanarsi e non vedendo nessun altro sopraggiungere nella loro direzione, Ewan
dovette arrendersi all’evidenza che il suo tentativo era fallito. Avrebbe dovuto
accettare il fatto che non avrebbe mai incontrato la ragazza a cui aveva
pensato continuamente negli ultimi cinque mesi, pur non avendo alcuna idea di
chi fosse.
Sentì gli occhi degli amici su di sé;
era certo che stavano tutti pensando la stessa cosa. Si voltò verso di loro,
abbozzando un sorriso e stringendosi nelle spalle. I quattro si guardarono in
silenzio.
«Mi spiace, Ewan » disse Chase, parlando
a nome di tutti.
Nei mesi precedenti, mentre provavano e
componevano le musiche per Penelope,
i tre amici avevano avuto modo di capire quanto, inspiegabilmente, Ewan fosse ossessionato
dal disegno che una sconosciuta gli aveva fatto. Il cantante non era mai
riuscito a spiegare il perché di quella sua fissazione, ma diventava evidente
ogni giorno più del precedente e non gli dava pace. Aveva insistito con Eddie
per poter ottenere una nuova data a Glasgow, attendendo quella sera con
desiderio sempre crescente. Aveva riposto in quel solo concerto tutte le sue
speranze, sentendosi catapultato in qualcosa al limite del surreale.
Tuttavia dovette accettare l’esito di
quella sera, così palese da non poter venire ignorato. Le possibilità erano
due: lei non era venuta al concerto, oppure non voleva far sapere al cantante
chi fosse. Quale delle due fosse la motivazione esatta, però, a Ewan non
importava. Dentro provava una gran delusione che solo un nuovo concerto avrebbe
potuto aiutare a superare.
Si incamminò seguendo i suoi amici,
costringendo la sua mente a pensare a tutt’altro, proiettandola sullo show appena
concluso e sentendosi un po’ più sollevato nel ripercorrere quei ricordi.
A un tratto sentì uno scoppio provenire
alle sue spalle. Sì voltò di scatto, lievemente preoccupato, così come fecero Trent,
Chris e Chase. Il botto non era stato
molto forte, forse per quel motivo ciò che era più forte nel cantante – insieme
alla preoccupazione – era la curiosità.
Voltandosi, contro ogni possibile
previsione, i quattro Shards videro arrivare verso di loro una pioggia di
coriandoli. Ewan fu quello che ne rimase più colpito; molteplici rettangoli di
carta colorata volteggiavano nell’aria, arrivando fino al punto in cui si
trovava lui, posandosi ai suoi piedi. Seguì a ritroso il tragitto dei
coriandoli, trovando quella che era stata la loro fonte e dello scoppio che li
aveva preceduti. Lì, oltre le sbarre del cancello, il tubo dei coriandoli
ancora in mano, stava ferma una ragazza. Guardava in direzione degli Shards,
sorridendo, gli occhi fissi in quelli di Ewan.
Colpito e incuriosito, il ragazzo si
avvicinò d’istinto verso di lei – che aveva forse venticinque anni o pochi in
più – osservandone il viso, i capelli scuri raccolti in una lunga treccia che
le ricadeva sulla spalla e un abbigliamento a metà fra l’indie
e il grunge. La raggiunse al cancello e si fermò; alle sue spalle Trent, Chris
e Chase assistevano immobili alla scena.
Ewan e la ragazza si guardarono,
sorridendosi reciprocamente, dopodiché lei tese al cantante, oltre la
cancellata, un biglietto. Era il biglietto del concerto degli Shards appena
concluso su cui lei – e Ewan la riconobbe subito – aveva disegnato con un
pennarello la stessa figura femminile che aveva raffigurato accanto al cantante
nel disegno che lui si era trovato in tasca cinque mesi prima. Sebbene non vi
fossero colori a confermare la cosa, Ewan aveva guardato quel piccolo disegno
così tanto che non ebbe il minimo dubbio si trattasse della stessa figura, così
come si trattava dello stesso disegnatore.
«Hai scritto di Claire» gli disse d’improvviso
la ragazza, con dolcezza.
Il cantante alzò gli occhi su di lei,
incredulo. L’aveva trovata. Aveva trovato la ragazza a cui aveva pensato
continuamente negli ultimi cinque mesi. Non la riconobbe solo dal lavoro che
lei gli aveva appena porto, ma anche dagli occhi, gli stessi della ragazza
disegnata. Per un lunghissimo momento quella situazione lo fece sentire strano,
come se fosse alle prese con qualcosa di molto simile a un sogno. Aveva tutte
le sembianze di qualcosa di irreale, eppure non lo era affatto. In quel momento
lui era lì a Glasgow e di fronte vi era la persona che aveva tanto cercato;
avrebbe potuto toccarla se solo avesse voluto e un primo contatto era già
avvenuto nel momento esatto in cui le loro mani si erano sfiorate nel passaggio
del biglietto.
«Sei tu» mormorò infine.
La ragazza si strinse nelle spalle.
«Dipende dai punti di vista. Non ci assomigliamo molto» disse con un sorriso,
indicando in direzione del disegno che Ewan ancora teneva in mano.
Lui controllò il biglietto, confrontando
la persona che aveva davanti con quei rapidi e precisi tratti schizzati sulla
carta. Trovò che la giovane sotto i suoi occhi fosse ancora più bella di quella
disegnata nei lavori che aveva avuto modo di vedere, mentre una parte dentro di
sé gli disse ostinata che era esattamente come l’aveva immaginata fin da
subito, quando si era disegnata nella sua mente con le parole e le note di Penelope.
«Speravo di incontrarti, sai? Quel
disegno che mi hai fatto a Glasgow, la volta scorsa, mi è davvero piaciuto» le
rivelò il cantante, restituendole il biglietto e passandosi una mano fra i
capelli, sopraffatto dalla situazione e incapace di resistere all’impulso di
continuare a sorridere.
Lei tormentò per un breve istante la
treccia con la mano libera, guardando imbarazzata da un’altra parte. «Io…»
attaccò, ma dovette respirare a fondo prima di riuscire effettivamente a
proseguire. «Non era mia intenzione metterti in tasca quel disegno. Lo avevo
fatto perché speravo di riuscire a farmelo autografare a fine serata. Solo che,
durante Chalk,
mi sei passato così vicino che mi è bastato allungare appena la mano.»
Se non ci fosse stato buio Ewan avrebbe
potuto vederla mentre arrossiva.
«Sono contento che siano andate così le
cose» rispose lui, sovrappensiero.
I due tornarono a guardarsi, in
silenzio. Il cantante si voltò un attimo in direzione degli amici, accanto al
tourbus, fermi a osservare la coppia che si era appena formata. Tutti e tre
temevano di rovinare quel momento e per tale motivo nessuno aveva il coraggio
di intromettersi.
Ewan tornò a rivolgere la sua attenzione
alla ragazza. «Ti chiami Claire?» domandò, alludendo al nome che lei aveva
pronunciato prima.
Di tutta risposta quest’ultima scosse la
testa. «No. Questa è Claire» disse, sollevando il biglietto e mostrando
nuovamente il personaggio da lei raffigurato. «Io mi chiamo Amelia.»
Poter dare un’identità alla figura che
aveva immaginato per mesi fece sentire sorprendentemente appagato Ewan. Rimase
a guardare la ragazza – Amelia – con attenzione, registrando meglio che poté il
suo viso, il sorriso, gli occhi. Averla trovata era una sensazione unica,
qualcosa che sentiva di non aver mai provato prima. Proprio per quel motivo,
però, non voleva che finisse tutto in fretta come, al contrario, sembrava
essere predestinato ad accadere. Protrarre ancora quell’attimo, renderlo
qualcosa di molto vicino all’eternità, era appena diventato il suo nuovo
desiderio. Aveva aspettato troppo per consentire a quel momento di allontanarsi
e avrebbe fatto del suo meglio per impedire che ciò accadesse.
Tuttavia la realtà dei fatti era pronta
a strapparlo alle sue illusioni ancora una volta.
«Ewan.»
Sentì Chris chiamarlo alle sue spalle.
Si voltò verso i suoi compagni, distanti abbastanza da non capire cosa stava
accadendo.
«Dobbiamo rientrare in hotel» gli ricordò
Chase.
Il cantante rimase in silenzio,
dopodiché si voltò nuovamente verso Amelia. Non era affatto stanco e,
soprattutto, non aveva alcuna voglia di separarsi da lei, non ora che l’aveva
finalmente trovata. Fece scorrere gli occhi sull’alta cancellata che lo
separava dalla ragazza e sorrise. Erano un paio di metri, niente che non avesse
già affrontato.
«Hai da fare?» chiese ad Amelia,
divertito dall’idea che gli era appena venuta in mente.
«Cosa? Ora?» domandò lei in risposta, perplessa.
«Sì, ora.»
«No. Non ho niente da fare, è l’una di
notte» rispose infine, soffocando una risata.
Quelle parole bastarono al cantante. Si
voltò nuovamente verso i tre amici e sorrise loro. «Prendo un taxi» disse.
Trent, Chris e Chase capirono subito le
sue intenzioni. Si misero a ridere o sorrisero, ma salutarono tutti l’amico con
un cenno. Se Ewan avesse prestato attenzione, inoltre, avrebbe potute sentire
Chris che intonava appena le parole di Patient Love di Passenger.
Subito dopo il cantante tornò a
concentrarsi sul cancello, prese meglio le misure e vi si arrampicò sopra. Si
aggrappò con agilità nei punti giusti, sotto lo sguardo incredulo di Amelia,
infine atterrò con precisione al fianco della ragazza, dal lato opposto della
cancellata.
«Ti va di andare a bere qualcosa?»
propose poi il cantante, con una naturalezza disarmante.
Lei lo guardò sorpresa, senza riuscire a
proferire parola per diversi secondi. Fu evidente per Ewan che non riusciva a
credere a quello che stava succedendo, lo capì dai suoi occhi e la cosa gli
fece tenerezza. Quella era un’ottima occasione per farle capire che, dopotutto,
lui era un ragazzo normalissimo.
Amelia spostò lo sguardo in direzione
degli altri componenti della band e li vide salire sul tourbus, chiacchierando
fra loro. Era come se fossero avvezzi a situazioni del genere, come se il loro
cantante abitualmente scavalcasse cancelli per chiedere a una sconosciuta di
bere qualcosa insieme. Quello che, però, lei non poteva capire era il fatto che
per Ewan lei non era affatto una sconosciuta. Dentro di lui qualcosa continuava
a ripetergli che Amelia era esattamente come l’aveva immaginata, che l’aveva
aspettata e pensata per cinque mesi per poi trovarsi davanti ciò che sapeva
avrebbe trovato. Sentiva di conoscerla.
«Perché vorresti farlo?» domandò di
punto in bianco la ragazza, riferendosi all’offerta che il cantante le aveva
appena fatto.
Ewan, di tutta risposta, si strinse
tranquillo nelle spalle. «Perché voglio conoscerti» rispose.
Per lei tutto quello che stava accadendo
non poteva essere reale, soprattutto perché non avrebbe neanche potuto immaginare una simile situazione. Quando
a febbraio aveva messo il suo disegno in tasca a Ewan, mentre lui le sfilava
accanto cantando, aveva agito di impulso, senza alcun intento preciso e, certo,
mai avrebbe creduto di ritrovarsi lì, davanti a un uomo che ammirava, cantante
della sua band preferita e sua unica infatuazione da anni.
Dopo un lungo, chiaro, momento di
indecisione e smarrimento, Amelia si decise a cogliere al volo quell’occasione,
consapevole di quanto fosse unica nel suo genere. Sorrise. «Mi viene difficile
credere che stia succedendo tutto davvero» ammise.
«Eppure è così.» Ewan rimase in attesa.
Non voleva mettere alcun tipo di fretta ad Amelia, gli bastava anche solo
averla davanti e saperla lì per lui.
«Bere qualcosa insieme ti basterebbe per
conoscermi?» chiese infine la ragazza, con lo stesso tono incredulo che non la
voleva abbandonare.
«No, naturalmente» rispose lui
consapevole. «Ma può comunque aiutare. In fin dei conti abbiamo tutta la
notte.»
Amelia sollevò le sopracciglia,
sorpresa. Sul suo viso affiorò un sorriso, che si rifiutò di nascondere. «D’accordo»
esclamò. «Sarei pazza a rifiutare un simile invito.»
Ewan le sorrise, radioso. «Conosci
qualche posto aperto fino a tardi?» le chiese.
Lei annuì, indicando in un punto alla
sua sinistra. «Ne conosco uno proprio bello. E anche molto tranquillo.»
«Direi che è perfetto» concluse il
cantante.
I due si avviarono, uno al fianco dell’altra,
mentre la luce elettrica dei lampioni proiettava lontano le loro ombre. Si
poteva quasi respirare l’atmosfera che vi era fra loro, carica di incredulità,
appagamento e felicità, una combinazione tanto rara da essere addirittura
magica.